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Autore: deborahdonato4    25/06/2015    2 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Quando Will entrò in casa, capì subito che ci fosse qualcosa che non andava. Nico e Christal guardavano la tv a basso volume, uno stretto all'altra, in silenzio. Nelle ultime settimane, Will non li aveva mai trovati in quella situazione.
Chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò al divano. Sfiorò i capelli di Nico.
«Ehi.» lo salutò.
Nico sussultò e strinse a sé la bambina, alzando lo sguardo su di lui. Lo studiò per un secondo con sguardo vacuo.
«Ehi.» rispose Nico, senza entusiasmo.
Will lo esaminò. «Vado a fare la doccia.»
«Ah, sì, okay.» annuì Nico.
Will rimase in bagno dieci minuti, notando la vasca usata e i vestiti di Christal sparsi per il bagno. Strano. Nelle ultime settimane, Nico si era intestardito, non era per nulla intenzionato ad aiutare la bambina a fare la doccia. A quanto pareva, quel giorno aveva cambiato idea.
Will si stava controllando le occhiaie allo specchio quando Nico entrò in bagno, lasciando socchiusa la porta. Gli occhi da medico di Will videro subito la benda bianca che gli fasciava la mano.
«Cos'hai fatto?» domandò subito il figlio di Apollo, avvicinandosi e prendendogli la mano ferita tra le sue.
«Ho aggredito un tipo.» rispose Nico, con una scrollata di spalle.
Will sgranò gli occhi e commentò: «Sai, con quel tono di voce, di solito dico ai parenti che il paziente è sopravvissuto senza complicazioni.»
Will sfasciò la benda e controllò la ferita. Individuò tagli attorno alle nocche, e subito mormorò un incantesimo di guarigione. Quando la pelle pallida del figlio di Ade fu di nuovo compatta, Will alzò lo sguardo.
«Cos'è successo?» domandò. «Perché hai aggredito un tipo?»
Nico scrollò le spalle e non rispose. Will si chiese cosa potesse turbarlo così tanto. Gli diede un bacio e lo spedì di nuovo sul divano mentre ordinava le pizze. Era la sua unica arte culinaria.
Si sedette sul divano insieme agli altri, e si trattenne dal chiedergli come fosse andata la giornata.
«C'è una sorpresa sul letto.» gli disse Nico, abbozzando una sottospecie di sorriso. «Ti piacerà.»
Will socchiuse le palpebre, cercando di cogliere un segnale dal volto di Nico o dalla figlia, che lo osservava sorridendo, gli occhi scuri ricoperti da una patina di angoscia, e balzò in piedi. Corse in camera e lanciò un urlo entusiasta alla vista del Minion alto un metro steso sul letto. Corse ad abbracciarlo.
«Mi piace!» esclamò Will, raggiante, voltandosi verso la porta. Nico lo aveva seguito e ora stava con la spalla appoggiata allo stipite della porta. «È meraviglioso! Come hai fatto a vincerlo?»
«Con una capacità che non vuoi che sviluppi.»
Will aggrottò la fronte. «Hai ripetuto l'alfabeto ruttando? Al contrario di quello che dice Jem, non è per niente sexy.»
«No, non quella capacità.» Nico mimò il gesto di sparargli, e Will fu tentato di lanciargli addosso il peluche.
«E Christal non ha detto niente?»
«No.»
Will affondò il volto nel peluche giallo, poi tornò a guardare Nico. Gli si avvicinò stringendo il Minion.
«Cos'è successo?» chiese, piano, occhieggiando Christal sul divano. «È successo qualcosa alle giostre? Sei stato attaccato dai mostri?»
Nico scosse la testa, e aggiunse: «Non voglio parlarne. Come è andata la tua giornata? Hai operato quel poliziotto? Sei riuscito a salvarlo?»
Will annuì, ripensando alla sua giornata. Aveva finito di operare prima dell'ora di pranzo, e il suo superiore gli aveva ricordato del suo giorno libero. Will era andato a pranzo dai genitori, aveva fatto una passeggiata con Danny, ed era corso a casa di Gideon quando il fratello maggiore lo aveva chiamato per dirgli che Jon stava male. Lasciando la casa di Gideon, si era scontrato con Jem e Raphael, diretti al lavoro. Poi era tornato a casa.
«Nico, per favore.» disse Will, osservando il marito negli occhi. La fede al dito non gli era mai sembrata così pesante, prima di allora. «Cos'è accaduto? Sei stato attaccato da un mostro?»
Nico si mordicchiò il labbro, poi sospirò. «Ma non dare di matto, quando ho finito.» gli disse.
Will annuì.
Nico si fece coraggio e gli raccontò cosa fosse successo. Il quasi rapimento di Christal e dell'altro bambino, la ragazza che lo aveva distratto, come si era fatto male alla mano, Christal che era scoppiata a piangere prima in auto e poi nella vasca da bagno...
