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Autore: PersephoneAm    25/06/2015    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Passai il pomeriggio sul divano, leggendo "Il codice da Vinci", di Dan Brown. Quando si ha avuto una giornata di merda, l'unico modo per non pensarci era quello di buttarti su una lettura coinvolgente, che non ti lasciasse il tempo per niente e nessuno.

Alex era uscito, Silvia e Stefano erano andati con Teo a comprare qualcosa per la cena e io ero a casa da sola, ma in compagnia di Darko, che STRANAMENTE stava dormendo al mio fianco sul divano.

Gli carezzai la testolina e le orecchie. «Dopo facciamo una passeggiata eh! Altrimenti diventerai una palla.»

Lui aprì gli occhi e mi leccò la mano, tornando poi subito a dormire. Ogni cosa che facesse quel cagnolino, mi trovavo sempre a sorridere.

Ero arrivata alla parte in cui i protagonisti stavano per scoprire un importante indizio per la soluzione del caso, quando il telefono prese a squillare.

Lo afferrai e accettai la chiamata. «Pronto?»

«Alli!»mi rispose qualcuno. «Sono Tony.»

Per un attimo rimasi basita, staccai il telefono dall'orecchio e guardai il display, vedendo che effettivamente c'era scritto il nome del ragazzo. Mi ero veramente dimenticata di telefonarlo! «Tony? Sei davvero tu?»

Lo sentii ridere. «Eh si! Ascoltami devo passare subito al sodo perché ho poco tempo, poi ci sentiremo meglio stasera... Mia madre dovrebbe presentare la sua linea di moda a Roma, il mese prossimo e vorrebbe fare anche un book con altri suoi capi, ti andrebbe di farle da modella?»

Spalancai gli occhi, sorpresa. «Ma sei sicuro di volere me?»

«Certo! Ho fatto vedere a mia madre una tua foto e le sei piaciuta dalla prima volta che ti ha vista.»

«Certo, per me non c'è problema, ma dobbiamo capire meglio come organizzarci, Tony.»dissi io.

«Per la casa non c'è problema, verrai a stare da noi. Ma se ti serve anche un passaggio, dimmelo!»

«Chiedo a mio fratello, Tony. Magari mi porterà lui.»

«Ok, comunque stasera ci sentiamo meglio, dai. A più tardi!»

«A dopo, Tony, ciao!»

Riagganciai con la mano tremante. Era stato carino Tony a pensare a me per il book di sua madre, ma quello che mi entusiasmava di più era l'idea di Roma, la Città Eterna! Non c'ero stata nemmeno una volta e avevo sempre voluto visitarla. Era un sogno che avevo fin da bambina e forse tra due mesi si sarebbe avverato. Capii subito che non sarei stata nella pelle a sapere che avrei visitato Roma, dovevo subito dirlo a T...

Fermai il mio flusso di pensieri, aggrottando la fronte. Avevo pensato a lui e subito mi ero fermata: sapevo che non l'avrei dimenticato facilmente, ma non era possibile che alla prima novità mi venisse da chiamarlo!

Chiusi di scatto il libro, sbuffando e poi lo riaprii. In quel momento la porta si aprì, anzi si spalancò e Darko per lo spavento prese ad abbaiare. Se iniziavamo così a quel povero cucciolo sarebbe preso un infarto!

Mi voltai verso la porta e rimasi esterrefatta da chi trovai sulla soglia.

«Cosa ci fai ancora qui?»gli chiesi, tornando con l'attenzione al libro.

«Riprendo la persona che è mia!»rispose lui. «Alli, lascia che ti spieghi cosa è successo l'altra sera.»

«Tommy.»lo interruppi, chiudendo di scatto il libro. «Io sono stanca.»

Lui mi guardava senza comprendere quello che gli avevo detto pochi istanti prima, quindi mi alzai in piedi e mi avvicinai a lui: la chimica dei nostri corpi non era per niente sparita!

«Di cosa sei stanca?»mi domandò lui, cauto.

«In questi giorni ho aspettato una tua telefonata, non di scuse, perché so che ho colpa anche io di essere sparita e non aver chiesto dei chiarimenti, ma almeno una tua chiamata per chiedermi con chi ero, se ero a casa. Non hai chiesto nulla di queste cose, mi hai solo detto che per te sono un peso!»

«Ma non è vero questo!»mi interruppe lui.

«Beh, non l'hai detto proprio esplicitamente, ma io ho capito che per te ero un peso.»

«Come al solito hai interpretato male, Alli!»mi disse lui. «Io mi ricordo bene di averti detto che non riesco a gestire tutto in una volta. Non riesco ad andare ai ritiri di calcio e a non pensare a te, non riesco a concentrarmi sulla scuola, perché penso a te.»

Lo guardai intensamente, aspettando che continuasse a parlare.

«Ascolta, visto che vuoi una spiegazione: il motivo per cui mi sono chiuso in camera, domenica sera, è perché volevo mollare il giro e lasciare tutto a Ste, ma mio zio mi ha fottuto con la storia del locale e so che, alla fine, uno dei ragazzi ci andrà di mezzo, se dovessero scoprire a cosa serve quel locale, perché sono assolutamente sicuro che qualcuno scoprirà qualcosa!»

«Volevi... mollare?»mormorai, inghiottendo il groppo e abbassando la testa.

«Si, per te. Ma ora non ho idea di come fare: mio zio mi ha incastrato fino al momento in cui il locale aprirà, lo sai?»

