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Autore: Euachkatzl    24/06/2015    1 recensioni
“Avevi un'amica a cui hanno fatto del male?” azzardò un'ipotesi; avrebbe voluto dirne un'altra, quella che gli sembrava la più probabile, ma non ne aveva il coraggio nemmeno lui.
“No” rispose Amelia, con la voce sempre più debole. Tutta quella situazione non le piaceva.
“Hanno fatto del male a te?” chiese Brian, tentando di sembrare il più calmo possibile, quando in realtà gli tremavano le ginocchia: aveva paura. Aveva paura perché aveva capito cosa era successo ad Amelia, e non sapeva come gestire la cosa; non sapeva se cavarle le rispose di bocca o aspettare che lei si sciogliesse, anche a costo di attendere anni.
La ragazza respirò profondamente e alzò lo sguardo.
“No” rispose nuovamente, tentando di liberarsi dalla presa di Brian con uno scossone, ma senza successo: il ragazzo continuava a tenerle stretti i polsi. Amelia stava iniziando ad andare in panico.
“Dimmelo” le ordinò, perché nonostante la compassione che provava iniziava a spazientirsi: lui voleva aiutarla, e lei nemmeno provava a parlare.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I ragazzi sentirono dei passi affrettati e delle vocette concitate provenire dalla cucina. Uno alla volta, si svegliarono a causa di quel trambusto e si misero in ascolto, chi dal letto, chi dal divano e chi da uno scomodo sacco a pelo. Non tutti potevano permettersi il lusso di avere un comodo giaciglio per la notte, dato che in quell'appartamento c'erano solo un materasso ad aria e una misera brandina, perciò, a rotazione, ogni notte qualcuno doveva accontentarsi del divano e del sacco a pelo, steso su un morbido tappeto lilla, un gentile regalo delle ragazze. L'idea della rotazione era venuta in mente a Zacky, stanco di non dormire mai su un letto, dato che in precedenza in quella casa vigeva la legge del più forte, e lui non lo era di certo.
"Mattiniere, le ragazze"
Heather e Nishelle si voltarono in contemporanea e la bionda sentì d'improvviso le guance colorarsi nel vedere Brian mezzo nudo che le sorrideva, esattamente come la sera prima.
"Sono le undici" commentò Heather, sempre fredda e impassibile, incrociando le braccia al petto.
"Quindi penso sia ora di tornare al Pentacle" concluse Brian, trattenendo una risatina al pensiero di Morgana incazzata che riduceva in schiavitù le due ragazze che avevano passato abusivamente la notte in casa loro. Poi si ricordò che avrebbe rivisto pure Amelia, e il suo sorriso si frantumò di botto. Raccolse i suoi vestiti e fece un giro per la minuscola casa a tirare giù dal letto tutti gli altri, beccandosi qualche insulto e parecchie lamentele.

 

Morgana si rigirò nel letto quando sentì il ronzio del campanello. Era già sveglia da un pezzo, persa a fissare Amelia accoccolata nelle coperte dormire beata. Lo faceva praticamente ogni mattina: lei si svegliava attorno alle cinque, guardava l'alba e poi tornava a letto a osservare la sua ragazza, che invece si alzava minimo alle undici. Morgana non era una tipa da lunghe dormite, le pareva di perdere tempo, e pensava che la vita fosse troppo breve per sprecarla dormendo. Di tutt'altro avviso era Amelia, che non avrebbe mai abbandonato il calore del suo letto la mattina: le lenzuola tiepide erano le sue migliori amiche e non si sarebbe mai permessa di offenderle andandosene di buon'ora.

Morgana si alzò e scese lentamente le scale, attraversò la sala del locale ancora sporca dalla festa della sera prima e aprì il pesante portone nero.
"Mi piace come sei vestita stamattina" commentò Brian, oltrepassandola e notando con piacere che Amelia era ancora di sopra. Uno alla volta, tutti salutarono Morgana, eccetto le due signorine che iniziavano a sudare freddo. Pure Heather aveva un po' di timore, dato che si era resa conto del bel casino che aveva provocato e aveva già azzardato un paio di ipotesi sulle possibili conseguenze.
Per ultimo entrò Zacky, che salutò la ragazza e abbassò improvvisamente la testa, imbarazzato, nel vedere che era ancora in intimo, appena alzata dal letto.
Morgana disse semplicemente ai ragazzi di sedersi e bere qualcosa, se ne avevano voglia; lei sarebbe tornata di sopra a vestirsi e a preparare qualcosa da mangiare per quell'esercito che aveva nel locale. Brian e Jimmy si offrirono volontari per dare una mano, ma Morgana rifiutò, dicendo che aveva già qualcuno ad aiutarla, di sopra.