Will rimase in silenzio dopo che Nico ebbe finito di parlare. Non si guardarono in volto. Uno era scioccato, l'altro esausto.
«Be'...» mormorò Will, sforzandosi di trovare le parole adatte, ma non ci riuscì. Aveva male al cuore al pensiero di quello che era successo quel pomeriggio, in sua assenza.
Nico rimase in attesa.
«Sei stato in gamba, Nico.» disse Will, infine.
Nico strinse gli occhi. «Tutto qui?» disse. «Insomma, ho rischiato di perdere nostra figlia, e tu mi dici...»
«Sei riuscito a ritrovarla.»
«E se non ce l'avessi fatta? Will...» Nico si massaggiò le tempie e mormorò: «Avremmo dovuto avere un figlio nostro. Almeno i mostri li so combattere. Invece, gli umani... non so come difenderla dagli umani.»
Nico teneva gli occhi puntati sul pomello della porta. Si sentiva esausto, stravolto, e il cuore gli doleva, gli batteva così forte da fargli male. Aveva avuto paura di perdere Christal, di tornare a casa senza di lei. Ne aveva lette di storie di quel genere, sui figli rapiti, e ascoltava anche il telegiornale. Il solo pensare che stava per succedere anche a loro...
Will lo abbracciò, capendo il suo turbamento. Si chiese cosa avrebbe fatto lui in quella situazione. Tra i due, Nico era il più forte, quello che non si tirava indietro se c'era da inseguire un furgone per due isolati. Mentre lui... cos'era capace di fare senza un bisturi in mano?
«Ne ho sentito parlare alla radio.» mormorò Will, senza riflettere. «E non mi è nemmeno passato per la testa di collegare il tutto con te e Christal. Mi dispiace non esserci stato.»
Nico lo strinse senza aggiungere una parola.

 

Quando suonarono alla porta, Will aprì e pagò i venti dollari per le pizze. Lasciò il resto al fattorino, e riunì la silenziosa famiglia a cena.
Will tenne gli occhi puntati su Christal. Il giorno seguente le avrebbe programmato un incontro con la psicologa dell'ospedale, la sua amica Kate Owl. Le due si conoscevano già, Kate aveva avuto in cura Christal dopo l'incidente che si era portato via i suoi genitori. E a Christal la donna stava simpatica.
Ma Nico... Will spostò lo sguardo sul figlio di Ade... Lui era un'altra faccenda. Aveva ancora il terrore di perdere Christal, e lo capiva. Portare lui dalla psicologa dell'ospedale sarebbe stato uno sforzo eccessivo.
Quando finì la pizza, Christal andò in bagno a lavarsi i denti, diede un bacio sulla guancia di Will e sparì in camera sua a dormire. Nico si offrì di andare a buttare le scatole della pizza, e tornò in casa dopo un quarto d'ora, con sguardo arcigno.
«Io vado a letto.» lo avvertì, dirigendosi in camera.
Will si affrettò a spegnere la tv e lo seguì. Si spogliarono e Will posò il grande Minion alla sedia della scrivania. Quando si voltò verso il letto, Nico era già steso sotto le coperte, intento a contemplare il soffitto.
«Sai, non te ne volevo parlare, ma invece lo farò lo stesso.» disse Will, infilandosi sotto le coperte e passando una gamba attorno a quelle di Nico. «Ti ricordi, mmh, una decina di anni fa?»
«Che cosa, esattamente?» chiese Nico, senza guardarlo. «La guerra contro Gea? La "morte" di Leo? Io che sono sparito negli Inferi per dieci mesi?»
«No, intendevo quando abbiamo lasciato il Campo Mezzosangue per venire a vivere qui. Te lo ricordi?»
Nico grugnì. Aveva memoria solo di un gruppo di semidei che lo abbracciavano e lo salutavano e tante mani sudate che stringevano la sua.
«Ecco, ricordi il Signor D?»
«Come potrei dimenticare il Signor D?»
«Giusta osservazione. Ricordi come ti ha chiamato il Signor D, quel giorno, prima che lasciassimo il Campo?»
Nico scosse la testa. «Non ricordo cos'abbiamo mangiato ieri a pranzo. Come puoi sperare che io ricordi una frase detta dal Signor D più di dodici anni fa?»
Will sorrise, divertito, e fu sul punto di ricordarglielo quando la porta si aprì e comparve Christal. Come nelle ultime settimane, Will e Nico controllarono di avere almeno un capo addosso - Nico indossava solo un vecchio pantalone di tuta - prima di guardarla.
«Posso dormire con voi?» domandò Christal, titubante, gli occhi puntati su Will. «Non riesco a dormire.»
