Storia
scritta per il contest: “The Ancient Tales” di -Tsunade- e Ino;Chan
Buona
lettura!
Prologo: Un mondo vuoto
Il
mondo non era più quello di un tempo. Il pensiero la sfiorò appena e poi svanì
nella sua mente mentre lei osservava il paesaggio che si stendeva davanti a
lei. La natura era rigogliosa e verde in quella bella giornata estiva, un
timido venticello le scompigliò i capelli che lei rimise a posto con un gesto
deciso. Il sole era ancora alto e la strada davanti a lei lunga. Risalì in
groppa e spronò il cavallo verso la valle che aveva osservato, la cittadina
ormai semisepolta dalla vegetazione fu il suo obiettivo. Le servivano varie
cose così legò il cavallo al ramo di un albero e lo lasciò brucare mentre lei
si addentrava tra le case. Si avvicinò ad una villetta e ruppe una delle
finestre al primo piano poi entrò. La polvere si era depositata dappertutto ma
a parte quello la casa era esattamente come era stata lasciata chissà quanto
tempo prima. Frugò in cucina poi salì nelle camere prendendo una coperta e un
paio di camicie. Quando ebbe finito passò alla casa successiva. Passò una
mezzoretta a frugare nelle varie villette poi tornò al cavallo con il suo
bottino. Oltre alla coperta e a diversi indumenti aveva trovato una cintura e
un paio di stivali della sua misura. Gettò quelli che indossava e mise i nuovi.
Erano morbidi e l’avrebbero tenuta all’asciutto per molti mesi.
Per
un momento pensò di fermarsi lì per la notte malgrado fosse ancora pomeriggio e
davanti a lei ci fossero molte ora di luce. Fu il pensiero di un secondo eppure
la fitta di dolore si diramò dal suo petto a tutto il corpo facendola gemere e
stringere i denti. Niente pause. Risalì a cavallo e lo diresse fuori dalla
valle. Il suo passo cadenzato e lento la cullò fino a quando il sole non calò e
lei poté fermarsi.
Accese
un fuoco e vi fece bollire dell’acqua a cui aggiunse delle verdure. Mentre la
sua minestra cuoceva stese la coperta e preparò il suo giaciglio per la notte.
A volte era fortunata e il sole calava vicino a un centro abitato, altre volte
no e lei doveva dormire all'addiaccio.
Mangiò
velocemente la minestra e poi si stese a dormire. Il suo cavallo brucava l’erba
poco distante e lei si era preoccupata di fargli avere tutta l’acqua che
desiderava. Mentre si addormentava la sua mano andò a stringere il ciondolo che
portava al collo. Un ciondolo blu che mai avrebbe potuto togliere. Un oggetto
che le ricordava quanto poco fosse libera. Era una sacerdotessa del demone dopo
tutto.
Cavalcò
per altri tre giorni senza trovare nulla di più che paesini vuoti, strade
deserte e foreste piene di animali ma null’altro. Poi, però, lo vide. Il
sottile filo di fumo attirò la sua attenzione come un faro. Il ciondolo al
collo sembrò fremere di aspettativa. Era ora di mietere. Era ora di svolgere il
suo compito.