Certe volte basta un attimo
«Sicuro che non è pericoloso?»
«Sicuro. È liberatorio»
«Lo fai con me?»
«Certo»
Osservo di nuovo il mare: sembra brillare di luce propria. Sotto di me l’acqua è tanto blu quanto profonda, e i sei metri che la separano dalla cima della scogliera sembrano aumentare di minuto in minuto.
Prendo un ultimo respiro a pieni polmoni e salto, tenendo stretta la mano del mio migliore amico. Aveva regione: sono avvolta dal senso di meraviglia. È tutto perfetto; sento l’adrenalina scorrermi nelle vene.
Poi qualcosa cambia: la sua mano mi lascia e io precipito non più verso il blu, ma nel vuoto. Il cuore mi rimbalza nel petto ed io riapro la bocca per respirare proprio quando il mio corpo picchia con forza contro quel mare che poco prima sembrava invocarmi. Mi dimeno, prigioniera di quel vortice schiumoso e freddo in cui sono immersa. Ingoio una grande sorsata d’acqua salata nel tentativo di riprendere fiato e quando, finalmente, torno in superficie chiedo: «Perché mi hai lasciato la mano?»
«Per farti sentire a pieno il senso di libertà, la bellezza di volare per un attimo»
Giro la testa e il mio sguardo incontra i suoi grandi occhi marroni: illuminati dal sole sono quasi color miele. Mi guardano divertiti, scrutando il mio volto semisconvolto.
«Mi sentivo libera fino a quando non mi hai lasciata, poi ho avuto paura del vuoto»
Lo osservo per qualche istante: sta cercando di capire di cosa parlo, così mi affretto a spiegare: «Rifacciamolo, ma non lasciarmi la mano. Se sentirsi liberi vuol dire sentirsi soli, allora la libertà non mi interessa. Non possiamo esserlo in due?»
Ci tuffiamo di nuovo, insieme: l’aria mi accarezza la pelle e quando mi tuffo l’acqua non è più così fredda; il vortice di bollicine che ho intorno mi solletica. Stringo più forte la sua mano. Adesso mi sento libera.