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Autore: Martyx1988    14/01/2009    6 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 4 - La stella più luminosa

Il cielo era illuminato a giornodai raggi della luna piena, che si riflettevano sull'acqua della fontana che adornava l'immenso giardino della casa di Saori Kido e riverberavano sul pallido volto del giovane cavaliere sdraiato sul bordo di marmo. Con le mani incrociate dietro la testa, Hyoga osservava il firmamento, concentrato sulla stella più brillante, Venere, la prima ad apparire quando tramonta il sole e l'ultima ad andarsene al sopraggiungere dell'alba. Era ciò che di più simile aveva trovato agli occhi di Ayame, e da quando se n'era andata non aveva fatto altro che osservarla. Gli sembrò addirittura più luminosa del solito, più viva.
"Ah, eccoti!" esclamò una voce, seguita da un rumore di passi che venivano verso di lui. Non si era nemmeno accorto della presenza di Shun prima che gli parlasse, fatto insolito per un cavaliere della sua esperienza. Si mise a sedere sul bordo della fontana e Shun gli si posizionò accanto.
"Sei sparito per tutto il giorno, ti avevamo dato per disperso"
"Già. Ho avuto un impegno" rispose pacato Hyoga.
"E questo impegno aveva per caso i capelli biondi e lunghi, gli occhi verdi e un'Arpia come badante?"
Hyoga lanciò a Shun uno sguardo sorpreso e al contempo preoccupato, più eloquente di qualsiasi risposta.
"Guarda che prima o poi ci cascano tutti" continuò il ragazzo, sorridendo.
"Io non sono cascato proprio in niente" rispose Hyoga brusco.
"Ah no? E' da quando ti vedevi con Erii che non hai quell'aria trasognata"
"Stavo solo guardando il cielo e le stelle"
"No, tu stavi guardando una stella, e precisamente quella". Indicò Venere con l'indice, per poi tornare a guardare l'amico. Hyoga aveva ripreso a fissare la stella rapito, facendo sfuggire una risatina a Shun.
"Sai cos'è, vero?". Hyoga non si mosse da dov'era. Conosceva già la risposta, e tutto quello che ne sarebbe conseguito.
"La dea dell'amore, colei che tutto può sul cuore degli uomini e non solo. Nessuno può sfuggirle" continuò Shun, anche lui intento a contemplare Venere.
"Pensi davvero che ci sia cascato?" chiese Hyoga.
"Non lo penso solo io, a dirla tutta"
"Oh, allora è proprio grave"
"No, è nell'ordine delle cose"
"Come ho fatto a non accorgermene?"
"Non è una cosa che si può controllare, tantomeno prevedere ed evitare. Succede e basta. Solo che..."
"Che cosa?". Hyoga aveva notato il cambiamento nel tono di voce di Shun, si era fatto più teso e nervoso, degno della sua attenzione.
"Diciamo che non sei stato molto fortunato" disse il cavaliere di Andromeda tutto d'un fiato, concentratissimo sulle punte dei suoi piedi.
"Puoi spiegarti meglio?" In che senso non sono stato fortunato?" incalzò Hyoga in apprensione.
Shun rimase in silenzio qualche secondo, ponderando le parole da usare. Non era una cosa semplice da dire, specialmente ad uno nelle condizioni di Hyoga, ma in quanto suo migliore amico si sentiva in dovere di farlo. Prese un bel respiro e parlò.
"Ayame si deve sposare". Fece una pausa in attesa di qualche reazione strana dell'amico, ma Hyoga rimase immobile a fissarlo.
"Domani ci sarà una festa nel suo palazzo e verrà annunciato il suo fidanzamento con il discendente di una casata nobiliare giapponese in declino"
Hyoga annuì e abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia. Non si azzardò a guardare il cielo, la vista di Venere gli avrebbe ricordato subito Ayame, mentre da quel momento avrebbe dovuto fare tutto il contrario.
"Mi dispiace, Hyoga". Shun gli posò una mano sulla spalla per confortarlo.
"A dire la verità ne ero già a conoscenza" il cavaliere del cigno guardò mestamente l'amico, che in risposta gli lanciò uno sguardo interdetto.
"Oggi mi è scoppiata a piangere tra le braccia" riprese il biondo "E poi mi ha raccontato tutto, anche del fatto che si sarebbe sistemata. Il problema, Shun, è che io ci sono cascato già quando avevo neanche sei anni e ho escluso subito, senza rendermente conto, che per sistemazione intendesse il matrimonio. E adesso non so cosa fare"
Hyoga si prese la testa fra le mani, cercando di scacciare l'orrenda visione di Ayame con un altro uomo al suo fianco. Ma più si sforzava, più l'immagine diventava nitida, più sentiva Ayame lontana. Forse l'unico modo per non cadere ancora più a fondo era davvero dimenticarla.
Si alzò in piedi, tenendo sempre lo sguardo basso. Shun lo osservò preoccupato.
"Tutto bene?" gli chiese.
"Sì, non preoccuparti. Però domani non verrò alla festa e devo dirlo alla signorina Saori"
"Come vuoi" Shun si alzò e gli passò accanto "Ma non puoi continuare a scappare dall'amore"

