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Autore: Marra Superwholocked    26/06/2015    2 recensioni
AAA
1. Idea originale del titolo: "Carry Salt"
2. SPOILER per chi non ha ancora visto la settima (per lo meno la quinta!) stagione di Supernatural!
– 25 marzo 2012 – Perrine, Florida –
In America è appena uscito "The Born-Again Identity" ("Nato due volte"), la diciassettesima puntata della settima stagione di "Supernatural". Questa stessa puntata è uscita qui in Italia il 15 agosto del 2013 (programmazione televisiva italiana). Ma Silvia e Catherine, due liceali italiane, sono partite che era il 2014 con il TARDIS del Dottore... Cos'è successo durante il loro ultimo viaggio?
Ma soprattutto, siamo sicuri che Lucifero abbia ucciso Gabriele?
(Questa storia è il seguito di "Correte, la Nebbia sta arrivando")
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
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Capitolo 7
Prime luci di due giorni lontani


«Ahiel...» La voce nella sua testa era poco più che un sussurro. Un po' ovattata, come se ci fosse stata una qualche interferenza. «Ahiel, ahiuaui...» Se non fosse stato per la sua estrema sicurezza, avrebbe pensato che stesse sognando.
«Asiel!» sembrò urlare la voce. «Faello!» Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio. Vide un uomo accasciato a terra. Indossava un giubbetto o una giacca che dava sul verde militare. O era grigio topo? I capelli gli andavano negli occhi, così tristi che sembravano parlare per lui stesso. «Pe aore...» L'uomo gli tese una mano, ma lui rimase lì fermo dov'era. Mise meglio a fuoco la scena e, insieme ad essa, anche la voce diventò più comprensibile. «Assiel... Casiel... Castiel! Per favore!»
La notte fredda intorno a lui tornò a fargli compagnia all'istante. Aveva spalancato gli occhi e le sue iridi blu oltremare fissarono l'orizzonte calmo aldilà delle colline. Guardando meglio, notò che non era notte. Era l'alba, poiché una sottile striscia di cielo stava colorandosi di arancione misto a viola. Castiel rifletté sul fatto che gli angeli non potessero assopirsi, di tanto in tanto. Dopotutto, quello sembrava un dannato incubo. Suo fratello maggiore che lo chiamava a gran voce, supplicandogli di aiutarlo. Scrollò le spalle, sperando di levarsi di dosso anche il dolore causato dall'illusione che quel golosone e casinista di suo fratello fosse in qualche modo ancora vivo.
Aveva salvato la vita ai Winchester, affrontando Lucifero. Sicuramente, pensò Castiel, aveva anche provato ad ingannarlo, ma nonostante i suoi sforzi non era uscito vittorioso da quel dannato albergo a quattro stelle immerso nel nulla.
«Fratello...» Castiel si voltò di scatto e vide Gabriele a pochi passi da lui. Lo fissava con occhi teneri ed orgogliosi.
«Tu sei morto» sentenziò serio Castiel. Occhi teneri ed orgogliosi? Non poteva essere Gabriele...
L'arcangelo roteò gli occhi, ma continuò a sorridere. «Spunto fuori all'improvviso e l'unica cosa che lui sa fare è ricordarmi che sono morto!» I suoi occhi tornarono a posarsi su Castiel. Oh, quante gliene aveva fatte passare, lassù, a Casa. Ma non gli importava, perché amava terribilmente quel frugoletto dalle ali nere. «Anche io pensavo di essere morto, ma eccomi qui!» Piroettò su una gamba come se fosse stato un ballerino provetto.
«Non è possibile, lo sai anche tu.»
«Perché? Perché ti ostini a non credermi?»
Castiel gli voltò le spalle. Preferiva continuare a guardare l'orizzonte che piano piano si apriva ad una nuova giornata. Un uccellino cinguettò su un ramo mentre una farfalla svolazzò incerta verso un fiore. «Perché sto sognando. E tu non sei Gabriele.»
L'altro sorrise. Ma non era più un'espressione serena e felice, questa volta. Era l'espressione di una persona orgogliosa delle sue azioni e allo stesso tempo sorpresa di essere stata smascherata dal più tonto dei tonti. «Sei diventato bravo, devo ammetterlo. E credo sia merito dei Winchester.» Gli occhi di Gabriele si animarono di una luce strana, diversa. Da quel meraviglioso colore ambiguo, che dall'oro si tramutava in una tonalità di smeraldo incredibilmente calda, diventarono sempre più freddi e glaciali, come l'acqua di un lago in inverno, grazie a quel loro colorito vagamente grigio.
Castiel continuò a fissare l'alba, le mani unite dietro la schiena e la leggera brezza che gli scompigliava la chioma nera già di suo arruffata. In silenzio, allungò una mano davanti a sé ed un'ape gli si posò sull'indice. I suoi peli neri e gialli sembravano ballare in base ai movimenti che faceva. Si stava riposando le ali, estremamente sottili e fragili e gli zampettava tranquilla tra un dito e l'altro della sua mano.
Lucifero, annoiato, alzò gli occhi al cielo e sbuffò: «Con Sam era più divertente.»


