Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Ashura_exarch    26/06/2015    1 recensioni
[crossover con Pokémon più orientato verso il mondo martiniano]
Westeros, 386esimo anno dopo la Conquista di Aegon. Al Tridente è stato Rhaegar a vincere e non Robert, e ancora oggi il suo discendente Jaehaerys III è al potere. Ma la morte improvvisa del Primo Cavaliere, il rinnovamento di antichi rancori derivati dalla precedente ribellione, un torneo degenerato e una minaccia sovrannaturale rischiano di annientare per sempre i Sette Regni. Come ulteriore elemento di destabilizzazione vi sono i pokemon, bestie ricercate a Westeros e comuni ad Essos. Ce la faranno i Sette Regni a sopravvivere?
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Calla

Quella sera a Capo Tempesta si tennero grandi festeggiamenti. Lord Orson aveva deciso di indire una festa per ricompensare gli stallieri per il duro lavoro di due settimane prima, quando c'era stata la fuga di massa dei pokemon dalle stalle. Non era stata organizzata prima perché Nynt, il maestro dei cavalli, aveva richiesto alcuni giorni per far riprendere i ragazzi.
Giorni che lord Orson era stato felice di concedere anche per avere il tempo di invitare qualche altro lord suo vassallo. Del resto sarebbero serviti almeno alcuni giorni solamente per spedire gli inviti. Per il capo di casa Baratheon qualsiasi motivazione era buona per festeggiare, e del resto nessuno lo biasimava, in tempi come quelli bisognava stare allegri. La notizia della morte del Primo Cavaliere era appena arrivata tramite i corvi e lord Orson aveva addotto alla festa un altro scopo, quello di alzare il morale dei cortigiani. Del resto un nuovo Primo Cavaliere era stato eletto, e come aveva detto il signore di Capo Tempesta "non c'è bisogno di disperare".
A Calla le feste non erano mai piaciute, in primis per tutto il chiasso che vi regnava. Poi un altro motivo era la puzza: poteva non sembrare ma certe volte i nobili ammassati potevano arrivare ad odorare allo stesso modo dei popolani. Alla ragazza piaceva fare il bagno spesso, anche d'inverno, e non sopportava gli odori forti, specialmente i cattivi odori.
Un'altro dei motivi per cui non apprezzava i banchetti era per la presenza dei corteggiatori. Calla era una bella ragazza, su questo nessuno poteva mettere bocca, anche se non certo la più attraente tra le nobili delle Terre della Tempesta. Il suo defunto padre però, Barristan Baratheon, era stato uno degli amici più fidati del principe Laerion, ed era tenuto presso gran conto alla corte del re.
Ma sia suo padre che il principe erano morti da lungo tempo, e Calla faticava a comprendere il motivo per cui era tanto desiderata. Aveva sentito dire una volta a Gravven Wensington che era la nipote preferita di lord Orson, ma Calla stessa dubitava di essere tenuta in gran conto per questo. Che i suoi pretendenti credessero di ottenere il favore di lord Baratheon per questo? Poveri illusi.
Partecipò comunque alla festa, non per piacere ma per dovere. Era una lady ancora nubile, e alla ormai "veneranda" età di vent'anni non era neppure promessa in sposa. Secondo lord Orson prima o poi si sarebbe dovuta trovare un marito. Tra le sue proposte più frequenti c'erano, oltre che a Gravven Wensington e suo cugino Rowan Baratheon, anche Norbert Connington, erede di Posatoio del Grifone. Quello che tra tutti le stava più antipatico.
E chi le venne incontro quando entrò nella Sala Grande della fortezza se non lui? Era accompagnata da due dame di compagnia, due fanciulle frivole e talmente superflue da rendere impossibile anche solo tentare di avviare una conversazione, e indossava una lunga veste giallo intenso scollata. L'estate doveva star arrivando davvero perché negli ultimi giorni faceva davvero caldo, così aveva optato per quell'abito che oltre rinfrescarla rimarcava anche le sue origini familiari.
- Ma che splendido vestito, lady Calla! Come mai non vi avevamo mai visto prima con esso addosso?
"Sono appena entrata" pensò lei stizzita "E' un nuovo primato, non era mai passato così poco tempo tra il mio arrivo e i suoi squallidi tentativi di sedurmi.".
Norbert Connington le si avvicinò sorridente con un paio di suoi amici nobili che lei non conosceva. Dagli stemmi sui farsetti poté però intuire la loro provenienza. "Wagstaff e Morrigen. Due bifolchi senz'altro, se sono nati da case altrettanto bifolche.".
- E' un vestito estivo - rispose - Ecco perché non l'avevate mai visto.
- Capisco - ribatté lui con un sorrisetto che la innervosì subito - State meravigliosamente, lasciatevelo dire.
- Grazie molte.
Cercò subito di allontanarsi, mentre le due dame attaccarono bottone con i compari di Connington e cominciarono a ridere alle loro battute oscene. La sala non era ricolma, non era una grande festa dopotutto, ma la donna dovette comunque farsi strada con le braccia tra i vari nobili per tentare di arrivare al tavolo. Non era certo un comportamento signorile quello che stava tenendo, ma quando si alterava non riusciva a rispettare tutto quello stupido galateo.
Era quasi arrivata al tavolo quando Connington la raggiunse nuovamente.
- Aspettate! - le fece - Non scappate così? Come mai siete fuggita? Sembra che io non vi stia particolarmente simpatico.
- Ma bravo - fece lei di rimando - Avete colto nel segno.
- E posso chiederne il motivo, se non sono impertinente?
La domanda venne posta sempre con quel suo sorrisetto sornione, ed era questo un'altro dei motivi perché Calla non sopportava Connington, sembrava sempre prendere in giro la persona all'altro capo della conversazione.
- Lo siete eccome, un impertinente, ma bando alle ciance. Mi tediate con le vostre proposte di matrimonio, esattamente come tutti gli altri. La mia pazienza nei vostri confronti si è esaurita da tempo, e fatemi il favore di riferirlo a tutti gli altri miei corteggiatori. Sapete, non mi va di sprecare il fiato stasera.
Detto questo girò i tacchi e si avviò verso il tavolo. Questa volta Connington non la seguì, era rimasto impietrito sul posto. Probabilmente nessuna donna gli aveva mai risposto a quel modo, e quella reazione l'aveva lasciato di sasso. Calla sorrise compiaciuta. Aveva ottenuto una vittoria, anche se piccola, nei confronti della moltitudine di nemici che affrontava quotidianamente.

Vittoria che fu piuttosto effimera, dato che il destino - o magari lord Baratheon - a tavola le mise vicino proprio Connington. Quando egli arrivò Calla stava scherzando con una dama seduta vicino a lei, ma appena lo scorse il sorriso le morì sulle labbra. Tentò di voltarsi per non dare a vedere di averlo visto, ma non servì.
- Ma guardate un po' chi ho qui! - disse, deliziato - Sembra che dopotutto voi mi amiate!
- Non dite sciocchezze - fu la secca replica di lei - Io non vi amo, sarà stato lord Baratheon che facendo la disposizione dei posti ci avrà accidentalmente affiancato.
- Accidentalmente.
Non le piacque il modo in cui rimarcò l'ultima parola, ma non ci poté fare niente. Non sarebbe certo potuta andare da lord Baratheon, che in quel momento stava scherzando con lord Grandison, per lamentarsi di una quisquilia del genere, sarebbe apparsa frivola come la maggior parte delle dame presenti. E lei frivola non era di sicuro.
Per sua fortuna Connington si disinteressò presto a lei. Inizialmente le rivolse qualche attenzione, ma poi trovò qualcosa di meglio da fare - ad esempio trangugiare vino come se non ci fosse stato per lui un domani - e la lasciò stare per il resto del banchetto. L'uomo preferì mettersi a parlare e a ridere con i suoi due compari, Morrigen e Wagstaff, piuttosto che tentare di sedurla come di solito faceva.