 

Amelia mugugnò debolmente qualcosa quando Morgana la scosse dolcemente.
"E' presto" si lamentò.
"No, è mezzogiorno" rispose la sua ragazza. Amelia tentò di trascinarla con lei sul letto, ma la ragazza si rifiutò e la costrinse ad alzarsi, sparendo poi in cucina per preparare qualcosa.
Amelia si infilò una maglietta e un paio di pantaloncini e raggiunse Morgana, intenta a cercare una buona idea nel frigo.
"Vi aiuto io" si propose allegramente Brian, che aveva completamente ignorato Morgana, che aveva detto di non aver bisogno di aiuto, e l'aveva seguita su per le scale. Si bloccò quando arrivò in cucina e salutò Amelia con il suo miglior sorriso. La ragazza, in risposta, sollevò una mano, scese dal bancone dov'era seduta e prima di andarsene lanciò un'occhiataccia a Morgana, che capì che la presenza di Brian in cucina non era di suo gradimento.
Appena Amelia fu uscita, Morgana guardò severa il ragazzo e gli chiese chiaro e tondo cosa volesse.
"Aiutare" rispose innocente lui, facendo spallucce. L'occhiata di Morgana gli fece capire che non credeva a quello che aveva appena detto, così si sedette su una sedia e si decise a dire la verità. O perlomeno una parte.
"Non volevo stare con le due rompiscatole lì di sotto" ammise, prendendo un biscotto dalla ciotola sopra al tavolo. Morgana gli strappò il biscotto dalle mani e lo rimise a posto, ricordandogli che ormai si era offerto volontario e doveva adempiere ai suoi obblighi.

 

Amelia sorrise a tutti quando arrivò nella grande sala del locale. Sorrise anche alle due ragazze, divertita dalla punizione che avrebbe scelto Morgana di lì a poco.
"Quindi stasera la festa si fa davvero?" chiese Jimmy, offrendo un bicchiere di qualcosa ad Amelia, che rifiutò: la mattina, o comunque appena sveglia, l'unica cosa che le andava giù era un caffè nero e amaro.
"Morgana l'ha detto davanti a tutti, qualcosa dovremmo pur fare" rispose tetra la ragazza, iniziando già a farsi venire delle idee per il tema che avrebbero proposto. Ma la sua domanda più grande era: quando sarebbero state aperte tutte le porte del Pentacle?
"E se facessimo qualcosa in maschera?" propose allegro Zacky. Tutti lo fissarono, cercando di capire se si trattasse di uno scherzo o se stesse parlando seriamente.
"Una festa in maschera?" ripeté Amelia, giusto per assicurarsi di aver sentito bene.
Zacky fece spallucce come per giustificarsi, dato che ora la sua ideona non gli sembrava più così fantastica come gli era apparsa poco prima. Amelia si passò una mano sul viso, aspettando di svegliarsi completamente.

 

Poco più tardi Morgana e Brian scesero le scale e portarono il pranzo, che consisteva semplicemente in panini freddi, ma che riuscì comunque a rendere felici i ragazzi. Morgana si sedette di fianco ad Amelia e le porse una tazza di caffè fumante.
"Zacky proponeva una festa in maschera stasera" se la rise Jimmy, prendendo in giro il povero chitarrista. Qualcuno ridacchiò, qualcuno se ne stette in silenzio, Morgana disse che non era male come idea. Tutti rivolsero alla ragazza lo sguardo che prima avevano rivolto a Zacky: era seria o stava scherzando?
"Io pensavo di fare una festa in maschera quando avremmo aperto le porte" confessò Amelia, che vedeva quel tipo di festa come il più indicato per far sapere a tutti la vera natura del locale.
"Quali porte?" chiese Jimmy, incuriosito. Le ragazze si guardarono l'un l'altra: nessuna delle due aveva detto agli altri la cosa più importante da sapere su quel locale.
"Tu non gliel'hai detto?" chiese Morgana.
"Io davo per scontato che glielo avessi detto tu" rispose Amelia. Nel mentre, i ragazzi continuavano a spostare lo sguardo da una all'altra, senza capire minimamente di cosa stessero parlando.
Morgana mangiò l'ultimo boccone del suo panino e si alzò, annunciando che avrebbero rinviato la questione perché in quel momento c'era ben altro a cui pensare.
"Ad esempio, a cos'è successo in magazzino ieri sera" propose, mandando nel panico Heather e Nishelle, che in quel momento si pentirono amaramente di quello che avevano fatto.

 

