Le sirene in lontananza mi continuavano a ricordare che non dovevo svenire, non dovevo assolutamente perdere i sensi, dovevo rimanere sveglio e concentrarmi sul viso rassicurante che mi stava di fronte, null'altro aveva importanza in quel momento ed inoltre se fossi morto non mi avrebbe mai perdonato. Non sembrava troppo complicato in teoria rimanere sveglio, ma la pratica, purtroppo, era tutt'altra cosa: pian piano vedevo il volto che mi stava davanti offuscarsi a tratti e ogni volta che la vista tornava a svolgere la sua funzione -impiegando sempre più tempo- potevo sentire le lacrime calde che cadevano dagli occhi che mi fissavano scivolarmi sulla fronte, le percepivo mentre strisciavano sulle mie ferite e si mischiavano allo sporco che mi ricopriva completamente insieme al sangue e da ciò potevo chiaramente capire quanto la situazione corrente fosse un totale schifo.
Non doveva affatto essere un bello spettacolo, proprio per nulla. 
Provai a ridacchiare per scacciare un po' la tensione che si era creata in quel momento, ma l'unica reazione che ottenni fu di strozzarmi col mio sangue e sentire ogni singolo frammento di costola spostarsi all'interno della cavità toracica; se mi avesse investito un camion con tutta probabilità sarei stato ridotto meglio di così. Avevano usato mazze e piedi di porco e pugni e ogni altro tipo di arma impropria per colpirmi, lo avevano fatto ripetutamente, divertendosi,godendo del mio dolore.
Odiavo doverlo ammettere, ma dopo aver passato mesi e mesi a voler morire ora che mi trovavo in procinto di varcare la soglia volevo soltanto potermi alzare ed abbracciare chi mi stava davanti, mettere da parte la depressione e tutti gli altri stupidissimi problemi ed andare avanti con la mia vita, ricominciare da capo in un'altra città in mezzo ad altre persone; non volevo nemmeno vendicarmi di chi mi aveva ridotto in quel modo, volevo solo vivere la mia felicità senza essere ferito e senza dover ferire nessuno; non mi sembrava una richiesta troppo spropositata, ma sarebbe comunque rimasto un desiderio inespresso in quanto non mi sarei potuto rivolgere a nessuno: "Dio non ascolta i peccatori" -era sempre stato l'ammonimento preferito di mia madre- ed io avevo peccato in così tanti modi che ormai avevo persino perso il conto.
Le sirene cominciarono a farsi più vicine,ma purtroppo la mia percezione stava cominciando ad andare a farsi benedire e non vedevo nè sentivo granchè bene; il respiro si faceva affannoso e senza essere un medico sapevo di aver subito gravi danni interni.
Smisi di lottare per tenere gli occhi aperti dato che, in fondo ,era una battaglia già persa in partenza, ma finalmente udii distintamente la voce di uno sconosciuto rivolgere la parola a chi mi aveva soccorso, ma questi riuscì a rispondere solo con una marea di improperi rivolti a chiunque mi avesse ridotto in quello stato.
 Dopo ciò non fui più cosciente.