Calla poté così dedicare un po' di tempo alla sua mente, tempo che impiegò per riflettere. Fece scorrere lo sguardo per la sala gremita di gente, e notò qualche lord che conosceva, come ad esempio il già citato Grandison, lord Penrose e quel fetente di lord Unwin Fell. Fell aveva fama di uomo avaro e avido, e quel suo modo di fare mellifluo non le era mai piaciuto. Una volta aveva provato ad organizzare un matrimonio tra Calla e suo figlio Ulrich, ma la donna si era fermamente opposta a tale unione.
Calla prese così a giocherellare con i propri lunghi capelli neri corvini, osservando passivamente quel che succedeva attorno a lei. Le portate arrivarono e furono portate via in continuazione, la ragazza ne toccò a malapena due o tre. Le feste non le avevano mai messo appetito, così mangiò solamente quel che la attirò maggiormente, il che fu veramente poco.
Gli ospiti più passava il tempo e più si facevano ubriachi e anche lord Orson, seduto su una piattaforma rialzata assieme ad alcuni dei suoi vassalli maggiori, si fece presto brillo. A quel punto la festa degenerò. L'ubriachezza collettiva portò all'improvvisazione di piccole battaglie a chi mangiava o beveva di più, a approcci sessuali indesiderati, a volgari gare di rutti e ad altre cose disdicevoli per un nobile.
Calla seppe quando fu il momento di andarsene quando vide un nobile poco distante vomitare. Erano tutti talmente ubriachi al punto che nessuno si accorse di Calla che si alzava la veste per evitare di sporcarla coi resti di cibo sparsi per terra e cominciava ad arrancare verso la porta. Nemmeno Connington, anch'egli ubriaco e intento ad abbordare una giovane dama, parve rendersi conto che la sua "preda preferita" si stava dileguando.
Era anche questo che Calla disprezzava delle feste, tendevano a degenerare col passare delle ore. A lei il vino piaceva, ma si era sempre saputa controllare per evitare di ubriacarsi. Non riusciva a spiegarsi come lord Orson potesse permettere che una simile confusione regnasse nella Sala Grande, ma del resto era quella la fine che facevano la maggior parte delle celebrazioni in tutto il Continente Occidentale. E probabilmente anche ad Essos. Gli uomini in fondo erano uguali dappertutto, e mai sarebbero cambiati.
Uscì dalla Sala Grande dall'ingresso principale praticamente non vista, le guardie erano ubriache sia dentro che fuori, quelle dentro per aver partecipato alla festa e quelle fuori per compensare di non averlo fatto. "Che comportamento contradditorio" pensò Calla leggermente divertita "Certe volte la vita è proprio beffarda.".
Le era venuta voglia di fare una passeggiata. Dentro al castello c'era un caldo soffocante, mentre fuori nel cortile la brezza della sera lasciava sulla pelle una sensazione incredibilmente piacevole. "Come si sta bene" pensò la ragazza "Forse potrei uscire fuori e fare una passeggiata al chiaro di Luna". C'era la Luna, quella sera, era crescente.
Sempre tenendosi alzato il vestito - non voleva sporcarsi di terra - passò vicino alle stalle. Immediatamente il fetore della paglia e degli escrementi assalì il suo naso. Purtroppo per arrivare alla grata di ferro e quindi al pontile di legno che permetteva di uscire dal castello era necessario transitare di là, così cercò di farsi forza e di non pensare al puzzo. Non poteva direttamente tapparsi il naso in quanto con le mani si stava tenendo su la splendida veste, e poi tenersi il naso non era certo un comportamento adatto ad una dama.
Passò vicino all'ingresso delle stalle e sentì provenire da dentro grida, schiamazzi e risate: anche lì stavano festeggiando. "Certo, lord Orson ha indetto la festa per loro" pensò "Ma non li avrebbe mai fatti entrare nella Sala Grande assieme agli altri nobili.". Era strano che la festa si tenesse ugualmente senza i festeggiati, ma sembrava che essi avessero rimediato da soli. Almeno gli era stato fornito il cibo, e a giudicare dal tono delle voci anche del vino. Dovevano esserci parecchi ubriachi lì dentro.
Le giunsero le note di una canzone. Dapprima cominciò una sola voce malferma per colpa del vino, ma più proseguiva e più il numero dei cantanti aumentava. Il tono, pur scoordinato e confuso, divenne sempre più forte, e così Calla poté distinguere meglio le parole. Gli stallieri stavano cantando La moglie del dorniano.

La moglie del dorniano era bionda come l'oro
e più caldo della primavera era il suo bacio.
Ma la lama del dorniano era acciaio nero,
e terribile era il suo bacio.

La moglie del dorniano cantava immergendosi,
dolce come una pesca era la sua voce.
Ma la lama del dorniano cantava sguainandosi,
freddo come una sanguisuga era il suo morso atroce.

"Che canzone tetra" pensò la donna "Eppure ha un tono così allegro. Probabilmente sono così ubriachi che non si rendono nemmeno conto di cosa stanno dicendo.". E probabilmente era vero, ma Calla decise di non fermarsi per chiederglielo. Sapeva che disturbare un uomo ubriaco essendo una donna non era una cosa prudente, così passò oltre l'ingresso della stalla. Qualcuno la vide e le fischiò, ma lei lo ignorò.

Mentre al suolo giaceva, con le tenebre attorno,
                           e il sangue che dalla sua lingua colò,
                           i suoi fratelli per lui pregarono, standogli accanto in contorno,
                           così lui rise e sorrise e per loro cantò:

"Fratelli, oh fratelli, i miei giorni son finiti,
                           la lama del dorniano la mia vita s'è presa.
                           Ma questo nulla importa, tutti gli uomini hanno i giorni contati,
                           gustando la moglie del dorniano ho compiuto l'impresa!".

Gli ultimi versi della canzone le arrivarono mentre si era già allontanata. Entrò in una zona buia del cortile, la quale non veniva raggiunta dalla luce delle torce. Era al di sotto delle fondamenta di un torrione, e non ci sarebbe stato lo spazio del resto nemmeno per una finestra, figuriamoci per una torcia. Forse, anzi, sicuramente a causa del buio qualcuno le andò a sbattere contro.
- Che modi! - gridò lei, lasciandosi scappare un lamento. Chiunque le fosse venuto addosso si era scontrato duramente con le sue parti basse, le aveva fatto male.
Sentì un tonfo, segno che chi l'aveva urtata era caduto per terra. Calla aveva visto le stelle per alcuni secondi, il colpo le era arrivato dritto al pube in una zona abbastanza delicata, ma dopo poco cercò di distinguere il maleducato che le aveva fatto questo. Dapprima faticò per via del buio, ma poi i suoi occhi si abituarono e...
Un ragazzino! Un ragazzino le era andato a sbattere addosso! Nonostante l'oscurità fosse abbastanza pesante riuscì a distinguerne i lineamenti, e vide che era molto sporco. Doveva essere uno stalliere, magari scappato alla festicciola che aveva visto prima.
- M-mi dispiace - farfugliò lui ancora a terra - Non vi avevo visto...
- Mi hai fatto male.
Nonostante il dolore, Calla non ce la fece ad arrabbiarsi con lui, era poco più che un bambino. La sua voce era ancora abbastanza acuta, nonostante si notasse qualche inflessione profonda, segno che la pubertà era ancora ai suoi primi segnali. Sicuramente non aveva fatto apposta a scontrarsi con lei, non certo come facevano quei porci di Morrigen e Wagstaff. Una volta il secondo si era scontrato con lei solo per tentare squallidamente di sedurla.
- Vieni, ti aiuto ad alzarti - gli disse, porgendogli la mano.
Immediatamente il ragazzino stese una delle proprie braccia per afferrare l'aiuto che gli veniva porto, e Calla quasi si stupì di quanto fosse forte quella stretta se paragonata a chi la stava azionando.
