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Autore: _LadyMary_    14/01/2009    1 recensioni
Quando Jane si lasciò con il suo ragazzo, pensava che la sua vita sarebbe finita lì. Ma scoprì che c'era di peggio al mondo, qualcosa di incredibilmente doloroso...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero felice. Per la prima volta nella mia vita ero felice. Riuscivo persino a sorridere, e tutto grazie a lui. Non saprei spiegarvi quando capii che ero innamorata di Kristian, ma da quel momento la mia vita è cambiata radicalmente. Il mio nome è Jane, vivo in un paesino sperduto tra le montagne del Canada, di quelli che hanno smesso di segnarli anche nelle cartine, CaliforniaTown. Buffo come nome non trovate? Non solo perchè il caldo della California, quella vera, neanche riusciamo a immaginarlo, ma anche perchè gli abitanti,1563, sono almeno un cinquecentesimo, se non di più del magnifico stato americano. Patetico?Si, decisamente. Eppure, in neanche duemila teste, sono riuscita a trovare l'uomo della mia vita, o almeno così credevo fino a ieri. Fino a quando, con il suo solito modo spavaldo e plateale, non mi ha annunciato di voler chiudere definitivamente. Ma non sono triste, nè depressa, solo...vuota. Si, penso che sia questo l'aggettivo per descrivere il penoso stato del mio intestino che mi costringe a rimanere bloccata sul lavandino del bagno da almeno due ore. Mentre guardo gli ultimi resti del mio pranzo ridotti in un'orrenda poltiglia verde, provo a immaginare come sarà il resto della mia vita senza di lui: tutti i miei progetti, tutti i sogni e fantasticherie sparite nel nulla. Non sono arrabbiata con lui, come potrei esserlo. Io lo amo. Lo amo più di qualsiasi cosa e non ho nessuna intenzione di dimenticarlo. Anche se questo significherà soffire chissà per quanto, aspetterò il momento in cui riuscirò a chiudere gli occhi, vedere il suo volto e non scoppiare a piangere. Per ora rimane un'illusione. Distolgo un secondo lo sguardo da quell'immagine e guardo fuori dalla finestra. E' ancora buio pesto, saranno le due, al massimo le tre. Chissà se riuscirò a resistere almeno per stanotte. E con questo pensiero torno in camera, distrutta, aspettando che il sonno si impossessi dei miei sensi.


Una donna cammina nel bosco, lo sguardo fisso davanti a lei, sembra parecchio sconvolta. Sta aspettando qualcosa, ma non riesco a capire cosa, ha paura. Mi viene quasi un colpo quando capisco che la ragazza sono io. Ma sono diversa, più grande di parecchi anni, sono spuntati persino i primi capelli bianchi e le rughe. Poi la sua, o la mia, espessione cambia, si tranquillizza e sorride. E' arrivato il suo principe azzurro, tremendamente simile a Kristian. Le si avvicina, sta per prenderla, quando improvvisamente tutto cambia: ora i due sono in una radura, è sera e piove a dirotto. Lui non ha più lo sguardo sereno e affascinante di prima, sembra severo, arrabbiato. La porta sotto un albero, i vestiti zuppi, le urla delle inguirie in una lingua incomprensibile; lei si dimena, prega, piange, ma il principe non la lascia. La strattona, vuole ucciderla...


Mi sveglio urlando, con la fronte bagnata di sudore e in ginocchio sul letto, Non ricordo di aver assunto quella posizione. E' solo un sogno, soltanto un inutile, sciocco incubo, mi ripeto. Mia madre è salita di corsa nella mia stanza, mi guarda come se fossi un indemionato in attesa di essere esorcizzato. Dovrei calmarla un pò, ma non sono così sicura di riuscire a parlare. Ricambio lo sguardo, i muscoli contratti, la mascella serrata, e scoppio a piangere.
"Forza tesoro, muoviti o farai tardi a scuola, sei sicura di volerci andare? Una giornata di riposo ti farebbe bene..." "No papà, tutto a posto, sto bene". E' strano sentirmi chiamare tesoro, in casa è una parola che si usa solo in situazioni speciali. Beh, forse per lui, mio padre, questa lo è.
Anche se non ho mai amato la scuola, devo ammettere che è uno dei posti più confortevoli in questi momenti. Certo, prendere due all'interrogazione di filosofia per aver completametne dimenticato di aprir libro non è una bella cosa, ma almeno non sento il bisogno di rimettere ogni cinque minuti. Ciò che mi fa più paura, adesso, sono gli spazi vuoti, i momenti in cui non ho niente da fare, e so che la mia mente lo cercherà; per ora mi concentro sull' eccellente spiegazione sugli algoritmi del professor Stangley.
"Ehi Jane c'è qualcosa che non va? Non ti ho mai visto così pallida" Nenanche mi sono accorta del mio migliore amico, Ken, tanto sono immersa nei miei pensieri.
"Ehi ciao Ken, no tutto a posto, sono solo un pò stanca" Spero che se la beva, non ho voglia di parlare, tantomeno con un ragazzo. Da un pò di tempo mi danno sui nervi.
"Sicura? E' per la storia di Kristian? Secondo me dovreste parlare, ieri stava parecchio ubriaco, magari neanche si ricorda" "Grazie per la sensibilità, Ken, avevo proprio bisogno di qualcuno che me lo ricordasse..." Penso di averlo offeso, ma non importa, capirà... Un ghigno si dipinge sulla mia faccia: sono migliorata a fare l'acida. 10 punti a mio favore.

  
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