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Autore: Sanae77    26/06/2015    8 recensioni
amnesia
[a-mne-ʃì-a]
s.f. (pl. -sìe)
MED Perdita o indebolimento della memoria, costituzionale o acquisita, totale o parziale
‖ estens. Dimenticanza, smemorataggine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tsubasa
Ti prego, non farlo, non farlo, altrimenti non resisto, lo so che non resisto, mi sta fissando la bocca mentre lentamente si avvicina, le sue labbra protese le sue mani sulle mie spalle, ho un fremito, mentre il mondo intorno a noi scompare, il silenzio invade la mia testa, avverto soltanto il mio cuore e il suo respiro che adesso è accelerato all’improvviso, poi le nostre labbra si toccano, è morbida, tremendamente morbida, è calda, profuma di fragola, evidentemente il leggero lucidalabbra che indossa emana questo profumo. Le mie mani intorno alla sua vita, il suo corpo sul mio, la sento premere ancora di più, ma in un momento di lucidità mi discosto e appoggio la fronte alla sua ansimando.
“Sanae io …”
“Scu … scusa non so che mi sia preso” dice allontanandosi immediatamente, ma io la trattengo.
“Aspetta fammi finire, io sarei felicissimo di … di approfondire questo discorso, ma vorrei anche che tu prima riacquistassi la memoria, perché onestamente non so neppure se tu abbia un ragazzo in Inghilterra”
 
La vedo, cambia espressione, non ci ha pensato, credo che non lo abbia altrimenti Genzo o Taro me lo avrebbero detto, ma non possiamo esserne certi.
 
“Hai ragione, anche se credo che se avessi avuto un ragazzo, magari lui avrebbe saputo dove stavo andando e mi avrebbe cercato non credi?”
 
“Sì, questo non fa una piega, allora sei single, come me” dichiaro risoluto, la lascio, meglio far sbollire l’eccitazione che mi sta invadendo, il momento è passato e spero che non capiti nuovamente una situazione del genere.
 
Poi sento una strana agitazione se penso che dormirà a casa mia per due notti, saremo soli, ma … oddio non voglio pensarci mentre inizio a credere che non sia stata una buona idea chiederle di venire in Spagna.
 
 
Pochi giorni dopo Aeroporto Parigi
 
Sanae
 
“Si avvertono i signori passeggeri che tra poco chiuderà l'imbarco per il volo delle 14 diretto a Barcellona” gracchia una voce nell’altoparlante.
 
Superiamo i controlli e ci mettiamo seduti ai nostri posti, siamo in prima classe non ricordo esattamente se ci sono mai stata, mi guardo intorno come una bambina che ha ricevuto una bambola nuova.
 
“Visto che ce l’abbiamo fatta!?” esclama Tsubasa rilassandosi sulla poltroncina vicino alla mia, dopo l’enorme corsa che abbiamo fatto.
 
“Non mi capacito ancora di come Genzo sia riuscito ad avere i miei documenti in tempo” dichiaro ancora stupita ricordando il rocambolesco passaggio di fogli tra lui, l’avvocato, e noi, che siamo passati a prenderli praticamente al volo. Avvampo ancora all’idea delle frecciatine che ci ha tirato in continuazione mentre ci allontanavamo con i documenti.
 
“Chi l’SGGK? È un uomo pieno di risorse sappilo!” ammette divertito.
“Ah me ne ricorderò se avrò bisogno in futuro stanne certo”
 
Sono dal lato del finestrino, praticamente sono appiccicata al vetro che guardo di sotto. Sento una mano che si posa delicatamente sulla mia spalla “Ti piace?” mormora al mio orecchio facendomi avvertire un brivido. Annuisco e torno a guardare fuori, meglio evitare troppi contatti o finirà come sotto la torre a Parigi.
 
Stiamo per atterrare quando Tsubasa inizia a parlare ed è serio, quindi mi preoccupo.
 
“Ascolta Sanae c’è un problema, io a Barcellona sono molto famoso, tutti sapranno del mio rientro, ci sono due strade, se esci con me, sappi che ti investiranno di domande e foto, insinuando non si sa quali idiozie, inoltre sei scomparsa per quasi un mese e già fai notizia da sola”
Annuisco.
“Altrimenti con questo biglietto puoi passare dall’uscita destinata a noi giocatori, sopra c’è scritto il numero del mio posto auto in aeroporto, io cerco di liberarmi in fretta e ti raggiungo all’auto, queste sono le chiavi … a te la scelta”
Ci penso un attimo, e credo che la seconda opzione sia la più agevole per entrambi.
Quindi afferro le chiavi ed esclamo “Opzione due, credo sia la più ragionevole per tutti”
“Ok vada per la seconda scelta allora” e sorride … ma quanto è bello quando sorride?.
 
Allacciamo le cinture e la discesa inizia, l’atterraggio avviene in maniera impeccabile.
 
Quindi togliamo le cinture prendiamo il bagaglio a mano e ci avviamo verso l’uscita, in quel momento lui mi prende per mano.
 
Mi blocco e lui con me si volta “Beh che c’è?” domanda candido.
“Se ci teniamo per mano sarà difficile giustificare che siamo solo amici non credi?”
 
