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Autore: deborahdonato4    26/06/2015    1 recensioni
Seguito di "Avere una seconda vita è una cosa. E' renderla migliore, il trucco"
Nico di Angelo e Will Solace hanno deciso di lasciare il Campo Mezzosangue per vivere insieme nel mondo umano. Le avventure non sono finite, e per Nico la prima nuova avventura è alle porte: conoscere la famiglia Solace...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I sette della Profezia
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nico osservò il giardino di casa, pensieroso. C'era qualcosa che gli sfuggiva, ma non riusciva a capire cosa fosse. Aveva forse dimenticato di dare da mangiare al gatto
Batté le palpebre e studiò il giardino. C'erano giochi sparsi ovunque, per non parlare dell'altalena con la catena spezzata a metà. I figli di Gideon, tutti tranne il più piccolo, si erano divertiti a saltare sul sedile fino a quando la catena non si era spezzata. Gideon aveva sgridato i figli uno dopo l'altro, scusandosi per loro. A Nico non era importato molto di scoprire l'altalena rotta. Si considerava fortunato che nessuno si fosse fatto male, sebbene Will il dottore sarebbe stato in grado di curarli tutti
Nico tirò un calcio ad una palla, e la osservò rotolare per qualche metro prima di fermarsi.
«Papà Nico!» lo chiamò Christal, uscendo fuori nel giardino. Era a piedi nudi, e indossava il vestito nero che Nico le aveva regalato due mesi prima. «Aaron ha bisogno di essere cambiato.»
Nico si trattenne dal sospirare, e seguì la figlia in casa. L'odore che proveniva da Aaron gli strinse lo stomaco, ma nelle ultime settimane si era abituato.
Dopo cinque minuti, Nico lasciò di nuovo il piccolo Aaron a gattonare liberamente per la casa. Sapeva già camminare, ma il bambino aveva scoperto che, quando camminava a due gambe, si faceva molto più male dopo una caduta.
«Christal.» chiamò Nico, guardando la figlia seduta sul divano intenta a leggere un libro. «Credo di essermi dimenticato qualcosa.»
Christal sospirò, lanciando un'occhiata all'orologio appeso al muro. «Zio Alec arriva tra un'ora in aeroporto.»
Nico sussultò. Ecco cosa si era dimenticato. Corse in camera a vestirsi, e spedì un messaggio a Will, chiedendogli quando sarebbe tornato a casa.
«Ehm, Nico?»
Il figlio di Ade si voltò di scatto verso la porta del bagno aperta. Will lo stava osservando, fradicio per la doccia, più o meno vestito.
«Cosa fai tu a casa?» domandò Nico, perplesso.
«Ti ho detto che sarei arrivato alle tre.» disse Will, reprimendo una smorfia. «Perché non ti ricordi mai niente di quello che ti dico?»
«Alcune cose me le ricordo.»
«Fammi un esempio.»
Nico si massaggiò le tempie cercando di ricordare qualcosa di utile, mentre il marito si vestiva senza fretta. Con una rapida occhiata al salone, dove Aaron giocava con le costruzioni - regalo di Annabeth - e Christal continuava a leggere il suo libro, Nico inspirò profondamente.
«Be', mi ricordo una conversazione avvenuta circa sei mesi fa.» disse Nico, incrociando le braccia al petto, gli occhi puntati su Will.
«Di che genere?» domandò il dottore, osservando due magliette, una azzurra e l'altra giallo sole.
«Del genere: non voglio avere altri figli all'infuori di Christal. E non voglio cambiare casa.»
Will rise, divertito. «Be', sono felice che ti ricordi quella conversazione. Però sappi che, okay, non volevi avere altri figli, e ora sei contento di avere Aaron, giusto?»
Nico annuì. Nonostante avesse cambiato una montagna di pannolini in quattro mesi, e nonostante brutti episodi indimenticabili, voleva bene ad Aaron ed era felice che Will fosse riuscito a convincerlo.
«Mentre, per la seconda cosa che hai detto...» disse Will, sorridendo appena, infilandosi la maglietta azzurra. «Ti ricordo che ti sei lasciato convincere a cambiare casa solo per Alec.»
«Sì, be'. Non dirla in questo modo. Non l'ho fatto solo per Alec.»
Will rise. «Sì, certo.»
Nico arrossì leggermente. «Sì, be', d'accordo. Forse un pochino.»
L'altro continuò a ridacchiare, e Nico decise di tornare in soggiorno.
La casa era grande. Molto grande. Contava due piani, un giardino sul retro e uno sul davanti, circondato da una cancellata tinta di bianco. Case del genere, Nico le aveva trovate solo nei libri.
Ogni stanza era grande, ma non quanto Villa Solace, che sembrava aver ingoiato una decina di case come quella.