«...m-morto... morto!»
Meg lasciò cadere la rivista che stava leggendo e scattò dalla sedia. Senza pensare che il suo fosse un comportamento abbastanza strano, per un demone come lei, accorse subito accanto al letto di Castiel. «Come dici, Clarence?» gli chiese, ma non ottenne risposta. Parlava nel sonno, forse avrebbe detto qualche strampalata come al solito. Fece per tornarsene alla sua consueta postazione – sulla sedia, vicino alla finestra – quando Castiel biascicò un nome. Gabriele. Convinta che non fosse del tutto normale, decise di chiamare i Winchester.


Con gli occhi ancora pesti e uno sbadiglio dopo l'altro, Catherine e Silvia si erano rimesse le loro magliette e ora viaggiavano sui sedili posteriori della Chevy Impala più bella che avessero mai visto. Era quasi l'alba; Catherine poteva infatti vedere una sottile striscia di cielo color violaceo che sembrava voler scoprire la città dal telo della notte.
«Scusate, ma non ho capito dove stiamo andando» disse Silvia ad occhi chiusi.
Dean accelerò e piantò meglio le mani sul volante. «Da Meg» rispose.
Le due ragazze spalancarono gli occhi. «Chi?!» chiesero all'unisono.
«Meg ci ha chiamati perché Castiel ha gli incubi o qualcosa del genere.» Sam guardava attento la strada, nel caso Dean non percepisse in tempo i possibili pericoli, e non gli fu necessario guardare il riflesso delle due ragazze dal suo specchietto di lato per capire che rimasero di ghiaccio di fronte a quel nome. «Tranquille, Meg lo sta... sorvegliando. Le abbiamo detto di contattarci non appena si fosse svegliato, ma ha pensato che anche il biascicare nel sonno potesse rivelarsi utile.»
«Biascicare nel sonno?» chiese Silvia. «Ero convinta che gli angeli non dormissero.»
«Infatti» intervenne Dean. «Ma siamo arrivati al punto in cui è Castiel quello tormentato e messo al tappeto a causa di Lucifero.»
Dal finestrino posteriore entrò un'improvvisa raffica di vento gelido che fece rabbrividire Catherine. Aggrottò le sopracciglia e mostrò sette dita a Silvia, la quale annuì e mimò un mostro marino col braccio. Leviatani, voleva dire. Catherine non poté fare altro che mollare la testa all'indietro in segno di resa, mentre Silvia cercava di farle ritrovare la voglia di combattere punzecchiandole la gamba.
«Quindi qual è il piano? Parlare con Castiel?»
«No, Silvia, sarebbe una conversazione a senso unico» disse Sam, buttando ripetutamente all'indietro una ciocca di capelli che non voleva stare al suo posto.
Catherine scattò sul sedile, proprio come una molla, intuendo il seguito di tutto quel casino. «Oh, no, il tè giallo!»
«Fermi, fermi, fermi» intervenne Silvia, ponendo le mani davanti a sé. «Io quella roba schifosa non la bevo!» esclamò e poi sia lei che Catherine fecero entrambe una faccia più disgustata dell'altra al solo pensiero di dover bere un capello del tramite di Castiel. Siamo seri: Jimmy Novak – o Misha Collins, fate voi – è una gran bella creatura[1], ma non penso che qualcuno di noi farebbe a botte pur di bere un suo capello.