Mi lascia come se si fosse scottato, mormorando imbarazzato “Scusa è quasi un'abitudine oramai” sorride poi aggiunge “Ci vediamo al parcheggio va bene?”
“Va bene”
 
Lascio passare due o tre persone e poi esco anch’io.
 
Quando vedo che dopo l’uscita dal gate una folla spaventosa lo investe, sono ben felice di seguire le istruzioni ed aspettarlo in auto.
 
Arrivo al posto con il numero assegnato e lo guardo due o tre volte prima di capire che sia davvero quello.
 
Premo l’apertura sulla chiave e quando le frecce lampeggiano ho la certezza che quest’auto Audi R8 nera sia la sua, apro e mi sistemo sul lato passeggero, aspetto, per fortuna i vetri sono oscurati, ed adesso che ho visto tutta quella folla capisco anche il perché.
 
Passano circa dieci – quindici minuti, quando lo intravedo arrivare di corsa, dietro c’è qualcuno, si infila al volo in auto, chiudendo sia la portiera che le serrature “Abbassati!” mi intima, ed io non me lo faccio ripetere due volte, mette in moto e sgomma, mentre vedo le luci dei flash investire l’abitacolo.
 
“Adesso puoi metterti comoda, scusami” esordisce dopo poco.
“Figurati, non credevo che tu fossi così famoso” esclamo guardando nello specchietto laterale i giornalisti che finalmente si sono arresi.
“Ti dispiace se passiamo un attimo dal Camp Nou? Devo controllare una cosa?”
“Ci mancherebbe siamo qua per lavoro giusto?”
“Giusto”
 
Quindi percorriamo le vie velocemente fino ad arrivare all’imponente struttura del campo da calcio, entra in un cancello riservato ai soli giocatori ed i flash dei fotografi appostati fuori finalmente ci abbandonano.
 
 
Tsubasa
 
Sono in panico, portarla subito a casa mi ha messo un'angoscia incredibile, quindi come al solito mi rifugio in quello che so fare meglio, quello per cui sono nato, il calcio.
 
Scendo vado al suo lato e le apro la portiera, lei mi segue tutta saltellante mentre esclama aggettivi di stupore osservando il campo enorme di fronte a lei.
 
Ha un leggero vestitino lungo fino al ginocchio, è bianco attillato e le calza a pennello.
 
Prendiamo la via degli spogliatoi, mentre le spiego tutto, mi soffermo un attimo al mio armadietto e prendo la lettera indirizzata a me per la riunione di domani, non che fosse necessaria, ma lei questo non lo sa.
 
Dopo percorriamo il tunnel sotterraneo ed entriamo nel cuore dello stadio, ed una volta che arriva a pestare l’erba si blocca improvvisamente, chiude gli occhi, allunga una mano sembra quasi che stia cercando appoggio, quindi le offro il mio braccio e sento che ci si adagia totalmente.
“Ehi tutto bene?”
Respira velocemente, apre gli occhi ed imbambolata verso il campo esclama “Io ho avuto come un flash improvviso di te e Taro che tirate insieme in porta”
“Quello è il famoso tiro combinato della Golden Combi mia cara, siamo famosi sai?”
“Non ne dubito, comunque questo campo è bellissimo, mi piacerebbe vederti giocare”
Le prendo una mano “Signorina Sanae alla prossima partita riceverà un biglietto per la tribuna d’onore, garantito” dico portando la mano la petto in segno di giuramento.
 
“Ok signor Ozora, non vedo l’ora di assistere alle sue prodezze”
“Fa strano Sanae, parli come se tu non mi avessi mai visto ed invece … sei stata la mia prima fan”
“Davvero?”
“Davvero fascetta rossa in testa divisa da maschiaccio e bandiera che sventola e tu che urli a squarciagola il mio nome, facendomi tutte le volte arrossire dalla punta dei piedi a quella dei capelli”
 
Si nasconde la faccia tra le mani, mentre la sento mormorare “Oddio che vergogna”
 
“Ah, ma no … diciamo che sei sempre stata molto folkloristica” dico esplodendo in una risata.
 
Lei per tutta risposta mi molla un cazzotto sul braccio, per poi erompere in una risata cristallina.
 
“Andiamo a casa?”
“Ok vediamo l’Ozora come se la cava con le pulizie di casa, fai il casalingo?” mi canzona.
“Ti confesso una cosa – dico avvicinandomi al suo orecchio – ho una signora gentilissima che due volte a settimana viene a darmi una mano e cucina qualcosa di commestibile” ammetto orgoglioso.
“Allora immagino che troveremo l’appartamento in modo impeccabile e magari con qualcosa di cucinato: confessalo!” intima puntando il suo indice sotto al mio naso.
“Mi arrendo, ebbene sì, mi hai scoperto, ho avvertito la signora due giorni fa, e le ho detto di sistemare alla perfezione la camera degli ospiti”
 
Mi fissa intensamente, già la camera degli ospiti, stessa casa, stesso luogo, sarà difficile, difficilissimo.
 
“Stai facendo troppo”
Le sollevo il mento con due dita.
“Dovevo farlo prima” e le regalo un bacio sulla nuca, mentre lei mi abbraccia forte.
   
 
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