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Autore: Suicide Crown    24/06/2015    3 recensioni
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Questa storia parla di 10 bellissime ragazze molto diverse fra loro,ma le accomuna la loro
situazione:convivono con 10 bellissimi vampiri,cosa che renderà la storia ancora più eccitante!!!
buona lettura!!!
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
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Haruka x Azusa...



Il taxi partì con un rombo assordante. All'interno di esso siedeva sul sedile in pelle una ragazza: il suo nome era Haruka, Haruka Mikaze. Essa era bellissima: era magra e slanciata, le curve abbastanza pronunciate potevano far invidia a chiunque. Possedeva dei morbidi capelli viola e lunghi fino alle caviglie con delle ciocche nere, che teneva legati in due code laterali alte e sistemate. Le sue iridi erano nere e profonde, mentre gli occhi erano bordati da pesanti ciglia lunghe e arcuate, nere come carboni. La carnagione era diafana e vellutata, anche se le guance erano sempre colorate di un rosso tenue. Indossava un corsetto nero in pizzo e una gonna nera a balze, anch'essa dello stesso materiale del corsetto. Quest'ultimo veniva chiuso da dei laccetti neri dietro la schiena, dove lasciava intravedere le curve affascinanti e provocanti. Dentro l'auto dominava il silenzio, Haruka canticchiava sottovoce con gli auricolari alle orecchie, mentre l'autista fissava la strada con gli occhi sgranati. La ragazza, incuriosita dalla sua reazione, gli mise una mano sulla spalla cercando di rassicurarlo.

- si rilassi, non stiamo mica percorrendo la Casa degli Orrori - ma niente. Esso sembrava come ipnotizzato e terrorizzato, una specie di mummia per la precisione.

Così Haruka, cercando di non far caso alla mummia davanti a lei, ricominciò a canticchiare fino a quando l' auto non si fermò facendo quasi del tutto accappottare la ragazza.

- Hey! - disse lei, sbuffando. L' autista stava cominciando a darle sui nervi, ma cercò di ricomporsi dandosi un minimo di contegno. Scese subito dopo, sbattendo la portiera, poi si incamminò verso il grande portone in ferro battuto. Haruka sentì l' auto sfrecciare a tutta velocità per andarsene. Non ne capiva il motivo, insomma: era una casa come tutte le altre, non c'era motivo di... si sbagliava. Era una villa maestosa, ma profondamente inquietante: le vetrate, grandi e ottocentesche davano un tocco di mistero al tutto. I vetri rispecchiavano la luna che illuminava anche il pozzo circolare che vi era in mezzo ad un roseto ben cuurato. Esso era composto da rose bianche e rosse, erano bellissime. Si fermò per un' attimo, rimanendo ad osservarle per un po'. Dopo alcuni minuti ritornò ad incamminarsi verso il portone, che come maniglia possedeva un battente. Appena arrivò, bussò alla porta: il rumore di esso rimbombò in tutta la zona circostante. Non si sentiva alcun rumore, tutto era buio e silenzioso. Aspettando che qualcuno le aprisse, volse lo sguardo al cielo: fantastico, di lì a poco sarebbe sceso giù un bel temporale. Rabbrividì solo al pensiero, stringendosi nelle spalle. Aspettò per lunghi istanti, ma niente. Non rispondeva nessuno, era come se in quel momento i residenti non ci fossero. Riprovò ancora molte volte, non ottenendo alcun risultato. Si stava scocciando di quella situazione, in più cominciavano già a scendere le prime goccie di pioggia che cadevano sull' asfalto con un rumore secco. Stava per riprovare un' ultima volta, quando il portone si aprì davanti a lei scricchiolando.