- Cosa stavi facendo? - chiese la donna mentre lui si rialzava.
- Volevo andare nelle stalle.
Ciò si intuiva anche dalla direzione che stava prendendo, opposta a quella di calla. Di certo non sarebbe potuto andare nella Sala Grande, dove i nobili lo avrebbero riconosciuto e cacciato anche da ubriachi fradici.
- Hanno detto che i ragazzini non possono festeggiare e ci hanno messo nelle cucine. Jorah ci ha fatto mangiare qualcosa, ma tutti si lamentavano.
Jorah era il capo delle cucine di Capo Tempesta, Calla lo aveva intravisto qualche volta.
- Ma a me non interessa la festa. Io devo andare... dagli animali. Per dargli da mangiare.
C'era stata una strana esitazione nella voce del ragazzo quando aveva dovuto dire il motivo per cui stava andando verso la stalla. Che stesse nascondendo qualcosa? Probabile, ma sicuramente sarebbe stata qualche sciocca magagna da stalla, che alla donna non sarebbe sicuramente interessata, così non insistette.
Dopo che l'ebbe aiutato a rialzarsi fece avvicinare il ragazzino.
- Mi raccomando - gli disse - La prossima volta guarda dove vai.
- Lo farò, milady. Grazie.
Dopodiché lo lasciò andare, e ognuno andò per la propria strada. Il ragazzino prese a correre nuovamente verso la stalla, mentre Calla si diresse verso la grata, che già intravedeva. C'erano due guardie, una addormentata e l'altra ubriaca, Calla lo capiva dal modo in cui si reggeva in piedi. Questa era l'efficiente sorveglianza di Capo Tempesta.
Mentre camminava ripensò a quel ragazzino. Vestiva di stracci, o comunque di vesti molto povere, la donna provò quasi pena per lui. Di certo però non gli avrebbe dato nulla da vestire, era tanto se l'aveva perdonato per essergli andato a sbattere contro. Gli venne in mente la sua faccia. Aveva delle labbra secche e degli zigomi abbastanza pronunciati. I capelli erano neri, al punto che a Calla ricordò il cugino Baelon. "Già, anche Baelon ha gli occhi...".
Viola? Quel ragazzino aveva gli occhi viola? Calla restò per un attimo confusa e si fermò. Un ragazzino dai capelli neri e gli occhi viola? Dove aveva già sentito quella descrizione? Si voltò per cercarlo, ma si era già dileguato. Le era appena andato a sbattere contro il bastardo di Baelon Baratheon. "Come si chiamava? Aspetta, iniziava con la H... Harrold... Horace... Hobber... no, aspetta... iniziava con Ha... Harren? No... Harys... ecco, Haerrik! Si chiama Haerrik Storm!". Sapere che quel ragazzino era imparentato con lei, seppur alla lontana, le fece tornare il buon umore. Aver incontrato un parente che non le stesse antipatico la fece sentire felice.
Arrivò finalmente al cancello, e si sentì rincuorata alla vista della pesante grata di ferro. Quel buio le aveva messo addosso un'angoscia terribile che l'incontro con Haerrik non aveva allentato. Si avvicinò ad una delle guardie, quella sveglia anche se ubriaca, e gli chiese di lasciarla uscire. Sulle prime l'uomo non rispose, continuando a guardare il vuoto con aria spaesata, ma alla fine rispose.
- A-aprire... la grata?
- Esatto.
- N-non si può.
La sua voce era malferma, e quasi per farsi coraggio alzò la caraffa di vino, se la portò alla bocca e ne trangugiò avidamente alcuni sorsi.
- O-ordini di lord Orson, non lasciare entrare né- hic, uscire nessuno.
Il singhiozzetto emesso durante la frase gli conferì un'aria ancora più ridicola di quanto già lo fosse. Aveva un passo traballante e a stento si reggeva in piedi, la cappa giallo caldo gli ricadeva floscia dietro la schiena, aveva l'elmo di traverso e la faccia di un viola paonazzo. Doveva essere ubriaco fradicio, nemmeno semplicemente alticcio.
- E come mai?
- Gli ordini- hic, non si discutono.
- Se non mi volete lasciar passare, alzerò la grata da sola.
Calla si diresse così verso la leva posta a poca distanza in grado di alzare la pesante grata. Era un grosso bozzolo di legno contornato da qualche sporgenza appena definibile come un braccio della leva, ma tant'era, le guardie si arrangiavano. Provò a posizionarsi davanti ad uno di essi e a spingere, aveva visto parecchie volte uomini anche minuti aprire da soli la grata. Ce la poteva fare, ne era più che sicura.
Solo che qualcun altro la afferrò prima. Calla venne spinta all'indietro, si girò e si ritrovò faccia a faccia con la guardia alticcia.
- L-lord Orson ha detto di non lasciar passare- hic, nessuno.
Il suo alito puzzolente investì la faccia della donna, che distolse lo sguardo nauseata.
- Gli ordini del lord- hic, si rispettano.
- Lasciami!
Calla si divincolò facilmente dalla sua presa, anche se aveva per un attimo temuto che non la lasciasse più andare. E aveva anche temuto che il vino gli avesse fatto venire strane idee, ma a quanto pare si era sbagliata. Corse via. e l'armigero restò a guardarla imbambolato come se avesse appena visto un miraggio lontano. "Meno male che il vino non ha lo stesso effetto su tutti" pensò Calla "Altrimenti chissà cosa mi avrebbe fatto...".
Ma non si sarebbe rassegnata, assolutamente no. Aveva deciso che sarebbe uscita dal castello per una passeggiata e l'avrebbe fatto, qualsiasi ostacolo le si fosse parato davanti. Calla Baratheon era nota per la sua testardaggine, dote ereditata da suo padre Barristan. O questo almeno aveva sempre sentito dire, aveva solamente un vago ricordo del padre. Lui era morto durante la Primavera di Sangue, quando Calla di anni ne aveva cinque. Aveva guidato lo schieramento dei Baratheon alla battaglia del Bosco delle Piogge assieme ad Aidan Storm, fresco di investitura nella Guardia Reale, e dicevano avesse combattuto con valore. Era poi stato trafitto da una lancia e Storm era morto poco dopo proteggendo il re Jaehaerys all'epoca ancora principe, almeno questo le era stato detto fin da quando poteva ricordarsi.
Distolse la mente dal padre, e ripensò al metodo per uscire da Capo Tempesta senza farsi vedere. Sorrise: Calla conosceva almeno un passaggio segreto che sicuramente non era noto alle guardie. C'era quello del Vecchio Parco degli Dei, che però era pericolante, e quello del canale sotterraneo. Optò per il secondo, il primo le aveva sempre fatto paura e raramente si era avventurata per più di qualche piede al suo interno.
Percorse a ritroso il tragitto che dalla Sala Grande l'aveva portata sino alla grata. Arrivò fin davanti ai grandi portoni di legno della sala principale di Capo Tempesta, ma a quel punto si fermò. D'un tratto realizzò di non volere nuovamente passare di là. Sentiva al di là della spessa porta ancora i rumori della festa: le giungevano attutite ma nitide le voci degli ubriachi, le risate, il rumore metallico delle postate e il cozzare dei boccali di vino e birra, si sentiva anche il latrato di qualche cane. Decisamente non le andava di entrare. "Poco male" pensò "Ci sono altre vie per arrivare al passaggio. E io le conosco".
Quando era piccola lei amava scorrazzare per il castello ed esplorare ogni suo pollice, abitudine disapprovata da molti dei nobili che vi risiedevano ma che l'aveva resa simpatica a tutti i cortigiani di rango più basso. Poi era tornata "sulla buona strada", come aveva detto la septa che l'aveva in custodia, imparando le buone maniere e tutta la prassi di corte, ma non aveva dimenticato i giorni in cui era stata libera di circolare per Capo Tempesta.