Tutti iniziarono a sudare freddo quando Morgana infilò la chiave nella toppa e fece scattare la serratura. Aprì la porta dandole un leggero calcio e lasciò che la luce proveniente dall'esterno la illuminasse, senza avere il problema di accendere quella dannata lampadina che minacciava di saltare ogni volta che qualcuno la guardava.
I ragazzi trattennero bruscamente il fiato nel vedere il disastro nella stanza: le bottiglie erano quasi tutte frantumate a terra, e il loro contenuto era raccolto in una pozza che occupava gran parte del pavimento. Morgana lasciò uscire un profondo respiro e iniziò a contare per calmarsi. Amelia le posò le mani sulle spalle e appoggiò la fronte contro la sua nuca.
"Aspetta" le sussurrò, conscia che se non avesse provato a calmare Morgana, Heather e Nishelle sarebbero finite in pronto soccorso in un paio di minuti.
"Io le uccido" disse in risposta Morgana, con un tono talmente freddo e distaccato da sembrare quello di un assassino. A tutti si gelò il sangue nelle vene; istintivamente il gruppo che l'aveva accompagnata fino al magazzino fece un passo indietro. Solo Amelia rimase vicina a Morgana, sicura che quello che diceva la sua ragazza era solo rabbia e che non si sarebbe nemmeno mai immaginata di fare una cosa del genere. Continuò a tenere le sue mani appoggiate alle spalle di Morgana, massaggiandole leggermente. Morgana prese un altro profondo respiro e si voltò. Tutti trattennero il fiato e fissarono la ragazza negli occhi.
"Visto che uccidervi o picchiarvi e lasciarvi per strada è illegale" iniziò la ragazza "Lavorerete qui al Pentacle almeno finché non mi avrete pagato tutti i danni"
Tutti si rilassarono nel sentire la sentenza: non era nulla di illegale, di violento o di immorale.
"E gli interessi" aggiunse Morgana, che si era accorta di aver dato una punizione troppo leggera a quelle stronze.
Nishelle annuì, a testa bassa, mentre Heather continuò a fissare Morgana dritta negli occhi, con aria di sfida.
"Verrete pagate quattro dollari l'ora. Ora iniziate a pulire questo macello" concluse Morgana, e tutti capirono finalmente il suo piano: si era procurata due donne delle pulizie per sempre, dato che, con quattro dollari l'ora, avrebbero impiegato una vita a ripagare tutto il casino che avevano fatto.
"Non puoi schiavizzarci" affermò Heather, facendo perdere nuovamente le staffe a Morgana, che le urlò in faccia che lei poteva fare quello che le pareva dentro al suo locale, poteva assumere chi voleva e poteva pure pagarlo una miseria, se ne aveva voglia.
"Esistono i sindacati" le ricordò la rossa, con un ghigno: era convinta di averla finalmente vinta. Sfortunatamente, non si vinceva mai facilmente contro Morgana.
"Non c'è nessun contratto, Heather. Voi ufficialmente non lavorate" rispose pronta la ragazza, alzando le mani come a dire che lei non aveva nessuna responsabilità. "Però, se già state pensando di scappare, tranquille che ho un metodo per farvi arrivare a lavoro puntuali ogni mattina"
Morgana guardò i ragazzi, che scocciati annuirono: si sarebbero dovuti tenere le ragazze a casa per chissà quanto tempo.
"Non le potete ospitare voi? L'appartamento ce l'avete" protestò Johnny, al quale non andava a genio l'idea di doversi tenere in casa quei due pericoli pubblici. In tutta onestà, nemmeno agli altri piaceva la situazione, ma si erano guardati bene dall'esprimere il loro dissenso.
"Iniziate a pulire" ordinò semplicemente Morgana alle ragazze dopo aver fulminato Johnny con un'occhiata. Chiese a Zacky di stare a controllare le due e tornò nella grande sala, tenendo Amelia per mano.

 

"Dobbiamo vedere cosa ci serve per questa sera" si organizzò Amelia, prendendo un foglio di carta e una matita da sotto la console. Lisciò il foglietto spiegazzato e si mise a mangiucchiare la matita, pensierosa. "Anche se prima di tutto dovremmo capire cosa fare, questa sera" ammise, ricordandosi che Morgana, presa dall'entusiasmo, aveva annunciato una festa e nessuno aveva un'idea decente sul tema.
"Mi sa che dobbiamo ripiegare sulla festa in maschera di Zacky" si arrese subito Matt, appoggiando i gomiti alla console e prendendosi la testa tra le mani. Jimmy annuì, non totalmente convinto dell'idea, ma d'altronde era l'unica che avevano.
"Okay, quindi di sicuro servono dei vestiti per noi" Morgana afferrò il foglietto che Amelia aveva tirato fuori e vi scribacchiò un paio di cose. "L'alcool, visto che ogni giorno qualcuno deve far fuori qualche bottiglia..."
"...e qualcosa per decorare tutto" suggerì Brian. Morgana alzò la testa scocciata.
"Come la decoriamo? Lasciamola così e basta" Il suo tono stava iniziando a diventare sempre più arrabbiato, cosa che non piacque a nessuno: avevano appena iniziato ad organizzare e lei già stava perdendo la pazienza.
"Ci serve anche qualcuno che faccia spettacolo. Non possiamo lasciare il palco vuoto" ricordò Amelia, a voce talmente bassa da essere quasi impercettibile.
"Per quello mi arrangio io, non sia mai che ci ricapiti nel locale qualcuno come le due stronze di ieri sera" spiegò Morgana, che continuava ad annotare cose nel foglietto, rendendo la lista sempre più lunga.
"Da sola?" chiese Matt, pentendosi subito dopo del suo intervento, dato che Morgana lo squadrò da capo a piedi: si era ricordata.
"Tu sai ballare" disse lei soddisfatta, lasciando un paio di persone a bocca aperta, un altro paio con un ghigno stampato sul volto: era inevitabile che prima o poi sarebbe uscita quella vecchia storia.
"Non mi ricordo praticamente nulla" tentò di tirarsi indietro Matt, allungando le mani e facendo qualche passo a ritroso. Morgana lo seguì e si avvicinò a lui.
"Certo che ti ricordi, ti sei esercitato per tre mesi prima di portarmi al ballo del liceo"
Una risata acuta scaturì dal gruppo. A ridere di gusto fu soprattutto Brian, che quella storia se la ricordava eccome. Si ricordava anche che era stato proprio lui ad insegnargli, come poi insegnò anche a Zacky, ma quel segreto se lo sarebbe portato fino alla tomba.
"Okay, abbiamo trovato come riempire il palco stasera" esultò Morgana, alzando le braccia al cielo, felice. "Però su cosa la facciamo la festa, di preciso?"
"Dev'essere qualcosa per cui gli ospiti non devono avere un costume, visto che abbiamo dato così poco preavviso" rifletté Amelia, salvando inconsciamente il locale da un'enorme figura di merda: nessuno degli altri aveva pensato al fatto che, di norma, una persona non conserva travestimenti nell'armadio.