In un attimo tutto mi fu chiaro: ero stata io a essere contraria fin dall'inizio per quella storia, fin da quel giorno in cui Tommy e gli altri erano usciti di casa e avevano massacrato di botte Christian e i suoi scagnozzi. Aveva detto a suo zio di voler lasciare tutto, l'aveva fatto per me e io non mi ero accorta di nulla, per come ero presa dalla scuola, dalla patente e da altre mille cose.

«Mi sento uno schifo!»dissi, portando la mano alla fronte.

«Non devi.»

«E quel bacio con Sara, invece ? Lo sai quante foto di quel bacio e quanti insulti ho ricevuto?»

«Insulti?!»chiese stranito, aggrottando la fronte.

«Lascia stare!»sospirai. «Ma la foto... per me è stato troppo, Tommy.»

«Alli, ti giuro che quella stronza mi ha offerto da bere non so neanche quanti giri di vodka!»

«Perché hai bevuto?»

«Non volevo pensare a niente, volevo dimenticare tutto e basta!»mi spiegò lui.

«Dimenticare?»

«Dimenticare la persona che mi sta rovinando la vita.»disse lui, facendomi irrigidire.

Stava parlando di me? Io gli stavo rovinando la vita?

«Mio zio non mi lascerà mai in pace, Alice. Sta rovinando tutto quello che ho di più bello: le mie amicizie, il nostro rapporto, ... tutto perché sa che, quando me ne andrò, perderà una grossa fetta di guadagni.»

Tirai un inopportuno sospiro di sollievo: ero felice che io non c'entrassi nulla con il dispiacere di Tommy; ma sapere che un suo familiare, suo zio, fosse la fonte di tanto male... Non avevo parole!

«Stamattina sono venuto qui appena ho visto la foto sul mio telefono, sperando che tu mi lasciassi spiegare. Ma poi ti ho trovata con il medico e mi è preso il panico!»continuò lui.

«Il panico? Perché?»gli domandai, confusa.

Lo vidi avvicinarsi a me, fino a prendermi il volto tra le sue mani. «Non sopporto vederti stare male, Alli. Come te lo devo dire?»

«Tommy...»

«Ammettilo: lo sapevamo fin dall'inizio che non sarebbe stato facile tra noi due, ma abbiamo lottato fino ad ora per stare insieme, quindi perché vuoi buttare all'aria questi sei mesi?»

«Io non voglio buttarli all'aria, se mi lasci parlare ti direi che non è un problema, per me, buttarmi alle spalle il tuo bacio con Sara, perché è stato solo un bacio vero?»

«Si.»disse una terza voce.

«Simo!»lo salutai, mentre lui entrava dalla porta, lasciata aperta da Tommy.

«Ciao, Alli!»mi sorrise lui. «Sono venuto solo per dargli man forte!»

«Perché? Ne ha bisogno?»gli chiesi, guardando Tommy.

«No, ma era solo per dirti che è vero che era ubriaco e che ha quasi messo le mani addosso a Sara, quando si è accorto che era lei.»

«Cosa?!»esclamai, ridendo.

«Diciamo che Simo mi ha buttato un bicchiere d'acqua addosso e mi sono ripreso dalla botta dell'alcol!»mi spiegò Tommy, sedendosi sul divano. «Quando ho capito cosa lei voleva fare era troppo tardi e una sua amica aveva già scattato quella foto.»

«Mi stai dicendo che aveva architettato tutto?»dissi, sconvolta. «Quella dovrebbe fare l'attrice in qualche soap opera americana!»

Tommy e Simone scoppiarono a ridere, mentre io mi sedevo accanto a Tommy.

-«Beh, vi è piaciuta la mia entrata ad effetto?»scherzò Simo.

«Era da Oscar.»ridacchiai.

»Comunque, il mio compito è finito.»disse, facendo un inchino. «Ora me ne torno in macchina, signori. Tommy, ti aspetto fuori.»

Si avvicinò per baciarmi sulla guancia, poi se ne andò.

Mi sentii subito in imbarazzo, da sola con lui a casa, non sapevo perché. Era come se mi sentissi in colpa per non averlo creduto e per aver dato retta agli altri e non a lui.

«Ho sbagliato tutto, vero?»gli chiesi a un certo punto.

Lui mi guardò confuso. «Cosa hai sbagliato?»

«Tutto. Con te ho sbagliato tutto, Tommy.»mormorai, coprendomi il viso tra le mani.

«Alli, non hai sbagliato niente!»mi disse, inginocchiandosi davanti a me e prendendomi le mani tra le sue. «Io e te non abbiamo sbagliato nulla. Chi si è intromesso fra noi ha sbagliato, non tu. Non io.»

«Avrei potuto...»singhiozzai, smettendo di parlare.

«Parlare con me?»ipotizzò lui. «Sai, capisco quello che hai fatto, davvero!»

«Come fai?»gli chiesi. «Come fai a capire?»

«Perché anche io me ne sarei andato, se tu mi avessi sbattuto la porta in faccia, dopo avermi rifiutato. Anche io mi sarei incazzato se ti avessi vista baciare un altro!»

Rimango in silenzio, mordicchiandomi il labbro. Poi lui si alzò dal divano e andò alla porta. «Stavo pensando di andare a casa di mio fratello, da mio nipote.»

Si voltò verso di me, abbassando la maniglia. «Ti aspetto in macchina!»

Detto questo uscì e chiuse la porta, lasciandomi da sola a fissare il camino di casa mia.
   
 
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