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Autore: germangirl    24/06/2015    11 recensioni
Prima o poi, ogni donna cade vittima della sindrome da crocerossina. Anche il detective Beckett non ne è immune…
Ambientata nella quarta stagione, dopo “Lynchpin”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Lanie Parish, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Capitolo 2 – Was that supposed to be some big secret?

Una volta rassicurato e congedato Miguel, che si è fatto promettere di non esitare a contattarlo per qualsiasi necessità, Beckett si ferma nella zona giorno, recupera il proprio cellulare dalla tasca del cappotto che aveva abbandonato sul divano e cerca il numero di Alexis.

Dal funerale di Montgomery le sembra che la giovane Castle sia diventata più fredda con lei e teme di conoscerne la ragione. In fin dei conti, da quando ha deciso di nominarla sua musa e di seguirla sul campo, anche la vita di Rick viene messa in pericolo costantemente e questo non può andare giù ad Alexis, visto il profondo legame che la unisce al suo papà. Quella sensazione di gelo è leggermente diminuita dopo l’episodio della banca, ma ancora non è riuscita a recuperare appieno il rapporto con lei. E non sa come reagirà nel sapere che Castle si è ammalato perché era sulla scena di un crimine con lei, a notte fonda e con tanto di neve e temperature rigide. Prende un respiro profondo e aspetta che la ragazza le risponda.

“Pronto, Kate? Hai trovato papà?” il tono di voce tradisce immediatamente la sua angoscia.

“Ciao Alexis, sì, è a casa e ha una bella influenza. Non ha fatto altro che dormire da ieri, è per questo che non ha mai risposto al telefono” le spiega, cercando di minimizzare.

“Come ha fatto ad ammalarsi? A papà capita di rado…”

“Beh, due sere fa è stato scoperto un cadavere vicino a Central Park e forse ha preso freddo lì…”

“OK, prendo il primo volo e arrivo” taglia corto la ragazza, come se fosse stufa di quanto la nuova scelta di vita di suo padre sconvolga l’esistenza di tutti e attenti alla sua salute.

“No, aspetta Alexis, so che sei abituata a fare l’adulto nella vostra famiglia, ma non è necessario che tu rinunci al tuo viaggio con la scuola, sei all’ultimo anno… qui ci sono io e posso… voglio prendermi cura di tuo padre.”

Per alcuni secondi non c’è nessuna reazione dall’altro capo della linea, anche se a Beckett pare di sentire gli ingranaggi del cervello di Alexis lavorare a pieno regime, soppesando scrupolosamente i pro e i contro di quella proposta. Finché con un sospiro la sente dire: “Ok, ma sappi che quando è malato si comporta come un bambino.”

“Quindi esattamente come quando sta bene. So come tenerlo a bada” commenta con un tono di voce leggero, sperando di farla sorridere.

“Sì, hai ragione” risponde con un risolino. OK, missione compiuta! Poi Alexis aggiunge: “Penso io ad avvertire la nonna. Ah, Kate?”

“Dimmi.”

“Se succedesse qualcosa chiamami subito, d’accordo?”

“Non mancherò. Per ogni evenienza puoi darmi il numero del vostro medico?”

“Ti mando il contatto via sms. Senti, Kate... Occupati di lui, ok? Papà è… è la mia famiglia. E… lui… ci tiene a te. Molto.”

“Lo so. Stai serena, Alexis, anch’io tengo molto a lui. E’ il mio partner. E ora pensa solo a divertirti, me lo prometti?”

“D’accordo. Abbraccialo da parte mia.”

Anche se non stanno facendo una videochiamata, le sorride e la rassicura: “Lo faccio subito, se non si è addormentato di nuovo. Gli ho fatto prendere un antipiretico per abbassare la temperatura e credo sia crollato un’altra volta.”

“E ha assunto la medicina senza lamentarsi? Senza che tu lo abbia minacciato o senza che tu gli abbia dato un cucchiaino di miele subito dopo?” le chiede sorpresa, tanto che le pare di vederla con gli occhioni spalancati dallo stupore, con quegli stessi fari azzurri che ha suo padre.

“Oh, naturalmente ha piagnucolato” le risponde, alzando gli occhi al cielo.

“Ah, ecco, mi sembrava strano. Anche se stravede per te non era pensabile che fosse cresciuto di colpo!” commenta ridendo.

“Già, anche i miei superpoteri non arrivano a tanto. Adesso ti saluto, Alexis, torna dai tuoi compagni che a tuo padre ci penso io. Ti chiamo domani, ok?”

“Grazie, Kate. Ci sentiamo.”