 

Tutti si sedettero per terra, in cerchio, rimuginando su quale sarebbe stato un buon tema per la festa. Venne fuori qualsiasi ipotesi, dalla festa anni '60 di Jimmy, secondo il quale bastava portare un po' di erba per ricreare l'atmosfera, alla festa in stile mondo delle fate proposta da Brian, che venne preso per il culo per anni dopo quella trovata.
"Che cazzo ti sei fatto stamattina?" gli chiese Jimmy, che aveva preso sul serio la questione: per lui era ovvio che Brian si era fatto, per avere quell'idea.
"Un paio di unicorni rosa basterebbero o ci serve anche qualche principessa in pericolo?" domandò Morgana, annotando entrambe le cose nel foglio che ancora stringeva in mano.
"Voi ragazze potreste indossare scarpette di cristallo" propose Matt.
"Sì, e io e te ci metteremo un tutù rosa e verde e svolazzeremo sopra il palco" concluse Jimmy, buttandosi all'indietro e tenendosi la pancia per il troppo ridere.
Brian continuava a seguire la discussione in silenzio, con le braccia conserte contro il petto e un broncio tipico dei bambini di cinque anni.
"Stavamo scherzando" gli ricordò Morgana, continuando però a ridere.
"Divertenti" commentò Brian con un sorrisetto falso sul viso. Si alzò e andò nel retro per controllare cosa stesse facendo Zacky con le ragazze.

 

"Dove la tenete la cassetta del pronto soccorso?" urlò Nishelle non appena Brian si parò sulla soglia del magazzino. Il ragazzo, preso alla sprovvista, balbettò qualcosa di sconnesso e incoerente: lui nemmeno sapeva se esistesse una cassetta del pronto soccorso, in quel locale.
"Cos'è successo?" si limitò a chiedere: nella penombra della stanza non riusciva a capire nulla.
"Coglione, ti abbiamo appena chiesto una cazzo di cassetta del pronto soccorso, valla a prendere" gli ordinò Heather, accovacciata sul pavimento. Brian fece dietrofront e tornò dagli altri, in preda al panico.
Amelia sollevò un sopracciglio nel vedere il ragazzo esprimere un'emozione sincera, nonostante fosse panico: di solito manteneva quella sua faccia da stronzo e non lasciava capire cosa gli passasse per la testa, se fosse felice, triste, sull'orlo del suicidio o euforico.
"Che è successo?" tentò di calmarlo Morgana, bloccandolo.
"Ce l'avete una cosa del pronto soccorso, qui?" blaterò Brian.
"Per farci cosa?" volle sapere Morgana. Non le fregava niente se le due ragazze in magazzino si erano tagliate con qualche coccio di bottiglia: erano stati loro a crearli, ora ne pagavano le conseguenze. E se avessero sporcato il pavimento di sangue, sarebbero state loro a ripulirlo.
"Non lo so" urlò Brian, al quale, evidentemente, non piacevano le emergenze di quel tipo.
"Qualcuno si è tagliato?" suggerì Amelia, avvicinandosi ai due.
"Non lo so" ripeté Brian. Morgana sospirò e, ancora appoggiata alle sue spalle, lo spinse sul retro. Lo lasciò solo quando arrivarono davanti alla porta e chiese alle ragazze cosa diavolo stesse succedendo lì dentro.
"Mi sono tagliato" rispose tranquillo Zacky, comparendo sull'uscio. Alla vista del ragazzo, Morgana si portò le mani al cuore, mentre Brian si voltò e se ne andò in bagno, correndo.
"Amelia, vai a prendere qualcosa per i tagli" urlò Morgana alla ragazza, rimasta nella sala con gli altri.
"Qualcuno venga a darmi una mano" pregò Amelia: il loro appartamento era un fottuto casino, trovare da sola un disinfettante e qualche fasciatura sarebbe stato impossibile per una persona sola. Jimmy si offrì di accompagnarla, mentre Matt e Johnny corsero da Morgana, che stava tornando nella sala con Zacky.
"Che cazzo ti è successo?" si spaventò Johnny. L'aspetto di Zacky non era dei migliori: a parte qualche graffio e qualche botta insignificante sulle braccia, aveva un evidente taglio sulla tempia sinistra, dal quale stava colando lentamente del sangue scuro.
"Ti senti bene?" chiese stupidamente Matt, che si accorse solo dopo di quanto fosse idiota la sua domanda.
"Sto bene, è solo un taglio" tentò di rassicurarli Zacky che, tutto sommato, stava bene davvero.
"Cazzo, amico, dobbiamo chiamare un'ambulanza" decise Jimmy, di ritorno dall'appartamento: lui e Amelia erano riusciti a trovare tutto in un tempo record.
"No" rispose Morgana in una frazione di secondo. Tutti si fermarono a guardarla, basiti: il loro amico stava continuando a perdere sangue da un fottuto taglio sulla testa e lei non intendeva chiamare un'ambulanza?
"Cioè, possiamo anche fare tutto da soli. E poi è solo un graffio, tempo che arrivano i medici avrà già smesso di sanguinare da un pezzo" tentò di giustificarsi la ragazza, quando invece le sue motivazioni erano ben altre: a parte il fatto che a nessuno avrebbe fatto piacere passare la serata nel locale dove un tizio si era appena ferito alla testa, se i medici fossero arrivati avrebbero visto tutto il casino che c'era nel locale. Morgana le conosceva bene le regole, e sapeva che le avevano infrante tutte: dopo la festa della sera prima non avevano messo a posto, nonostante ci fossero pure cocci di vetro sparsi nel magazzino, non avevano un fottuto kit di pronto soccorso quando invece era obbligatorio e, ciliegina sulla torta, le norme igieniche non esistevano, lì dentro. Per non parlare del fatto che abitavano illegalmente sopra al loro locale, e che di lì a poco il Pentacle avrebbe gestito un giro di prostituzione non indifferente. Insomma, tutte buone motivazioni per lasciare ogni qualsivoglia impiegato dello stato fuori da quelle mura.