Dean non poteva credere che anche quel particolare della loro vita fosse giunto fino ad un altro universo. In fondo era una cosa di poco conto, no?
No. Nulla lo è. Mai. Be', poi vedrete.
«Veramente, il piano non era questo» riprese Dean.
Il minore dei Winchester abbassò gli occhi. Ne aveva parlato molto, con il fratello – prima di entrare di fretta e furia in macchina – e non era affatto d'accordo con lui, ma che possibilità avevano? «Quello che vuole dire Dean è che...» cominciò Sam mentre avvertiva lo sguardo di due paia di occhi addosso a lui. Si sentì tremendamente in colpa e sperò che le due ragazze accettassero subito, senza troppe complicazioni. «La sua idea era di usare voi.»
Catherine e Silvia si scambiarono un'occhiata che voleva dire tutto ma anche niente. «Spiegatevi meglio» ordinò la seconda.
Dean increspò le labbra, che si umettò, e schiacciò ancor di più sull'acceleratore.
Sam, quindi, fu costretto a parlare per lui, come sempre quando si trattava di dire cose “delicate” a delle ragazze. «Dean mi ha detto che tu, Silvia, gli hai raccontato di essere una wiccan. E che Catherine è una sensitiva» disse cautamente. Ripensò a quello che era successo appena conobbe le due ragazze e cercò di essere più chiaro: «Speravamo poteste fare la stessa cosa – o simile – che avete fatto con noi la notte scorsa.»
Con un nodo in gola, Silvia cercò di scacciare l'imbarazzo e di non inceppare nelle parole come faceva di solito quando doveva dire qualcosa di importante. «Sì, è così, ma... Credo che ciò che ho fatto sia irripetibile» quasi sussurrò.
«Cosa?!» esclamarono insieme Sam e Dean.
«Già, cosa?!» fece eco Catherine, guardandola male.
Silvia abbassò gli occhi. Le venne da serrare la mascella, un gesto inconscio, caratteristica di lei. «I miei poteri si limitano a semplici incantesimi di magia bianca, rossa e verde. Non avevo mai sfiorato quel livello. È come se...» Guardò fuori dal finestrino, in silenzio, come per cercare le parole giuste per ciò che voleva esprimere. «È come se il passaggio da un universo all'altro avesse alterato la nostra natura. E non ho idea di come io sia riuscita a fare ciò che ho fatto prima» ammise, finalmente.
«Quindi...» Catherine staccò un secondo lo sguardo da Silvia per posarlo di nuovo su di lei appena ebbe capito cosa volesse dire l'amica «Contrariamente a ciò che pensavamo all'inizio, vuoi dire che siamo più potenti?»
«Credo sia così.»
«Perfetto!» esclamò Dean a gran voce. «Se siete più potenti, allora non avrete alcuna difficoltà a fare un salto nella testa di Castiel per capire cosa c'entra Gabriele!» Dean sorrise, un sorriso che voleva nascondere ansia e chissà cos'altro; allungò una mano verso la radio e Get Him Back di Fiona Apple cominciò a riempire di dolci note l'aria nell'abitacolo, mentre i cuori delle due povere ragazze per poco non smisero di battere nei loro petti.
E Silvia cominciò a capire cosa diavolo stesse accadendo.

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[1]
Se mi posso permettere: ASHDJKSDNCJDSSJCBNAVC
E ho detto tutto.

   
 
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