Chiude la telefonata e si dirige di nuovo verso la camera di Rick, per portargli i saluti della figlia. Lo sente russare dallo studio, quindi non ci sarebbe bisogno di affacciarsi per verificare le sue condizioni, ma è più forte di lei. Apre piano la porta e lo osserva: sta dormendo di traverso sul letto, messo del tutto KO dall’influenza e probabilmente dagli effetti soporiferi del medicinale che gli ha fatto assumere poco fa. Ne segue con lo sguardo i lineamenti del viso: la fronte distesa, il profilo del naso, le labbra un po’ screpolate, quel filo di barba che gli sta oscurando le guance. E’ un bell’uomo, forte, solido e accogliente. Lo ha sempre saputo, sin da quando faceva la fila per ottenere un suo autografo, ma non si è mai concessa il lusso di guardarlo a lungo senza che lui se ne accorgesse. Senza volerlo, si ritrova a sorridere al pensiero di quanto questo suo atteggiamento sia inquietante e, al tempo stesso, divertente. Ecco cosa deve provare lui quando lo becca a parti inverse!

Scuote la testa e si decide a lasciarlo riposare: il sonno al momento pare la migliore medicina. Anche perché cos’altro potrebbe fare per lui? Nelle sue relazioni precedenti non si è mai trovata a doversi prendere cura di un fidanzato malato. Che poi Castle non è nemmeno il suo fidanzato, ma che le viene in mente? Scaccia quel pensiero e lascia che la sua mente vaghi verso il ricordo di ciò che sua madre faceva quando lei era piccola e aveva la febbre. Dunque… contro le malattie da raffreddamento è fondamentale la vitamina C. Agrumi! Ecco, gli può preparare una bella spremuta d’arancia, quella gli farà sicuramente bene. Poi… brodo di pollo, sì, anche quello è un toccasana, un conforto per il corpo e per lo spirito. Si reca in cucina e apre frigorifero, congelatore, pensili, armadietti finché non trova tutti gli ingredienti e gli attrezzi necessari. Scongela la carne al volo nel microonde e si mette all’opera. Mentre è intenta nel suo lavoro, le viene in mente un’altra cosa che lei e sua madre avevano fatto insieme quando aveva 9 anni e doveva togliersi le tonsille: una maratona di Temptation Lane! Sorride al ricordo, sia del tempo trascorso con Johanna sotto quella coperta, sia della reazione di Rick quando aveva scoperto questo lato so delightfully not you, le aveva detto. Che poi, diciamocelo, visto lo stato attuale di Castle non riuscirebbe a stare sveglio oltre la sigla iniziale e lei potrebbe godersi gli episodi in santa pace, senza che lui la prenda in giro perché shippa le coppie di quella soap opera.

Un’occhiata all’orologio la informa che si sta facendo tardi. Non può abbandonarlo in queste condizioni, ma non ha un cambio con sé e non le va di dormire vestita. Non vuole nemmeno rovistare nell’armadio di Rick e o di una delle donne di casa in cerca di qualcosa da mettere per la notte, pertanto non le resta che una soluzione: rivolgersi a Lanie. Si assicura di aver acceso correttamente il piano cottura, vi deposita la casseruola con il brodo e poi recupera di nuovo il cellulare.

Dopo pochi squilli, la dottoressa Parish risponde sospirando: “Tesoro, non dirmi che c’è un altro cadavere perché non ne posso più questa settimana.”

“Tranquilla, Lanie, non ti chiamo per lavoro. Avrei bisogno di un favore…”

“Spara, ragazza” la invita, con un tono assai più sollevato di quello utilizzato poco prima.

“Senti, Castle ha una brutta influenza ed è solo a casa, non mi sembra il caso di abbandonarlo ma mi serve qualcosa per la notte… potresti passare dal mio appartamento e poi venire qui?”

“Wow wow wow, mi stai dicendo che stai giocando al dottore con Castle?” sghignazza dall’altro lato della linea.

“No, Lanie, non è così… è solo il mio partner” si giustifica Kate, anche se sa perfettamente che la sua amica dottoressa non se la berrà mai. Del resto, è lei la prima a non credere alle proprie parole!

“Sì, certo, Kate” le dice con tono accondiscendente. Poi riprende con maggior enfasi: “That guy is crazy about you and despite your little act you’re crazy about him. E anche se non ti vedo, so perfettamente che stai alzando gli occhi al cielo, tesoro. Ma è del tutto inutile con me, lo sai bene. Oh, what, was that supposed to be some big secret?”

Per un paio di secondi nessuna delle due parla, poi Kate trova il coraggio di chiederle: “Do you think he knows?”

Il medico legale sospira e pensa che, santo cielo, questi due la manderanno al manicomio: ormai non sa più dove sbattere la testa per farsi comprendere. Poi si accinge a spiegare alla sua amica ciò che hanno capito anche i muri del Dodicesimo:  “Guarda quanto è cambiato in questi anni… E lo so che hai le tue cose da sistemare, però se vuoi un consiglio approfitta di questa occasione in cui siete da soli e al di fuori del distretto. Strapazzalo un po’, tesoro, vedrai che gli passa persino l’influenza!”

