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Autore: candis_    25/06/2015    0 recensioni
Poi, con un gesto improvviso, alzai la testa e gettai la penna insieme al libro verso il pavimento, dove rimbalzarono senza danni.
Era tutto troppo ridicolo.
Da quando in qua io, Harry Styles, avevo paura di incontrare la gente?
Da quando in qua avevo paura di qualcosa?
Mi alzai e rabbiosamente infilai le braccia nella camicia di seta rossa. Non diedi nemmeno uno sguardo allo specchio sopra il cassettone, sapevo cosa avrei visto. Harry Styles, bello, riccio, alto, occhi verdi, all'ultimo anno di liceo, il ragazzo che tutti volevano, maschi o femmine che siano. Che in questo momento aveva un'insolita espressione accigliata e le labbra serrate.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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4 settembre. Caro diario, oggi succedera qualcosa di terribile. Non so perché l'ho scritto. É pazzesco. Non ho nessun motivo per essere turbato, invece ne ho molti per essere felice, eppure... Eccomi qui alle 5.30 del mattino, sveglio e spaventato. Continuo a ripetermi che sono semplicemente sconvolto per la differenza del fuso orario. Tra la Francia e qua. Ma questo non spiega perché mi sento così spaventato e perso. L'altro ieri, mentre zia Kim e Gemma ed io tornavamo dall'auto all'aeroporto, ho avuto una strana sensazione. Quando abbiamo svoltato nella nostra via ho subito pensato: "Mamma e papà ci stanno aspettando a casa. Scommetto che saranno nella veranda oppure in soggiorno a guardare fuori dalla finestra. Avranno sentito tantissimo la mia mancanza". Lo so. Sembra completamente pazzesco. Ma anche quando ho visto la casa e il portico vuoto mi sentivo in quel modo. Dopo aver fatto di corsa gli scalini, ho provato ad aprire la porta e ho bussato con il batacchio. E quando zia Kim ha aperto la porta mi sono precipitato dentro e mi sono fermato all'ingresso ad ascoltare, aspettandomi di sentire la mamma scendere dalle scale. Proprio allora zia Kim ha lasciato cadere la valigia sul pavimento dietro di me e con enorme sospiro ha detto: "Siamo a casa". E Gemma ha riso. Allora mi ha sopraffatto la sensazione più orribile che abbia mai provato in vita mia. Non mi sono mai sentito così totalmente perso. Casa. Sono a casa. Perché mi sembra una bugia? Sono nato qui a Holmes Chapel. Ho sempre vissuto in questa casa. E questa è la mia solita camera, con la bruciatura sulle assi del pavimento dove io e Niall abbiamo cercato di fumare tre sigarette in un solo colpo. Se guardo fuori dalla finestra riesco a vedere il grande melo su cui Niall e Liam si sono arrampicati per appendere uno striscione il giorno del mio compleanno "Più ti fai grande, più sei coglione. Con affetto. Buon compleanno", questa era la scritta e risi per ore intere. Ma in questo momento tutto mi sembra estraneo, come se non fosse casa mia. Sono io ad essere fuori posto. E il peggio è che sento che la mia casa è da qualche parte e non riesco a trovarla. Annullo i tutti gli appuntamenti usando la scusa del jet lag ma oggi però, devo vedere la banda. Dobbiamo incontrarci al parcheggio prima della scuola. È per questo che sono spaventato? Ho paura di loro?

Smisi di scrivere. Guardai l'ultima l'ultima riga e scossi la testa, la penna sospesa sul libricino dalla copertina di velluto marroncino.
Poi, con un gesto improvviso, alzai la testa e gettai la penna insieme al libro verso il pavimento, dove rimbalzarono senza danni.

Era tutto troppo ridicolo.

Da quando in qua io, Harry Styles, avevo paura di incontrare la gente? Da quando in qua avevo paura di qualcosa?
Mi alzai e rabbiosamente infilai le braccia nella camicia di seta rossa. Non diedi nemmeno uno sguardo allo specchio sopra il cassettone, sapevo cosa avrei visto.

Harry Styles, bello, riccio, alto, occhi verdi, all'ultimo anno di liceo, il ragazzo che tutti volevano, maschi o femmine che siano. Che in questo momento aveva un'insolita espressione accigliata e le labbra serrate. Con un bagno ed un caffè mi calmerò, pensai.
Il rituale mattutino di lavarsi e vestirsi era rilassante, e io la presi con comodo, scegliendo fra i nuovi abiti comprati a Parigi. Alla fine optai per una camicia blu scuro e soliti jeans.
Pensandoci le paure di prima erano anche svanite.

"Harry! Dove sei? Farai tardi a scuola!" la voce giungeva debolmente dal piano di sotto.
Mi guardai per l'ultima volta allo specchio sistemando i capelli in un debole chignon. E scesi giù.

Guardai Kim e Gemma al tavolo mentre consumavano la loro colazione, mi affrettai a raggiungere la porta e dissi: "Buongiorno a tutti ma non ho tempo per fare colazione".

"Ma, Harry, non puoi uscire senza mangiare. Hai bisogno di proteine..."
"Prenderò una ciambella", dissi vivacemente. Bacia Gemma sui capelli e feci per andarmene.
"Ma, Harry.."
"E probabilmente andrò a casa di Liam o di Niall dopo scuola, perciò non mi aspettate a cena".

Ero già alla porta d'ingresso e me la chiusi alle spalle, troncando le eventuali proteste di zia Kim, e uscì dal portico. Ma mi fermai.
Tutte le brutte sensazioni di questo mattino mi assalirono, ancora. L'ansia, la paura. E la certezza che qualcosa di terribile stava per succedere.