Il salone del grande palazzo era gremito di invitati, esponenti dell'alta finanza, le maggiori cariche politiche, qualsiasi persona sembrasse contare qualcosa era presente. Per questo Shun, Seiya e Shiryu si chiedevano il motivo della loro presenza.
Erano stati costretti a vestirsi da damerini, ma a nessuno dei tre donava lo smocking, specialmente a Shiryu, con quei capelli lunghi c'entrava poco e niente. Ma Ayame aveva talmente insistito perchè ci fossero anche loro che Saori non se l'era sentita di deluderla e li aveva costretti con la forza ad entrare in quei completi freschi di sartoria. Solo per fare da tappezzeria.
"La prossima volta che mi invitano ad una festa del genere mi do malato come ha fatto Hyoga" bofonchiò Seiya, prima di addentare l'ennesimo salatino.
"I motivi per cui non è qui sono ben altri, lo sai" puntualizzò Shun "Però hai ragione, ho trovato più facile affrontare il dio dei morti che questa calca di nomi altisonanti" aggiunse, sfuggendo all'ennesimo sguardo maliziosamente provocatorio dell'ennesima moglie infedele.
"Finalmente vi abbiamo trovati!" trillò la voce allegra di Ayame, che li aveva raggiunti insieme a Saori. 
Il contrasto tra le due amiche era notevole: al sobrio abito bianco e ricco di pizzi di Saori si contrapponeva quello azzurro e blu più giovanile di Ayame, stretto sul busto ma morbido dalla vita fino a metà tibia. Sul viso roseo, leggermente colorato da un trucco acqua e sapone e incorniciato dai capelli biondi lasciati sciolti e decorati solo da qualche finto nontiscordardime qua e là, regnava il solito sorriso, che ad un occhio più attento sarebbeperò risultato meno luminoso del solito.
"Non vedo Hyoga" constatò la ragazza "Come mai non è venuto?"
"Prova a indovinare" sbottò Seiya, senza nemmeno guardarla. Ayame rimase interdetta dalle sue parole e guardò prima il ragazzo, poi Saori.
"Non ascoltarlo" disse lei "Hyoga è solo malato e non ce l'ha fatta a venire". Un leggero isterismo si poteva notare nella sua voce, ma riuscì in qualche modo a convincer Ayame, la cui attenzione si rivolse poi ad un altro punto della sala.
"Perdonatemi, devo assentarmi un momento".
Si allontanò a passo svelto, rivolgendo brevi risposte a coloro che la salutavano. Raggiunse in breve la Tata, che la stava aspettando in fondo al grande salone.
"Eccoti finalmente" la rimproverò, per poi prenderla per un braccio e trascinarla poco lontano, dove un gruppetto di quattro, forse cinque uomini parlottavano fra loro.
"Perdonate l'attesa signori"
Quattro di loro si aprirono, lasciando libera la visuale al quinto, un giovane ragazzo dai capelli rossi e la carnagione cadaverica, smunto e con gli occhi infossati, seduto su una sedia a rotelle. Puntò subito le piccole iridi marroni su Ayame.
"Signor Satou, spero si ricordi della mia Ayame" riprese la Tata.
"Come dimenticare una simile bellezza. Spero che valga lo stesso per lei" rispose con voce fievole il ragazzo, continuando ad osservare Ayame.