 

"E' tutto finito?" chiese Brian, riemergendo dai bagni del locale. Tutti si voltarono a guardare chi aveva parlato: con il casino che era successo, nessuno aveva fatto caso all'assenza di Brian.
"Dov'eri?" gli chiese Jimmy.
"Cercavo qualche benda" si inventò una scusa il ragazzo. Quando si avvicinò e vide la fasciatura sulla tempia di Zacky rossa di sangue lo prese un capogiro, ma tentò di non darlo a vedere. Nessuno sembrò accorgersene, a parte Morgana, che conosceva bene la paura fottuta del sangue di Brian.
Infatti, giusto per divertirsi un po', decise di cambiare le bende proprio in quel momento, ridendo nel vedere Brian inventarsi una pessima scusa e fuggire di fronte a quel piccolo intervento medico che lo terrorizzava a morte.
"Va' a controllare le altre due" gli ordinò Morgana. Il ragazzo deviò dalla direzione che aveva preso e si diresse verso il fondo della sala, diretto al magazzino.
"Ma come hai fatto a tagliarti?" chiese Matt: Zacky non aveva ancora dato una spiegazione.
"E' stata Heather?" accusò subito Morgana: se fosse stata davvero la rossa, avrebbe avuto pure la scusa per sbatterla in prigione.
"Sono entrato e sono scivolato" ammise Zacky abbassando la testa. Tutti cercarono di trattenersi, ma finirono con l'esplodere in una grande risata.
"Forse era meglio se dicevi che ti aveva pugnalato la rossa" se la rise Matt, tirando un amichevole pugno sulla spalla all'amico.
"Sarebbe pure stato plausibile, la vedo bene come serial killer" aggiunse Jimmy.
"Ve la immaginate con una motosega o qualcosa del genere in mano?" rincarò la dose Matt.
"Facciamolo su questo, la festa" propose Amelia. Tutti si zittirono, cercando di capire quello che aveva appena detto; con tutta la confusione che c'era stata, si erano dimenticati del problema centrale della giornata.
"Tu sei un fottuto genio" decretò Morgana, lasciando Zacky e stampando un bacio sulle labbra della sua ragazza. "Signori, decidete che assassino volete essere per stasera" ordinò, per poi riprendere il foglietto con la lista della spesa e scrivere velocemente l'occorrente per la serata.
"Ce la fate a trovare qualcosa che mi copra la faccia?" chiese Johnny. Tutti lo guardarono senza capire.
"Chi devi essere, un Signore dei Sith?" chiese Zacky confuso.
"No, pensavo di fare lo Slenderman" spiegò Johnny. Amelia istintivamente rise, ma gli altri continuavano a non capire.
"E chi sarebbe lo Slenderman?" chiese incuriosito Jimmy.
"Non conoscete lo Slenderman?" si stupì Amelia: dopo essere nata e cresciuta a Salem, in mezzo a musei di streghe ed esposizioni di mostri, si meravigliava sempre del fatto che qualcuno non conoscesse le antiche leggende di mezza Europa. Tutti scossero la testa in segno che no, non conoscevano lo Slenderman né ne avevano mai sentito parlare. E, soprattutto, non capivano perché Amelia si fosse messa a ridere come se Johnny avesse fatto la battuta del secolo.
"Lo Slenderman è un mostro. Cioè, è un assassino, ma è una leggenda"
"E' esistito" ribatté Johnny.
"Sì, come vuoi" lo zittì Amelia "E' un mostro con un sacco di braccia, anche se sembrano più tentacoli che braccia, che rapisce i bambini"
"E li uccide" concluse Johnny per accertarsi che tutti capissero che il suo mostro era spaventoso e degno di essere classificato tra i peggiori assassini della storia.
"Ma perché devi coprirti la faccia, scusa?" chiese Jimmy, che sembrava particolarmente preso dalla storia.
"Lo Slenderman non ha tratti somatici" spiegò Amelia, continuando a chiedersi come facessero a non sapere cose così elementari. Loro non avevano mai letto Stephen King? "La leggenda dice che è perché rimase ustionato nell'incendio della sua casa, dove perse suo figlio"
"Per questo aggredisce i bambini" aggiunse Johnny, che voleva dimostrare che anche lui sapeva tutto sullo Slenderman: non poteva farsi mettere in secondo piano da quella ragazzina "Perché sta cercando suo figlio"
Tutti annuirono, interessati.
"E perché hai riso? A me sembra possa andare bene per la festa" domandò ancora Jimmy.
Amelia tossicchiò. "Lo Slenderman è alto tre metri" disse quasi sottovoce. Ci fu una risata generale e Johnny decise che l'avrebbe fatta pagare a tutti: lui voleva essere lo Slenderman quella sera, e non gli importava cosa ne pensassero gli altri.
"Johnny" attaccò un discorso Matt, piegandosi sulle ginocchia come se stesse parlando ad un bambino "Forse dovresti interpretare qualcuno alla tua altezza"
Altra risata generale, che fece incazzare non poco il ragazzo. Lui odiava le battute sulle persone basse: dopo averne ricevute per tutta la vita, ad un certo punto si era stancato. Proprio non le poteva sostenere.
"Basta così" rovinò la festa Morgana, riportando il silenzio. Non avevano tempo da perdere con tutto quello sghignazzare "Matt, visto che fai tanto il simpaticone, lo Slenderman lo farai tu"
"No, signorina: puoi vincere su tante cose, ma su questa no" protestò Matt, avvicinandosi alla ragazza e scuotendo l'indice davanti al suo naso come una vecchia e grassa signora inglese. "Io questa sera sarò Hannibal Lecter"
"E invece sarai lo Slenderman e il nanetto sarà il tuo amato Hannibal" concluse Morgana, compiaciuta. Sapeva che, dopo quella frase detta in quel tono, nessuno avrebbe osato contraddirla. Soddisfatta, si voltò e vide Brian, nascosto dietro a Jimmy, che era arrivato tentando di dire qualcosa, ma si era fermato con la bocca semiaperta e un indice alzato, come a richiedere la parola. La ragazza lo guardò con uno sguardo tra l'interrogativo e il seccato; Brian deglutì prima di portare le sue brutte notizie.
"Le ragazze non sono in magazzino"
Morgana porse la lista della spesa ad Amelia in malo modo e le ordinò di andare a prendere tutto l'occorrente assieme a Brian, dicendo che il ragazzo era pressoché inutile lì dentro, dato che si era lasciato scappare le due stronze davanti agli occhi. Il ragazzo tentò di difendersi dicendo che quando lui era andato a controllare le ragazze erano già andate via, quindi era stata Morgana a farsele scappare, ma Amelia preferì sedare la conversazione, prese Brian per mano e lo trascinò fuori dal locale.