Si poteva arrivare al canale sotterraneo tramite varie strade, ma molte di esse passavano direttamente all'interno del castello. E purtroppo per entrarvi Calla avrebbe dovuto per forza passare per la Sala Grande. Ma ricordava esserci un ingresso in profondità nelle stalle che le avrebbe permesso di aggirare la confusione della festa, portandola dritta nei sotterranei.
Si diresse così verso la rimessa degli animali, la quale era ancora animata dalle risate e dai suoni degli stallieri ebbri di vino. Sicuramente Calla non avrebbe voluto passargli vicino, e per fortuna le stalle avevano più di un ingresso. Quello principale e quello sulla sinistra erano occupati dai festanti, ma l'apertura a destra appariva silenziosa, così la donna si diresse spedita da quella parte.
L'ala destra delle scuderie era immersa nel silenzio e nel buio, contrastando alla grande con l'aria allegra e illuminata dello spazio che c'era a pochi piedi di distanza. L'immobilità veniva interrotta ogni tanto dagli scossoni che riceveva la parete e dalle voci troppo alte degli stallieri dall'altra parte della stalla. Quella parte era adibita soprattutto a residenza dei pokemon, e Calla ne poté vedere qualcuno agitarsi nervosamente nel proprio spazio, evidentemente disturbato dal chiasso prodotto da chi probabilmente lo curava. La maggior parte però dormiva e non sembrava curarsene.
Con qualche difficoltà e dopo essere inciampata varie volte, Calla arrivò in vista delle scale. In cima ad esse vi era una porticina di legno che portava ad un corridoio, il quale ad un certo punto si biforcava, proseguendo da una parte per le cucine e dall'altra per le cantine. La sua meta erano le cantine.
Stava quasi per salire il primo gradino, quando una voce familiare la fece sobbalzare.
- Ti ho già chiesto scusa, vero?
La donna restò impietrita sul posto. Poi si rilassò, riconoscendo la voce acuta del ragazzino che l'aveva urtata prima. Sorrise al pensiero che ancora lui credesse di essere nel torto. Allora Calla si girò con l'intenzione di rincuorarlo.
- Sì, me l'hai...
Ma si interruppe, perché dietro di lei non c'era nessuno. Aveva pensato che Haerrik fosse esattamente alle sue spalle, ma a quanto pare si sbagliava.
- Mi devi perdonare, ma era quel che dovevo fare.
Calla girò immediatamente la testa verso dove era venuto il suono della voce. Proveniva da uno degli spazi alla sua sinistra, a qualche piede di distanza dalla porta. Spinta dalla curiosità decise di avvicinarsi per sbirciare. Con chi stava parlando il giovane bastardo? Con un pokémon? O con qualcuno?
- Se non l'avessi fatto saresti scappato, e a lord Baratheon non avrebbe fatto piacere.
Quando arrivò in prossimità della cella dove presumibilmente si trovava il ragazzo Calla si abbassò, riparandosi dietro al divisorio di legno. C'era qualcosa che la spingeva a nascondersi, non sapeva nemmeno esattamente cosa. Forse era il dubbio di star interrompendo qualcosa di importante, oppure la paura di intromettersi in qualcosa che non la riguardava. Ma ormai era tardi per le recriminazioni, così alzò piano la testa, attenta a non produrre il minimo rumore.
Ci mise alcuni attimi, il tempo che gli occhi si abituassero al buio - lo erano già, ma quella parte delle stalle era ancora più oscura -, è individuò Haerrik Storm. Il ragazzo era seduto con la schiena contro il muro, ma non guardava dalla sua parte, bensì sembrava squadrare il soffitto con occhi sognanti. A quanto pare non l'aveva sentita parlare poco prima, altrimenti avrebbe scrutato verso di lei. Accanto a lui, assicurato a terra da delle catene, vi era un pokemon. Calla faticò a rammentare di che specie si trattasse, ma alla fine, dall'orientamento delle penne sulla testa, dedusse che era uno Spearow.
- Ci stai male qui dentro, non è vero?
Come a conferma dell'ipotesi di Calla il pokemon emise un verso caratteristico.
- Già, effettivamente non sei nelle condizioni migliori in cui potresti essere. Magari potrei parlare con Nynt e farti portare qualcosa in più. Sai, Nysen e io...
La donna ritirò la testa, aveva sentito abbastanza. Quella conversazione - o meglio monologo - non era affar suo, ed era anche abbastanza noiosa. Attenta a non produrre il minimo suono si scostò dal divisorio e si diresse nuovamente verso la porta. Salì piano le scale e aprì l'anta di legno. Non seppe nemmeno perché lo fece, forse perché non voleva essere disturbata da nessuno nella sua passeggiata.
Quando fu però nel corridoio la porta le sfuggì di mano, forse per l'emozione o forse perché aveva le mani sudate. Si richiuse vibrando, producendo un rumore secco che alle sue orecchie fu come il suono di un'esplosione. Pensando che il ragazzo si fosse finalmente reso conto di non essere solo Calla si mise a correre. Sarebbe uscita prima che chiunque potesse solamente udire il suono dei suoi passi.

Rischiò di essere scoperta più volte, ma riuscì a passare inosservata. C'era un via vai continuo dei servitori dalla cucina alle cantine, e Calla era dovuta rimanere nascosta per un po' nell'ombra. Alla fine i viaggi avevano acquisito un certo ritmo, cosicché la donna aveva potuto capire quand'era il momento giusto per passare. Quando fu sicura che non sarebbe passato nessuno si mise a correre e raggiunse in men che non si dica le cantine.
Non ci ritornava da anni, eppure era tutto uguale a come lo ricordava. Gigantesche botti di vino erano accatastate in ogni dove, e l'odore del liquore permeava l'aria. Calla inspirò la fragranza dell'alcolico e l'assaporò per un secondo, poi si ricordò che aveva poco tempo prima che tornasse un altro servitore e decise di darsi una mossa.
Si diresse a passo spedito verso una grossa botte contro una parete umida. Conteneva un vino forte e speziato, Calla l'aveva assaggiato una volta ma non le era piaciuto, esso a fermentare lì fin dai giorni di re Rhaegar. Il lord Baratheon di allora era un gran bevitore e aveva riempito le cantine. Si diceva che le sapesse svuotare altrettanto velocemente, ma quel barile era in qualche modo sopravvissuto. Era vino forte e per questo adatto a pochi palati, così era stato assaporato da poche persone in nove decadi. Ricordava di averlo visto prendere una volta a Willem Baratheon, suo nonno. Era morto cinque anni prima, quando lei aveva quindici anni.
Facendo attenzione a non aprire il rubinetto che permetteva di far uscire il vino, Calla tolse i freni e fece rotolare la botte di alcuni pollici in avanti. Il muro dietro il barile rivelò una grata, larga una quindicina di pollici e alta tre piedi e mezzo o poco più. La donna rimise i freni al barile e strinse con le mani il ferro, poi fece forza. La grata era vecchia, così venne via subito con una nuvola di polvere. Non veniva aperta da molto tempo, da quando Calla aveva smesso di frequentare quegli ambienti.
L'apertura conduceva ad uno stretto passaggio, usato occasionalmente come canale di scolo in caso di alta marea. Non sembrava ma le cantine erano posizionate parecchio in basso rispetto al resto del castello, ed era successo più di una volta che si fossero allagate per il mare grosso. In quel caso le botti venivano prese e trasferite faticosamente nelle cucine.
Calla appoggiò la grata per terra e si inginocchiò. "Per i Sette" pensò contrariata "Mi sporcherò tutto il vestito". Ma era ben determinata ad uscire da quell'ambiente soffocante che era diventato Capo Tempesta quella notte, così prese ad avanzare carponi. Decise di non richiudersi la grata alle spalle per avere via libera al suo ritorno. L'aveva appoggiata esattamente dietro la botte, se avesse avuto fortuna nessuno si sarebbe accorto che il canale era aperto.