Ai piani superiori c'erano quattro camere da letto, una comprendeva il bagno, e un secondo bagno alla fine del corridoio. Senza contare la porta che conduceva alla mansarda. Christal si era impossessata di una camera tutta per lei, già dipinta di rosa e con quadri di unicorni alle pareti. Aaron occupava un'altra stanza, sebbene Nico e Will preferivano che dormisse con loro o con Christal.
Nico e Will si erano impossessati della camera grande, con il bagno, soprattutto per via della vasca enorme. Negli ultimi mesi avevano fatto un'infinità di bagni insieme, solo per il gusto di farlo, e non tanto perché ne avevano bisogno.
Invece, il piano terra era composto dalla sala da pranzo, dal soggiorno, la cucina, e l'ufficio di Will, usato da tutti come studio. Sparse per la casa c'erano varie fotografie dei loro amici del Campo Mezzosangue, e anche degli ingrandimenti di altre foto, come il loro matrimonio, il dottorato di Will e Nico dopo aver preso il suo brevetto da pilota.
Il mese prima, dopo aver concluso l'ultimo anno di università, Nico era stato assunto da un uomo molto ricco per pilotare il suo jet privato. E anche, sebbene non lo avesse detto a gran voce, per fargli da guardia del corpo. L'aspetto di Nico continuava a turbare molti dei suoi colleghi, e anche i nuovi clienti, ma Nico non si lasciava convincere da nessuno a cambiare il proprio aspetto. Era l'unica parte di lui sopravvissuta nel tempo.
Nico si sedette vicino ad Aaron e lo aiutò a costruire un castello. L'influenza di Annabeth Chase era stata di grande aiuto, per Aaron. Entrambi erano figli di Atena, e Aaron stava dimostrando che, un giorno, sarebbe diventato architetto come sua zia - o come sua sorella?
Nico tenne gli occhi puntati su Aaron, così occupato a costruire il suo edificio da non accorgersi del padre che stava cercando di aiutarlo. Nico vide Will uscire dal bagno vestito, il cellulare in una mano e il cercapersone nell'altra.
Osservandolo, Nico ricordò altre conversazioni con Will. Non era vero che il padre di Aaron Navarro era fuori pericolo, come gli aveva detto il figlio di Apollo quella sera. Tutt'altro. Dopo l'operazione, non si era svegliato dall'anestesia, e i genitori avevano dovuto staccargli la spina dopo due settimane di attesa. Will si era chiuso in sé stesso, si era dato la colpa per non averlo aiutato, e Nico aveva cominciato ad informarsi sull'adozione un'altra volta. Aveva parlato con i nonni del piccolo Aaron, appena sessantenni entrambi, che sapevano della maternità divina del nipote. Dopo sei settimane, Nico e Will erano riusciti ad ottenere l'adozione del bambino, a patto che i signori Navarro potessero incontrare il nipote di tanto in tanto. A nessuno dei due dispiaceva, e avevano deciso che, quando il figlio fosse stato abbastanza adulto, avrebbe scelto da sé un proprio cognome.
Anche se Aaron Navarro Solace di Angelo non stonava poi così tanto.
«Ehi.» disse Will, fermandosi a pochi passi di distanza. «L'aereo di Alec ha un ritardo di un'oretta.»
«Come fai a saperlo?» domandò Nico, curioso.
«Ho chiamato l'aeroporto. Cosa facciamo? Cominciamo ad uscire?»
«Nah.» rispose Nico. «Aspettiamo un'ora. Lo sai che preferisco fare le cose all'ultimo minuto.»
Will sospirò. «Sì, purtroppo lo so. Vado a dare un'ultima occhiata al mio lavoro top secret.»
Nico annuì. Il lavoro top secret di Will era una ricerca medica, la cura di qualcosa che Nico non ricordava, ma sapeva che Will gliene aveva parlato sotto le coperte.
Nico diede un'occhiata al suo cercapersone. Il suo capo, il signor Hunter, aveva l'abitudine di chiamarlo all'improvviso e chiedergli se potevano partire nel giro di un'ora. Nico, spesso, aveva solo il tempo di chiamare Danny o Jem per fare da babysitter ai bambini, e nel mentre vestirsi, prima di scappare via. Per fortuna, il signor Hunter gli chiedeva di spostarsi solo lì, negli Stati Uniti. Solo una volta gli aveva chiesto di arrivare fino a Panama, ma non erano atterrati.
Oltre a volare, Nico seguiva il signor Hunter e i suoi collaboratori, gli occhiali da sole che accompagnavano la sua espressione arcigna. Non si era ancora preoccupato di scoprire cosa facesse il signor Hunter, e finché lo pagava puntualmente alla fine di ogni viaggio, non gli importava.