 

"Ma l'hai sentita? Quelle due sono scappate mentre stavamo tutti in panico per Zacky: io non sono mica un idiota, io non mi lascio scappare la gente sotto al naso"
Amelia continuava ad annuire, leggendo la lista e ascoltando distrattamente le lamentele di Brian; non capiva se Morgana avesse lasciato gli unicorni rosa per un motivo o se si fosse semplicemente dimenticata di depennarli. Se l'ipotesi corretta fosse stata la prima, Amelia avrebbe avuto il suo bel daffare per trovarli.
"Ma mi stai ascoltando?" la richiamò Brian, fermandosi in mezzo al marciapiede. Lui odiava essere ignorato.
"Certo. Tu stasera chi vuoi essere?" chiese Amelia, dirottando il discorso: non aveva sentito una sola parola di tutta la serie di lamentele del ragazzo. Brian sogghignò e si avvicinò ad Amelia, portando i loro visi vicini. Appoggiò due dita sotto al mento della ragazza e lo sollevò delicatamente, in modo da assicurarsi che gli occhi verdi di Amelia fissassero i suoi color nocciola.
"Io sarò l'uomo che ha incantato centinaia di donne, semplicemente per il gusto di ucciderle quando se ne sarebbe stancato" spiegò, avvicinando la sua bocca a quella di Amelia e lasciando che il suo respiro sbattesse contro le labbra della ragazza man mano che parlava.
"E quindi io dovrei essere la tua prossima vittima?" completò il ragionamento Amelia, con il suo solito tono impassibile.
"Ovviamente. Mi sei sfuggita per troppo tempo, mia piccola preda" sussurrò Brian, continuando a guardarla negli occhi. Amelia rise, divertita da quella recita. Concluse dicendo che non sarebbe stata la sua vittima nemmeno quella sera e che avrebbe dovuto riprovarci un'altra volta. Riprese a camminare, ma Brian rimase fermo, a riflettere: per Amelia forse era stata tutta una recita, ma lui aveva appena detto una parte di tutto quello che si teneva dentro da mesi. E ora che quella piccola gocciolina aveva trovato uno spiraglio per uscire, non sarebbe passato molto tempo prima che la cascata che rinchiudeva dentro di sé uscisse e annegasse chiunque si fosse trovato nei paraggi in quel momento.

 

Morgana iniziò a distribuire i compiti, spiegando quali fossero le cose più urgenti da fare e quelle che invece si potevano anche rimandare.
"Ad esempio, lasciamo stare il magazzino. Puliamo la sala e appena tornano gli altri ci mettiamo a decorare: non abbiamo tempo da perdere" concluse, porgendo un paio di secchi e scope ai ragazzi. Lei si dedicò al bancone, dove erano sparsi bicchieri e bottiglie come se lì si fosse appena conclusa una guerra.