Calla entrava a malapena nel condotto, se lo ricordava più grande. "Forse perché allora ero una bambina" rammentò tristemente. L'alta marea non si verificava ormai da un po' di anni, così per la gioia della donna il canale era abbastanza asciutto. Alcuni tratti però erano umidi, così Calla dovette faticare per mantenere la presa e non scivolare. Ad un certo punto il pavimento cominciò ad avere una certa pendenza, così Calla fu costretta a reggersi con maggiore forza per non scivolare.
Continuò a strisciare per un po', finché avvertì con un sospiro di sollievo lo sciabordio dell'acqua non molto lontano da lei. Stava arrivando nel canale vero e proprio. A conferma della sua tesi si ritrovò infine davanti ad un'altra grata, la quale si dimostrò più difficile da spostare. La manutenzione non veniva fatta da anni e il ferro si era deformato nella pietra, ma alla fine Calla riuscì a toglierla ed uscì dal passaggio. Appoggiò la grata alla parete e si guardò attorno.
Era emersa in una piccola scala, la quale si inerpicava nella roccia fino alle sale di Capo Tempesta. Scendendo nella direzione opposta invece si sarebbe potuti arrivare ad un piccolo canale che comunicava col mare. Calla era già stata lì, e sapeva che oltre il canale c'era la spiaggia. Già si immagino a passeggiare sulla sabbia al chiaro di luna.
Prese a scendere gli scalini. Erano stretti, ripidi e viscidi per l'umidità, e la donna si dovette appoggiare al muro per non perdere l'equilibrio. "Ma guarda te se devo fare questo sforzo per arrivare fuori dalla fortezza". Oramai doveva essere passata almeno un'ora da quando se n'era andata dalla festa, si erano già accorti della sua assenza? Probabilmente no, erano tutti troppo ubriachi.
Quando ebbe sceso alcune decine di scalini finalmente vide un'apertura, da cui filtrava una leggera brezza fresca. Calla la attraversò, e non ebbe paura di cadere in acqua, visto che aveva viaggiato fin lì prevalentemente al buio e di conseguenza aveva gli occhi abituati all'oscurità.
Sbucò infine sul canale. L'acqua sotto di lei sbatteva continuamente contro la roccia, producendo un rumore uniforme e persistente. Il canale era costeggiato da due stretti camminamenti scolpiti nella roccia, i quali conducevano all'esterno. Calla si diresse verso sinistra, e dopo poco scorse uno spicchio di cielo notturno fare capolino tra la roccia. Le stelle le illuminarono leggermente il cammino.
Ricordava che più o meno in quel punto ci sarebbe dovuta essere una grande grata di ferro, la quale però era crollata in mare ai tempi di lord Ormund Baratheon, il padre di lord Orson. Lord Ormund aveva tentato di recuperarla mandando alcuni pescatori, ma aveva fallito tre volte, una per l'alta marea, una volta per il mare mosso e un'altra per una burrasca. Tutte e tre le volte era morto almeno un pescatore nel tentativo di recuperare la grata, e si dicesse che i loro fantasmi vagassero ancora per quei passaggi. Calla non era impressionabile da certe storie, così proseguì ugualmente.
Ma si spaventò lo stesso e sobbalzò, rischiando di cadere in acqua, al sentire due voci provenire da poco più avanti da dove si trovava.
- Ti ripeto, è un'occasione unica, non devi lasciarla scappare. Non si ripeterà più.
- Te l'ho già detto, non mi interessa.
Calla si era aggrappata alla parete per evitare di precipitare in acqua. Venne oppressa da una terribile sensazione, la consapevolezza che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Le sembrò di rivivere la stessa situazione di poco prima, si stava nuovamente intromettendo in affari che non la riguardavano. Ebbe la tentazione di girarsi e tornare da dove era venuta.
Ma la curiosità fu troppo forte. Camminò in avanti, appoggiando piano i piedi sulla roccia, attenta a non produrre il minimo rumore. Quando arrivò ad una sporgenza della roccia si appiattì contro la parete e sporse poi la testa quanto bastava per vedere cosa c'era al di là.
Due uomini stavano sul camminamento, uno di spalle rispetto a Calla e l'altro di fronte a lui. La donna riconobbe senza fatica ser Rowan Baratheon, suo cugino e in passato anche suo corteggiatore. Aveva corti capelli neri, occhi verdi e una sgradevole faccia da maiale a cui si aggiungeva un costante rossore sulle guancie rubiconde. L'aspetto lo faceva sembrare costantemente ubriaco. Calla l'aveva visto duellare con altri cavalieri nel cortile di Capo Tempesta qualche volta, ed era sempre riuscito a disarmarli, ma non aveva idea se si fosse trattato di fortuna o di bravura da parte sua.
L'altro uomo non lo riconobbe subito. Aveva le caratteristiche dei Baratheon: capelli neri e spalle larghe, ma nulla più che lo potesse identificare subito. C'erano troppi altri Baratheon, tra legittimi e illegittimi. Nel secondo caso era merito di suo nonno Willem, i cui appetiti sessuali erano stati ereditati dal nonno, Robert.
- Non dovresti rifiutare così alla leggera - disse suo cugino.
- Non sto rifiutando alla leggera, ci ho pensato.
- Davvero?
- Sono settimane che mi tedi con queste proposte, e ho già detto di no.
- Pensaci ancora.
Rowan Baratheon afferrò le spalle all'interlocutore.
- Il re è malato, non gli resta molto da vivere. Il principe ereditario è lontano, alla Roccia del Drago, e molti nutrono dubbi sul fatto che sappia governare un regno. Suo figlio è un infante e suo fratello è un beone. Gli zii sono l'uno peggio dell'altro: Jaehaemion è un idiota, mentre Rhaegon è un ritardato. L'unica alternativa valida...
L'uomo scostò malamente le mani di Rowan.
- Ne abbiamo già parlato, non... - ma suo cugino non lo lasciò finire.
- Aspetta, se ci appoggi diventeresti signore di Capo Tempesta. Tu sei rispettato molto più degli altri Baratheon, e sicuramente tutti i lord di queste terre ti seguirebbero. Abbiamo dalla nostra parte già molte casate, e se anche tu...
- Appoggiarvi? - nel tono dell'uomo c'era ilarità mista a disprezzo - E perché mai dovrei? Non ne vedo il motivo. Almeno non dopo tutto il casino che avete combinato giorni fa. Non ti è sembrato un po' esagerato liberare metà degli animali delle stalle del castello solamente per potermi approcciare? E a cosa è servito? A nulla, visto che poi sono dovuto andare a dirigere i lavori di ricattura. Sai come si chiama la cosa che state facendo tu e i tuoi amici? Tradimento. Io otterrei comunque Capo Tempesta, mentre se vi denunciassi voi sareste gettati in cella per essere decapitati o mandati alla Barriera, dipende come si sente il re in quel momento. Effettivamente ci sono troppi Baratheon, sbarazzandosi di qualcuno si starebbe solo meglio.
La faccia di Rowan venne progressivamente distorta dalla rabbia. Probabilmente non era mai stati insultato da nessuno a quel modo.
- Questa è l'unica risposta che avrai da me. E se non vuoi che ti denunci a mio padre fareste meglio ad andartene da Capo Tempesta stanotte stessa, tu e tutti i tuoi amici.
L'uomo puntò un dito contro Rowan.
- Se domattina ti vedo ancora qui ti farò incarcerare con l'accusa di tradimento. Mi hai proprio stancato. E adesso, se vuoi scusarmi, mi attendono alla festa.
L'uomo si girò, e finalmente Calla lo poté vedere in faccia. Oltre ai capelli corti e alle spalle larghe possedeva una faccia dai lineamenti squadrati ma in un certo modo graziosi. E i suoi occhi viola non facevano altro che mettere in risalto gli zigomi pronunciati. Era ser Baelon Baratheon, l'erede di Capo Tempesta. "Ecco perché diceva che l'avrebbe ottenuta comunque".
