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Autore: Promisen    26/06/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gerwyn era steso sul fianco. Circondato dal proprio sangue e dal fuoco. La lama che lo aveva trafitto era ancora ben piantata al centro del suo petto. Non dava i minimi segni di vita, ma Akai non demordeva e continuava a scuoterlo e chiamarlo come se fosse caduto in un lungo sonno.
"Fratellone! F-fratellone! Ti prego alzati! Dobbiamo andarcene...dobbiamo..."
"Ragazzino," disse Nariemel con freddezza, dopo aver ucciso l'ultimo degli orchi che era entrato nell'edificio in fiamme. Si fermò e lo guardò Akai negli occhi. Provando ad essere più dolce possibile. "Akai. Dobbiamo portarlo fuori, presto questo posto crollerà. Dammi una mano e guardiamoci attorno." Il ragazzino la guardò ed esitò un po', ma poi venne convinto quando Nariemel si piegò verso di lui e lo guardò negli occhi.
"Mi aiuterai?" E Akai annuì, asciugandosi con la manica le lacrime che gli avevano rigato le guance.
I due scortarono fuori dalla taverna il corpo di Gerwyn, radunato insieme ai sopravissuti dell' incendio e alle vittime che riuscirono a portare fuori con la speranza che fossero ancora vivi..
Nariemel guardò gli uomini e le donne che erano sopravissuti. Avevano il viso nero di cenere e gli occhi stanchi e persi per la paura. La donna diede la sua spada a quello che sembrava l'uomo più forte e coraggioso in quel gruppo. "Affido a te il bene di questo gruppo, difendili come fossero la tua famiglia," disse la donna guardandolo negli occhi. L'uomo si sentiva perso e molto probabilmente non sarebbe stato in grado di portare a termine quell'incarico. Ma quale altra scelta aveva? Lei sapeva bene il concetto del "poche vite vanno sprecate per il bene superiore". Adesso aveva qualcun altro da difendere. Un bene superiore.
Sapeva che se fosse rimasta altro tempo lì sarebbe stato troppo tardi, quindi corse via senza guardarsi alle spalle, diretta verso la grotta che stavano usando come riparo. Ora sicuramente pululava di ribelli.
Era l'unica zona del rifugio dove non avevano appiccato il fuoco, voleva dire nella grotta c'erano fin troppi orchi. Neanche un'elfa addestrata come lei avrebbe potuto farcela in contro quei numeri.
Domen ti prego sii vivo, ti prego difendili, pensava mentre entrava nella caverna scura. Sapeva che sarebbe stato un suicidio. Ma doveva proteggerli, doveva proteggere i loro figli ad ogni costo.
Corse nell'oscurità, armata soltanto dei suoi pugnali. Le torce che ornavano i muri erano state distrutte e sui muri c'erano segni di sangue e lame. L'elfa scavalcava decine e decine di cadaveri, non riuscendo minimamente a riconoscere se fossero innocenti o ribelli. Lei correva perché da questo dipendeva la vita della sua famiglia.
E alla fine arrivò al centro del rifugio, di fronte alle immense tavole da pranzo che erano state spostate per far spazio a quello che pareva l'ultimo gruppo di sopravissuti. Erano tutti radunati in ginocchio, con le mani dietro la testa, mentre attorno a loro guardavano e urlavano euforici un gruppo enorme di orchi. Ne erano circa una trentina e uno si differenziava dagli altri perché aveva indossato un panno nero, improvvisato come cappuccio del boia. Si stavano divertendo da matti a dettar leggere, glielo si poteva leggere nell'espressione dei loro volti.
Nariemel era come immobilizzata davanti a quella scena. Riuscì a riconoscere i volti dei suoi compagni di battaglia, di alcune ragazze con cui aveva parlato e in quel gruppo c'era persino Domen, l'uomo che amministrava il rifugio prima della ribellione degli orchi.
Prendere il controllo di un gruppo oltre un paio di centinaia di persone era un compito a dir poco titanico per una sola persona. Sarebbe stato facile farsi prendere dal potere e governare piuttosto che amministrare. Eppure lui c'era riuscito sempre in modo eccellente e impeccabile. Certo questo non andava bene a tutti, ma compito di Domen era anche quello di fermare gli atti di egoismo di alcuni gruppi di persone. Primi fra tutti gli orchi, a cui non era mai andato bene che un essere umano, la stessa razza che perseguitava gli Impuri, dovesse "governare" un rifugio per Impuri. Gli orchi sono bellicosi, e sia Domen che Nariemel si sarebbero aspettati una specie di ribellione. Ma mai a quei livelli. Avevano ucciso senza ritegno, stavano uccidendo senza emozioni se non pura euforia. Erano innebriati del sangue che in quel momento sporcava i loro visi, e Domen ammise dentro di sé il proprio errore. Non si aspettava una reazione tanto forte da loro.