Will annuì e si separò da Nico. La bambina si arrampicò sul letto, si infilò sotto le lenzuola e, con sorpresa di entrambi i papà, si voltò verso Nico e gli si avvinghiò contro.
Will spense l'abat-jour augurando ad entrambi la buonanotte, fingendo di non aver visto gli occhi del marito riempirsi di lacrime. Quando la luce fu spenta, si girò anche lui di lato, dando un leggero bacio sulla testa alla piccola Christal.
 

Christal si addormentò dopo una decina di minuti, e Nico la portò a letto, dandole un bacio sulla fronte. Si divertì molto a rimboccarle le coperte, e quando tornò da Will si sentì più leggero, più tranquillo.
Nico lasciò la porta aperta, in modo che Zen potesse dormire sul letto con loro, e quando tornò sotto le coperte, sussultò. Will aveva acceso di nuovo l'abat-jour.
I due si guardarono con attenzione.
«Cosa c'è?» borbottò Nico, imbarazzato. «Avrei dovuto lasciarla dormire con noi tutta la notte?»
Will scosse la testa, sorridendo appena. Il suo tenebroso orsetto...
«Hai fatto bene a portarla di là.»
Nico annuì poi aggiunse, esitante: «Sappi che non sono dell'umore adatto.»
Will rise. «Fammelo segnare sul calendario. È una data da ricordare.»
L'altro sbuffò.
Will gli si accoccolò vicino, e Nico gli accarezzò distratto la schiena.
«Cosa stavi dicendo, prima?» disse il figlio di Ade. «Riguardo il Signor D?»
«Oh, sì, giusto!» annuì Will, cercando di mettersi seduto, ma il suo fu un movimento goffo, e diede una gomitata a Nico tra le costole. «Il Signor D, quando stavamo andando via dal Campo, ti ha chiamato due o tre volte Aaron Navarro.»
Nico scosse la testa. «Non me lo ricordo.» ammise. «Tu come fai a ricordartelo?»
«Tesoro, io ricordo tutto.»
Nico roteò gli occhi fino al soffitto. Will gli accarezzò l'addome, pensando che anche lui doveva tornare al più presto in palestra, e rimase in attesa.
«Perché me lo hai ricordato?» domandò infine Nico, esasperato dal fatto che Will non intendesse aprir bocca. «Perché mi hai ricordato che il Signor D non sapeva il mio nome?»
«Oh, fidati, lui se lo ricorda, il tuo nome. Chi non se lo ricorda?»
«Stai per caso cercando di dirmi che ho un nome famoso quanto quello di Harry Potter? Non ci sarà bambino nel nostro mondo che non conoscerà il suo nome?»
«Oh, per gli Dei, Nico. Sgonfia il tuo Ego.»
Nico si lasciò scappare una risatina, e Will riuscì a mettersi seduto e a guardarlo dritto negli occhi. Nico notò che l'altro aveva le guance arrossate. Non era un buon segno.
«Ecco, oggi, in ospedale, c'erano quei tre poliziotti feriti.» gli ricordò, e Nico annuì lentamente. «E uno di loro...»
«Si chiama Aaron Navarro?» disse Nico, alzando le sopracciglia. «Non mi sembra questa gran novità. Insomma, se non ricordo male, il Signor D ti ha chiamato Wilbur Smith, e Wilbur Smith è uno scrittore.»
«Non è il poliziotto ha chiamarsi Aaron Navarro.» lo tranquillizzò Will, per poi aggiungere: «Ma suo figlio.»
Nico aprì la bocca per un secondo, la richiuse, e riprovò. «Quel tipo sta bene, vero?» domandò. «Cioè, non sta per morire, vero?»
«No, è fuori pericolo. Per il momento. Ma è andato molto vicino alla morte.»
«Be', mi spiace per lui.»
Will fece una smorfia. «Che sia ancora vivo o che ha rischiato la morte?»
«Che abbia rischiato la morte. Will, William, perché ho la cattiva impressione che tu mi stia per chiedere di adottare quel bambino?»
«Be', non te lo sto chiedendo.» sbuffò Will, incrociando le braccia al petto. «Il padre è ancora vivo, e sta bene. Volevo solo dirti che ho incontrato un bambino con lo stesso nome usato dal Signor D.»
«Come ho detto, Wilbur Smith...»
«Sì, sì, ho capito.»
Will si coricò sul letto, le mani intrecciate sotto la testa, e Nico si appoggiò contro di lui, studiandolo.
«È un figlio di Atena.» disse infine Will.
«Chi? Il poliziotto?»
«No, Aaron Navarro. Quando ho chiesto all'uomo informazioni sulla moglie, lui mi ha detto che non la conosceva, e poi si è lasciato scappare che fosse figlio di Atena.»
«Mmh.» disse Nico. «Annabeth ha un altro fratello. La chiami tu per darle la notizia?»