Ser Baelon mosse un passo nella sua direzione, e Calla si rese improvvisamente conto di essere pericolosamente esposta. Sarebbe dovuta già andarsene, e se fosse restata lì anche solo un istante di più l'avrebbero scoperta. Si staccò dalla roccia, ma non poté fare altro.
La faccia di Rowan venne attraversata da un ghigno di malvagità pura. Infilò la mano destra sotto il mantello e ne estrasse qualcosa che rilucette alla luce della luna. Calla ne fu per un attimo abbagliata e non seppe distinguere cos'era. Ser Baelon mosse un altro passo, ma la mano sinistra di Rowan gli afferrò la spalla destra.
- Cugino, se permetti... - cominciò.
Baelon fu costretto a girarsi, Calla poté vedere l'espressione annoiata sul suo volto mentre lo girava. Probabilmente era maleducazione per un nobile ignorare qualcuno, e anche se di malavoglia Baelon si voltò per ascoltare il cugino.
Fu allora che Rowan alzò il pugnale e lo affondò nella parte sinistra del petto di Baelon. Cinse poi l'intero braccio sinistro attorno al collo del Baratheon e lo tirò verso di sé, permettendo alla lama di affondare ancora più in profondità. Baelon emise un rantolo strozzato, quasi come gli mancasse il fiato. Rowan fece girare più volte il polso, e Calla sentì l'orribile rumore di qualcosa che veniva strappato. Aveva colpito dove c'era il cuore.
- Avevi ragione, ci sono troppi Baratheon - gli sussurrò all'orecchio, ma a Calla sembrò che l'avesse urlato - Meglio sbarazzarsi di qualcuno.
Baelon ebbe qualche sussulto, ma smise presto di muoversi. Rowan tirò indietro la mano che stringeva il pugnale, e Calla poté vedere che le dita superiori erano completamente sporche di sangue. Il pugnale fece uno strano rumore quando venne tirato fuori dalla carne del Baratheon. Rowan tenne in equilibrio Baelon per un attimo, poi lo spinse all'indietro. Il corpo scivolò oltre il canale alla sua sinistra, e quando impattò con l'acqua produsse come il rumore di un sasso quando cade in uno stagno.
La donna restò immobile per un attimo. Aveva appena visto morire un suo parente, ucciso per di più da un consanguineo. L'omicidio di consanguinei era peccato mortale per i Sette Dei, come le avevano sempre insegnato da piccola, anche se Rowan e Baelon Baratheon erano ben lontani dall'essere parenti stretti. Si sentì lo stesso sconvolta e disorientata. Quella sensazione terribile di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato la colse di nuovo in tutta la sua potenza.
Si lasciò inavvertitamente scappare un gridolino di spavento, e subito si coprì la bocca con una mano. Troppo tardi, Rowan voltò la testa e la vide. Quel suo ghigno malefico si amplificò ancora di più e cominciò ad avanzare verso di lei, la mano che stringeva il coltello che oscillava al suo fianco, come quasi aspettasse il momento giusto per colpire.
Calla indietreggiò in preda al panico, e per poco non rischiò di cadere di sotto. Riacquistò in qualche modo l'equilibrio e si mise ad arrancare sulla roccia. Sentiva i passi di Rowan risuonare dietro di lei, così cercò di correre. Fallì, e l'unico risultato che ottenne fu quello di inciampare sul suo stesso vestito e cadere in avanti.
Batté malamente la guancia, e sentì un dolore bruciante sulla faccia. Quando aprì gli occhi vide che nella parete accanto a lei c'era una piccola rientranza, forse abbastanza grande da contenerla. Si rialzò velocemente e si guardò dietro: Rowan non era ancora arrivato. Si fece forza, e nonostante gli occhi avessero iniziato a lacrimarle copiosamente riuscì ad infilarsi nel vano. Cercò di far entrare tutta la veste, ma qualche lembo rimase fuori, terribilmente esposto. A quel punto cominciò a piangere per davvero.
Pochi istanti dopo comparvero gli stivali di Rowan. Calla li sentì battere contro la pietra, e li vide fermarsi di fronte alla rientranza dove si era nascosta. Poi Rowan si inginocchiò, un'espressione trionfante sulla sua orribile faccia. Calla aveva fallito nel nascondersi a quanto pare.
- Cuginetta cara - disse, trattenendosi dal ridere - Facevi una passeggiata notturna?
- I-io... - provò a farfugliare la donna.
- Devi aver visto il mio... incontro con Baelon. Decisamente il momento sbagliato per una passeggiata.
Rowan si avvicinò all'apertura, portando il pugnale all'altezza del proprio volto. Calla lo vide inarcare il braccio per prepararsi a colpire, ma le lacrime agli occhi la fecero per un attimo diventare cieca. Rowan si trasformò in una macchia di colore indistinto, e Calla si rese conto di stare per fare la stessa fine di Baelon. Dopo averla uccisa Rowan l'avrebbe buttata in mare e poi sarebbe stata ripescata giorni dopo, divorata dai pesci. La sua mente si figurò quella scena, non lasciando posto ad altri pensieri se non alla consapevolezza di star vivendo gli ultimi istanti di vita.
Improvvisamente però la macchia che rappresentava Rowan scomparve dalla sua vista. Calla fu disorientata per alcuni istanti, e le orecchie presero a ronzargli. L'udito però non era stato compromesso come gli occhi, e poté udire un confuso rumore proveniente da non molto lontano. In un primo momento esitò, ma come sempre alla fine la curiosità ebbe la meglio su di lei e si sporse.
Dapprima vide solamente due specie di nebulose scure orbitarsi intorno, ma poi quando si strofinò gli occhi con una mano riuscì finalmente a distinguere cosa stava davvero succedendo. Riconobbe subito Rowan, il quale si stava azzuffando con qualcosa di piccolo e veloce. Calla non lo vide bene, così dovette socchiudere gli occhi. Era Haerrik Storm.
"Quel ragazzino!" pensò "Deve avermi seguita. Dannazione a me quando non sto attenta a sbattere le porte". Haerrik stava combattendo con una furia cieca, menando calci, pugni e anche morsi a più non posso. Rowan provava a contrastare i colpi con il pugnale ma era troppo lento, non era decisamente un tipo da corpo a copro. Per un attimo Calla riuscì a vedere in faccia il ragazzo e si accorse che stava piangendo. Non stava però singhiozzando, stava versando lacrime come avrebbe fatto un adulto. Doveva aver assistito anche lui all'uccisione di Baelon. Suo padre.
Quando Haerrik morse la mano in cui Rowan teneva il pugnale l'uomo lanciò un urlo e lo lasciò cadere. La lama produsse un rumore metallico rimbalzando sulla roccia, e finì sul ciglio del canale. Il ragazzo diede poi una ginocchiata nello stomaco all'uomo, il quale fu costretto ad arretrare sui gomiti. Haerrik poi gli si gettò addosso, prendendogli a pugni la pancia. Calla lo guardò combattere; doveva aver già fatto risse del genere, ma qui era diverso: stava combattendo per vendetta, e per la vita... di Calla?! Possibile che la stesse difendendo?
Ma la situazione si capovolse d'improvviso. Rowan riuscì in qualche modo ad allungare la mano e a recuperare il pugnale, ma sfortunatamente per lui dalla posizione in cui si trovava era molto difficile menare un fendente. Ci provò ugualmente, e la lama quasi raggiunse il petto semi-esposto dalle vesti lacere di Haerrik. Calla urlò, ma il ragazzo riuscì a bloccarlo con entrambe le mani.
Per alcuni attimi ci fu una sorta di tira e molla tra Haerrik e Rowan, ma l'uomo era troppo forte per lui, e la lama cominciò lentamente a scivolare in avanti. Aveva però una curvatura verso il basso, e quando Haerrik cedette fu talmente rapido a scansarsi che il pugnale non lo colpì, andandosi invece a conficcare nella gamba di Rowan, il quale lanciò un altro urlo di dolore.