Inoltre, ricordò che Ade si era assicurato che non gli sarebbe accaduto nulla di male in volo. A Zeus non piaceva molto che i figli dei fratelli invadessero il suo spazio, ma Ade, mentre Nico frequentava il primo anno di università, gli aveva fatto notare che avrebbe tenuto Apollo negli Inferi per un altro decennio, e come minimo doveva fargli un favore. Ovvero quello di non uccidere suo figlio mentre era in volo. Nico si scopriva molto fortunato ogni volta che toccava terra con il jet.
«Papà Nico...»
Nico alzò lo sguardo su Christal, che lo stava studiando. «Dimmi, piccola.»
«Mi stavo facendo una domanda. Lo zio Alec tirerà un pugno in faccia a zio Jem, quando si incontreranno?»
Nico scrutò la bambina. «Chi ti ha detto questo?»
Christal aprì bocca e lei e Nico risposero all'unisono alla domanda. «Lo zio Thomas.»
«Naturalmente.» aggiunse Nico, con un sospiro. «Non lo so. Sono affari che non ci riguardano. E se vedi che stanno per picchiarsi, allontanati, non voglio che tu ti faccia male.»
Christal annuì, e sprofondò di nuovo nel libro.
Dai fatti accaduti mesi prima, il loro rapporto era decisamente migliorato. Era arrivato alle stelle, e non sembrava voler regredire. Si adoravano a vicenda. Forse era grazie a quel rapporto che Nico era riuscito ad accettare Aaron nella sua vita.
Spostò lo sguardo su di lui. I capelli castano biondo gli ricadevano riccioluti sugli occhi, e quando Nico o Will decidevano di tagliarglieli, il bambino sfrecciava sotto il letto, o il mobile più vicino, fino a quando le forbici non sparivano. Gli occhi erano grigi, come quelli di Annabeth, il grigio delle nuvole temporalesche. Dal padre umano aveva ereditato una carnagione perennemente abbronzata, come quella di Will, che ne sembrava assolutamente soddisfatto. Will aveva ancora la brutta abitudine di far notare a Nico e Christal quanto fossero pallidi rispetto a loro.
Aaron aveva poco più di due anni, e sapeva già dire il suo nome, quello della sorella e quello di Nico. Will non riusciva a pronunciarlo, ma almeno rimediava chiamando Will papà. Nico si era domandato perché i loro figli preferissero Will a lui, e ancora non riusciva a trovare una risposta adeguata.
Leo aveva provato a fargli notare che, forse, i bambini erano intimiditi da lui, e che Will, con il suo aspetto "soleggiato" assomigliava più ad una mamma. In più, aveva aggiunto, provocando imbarazzo sia a Nico che a Will, che il "tenebroso orsacchiotto" aveva bisogno di... Be', Nico non gli aveva lasciato concludere la frase, rimasta in sospeso negli ultimi tre mesi, e lo aveva rincorso per quattro isolati senza fermarsi, deciso a prenderlo a pugni, e a chiedergli come conoscesse quel soprannome che ogni tanto Will gli sussurrava in momenti intimi. Leo sapeva conoscere sempre qualcosa in più rispetto agli altri.
Nico giocò con Aaron per un'altra ora, prima di recuperare lo zainetto del bambino. Vi posò dentro una decina di pannolini puliti, un biberon e anche una brioche. Chiamò Will, e si affrettò a portare i due figli sul SUV. Alec sarebbe finalmente arrivato nel giro di un'ora.
«Nessuno lo sa che oggi viene zio Alec?» domandò Christal, mentre Will si affrettava a chiudere la porta di casa e Nico allacciava Aaron al seggiolino.
«No, è un segreto.» le rispose Nico, mentre Will correva verso di loro, rischiando di inciampare in un frisbee abbandonato sul vialetto da due giorni. «Lo scopriranno tutti questa sera a cena.»
Christal si mordicchiò il labbro, mentre Will raggiungeva il SUV sano e salvo. Si sedette al posto di guida e Nico rimase seduto vicino ad Aaron mentre Christal si accomodava vicino al padre biondo e abbronzato.
«Da quanto tempo non vedete zio Alec?» domandò, mentre Will metteva in moto e lasciava il vialetto di casa. Nico lanciò una rapida occhiata alla piccola villetta vicino alla loro: presto vi avrebbero vissuto i Solace capitanati da Alec.
«Be', se non teniamo conto delle ultime videochiamate, direi circa sei anni.» rispose Will.
«E perché è andato via?»
Nico e Will si lanciarono un'occhiata, e Will tossicchiò. «Cose da adulti.» rispose. «Cose di cui tu non devi preoccuparti.»
Christal fissò i due padri in silenzio, pensierosa, poi tornò a guardare fuori dal finestrino.

   
 
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