Will scosse la testa, poi mormorò: «Stavo pensando...»
«Che vuoi accidentalmente uccidere l'uomo durante un operazione, ma non prima di avergli chiesto di farti diventare il padrino del bambino? No, Will. Insomma, oggi ho avuto una giornata stressante, abbiamo rischiato di perdere Christal, la nostra bambina, e stai già pensando di adottarne un altro?»
«No, Nico, mi hai frainteso, io...»
«Sì, certo.» sbottò Nico, scendendo dal letto e afferrando il cuscino. «Sono sicuro di averti capito benissimo. Vado a dormire sul divano.»
Will scoppiò a ridere e gli fece cenno di tornare sotto le coperte. Nico continuò a tenere il suo cipiglio arrabbiato per un altro lunghissimo minuto, prima di decidere di tornare a letto. Risistemò il cuscino e fece cenno a Will di parlare.
«Stavo dicendo... che forse faremmo meglio a conoscere quell'uomo.» disse Will. «Insomma, suo figlio è un semidio come noi, e sono sicuro che lui non capisca la gravità di questa situazione.»
Nico lo scrutò. «Vuoi diventare suo amico? E poi invitarlo ad un pigiama party?»
«No. Per gli Dei, Nico...»
«Sì, sì, ho una mente strana, e bla bla bla. Will, sei sicuro di quello che mi hai detto?»
Will si trattenne per un altro secondo prima di sbottare: «D'accordo, mi hai beccato. Stavo per chiederti esattamente quello. Di adottare il piccolo Aaron in caso al padre fosse successo qualcosa. Ma tu devi sempre parlare a sproposito.»
«Non parlo a sproposito. Ormai ti conosco troppo bene, William.»
«Non chiamarmi William, altrimenti ti restituisco il favore, Nicola
Nico avvampò. «L'ultima persona che mi ha chiamato Nicola è stato quel tipo al nostro matrimonio.» borbottò.
«Ah, giusto.»
«Comunque, vuoi davvero uccidere quel pover'uomo?»
«Certo che no, questa è stata un'idea tua. E poi, non è mio paziente, io mi sono occupato di un suo collega. Ma se dovesse capitargli qualcosa...»
«No.» sbottò Nico, guardandolo torvo. «Christal è più che sufficiente, Will. Abbiamo una figlia. Basta così. Non ne voglio avere altri. Insomma, ti rendi conto del mondo in cui viviamo? È uno schifo, e non voglio mettere a repentaglio la vita di un altro bambino...»
«Ma lui è un figlio di Atena, quindi andrebbe a vivere al Campo Mezzosangue quando...»
«Ah, e quindi? Non so se siano meglio i mostri, o gli esseri umani con i loro comportamenti disastrosi. Non adotterò un altro figlio, Will. Christal mi piace, ed è sufficiente. Io ti amo, Will, cerca di non dimenticarlo, ma non ho alcuna intenzione di lasciarti comandare una seconda volta. Non ho intenzione di avere un altro figlio. Siamo intesi?»
Will annuì, e aggiunse: «Era solo un'idea. E poi il padre è ancora vivo...»
«Certo, certo.» Nico lo sondò con lo sguardo. «Ma almeno abbiamo messo le cose in chiaro. Non voglio altri figli oltre Christal. Siamo d'accordo? Non ne voglio altri. E non ti lascerò mai il permesso di adottarne un altro. M A I
Will gli augurò la buonanotte senza aggiungere una parola, e si trattenne a stento dallo sorridere mentre Nico gli posava la guancia contro la spalla e gli passava un braccio attorno al petto.
«Sei un ottimo padre, Nico.» mormorò, accarezzandogli i capelli. «Lo sai?»
«Will, credevo che...»
«Qualsiasi cosa sia successa oggi, tu rimani sempre un ottimo padre.»
Nico tenne gli occhi chiusi e borbottò: «Ti ringrazio. Ma ribadisco il mio mai!»
Will ridacchiò, e chiese: «E che ne pensi, invece, di cambiare casa?»
«Perché dovremo cambiare casa?»
«Siamo in tre, Nico. E questa casa inizia a restringersi.»
«Ma ci sono dei bei ricordi, tra queste mura. Per non parlare del pubblico che ti attende quando esci fuori nudo sul balcone.»
Will sorrise tra sé. «Sì, be', credo di poter fare a meno del mio pubblico.»
Nico alzò lo sguardo su di lui, lo studiò e infine sospirò. «Non mi va molto l'idea di traslocare, a dirti la verità.»
«E se ti dicessi che c'è una casetta libera a pochi numeri di distanza da quella di Alec?»
Nico si illuminò. «Inizio a fare le valigie domani.»
Will borbottò e gli diede un bacio sulla gola, prima di avvinghiarsi a lui per dormire.

   
 
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