Il ragazzo si mise poi a prenderlo a calci, ma l'uomo riuscì ad afferrarlo per un piede e a farlo cadere. Gli rotolò sopra e gli si mise sullo stomaco, impedendogli di muoversi. Visibilmente scosso, Rowan si tirò fuori il pugnale dalla gamba. Era ancora più rosso del solito, e sembrava fradicio di sudore. Era pronto a calare il colpo.
- Maledetto bastardo - gli gridò - Sei ancora più fetente di tuo padre!
- Da che pulpito! - disse una voce alle sue spalle.
Calla nel frattempo non se n'era stata a guardare. Si era alzata e, sentendosi in dovere di fare qualcosa, aveva afferrato un grosso sasso e si era faticosamente portata alle spalle di Rowan. L'uomo non l'aveva notata perché era troppo occupato a combattere Haerrik, ma girò appena la testa alle sue parole. La pietra calò sull'attaccatura del collo e Rowan rotolò di lato, stordito ma non fuorigioco.
Calla corse subito da Haerrik e lo aiutò a rialzarsi, ma il ragazzo aveva lo sguardo fisso su Rowan. Digrignava i denti dalla rabbia, e calde lacrime gli rigavano il viso.
- Maledetti! - gridò l'uomo dietro di loro - Ve la farò pagare.
Calla si voltò, appena in tempo per vedere Rowan, il quale zoppicava tenendosi la gamba fradicia di sangue, salire la stretta scala per capo tempesta. Il pugnale era sparito chissà dove, forse gli era caduto in mare. La donna lo vide sparire nella roccia, e piano piano il rumore da lui prodotto si affievolì. Sobbalzò quando Haerrik la prese per mano e la strattonò dalla parte opposta.
- Vieni, dobbiamo andare - disse con voce stranamente ferma.
- Ma... - Calla era perplessa.
- Non possiamo andare di là, rischiamo di incontrarlo di nuovo. Dirà che siamo stati noi ad uccidere ser Baelon e che poi l'abbiamo aggredito. A chi pensi che crederanno? Ad un bastardo e a una nobile di basso rango oppure al figlio del castellano di Capo Tempesta?
Calla si rese conto che aveva ragione. Arstan Baratheon, fratello minore di Barristan e padre di Rowan, era il castellano dell'imponente fortezza, e Orson si fidava di lui come un fratello. Aveva più volte insistito perché Calla e Rowan - certe volte Derrick, suo fratello minore - fossero promessi sposi, ma il primo si era sposato a sua volta e aveva avuto un figlio mentre al secondo era nato un bastardo due anni prima, così le proposte alla fine erano cadute. La donna sapeva di non stargli simpatica, e se anche lui fosse stato invischiato in quella specie di complotto avrebbe senza dubbio spalleggiato suo figlio.
Mentre camminavano lungo il canale la donna fece caso ad un particolare all'apparenza insignificante: poco prima il ragazzo, mentre spiegava le motivazioni della loro fuga, aveva apostrofato Baelon come "ser" e non come "mio padre". Aveva avvertito una certa disperazione nella sua voce, ma era normale, in fondo era il suo genitore, anche se questi non l'aveva mai riconosciuto. Si sporse leggermente, e si accorse che Haerrik stava ancora piangendo ma che cercava di nasconderlo, così la donna fece finta di niente.
- Grazie - gli disse invece.
Il ragazzo rimase in silenzio.

Dal canale arrivarono su una spiaggia, e dalla spiaggia risalirono un crinale sassoso per inoltrarsi in una natura quasi incontaminata. Probabilmente Rowan aveva già allertato le guardie, così decisero di nascondersi in una macchia d'era alta per decidere il da farsi. La fortezza incombeva ancora su di loro, nonostante si fossero allontanati ormai di almeno un paio di chilometri. Calla non si ricordava di aver mai camminato così tanto in vita sua, e i piedi avevano presto cominciato a farle male.
- Potremmo scappare a piedi - disse debolmente mentre si massaggiava i suddetti, ma già mentre lo diceva sapeva che non sarebbe stato fattibile.
- Sarebbe un suicidio - Haerrik decise di obbiettare ugualmente - A cavallo e con i cani ci prenderebbero in poche ore.
- Allora cosa facciamo?
- Mi viene in mente una sola possibilità.
Mentre si riposava un po' a causa di tutte le emozioni di quella sera, Calla ascoltò sempre più incredula il "piano" elaborato dal bastardo. Era una cosa assolutamente folle, e la probabilità di essere scoperti era altissima. Lei non temeva ripercussioni dirette, avrebbe potuto denunciare a lord Orson Rowan per l'omicidio di Baelon, ma Haerrik probabilmente sarebbe stato ucciso prima. Aveva paura per l'incolumità di quel ragazzo, e inizialmente diede il proprio dissenso per quel piano.
- Non se ne parla, è troppo pericoloso.
Haerrik non le rispose subito, ma quando lo fece ci mise tutto sé stesso.
- E' la nostra unica speranza di fuggire, non abbiamo altre alternative. Funzionerà, ne sono sicuro, non si aspetteranno che ritorni dentro le mura.
In quel momento uno scalpiccio di zoccoli richiamò l'attenzione di entrambi, e Haerrik fece appiattire ancora di più Calla nell'erba. A poca distanza si stava avvicinando un soldato della guarnigione di Capo Tempesta, riconoscibile dalla cappa giallo oro. Si fermò e scese da cavallo, mettendosi a perlustrare la zona circostante.
- Allora, ti fidi di me? - le sussurrò Haerrik sbrigativo.
Calla ci pensò su un attimo. Era stato astuto, le aveva riservato la scelta proprio nel momento peggiore, ma la donna ci rifletté comunque su un attimo. Poi accettò, temendo che l'uomo li potesse scoprire da un momento all'altro.
L'armato si era messo a perlustrare un piccolo gruppo di arbusti a poca distanza, così i due si misero a strisciare silenziosamente dentro l'erba alta. Calla sentì il proprio splendido vestito impigliarsi e strapparsi più volte, ma cercò di non pensarci. Gliel'aveva regalato Boremund, il fratello minore di Baelon, un paio d'anni prima per il suo compleanno, e lei ci teneva molto. Involontariamente si ritrovò a pensare che adesso era lui l'erede di Capo Tempesta. In quel momento era in viaggio nelle Terre dell'Ovest, si diceva per fare la corte a qualche lady.
La guardia, una volta finito di ispezionare gli arbusti, passò all'erba dove si nascondevano, ma ormai se l'erano lasciata alle spalle. Erano arrivati in un piccolo avvallamento roccioso, e lì dovettero stare attenti a non smuovere nulla per non provocare rumore. Continuarono così per un bel po', e videro almeno altre due guardie che perlustravano le zone, riuscendo sempre ad aggirarle in qualche modo. La caccia era aperta.
Alla fine arrivarono ad un cumulo di detriti. O almeno ciò che sembrava tale. Haerrik si mise a scostare il più piano possibile un intrico di rovi, piante ed erbacce cresciuto sulla superficie della catasta che Calla mai avrebbe osato toccare. Non si sarebbe mai sognata di farlo, chissà quali malattie le riservavano quei vegetali.
Con sua estrema sorpresa da sotto le erbacce spuntò una porticina. Era abbastanza squallida, non più di due ante di legno costruite alla bell'è meglio, ma perlomeno era stata mascherata abbastanza bene. Haerrik scostò piano le ante, rivelando al di là della porta un piccolo tunnel che si snodava nella terra. Poi il ragazzo le fece un gesto, invitandola ad entrare.
Avanzare dentro quel bugigattolo non fu come farlo nel canale. Se prima si era appoggiata sulla pietra leggermente umida adesso lo faceva sulla nuda terra. Il fango le entrò presto sotto le unghie, e persino alcuni insetti le caddero in testa dal soffitto. Dovette ricorrere a tutta la propria forza di volontà per non lanciare un gridolino d'orrore. Haerrik si infilò nel buco - perché di questo alla fine si trattava il tunnel - e si richiuse la porta alle spalle. Poi toccò lievemente Calla, dicendole non verbalmente di avanzare.