Nariemel non era una persona impulsiva e anche se tutto questo la stava colpendo nel profondo dei sentimenti, riuscì a tenere la calma e ad agire in modo logico.
Non vide i suoi figli nel gruppetto che stava per essere giustiziato; questo non la sollevò, ma aumentò soltanto i suoi dubbi. Pensava che i suoi figli potrebbero essere tra quel mare di cadaveri che aveva superato per arrivare fin lì. Ma quel pensiero doveva essere scacciato. Ora doveva salvare quelle persone. Doveva salvarne quanto più poteva.
"Bene bene, Domen. A quanto pare il tuo filosofare del cazzo non è servito a nulla. Come vedi, hai governato una vera merda e QUESTO" urlò l'orco incappucciato, indicandosi attorno mentre girava lentamente su se stesso. "Tutto questo ne è la prova," disse facendo un sorriso compiaciuto talmente evidente che glielo si leggeva chiaramente negli occhi, anche se il suo viso era coperto.
"Voi...la pagherete, per tutto questo...voi...cough!" ringhiò l'umano mentre sputava sangue e con ancora la fronte a terra. Era quello che avevano malmenato di più. Quello che volevano che restasse in vita per ultimo ma con ferite peggiori di quelli che erano morti e per questo gli orchi controllavano con estrema precisione ogni colpo.
"Risparmia il fiato, stronzetto, hai ancora tanto da vedere," continuò l'incappucciato e prese per i capelli una donna, per poi tagliarle di netto la gola. La donna cercò di urlare, ma tutto quello che uscì fu un urlo smorzato e gutturale, mentre la sua gola si riempiva di sangue. Domen urlò con tutto se stesso. Mentre i suoi occhi perdevano pian piano colore. Quella era l'ennesima persona che era stata uccisa senza nessun vero motivo. Solo per far soffrire. Sentiva di esser stato privato di tutto e ogni vita che veniva tolta aggiungeva più sofferenza a quel martirio enorme. Urlava di venir ucciso lui, se questo avesse potuto fermare quel massacro. Ma gli orchi non volevano questo. Volevano farlo soffrire, volevano essere visti come dei di fronte a chi, secondo loro, aveva vaneggiato di essere dio per fin troppo tempo. Tutto questo solo per mera vendetta.
Nariemel non riuscì a guarda la scena. Quella crudeltà colpì anche lei. Davvero gli basta sentirsi comandati per diventare così? Si domandava cercando ovunque qualcosa che potesse aiutarli, qualsiasi cosa. Ma lei era impotente davanti a tutto quello. Avrebbe potuto solo suicidarsi per poter dare a loro la minima occasione per poter reagire. Questa è l'unica cosa che posso fare, si disse tra sé e sé mentre estraeva lentamente il pugnale.
"...e sentiamo, come la pagherò mai? Verrà qualche punizione dal cielo che mi..GAHH!" La frase dell'orco incappucciato venne interrotta da un suono metallico seguito da uno gutturale. Quando Domen alzò lo sguardo vide Nariemel sul corpo inerme dell'incappucciato. Gli aveva conficcato il pugnale così a fondo nella testa che non riusciva più ad estrarlo. "Merda!" Disse lei, avvicinandosi a Domen.
"Nariemel?! Cosa ci fai qui?! Perché sei tornata?!"
"Non ti far strane idee, idiota, sono qui per i miei figli."
"Loro non sono qui, loro sono scappati," disse a bassa voce, stringendole un pezzo di stoffa del suo pantalone di pelle. Nariemel si sentì enormemente sollevata di questa notizia. In quel momento però fu un po' meno contenta della decisione che aveva preso di entrare direttamente nella battaglia contro trenta orchi. Chiuse gli occhi e fece un sorriso amaro. "Almeno morirò lottando".
Prese la lama dell'orco appena ucciso e la puntò contro tutti gli altri, ancora sorpresi ed esitanti.
"Venite a prenderle, sporchi bastardi!"

 

   
 
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