“Oh, Lanie, it’s complicated… intanto puoi recuperarmi un cambio per stasera?” cerca di riportare la conversazione su un terreno più sicuro.

“Certo, Kate, in meno di un’ora sono lì” le promette, scuotendo la testa perché quei due sono un caso perso.

“Grazie, ci vediamo fra poco” la saluta e chiude la conversazione.

Fedele alle sue parole, 45 minuti più tardi l’anatomopatologa bussa alla porta del loft, portando un borsone. Kate le apre e la invita a entrare.

“Lanie, ciao, grazie ancora. Senti, visto che sei qui, potresti dargli un’occhiata?”

You do know living patients are not my thing, right?” controbatte la dottoressa Parish. A ben pensare, fra persone normali un’uscita del genere suonerebbe assurda, ma non quando a pronunciarla è Lanie. Infatti nessuna delle due è turbata.

“Lo so, scusa, fai conto che non te l’abbia chiesto. Ti offro qualcosa?”

“Ti senti proprio a casa qui, vero? Comunque non ti preoccupare, ti ho portato quello che mi avevi chiesto e ci ho aggiunto qualcosa di extra. Prendilo come un incoraggiamento. E adesso scappo che ho un appuntamento per cena. Domani mi racconti tutti i dettagli, Kate. E per tutti i dettagli intendo TUTTI, compreso quelli più piccanti, anzi, SOPRATTUTTO quelli più piccanti!”

“Oh Lanie, shut uuuuuuuuup!”

L’uragano Parish abbraccia Beckett e la lascia di nuovo da sola nel loft, con Rick che sta ancora dormendo. Ripensando alle parole della sua amica, Kate non resiste alla curiosità di vedere cosa ha aggiunto ai suoi effetti personali, così solleva il borsone, lo appoggia sul divano e apre la zip. La prima cosa che nota è un completino intimo super sexy, che non ricordava nemmeno di aver acquistato. Lanie è un segugio quando si tratta di sesso! Scuote la testa e ripone quel trionfo di seta e pizzo in fondo alla borsa, confidando che ci sia anche qualcosa di più neutro da indossare. Per fortuna, il buonsenso non ha abbandonato del tutto il medico legale: un paio di confortevoli leggins e una rassicurante maxi t-shirt spuntano fuori, calmando il batticuore di Beckett. E naturalmente anche i calzettoni che usa per dormire, ché se ha i piedi freddi non riesce a prendere sonno.

Controlla che il brodo stia cuocendo correttamente, poi prende il bicchiere con la spremuta e si reca di nuovo nella stanza di Rick, che continua a dormire in modo profondo. Questa volta non resiste e gli accarezza delicatamente la fronte, ancora molto calda. Il suo tocco lo sveglia.

“Hey, Kate… sei ancora qui…” constata sorpreso, regalandole un sorriso stanco.

“Certo, Castle. Come stai?” gli chiede

“Sono arrabbiato” ammette, facendo persino il broncio.

“Arrabbiato? E perché?” gli domanda. Questa poi non se l’aspettava. Era preparata a sentirlo lamentarsi per le sue indicibili sofferenze, ma non certo a questo.

“Perché tu sei a casa mia e io non faccio altro che dormire. Potremmo fare un sacco di altre cose, molto più divertenti, specialmente in questo letto” risponde.

Beckett si limita ad alzare gli occhi al cielo, poi commenta: “Darò la colpa alla febbre per questa tua uscita. Ti ho portato un po’ di vitamina. Su, bevi.”

“Non mi va. E’ amara” piagnucola.

“Alexis aveva ragione, sei davvero un bambino. Castle, I have a gun and you don’t really have a choice” dichiara Beckett con un tono che non ammette repliche e assottigliando lo sguardo. E infatti Rick obbedisce immediatamente e butta giù tutto il contenuto, senza ulteriori lamentele.

“Bravo Castle, così sì che andiamo d’accordo. E ora lascia che vada a controllare il brodo.”

Gli regala un’altra carezza – giusto per verificare che la febbre non sia salita – ed esce dalla camera per recarsi nella zona giorno. Ha preso proprio sul serio il suo compito di crocerossina.

Dunque, ricapitoliamo.

Il detective Beckett sta dedicando il suo tempo libero a prendersi cura di lui, gli ha preparato una spremuta d’arancia e adesso sta facendo il brodo di pollo. Che meraviglia essere malati…

 

Nota dell’autrice

Il ruolo della crocerossina va affrontato con serietà e il detective Beckett non si tira certo indietro: eccola intenta a preparare spremute e brodi. Del resto, lo ha detto anche ad Alexis: vuole prendersi cura di Rick. Perché è il suo partner, naturalmente. Quale altro motivo potrebbe spingerla a occuparsi di lui?!?!?

La prossima settimana scopriremo cosa succederà durante la notte… che Kate metta in pratica la cura Parish?

Grazie per l’affetto con cui avete accolto la storia!

Un abbraccio,

Deb

  
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