Haruka rimase per un' attimo immobile, chiedendosi come faceva ad aprirsi un portone da solo. Poi però cominciò a varcare essa, rivelando al suo interno un salone ben arredato e raffinato. Le tende che ricoprivano i lati delle vetrate erano di un rosso spento, annodate da un sottile nastrino nero. Al centro della sala erano disposte ordinatamente quattro poltrone dal tessuto rosso, mentre davanti ad esse vi era un tavolino in marmo. Sopra di esso vi era appoggiato un vaso in cristallo contenente due rose ben curate: una rossa e una bianca. Haruka pensò che probabilmente erano quelle del giardino che aveva intravisto poco fa. Si guardò attorno: quel posto le dava una sensazione di inquietudine, in più non vi era anima viva. Si sentivano solo lo sbattere delle ali dei pipistrelli che andavano incontro alla luna, illuminati dal bagliore argenteo. Così, rassegnata, si lasciò andare su una delle quattro poltrone al centro del salone. Era così stanca, era successo tutto così all' improvviso. I suoi genitori l' avevano sbattuta fuori di casa perchè non potevano mantenerla, ecco perchè ora si trovava in quella situazione. Dopo alcuni minuti, si alzò dalla poltrona sbuffando. Dopo di che cominciò a gridare per sperare di attirare l' attenzione di qualcuno.

- ohi, c'è qualcuno qui!? - niente. Haruka allora stava cominciando a pensare veramente che quella villa fosse disabitata, anche se le condizioni di essa erano perfette.

- chi sei?- una voce bassa e profonda riecheggiò nel salone. Quella voce era bellissima e calda, rimase perfino incantata. Lentamente si girò verso di essa, e vide un ragazzo dai lineamenti delicati appoggiato sulla ringhiera in ferro, sopra il soppalco che vi si poteva accedere grazie ad una scala in marmo. Esso era bellissimo: i capelli neri e boccolati sfumavano alle punte sul bianco, la frangia ricadeva sull'occhio destro. Possedeva un colorito pallido, con una cicatrice evidente sul naso. Indossava una giacca nera con lo stemma di una scuola, e sotto di essa vi era una camicia bianca. Il colletto era attorniato da una cravatta sciatta e grigia, mentre attorno al collo vi era un nastrino bluastro che formava un fiocco sottile ed elegante. I pantaloni invece erano di un grigio scuro, dando un tocco di classe al tutto. Rimase ad osservarlo per qualche istante, poi la sua attenzione si concentrò sui suoi occhi: erano grigi, ma se li guardavi attentamente diventavano di un colore ambrato molto profondo. Haruka rimase incantata, non aveva mai visto una cosa del genere. Subito dopo si riscosse, sentendo il giovane rifare la stessa domanda di prima.

- Chi sei tu, vorrei saperlo - fissava Haruka con i suoi occhi intensi, sembrava che con questi potesse sentire ogni suo minimo pensiero e preoccupazione. La ragazza non sapeva cosa dirgli, forse l' unica cosa da fare era dire il perchè era venuta qui.

- ecco...- Haruka si fermò. Il tremore nella sua voce era ben evidente, chiunque se ne sarebbe accorto . Provò a controllarla, schiarendosi la voce.

- da oggi vivrò qui, pensavo che qualcuno vi avesse avvertiti - disse, distogliendo lo sguardo da lui per poi rivolgerlo sul vaso di rose. Non va bene. Stava cominciando ad arrosssire, guardarlo le faceva questo effetto. Era strano, lo sapeva, però non riusciva a smettere. Quando era piccola, Haruka si mostrava sempre dura e menefreghista agli occhi degli altri bambini, per cui non aveva avuto mai un amico in vita sua. E questo spiegava il fatto che non avesse una parlantina eccessiva, ecco perchè ogni volta che parlava si ritrovava sempre a balbettare ed arrossire di continuo. Il ragazzo si portò una mano nei capelli, passandoci le dita attraverso. Haruka rimase lì ad osservare il gesto ragazzo. Era strano, i suoi movimenti erano lenti ma allo stesso tempo felini. Il ragazzo sembrò pensarci un pochino su, prima di riguardarla, posando i suoi occhi su di lei.

- mi dispiace, non sapevo de tuo arrivo. Come ti chiami?- il ragazzo volse uno sguardo alla luna: nonostante la pioggia fitta che era scesa, si riusciva ancora a vedere quel bagliore argenteo. I suoi occhi riflettevano essa, era come se tutto fosse avvolto in una nota di calma malinconia che ti attirava al primo sguardo.