 

Brian posò un'ultima bottiglia di vodka nel carrello, osservò la sua piccola torre di alcool e decise di aggiungerci un'altra bottiglia di rum.
"Ora è perfetto" disse compiaciuto, indicando la sua opera. Amelia accennò un applauso, ma rovinò la festa ricordandogli che avevano completato solo il compito più semplice della giornata: dovevano iniziare a cercare le decorazioni e i costumi.
"Intanto dobbiamo capire cosa ci serve" disse Brian, tentando di riordinare le idee.
"Intanto dobbiamo pagare questa roba, visto che di sicuro nel supermercato non troveremo quello che ci serve" lo interruppe la ragazza, spingendo il carrello verso le casse. Brian le sfilò dalla tasca dei jeans la lista della spesa e la matita e depennò la voce 'alcool'. Aggiunse l'occorrente per il suo travestimento e rimise a posto il foglietto, non senza provare un certo divertimento nel vedere lo sguardo scocciato di Amelia quando le sfiorò il sedere.
"Fai schifo" commentò lei. Una piccola fitta si impadronì di Brian ma non ci diede troppo peso: di sicuro scherzava, tentò di auto convincersi. Certo, di sicuro scherzava.

"Dove dobbiamo andare?" le chiese mentre caricavano la spesa nel bagagliaio dell'auto. Amelia tentò di ricordarsi il nome del negozio, ma non riusciva a farselo tornare in mente: era piccola, quando c'era stata, e nonostante si ricordasse perfettamente il posto e come fosse fatto il negozio all'interno, il nome l'aveva completamente scordato.
"E' un negozio di travestimenti a Los Angeles" disse soltanto.
"E come fai a conoscerlo, se sei arrivata ad Huntington solo qualche mese fa?" insistette Brian: non si riusciva mai a fare una conversazione decente con quella ragazza, bisognava sempre cavarle le parole di bocca. Dopo mesi che la conosceva, lui ancora non sapeva nulla della sua vita prima della California, sapeva soltanto che era cresciuta in Massachusetts, al freddo, in un paese di streghe.
"Quando ero piccola mia madre mi costrinse ad entrare nel suo gruppo di teatro. Nulla di eclatante, facevamo stupidi spettacoli sulle streghe, come chiunque abitasse a Salem"
Brian annuì, pensando ad una piccola Amelia vestita da strega fingere di lanciare maledizioni sul pubblico.
"Eravamo brave" continuò lei "E un giorno ci chiamarono a fare uno spettacolo a Los Angeles. E mia madre, che non poteva rinunciare alla sua piccola stellina, mi caricò in macchina e mi costrinse a fare un viaggio attraverso tutti gli Stati Uniti, seduta sulle ginocchia di un vecchio schifoso che si divertiva a toccare il culo a qualsiasi bambina gli passasse vicino"
"Che cosa?" si allarmò Brian: la sua mente aveva impiegato una frazione di secondo per capire che quella frase, detta di getto da Amelia, probabilmente era la spiegazione della sua vita silenziosa e del suo carattere chiuso.
"Niente" tagliò il discorso lei, scuotendo una mano e accendendo l'auto con l'altra. Brian la fermò e la guardò negli occhi; la ragazza abbassò istintivamente lo sguardo, evitando qualsiasi imbarazzo potesse crearsi. Ecco perché non parlava mai, ecco perché lei stava sempre zitta e tentava di schivare qualsiasi conversazione inutile: perché la gente non sapeva farsi i cazzi suoi e amava le storie tristi e infelici delle altre persone.
"Ti hanno violentata quand'eri piccola" disse Brian, continuando a fissare la ragazza. Non era una domanda, la sua, era un'affermazione: lui aveva capito tutto. Amelia sospirò scocciata; doveva uscire da quella situazione al più presto.
"No" chiuse semplicemente, con un tono che non ammetteva repliche. Con uno scossone, si liberò dalla presa di Brian e partì.

 

Morgana lanciò un'occhiata ansiosa alla piccola sveglia che aveva appoggiato sul bancone poco prima di mettersi a lavorare, e il suo cuore perse un battito quando si rese conto che era tardi, troppo tardi, soprattutto perché tutti avrebbero dovuto truccarsi, allestire il locale e preparare qualche idea carina per la festa; andava bene qualsiasi cosa, a quel punto, pure un torneo di ballo della macarena nel bel mezzo di una festa di assassini. E oltretutto, doveva fare opera di convincimento su Matt per farlo ballare quella sera.

 

"Chi è che vuoi essere tu?" chiese di nuovo Amelia quando finalmente riprese a parlare, con grande gioia di Brian: durante tutto il viaggio in macchina fino a Los Angeles aveva regnato un pesante silenzio imbarazzato.
"Jack lo Squartatore" rispose il ragazzo "Te l'avevo spiegato prima"
Amelia guardò Brian, confusa.
"No, tu mi avevi detto che volevi essere un tizio che ha fatto centinaia di vittime"
"E chi sarebbe, se non Jack lo Squartatore?" domandò il ragazzo spazientito, allargando le braccia.
"Jack lo Squartatore ha ucciso cinque persone; al massimo una dozzina, ma è una leggenda" sussurrò Amelia, per evitare di far fare una figura di merda a Brian davanti alla commessa del negozio, che sorrideva cortese. Senza aspettare la risposta del ragazzo, Amelia si voltò verso la signora e la informò di tutto quello che serviva loro.