Quella che seguì fu la camminata - o meglio la strisciata - più lunga della vita di Calla. Se davvero del proprio vestito era sopravvissuto qualche bel particolare, sarebbe stato presto cancellato. Sentiva la fredda e ruvida terra graffiargli i palmi delle mani, e sentiva le ginocchia impattare sul duro terreno mentre la preziosa seta si imbrattava di poltiglia marrone.
Più procedevano e più Calla ebbe la sensazione che il tunnel si stesse allargando in altezza. Il suo sentore ebbe conferma quando andò bruscamente a sbattere contro una parete. Nel tunnel era completamente buio ed Haerrik le aveva assicurato che era tutto dritto fino al castello, ed era per questo che non si era aspettata nessun ostacolo davanti a sé. Quando sbatté malamente il naso contro la terra si lasciò sfuggire un gemito.
Da dietro Haerrik la toccò, come a volerle dire di proseguire. Si massaggiò un attimo il naso dolorante, poi si aggrappò con le mani alla parete di terra e si tirò faticosamente su. Batté duramente la testa contro il soffitto duro, ed emise un altro gemito di dolore. Decisamente quello non era il suo momento fortunato. Il rumore giunse però stranamente attutito, come se qualcosa di morbido vi fosse sopra.
- Apri - le disse Haerrik.
Lei non capì subito, e il ragazzo le dovette ripetere l'ordine. Poi realizzò che la cosa contro cui era andata a sbattere e che credeva il soffitto del tunnel era in realtà una botola. Scoprì che era fatta di legno, e ciò spiegava lo strano rumore che aveva sentito prima, ma quando l'aprì si ritrovò sommersa da un mare di paglia. Una puzza terribile le invase il naso, e quasi le venne da vomitare. Haerrik le spintonò i piedi, ansioso di alzarsi, e la costrinse ad uscire. Calla sbucò nelle stalle.
Una volta che anche lui fu uscito dal passaggio segreto si richiuse piano l'apertura alle spalle, e fece segno a Calla si stare bassa. Erano sbucati in una delle cellette per gli animali situate nelle stalle, che in quel momento era vuota. Si sentivano però molti rumori all'esterno, probabilmente gli stallieri erano stati informati di cosa Haerrik non aveva commesso ed avevano cominciato a cercarlo anche loro. Sicuramente lord Orson aveva predisposto una ricompensa per chiunque l'avesse trovato e riportato da lui. O meglio da Rowan.
Restarono in silenzio finché tutti i rumori all'esterno non furono svaniti. Probabilmente in quella cella avevano già guardato, così nessuno sospettava che vi fossero all'interno proprio in quel momento. Haerrik sbirciò dai divisori e socchiuse la porticina che permetteva l'accesso ai cavalli, poi quando fu sicuro che non ci fosse nessuno fece cenno a Calla di uscire.
Assieme strisciarono nell'ombra, evitando qualsiasi punto in luce o troppo esposto, e Haerrik la guidò fino alla parte della stalla adibita ai pokemon. Si diresse verso una celletta e l'aprì, entrandovi. Calla lo seguì, e stupì nel riconoscere lo Spearow con cui il ragazzo aveva "conversato" qualche ora prima. Haerrik cominciò a liberarlo dalle catene che lo trattenevano al suolo.
- E adesso? - chiese lei disorientata.
- Adesso ti trovi un pokemon tuo. Mica avrai pensato che un solo Spearow potesse portarci a tutt'e due?
- Ma io... io non sono mai stata a cavallo di un pokemon.
- Dannazione - mormorò il ragazzo.
Haerrik sembrò meditare un attimo, poi le consegnò l'unica catena che ancora vincolava lo Spearow ad una zampa, la quale probabilmente serviva per farlo camminare nella direzione voluta.
- Aspetta qui - le disse, e uscì.
Calla rimase come imbambolata, la catena nella destra che penzolava e produceva un leggero tintinnare. Si sentì schiacciata da tutto quello che le era successo quel giorno: solamente per farsi una passeggiata al chiaro di luna aveva assistito ad un omicidio e adesso era probabilmente ricercata per ciò. Era talmente presa che si accorse troppo tardi che qualcuno si era infilato nella cella.
- Ah! - gridò lei quando si sentì toccare - Lasciami!
- Zitta!
Riconobbe la voce di Haerrik, e poi anche la sua persona. Aveva urlato per niente.
- Ci farai scoprire!
Troppo tardi. Si udirono quasi subito schiamazzi e richiami, e tutti gli animali che fino a poco prima stavano beatamente dormendo si risvegliarono all'unisono, cominciando a produrre un gran baccano che avrebbe richiamato l'attenzione anche di un sordo.
Haerrik non perse tempo. Consegnò nella sua mano un'altra catena e riprese la propria.
- Corri! - le urlò.
Calla eseguì alla lettera, anche se oramai non capiva più nulla, e lo seguì fuori dalla celletta. Haerrik le aveva procurato un Pidgeotto, un giovane esemplare dalle lunghe piume rosse e dal petto prominente. Quando Calla strattonò la sua catena il pokemon la seguì, anche se visibilmente di malavoglia.
Haerrik aprì le porte della stalla, e d'improvviso si ritrovarono nella fredda aria notturna del cortile di Capo Tempesta. C'erano molte guardie che correvano qua e là con delle torce, e subito una mandria di stallieri si mise a correre verso di loro.
- Svelta, monta su!
Haerrik diede una forte pacca allo Spearow, il quale con un forte sbatter d'ali si sollevò da terra in un attimo e cominciò ad alzarsi in volo. Il ragazzo si aggrappò ad una delle due zampe con una mano, evidentemente era troppo grande per salire in groppa al piccolo pokemon.
- Io non so come fare! - urlò la donna disperata.
- Monta su e dai di speroni! - le urlò di rimando Haerrik, una mano alla bocca per amplificare la propria voce - Partirà da solo! Poi tieniti forte!
- Prendetela!
Un gran numero di uomini si stava avvicinando, così Calla, spaventata a morte, seguì le parole di Haerrik. Montò in groppa al pokemon e fece come aveva visto fare decine di volte ai cavalieri di rientro, ovvero calciò rientrando con le gambe in quelli che dovevano essere i fianchi del pokemon. Quello ebbe uno scossone e immediatamente scattò in avanti, travolgendo cinque o sei stallieri che gli si erano parati incontro.
Fece due giri concentrici dentro il piazzare della fortezza, sfiorando con la punta delle ali i camminamenti sui quali le sentinelle sgomente provarono ad allungare le braccia per afferrarla. Poi, quando fu abbastanza in alto, il pokemon virò fino a raggiungere Haerrik e lo Spearow, che si stava dimostrando parecchio forte per sostenere un peso morto come lo era il ragazzo.
Calla provò a muovere la mano, e la sentì ancora. Miracolosamente era ancora viva. Spaventata a morte, ma viva. Con la stessa mano tremante si asciugò la fronte madida di sudore, e si rese conto di star volando praticamente di fianco ad Haerrik. Senza sapere perché si abbandonò ad una risata liberatoria, assieme alla quale sgorgarono lacrime calde dai suoi occhi. Erano in salvo. Per il momento.

Note dell'autore
Ottavo capitolo, qui ci ho messo veramente tutto me stesso. Ho un po' riadattato la canzone La moglie del dorniano perché non mi piaceva la versione tradotta a cazzo di cane. Una canzone senza rime è una bestemmia per me, come un arbitro senza fischietto: senza senso di esistere.
Questo sarà l'ultimo pezzo che pubblicherò prima di andarmene in vacanza, per cui ci rivediamo ad agosto! Chissà, forse mi ci scappa anche una os questa settimana...

  
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