- Haruka Mikaze. E...tu?- la sua voce era come sempre tremolante. Odiava essere così timida, non aveva mai mostrato a nessuno quella sua parte. Ridacchiò sommessamente, prima di rivolgerle lo sguardo nuovamente.

- io sono Azusa, Azusa Mukami. - le rivolse un accenno di sorriso, prima di cominciarla a fissare intensamente.

- spero che non scapperai appena saprai la mia natura. Sai, qui sono sempre solo: i miei fratelli si sono già sposati con alcune delle Spose Sacrificali che sono venute ad abitare per un certo periodo in questa villa- aspetta. Spose Sacrificali? Haruka non sapeva di cosa stesse parlando, così cercò di chiederglielo cercando di farsi un minimo di coraggio.

-Spose... Sacrificali? Mi dispiace, ma non so di cosa tu stia parlando- Haruka scosse la testa lentamente, prima di guardarlo triste. In realtà sapeva come ci si sentiva ad essere soli. Lei lo aveva provato tante volte, come poteva biasimarlo. Da piccola i suoi genitori erano sempre via a spendere il proprio denaro in sciocchezze, e lei doveva rimanere a casa per svolgere alcuni lavoretti che prima di andar via le commissionavano. Dopo alcuni mesi però, il denaro scarseggiò, e fu lei a dover sloggiare. Daltronde non era una grande perdita per lei: non era in buoni rapporti con i genitori, in più amici non ne aveva. Poteva benissimo andarsene, ma la rabbia per averle infisso così tante malinconie e freddezze rimaneva, ghiacciando la sua anima. Azusa la riscosse subito, cominciando a spiegargli.

- le Spose Sacrificali non sono nient' altro che spose, coloro che rimarrano insieme ai vampiri per l' eternità - cosa? Aveva proprio detto vampiri? Haruka indietreggiò, sobbalzando davanti la vista di due canini affilati che sporgevano dalle labbra di Azusa. Però era strano: quella cosa chiaramente la spaventava, però non emetteva alcun grido, ne tantomeno suono. Era come se non avesse poi tutta quella paura che pensava di avere. Forse, se non si trattava di Azusa avrebbe avuto seriamente paura, ma lui la rilassava. Quello sguardo, coosì magnetico e caotico... la facevano stare bene. Ma cosa nasconderà Azusa? Sarà così innocente come la nostra eroina pensa?

To be continued <3

 

 

 

 

 

Angolo autrice <3

 

Oahyo a tutte!! <3 Come state? <3 Spero di non avervi fatte attendere molto, anche se so che questo capitolo è un po' cortino <3 vi assicuro che saprò rifarmi nel prossimo capitolo per quanto riguarda la lunhezza ;)

 

Ah, ecco: sta arrivando Kanato con Teddy <3

 

Rin: * gli va incontro * heilà Kanato-kun! ^^

Kanato: non dirmi “ heilà “ come se nulla fosse -.- perchè stai scrivendo una ff su Azusa? Eppure lo sai che lo odio profondamente, umana!

Rin: Kanatino, non puoi dire così > w < Azusa è buono e dolce! ^^

Kanato: AH!!!!!?

Rin: scherzavo ^^'

Kanato: ah, ecco -.- faresti meglio a non scherzare più con me, altrimenti potrei anche ucciderti.

Rin: che hai detto!? Nessuno può ucciderti, perchè IO sono immortale!!! > w <

Kanato: veramente qui io sono l' unico ad essere immortale -.-

Rin: e chi te lo dice!?

Kanato: …. sorvoliamo, è meglio -.-

Rin: hey, però non puoi trattarmi così > w <

Kanato: e chi me lo impedisce!? Tu me lo impedisci!? Tu non sei niente, sei solo una stupida umana, umana!!!!!

Rin: certe volte ha scatti di isteria ben visibili ( certe volte? XD )

 

Vabbè, questa volta sorvolo io!! <3 Grazie mille alle perssone che mi seguono sempre, un bacione enorme!! <3 Vi voglio tutti bene <3 Bene, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e... mi raccomando, recensite! XD Questo meraviglioso personaggio è di Mamoru, le voglio un mondo di bene!! <3

 

 

   
 
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