 

"E' proprio necessario il sangue finto? Capisco coltelli, vestiti del Settecento e rasoi da barba, ma il sangue serve proprio?" chiese Brian entrando al Pentacle, mentre fissava dubbioso la borsetta dove avevano riposto il frutto del loro strano shopping pomeridiano. Amelia stava per rassicurarlo che il sangue finto non avrebbe mai toccato il suo bel visino, ma Morgana le corse incontro, urlando che ci avevano messo decisamente troppo, che i clienti sarebbero arrivati in meno di un'ora e mezza e che avevano pochissimo tempo per preparare sia il trucco sia i travestimenti.
"Si può sapere cosa avete fatto in tutto questo tempo?" chiese spazientita, incrociando le braccia al petto.
"Siamo dovuti andare fino a Los Angeles per questi cazzo di travestimenti" le rispose a tono Amelia, che dopo quello che si era lasciata scappare di fronte a Brian non aveva nessuna voglia di fare conversazione, né con Morgana né con nessun altro. Morgana si zittì: non era normale che Amelia ribattesse in quel modo; capì che doveva essere successo qualcosa, ma si appuntò mentalmente di chiederglielo più tardi, quando sarebbe stato tutto più tranquillo.
"Trucchi tu i ragazzi?" chiese civettuola, tentando di calmare Amelia con una dolce carezza sulla guancia. La ragazza annuì, prese la borsetta di plastica che Brian le porgeva e trascinò il ragazzo nell'appartamento al piano di sopra, dove avrebbero trovato un po' di pace.

 

Amelia porse a Brian un elegante vestito ottocentesco, con tanto di tuba, e gli ordinò di indossarlo.
"Così, mi spoglio davanti a te?" le chiese il ragazzo, che improvvisamente si sentiva quasi intimorito da Amelia, così piena di segreti che nessuno poteva nemmeno immaginare.
"Non abbiamo tempo da perdere. Mettitelo e scendi a chiamare gli altri: ci metterò secoli con i loro costumi" ordinò la ragazza, rispedendo Brian al piano inferiore. Il ragazzo obbedì in silenzio e si vestì velocemente. Quando stava per scendere le scale, sentì Amelia chiamarlo dall'appartamento. Il suo cuore perse un battito, come succede a quegli stupidi quindicenni innamorati. Si voltò e tornò da Amelia, ansioso di sentire cosa doveva dirgli di così urgente. Vide la ragazza con in mano uno smoking e una cravatta rossa.
"Questo dallo a Matt" gli ordinò "Penso sia in grado di mettersi uno smoking senza che debba vestirlo io"

 

"Era l'ultima" disse soddisfatto Jimmy, scendendo dalla scaletta che aveva usato per appendere delle ragnatele finte ad ogni lampada del locale. Morgana aveva avuto un'idea fantastica, nell'appendere le ragnatele alle lampade: la luce soffusa creava dei giochi d'ombra sulle pareti e sul pavimento, mettendo però in risalto anche il candore perlaceo delle ragnatele.
Quando la ragazza si voltò notò un Brian vestito di tutto punto, con in mano un coltello da far venire la pelle d'oca.
"E se organizzassimo una festa sadomaso, invece di un congresso di assassini?" propose il ragazzo, facendo scivolare il finto coltello su una guancia di Morgana.
"Magari un'altra volta" sussurrò lei, per poi voltarsi e scappare di sopra, seguita dagli altri. Brian fermò Matt appena in tempo e gli ordinò di andare a cambiarsi nei bagni, visto che, secondo la signorina, uno smoking sapevano indossarlo tutti.
"Ma io non so farmi il nodo alla cravatta" ammise il ragazzo, guardando preoccupato la sottile striscia di tessuto rosso scarlatto.
"E allora vai anche tu di sopra" rispose spazientito Brian, mandando mentalmente l'amico a farsi fottere. Sperava solo che la gente si fosse dimenticata della festa, o che tutti si fossero scordati l'indirizzo del Pentacle: lui non aveva assolutamente voglia di mostrarsi vestito così, dato che iniziava a sentirsi un po' ridicolo, con addosso quei pantaloni pomposi e quella tuba decisamente troppo vistosa. Andò verso il palco, al quale erano state tolte le assi di legno, e si sedette su uno dei banconi neri che componevano quel perverso disegno che Amelia aveva elaborato nella sua mente durante la sua vita a Salem. Chissà quante altre idee altrettanto perverse poteva partorire la mente di quella moretta.

Con grande orrore, Brian si accorse di un chiacchiericcio indistinto proveniente dal fondo della sala. Alzò gli occhi e vide che un piccolo capannello di persone si era accumulato appena davanti alla porta lasciata aperta; la gente continuava a guardarsi attorno, cercando di capire come mai ci fossero ragnatele sparse per il soffitto e un tizio vestito in stile Londra vittoriana seduto sul bancone. In preda al panico, Brian balzò in piedi e, non sapendo cosa dire, improvvisò, accogliendo gli ospiti con un plateale: "Benvenuti nel vostro peggiore incubo".

  
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