Holmes Chapel era deserta. Le alte case vittoriane avevano un aspetto strano e silenzioso, come se fossero tutte vuote all'interno. Sembrava che fosse vuota di persone ma piena di strane cose che la osservavano.

Ecco cos'era; qualcosa mi stava osservando.

Il cielo non era blu, ma lattiginoso e opaco. L'aria era soffocante ed io ero sicuro che degli occhi mi stessero spiando. Intravidi qualcosa di scuro fra i rami del vecchio melo davanti casa.
Era un corvo, appollaiato e immobile come le foglie ingiallite intorno a lui.

Ecco cosa mi osservava. Cercai di convincermi che era ridicolo, ma in qualche modo sapeva.
Era il corvo più grosso che avesse mai visto, nero, lucido ma con degli occhi ghiaccio che con quella chioma scura venivano messi in risalto. Scorge ogni dettaglio, dagli artigli scuri e rapaci al becco acuminato. Era così immobile che poteva essere un uccello di cera.

Mentre lo guardavo, mi sentì arrossire lentamente, con ondate di calore in gola e sulle guance. Perché stava... guardando me.
Mi guardava come facevano le ragazze o i ragazzi molte volte, quando non indossavo la maglietta. Come se mi spogliasse con gli occhi. Prima di capire cosa stessi facendo, posai lo zaino e raccolsi un sasso dal vialetto.

"Vattene via", dissi e sentì la mia stessa voce tremare di rabbia.
"Va via!". Con l'ultima parola lanciai il sasso.

Ci fu un tramestio di foglie, ma il corvo si alzò in volo illeso. Le ali erano enormi e rumorose come un intero stormo di uccelli.
Mi accovacciai improvvisamente terrorizzato mentre il corvo volava direttamente sulla mia testa e l'aria proveniente dalle sue ali spostava i miei ricci. Poi finalmente mi raddrizzai guardandomi intorno imbarazzato.

Non riuscivo a credere a ciò che avevo appena fatto. Ma ora che l'uccello era andato via il cielo sembrava apparire di nuovo normale.
Come avevo potuto essere così sciocco? Era una bellissima giornata, piena di promesse, e non stava per accadere niente di male. Tranne.. Che avrei fatto tardi a scuola. Potevo sempre dire che mi ero fermato a tirare sassi a un guardone, ma sarei sembrato una femminuccia, pensai, e quasi mi misi a ridacchiare.

Venni circondato nel momento stesso in cui entrai nel parcheggio del liceo. Erano tutti li, tutta la banda che non vedevo dalla fine di giugno, più quattro o cinque lecchine intente a farsi notare ma che l'ultima cosa che forse immaginavano fosse che non ero minimamente interessato. Uno per uno ricevetti gli abbracci di bentornato del gruppo.

Liam era cresciuto per almeno tre centimetri ed era più magro. Niall non era cresciuto affatto e, mentre mi dava una pacca sulla spalla, notai la sua testa bionda che arrivava a malapena al mio mento. Aspetta un attimo, biondo?

"Niall! Cosa hai fatto ai capelli?"
"Ti piacciono? Penso che mi facciano sembrare più attraente" Niall sorrise aggiustandosi il ciuffo e io andai avanti.

"Zayn tu non sei cambiato per niente". Questo abbraccio fu ugualmente caloroso da parte di entrambi. Avevo sentito la mancanza di Zayn più di chiunque altro, pensai guardando il ragazzo con la pelle perfetta e ciglia folte nere. Proprio ora, mentre lo stavo scrutando aveva un sopracciglio inarcato.

"Allora ti sono cresciuti i capelli ma... Dov'è l'abbronzatura? Pensavo te la stessi spassando in Costa Azzurra?".
"Sai che non mi abbronzo mai, Zayn" affermai guardandomi le braccia mentre Niall intervenne.

"Aspetta un momento, ora che mi ricordo" disse il biondo afferrandomi le mani "indovinate cosa ho imparato da mia nonna quest 'estate?" e prima che qualcuno parlasse lui annunciò trionfante: "A leggere la mano!"

Si sentirono mormorii e qualche risata. "Ridete finché potete", disse Niall, per niente offeso. "Mia nonna ha detto che sono un sensitivo o robe varie. Ora, fammi vedere la tua mano Harry Styles." Guardai un po scettico ma alla fine mi decisi.

"Va bene, va bene. Ora, questa è la linea della vita o quella del cuore?" Guardai divertito la mia compagnia accompagnato da qualche risata in sottofondo.

"Silenzio. Sto cercando nel vuoto. Vedo..vedo.." All'improvviso la faccia di Niall divenne pallida , come se fosse spaventato. Spalancò gli occhi chiari, ma non sembrò più fissare la mia mano. Come se gli facesse orrore.

"Incontrerai uno sconosciuto alto e bruno", mormorò Zayn da dietro. Ci fu un brusio di risatine, compreso me.
"Bruno, sì, e sconosciuto...ma non alto". La voce di Niall era soffocata e distante. "Basta!" lasciò la mia mano quasi respingendola. "Non voglio più vedere".

"Okay, lo spettacolo è finito ragazzi. Andiamo", dissi agli altri quasi irritato. Avevo sempre pensato che i trucchi paranormali fossero appunto questo... trucchi. Perché allora ero così turbato? Solo perchè , forse, quel mattino ero andato in paranoia con me stesso...
   
 
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