"Certo che mi ricordo di te, Josuke". Come poteva dimenticarselo, era comparso in casa sua dopo una sua ennesima bravata. La sua sistemazione, il suo futuro marito, colui che avrebbe saputo gestire al meglio il suo patrimonio. Cercò di sorridere a Josuke e di non incolparlo del suo infelice destino, in fondo anche nel suo caso la scelta era stata fatta da altri. Scelta da cui aveva capito di poter trarre solo vantaggi e che quindi aveva accettato senza discussioni.
"Oggi è il grande giorno, Ayame" continuò il ragazzo, spingendo la sedia a rotelle per avvicinarsi a lei. Gli altri uomini e la Tata si allontanarono con discrezione.
"Già, finalmente ci siamo". Un'impazienza forzata trapelò dalle sue parole.
"Non mi sembri molto entusiasta"
"No...è solo...non riesco ancora ad abituarmi all'idea che sarò moglie...così giovane". Ayame sapeva che Josuke era la persona più buona del mondo e non era suo desiderio ferirlo.
"Beh, questa sera sarà solo annunciato il fidanzamento. Per le nozze ci vorrà ancora tempo. E comunque l'idea spaventa anche me"
"Davvero?"
"Non sai quanto" si avvicinò ancora di più e le prese con dolcezza la mano "Ho paura di non renderti felice, Ayame. So che non è stata una tua scelta e ti giuro che mi impegnerò affinchè possiamo essere ugualmente una famiglia felice"
Ayame lo guardò con tenerezza, colpita dalla comprensione e dalle dolci parole di Josuke.
"Ne sono sicura" rispose a fil di voce. Sentì le lacrime pungere sotto le palpebre, ma non erano di gioia e commozione, come forse pensò Josuke, che le sorrise dolcemente.
"Scusa, ho bisogno di prendere un po' d'aria"
Ayame si allontanò seguita dallo sguardo di Josuke, che non riuscì a vedere le lacrime sgorgare prepotenti dai suoi occhi. Cercò di tenere la testa bassa per nasconderle alla vista degli ospiti, coloro che erano venuti ad assistere alla scomparsa della vecchia Ayame, sorridente e solare, per veder nascere quella nuova, moglie devota di un uomo che non avrebbe mai amato, ma a cui non avrebbe potuto dare alcuna colpa per la sua infelicità. Spalancò la grande porta-finestra e uscì sull'immensa balconata rivolta verso il giardino, per mostrare al cielo il suo volto rigato dal pianto.

Una mano si posò sulla spalla si Shun, che si voltò di scatto incrociando lo sguardo glaciale di Hyoga, perfetto dentro il suo smocking. Anche Seiyae Shiryu si voltarono verso di lui.
"Che ci fai qui?" domandò Seiya sorpreso.
"Non volevo più scappare" rispose rivolto soprattutto a Shun, che annuì sorridente. "Dov'è?" gli chiese subito dopo.
"L'ho vista uscire sul balcone di gran fretta. Credo sia la tua occasione"
Hyoga sospirò e si immerse a passo deciso tra gli invitati, diretto alle grandi vetrate.

Buongiorno a tutti!
Ho notato con piacere che quasi tutti avevate capito come avrei sistemato Ayame, ma non preoccupatevi, tutto andrà secondo i piani. L'entrata di Josuke era necessaria per l'evolversi della storia, non sarà solo una comparsa...
Ringrazio tutti i lettori, roxrox, ti con zero e Snow Fox che continuano a commentare, cosa che mi fa molto molto molto piacere, e coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti :)
Al prossimo aggiornamento!
   
 
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