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Autore: tylersanchor    26/06/2015    4 recensioni
Stiles Stilinski aveva sempre saputo di avere delle priorità sbagliate sin da quando, in terza elementare, aveva deciso che sposare Lydia Martin era più importante che imparare a fare le divisioni, cosa che gli era costata un votaccio. E le cose, quando ormai Stiles aveva raggiunto la veneranda età di diciassette anni, non erano affatto cambiate. Infatti per quale altra ragione che delle priorità sbagliate in mezzo a suo padre che usciva con la madre di Lydia, la sua media che affondava come il Titanic accompagnata da tutte le sue amicizie il suo problema più grande era perché diamine Derek Hale non si era mai innamorato pazzamente di lui?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cora Hale, Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Oratio impropria



 
*

 
 

Stiles e Derek avevano messaggiato tutta la giornata e Stiles non avrebbe potuto essere più felice della cosa, se non fosse stato che Derek gli scriveva praticamente solo insulti e “dove posso trovare la tale cosa?”. A quanto pare la perdita dei sensi da licantropo lo aveva reso praticamente cieco e l'abitudine di avere tutto a portata di mano sul pavimento del suo loft non aveva certo giovato alle sue capacità investigative. Inoltre era tremendo a mandare i messaggi e, se Stiles usava un'abbreviazione o dimenticava una virgola, lo correggeva. La cosa era decisamente irritante e Stiles un paio di volte avrebbe voluto quasi rispondere con un “non pensavo di star scrivendo a un dizionario di inglese” ma si era trattenuto. Anche se impedito, Derek era pur sempre grosso e irritabile e nulla gli avrebbe impedito di fargli molto male non appena avesse messo piede in casa. Non ucciderlo, perlomeno, Stiles era convinto che senza le sue indicazioni Derek sarebbe morto di fame non riuscendo a trovare cibo in casa Stilinski da solo.
- Con chi messaggi? - domandò Malia, che era ancora seduta accanto a lui a ogni lezione, nonostante si fossero lasciati da un bel po'.
- Nessuno! - esclamò Stiles con voce stridula, - perché?
- Sorridi mentre invii i messaggi. Anche Cora lo fa a volte.
Stiles diventò color lampone.
Sicuramente la sedicenne in crisi ormonale che viveva in lui stava uscendo fuori sempre di più, ma sorridere a un messaggio che chiedeva insistentemente dove era lo yogurt – Derek a quanto pare ne era dipendente – era qualcosa che attentava eccessivamente alla sua dignità. Specialmente se l'autore di quei messaggi non lo considerava niente di più che uno zerbino.
Però ti ha tenuto per mano.
Stiles allontanò il pensiero, si girò rivolgendo un gigantesco e fintissimo sorriso a Malia e le domandò: - Oggi ci sei? Cora ha detto a tutti di fermarsi dopo la scuola.
Malia annuì masticando la punta della sua matita: - Viene anche Liam?
- Non lo so …
- Magari muore prima.
Stiles si inquietò giusto un momento. Che fu nulla a confronto del momento in cui entrò il professore e annunciò di aver corretto i compiti.
A onor del vero, Stiles in quell'ultimo periodo, fra una cosa e l'altra, o meglio, fra suo padre, la sua fidanzata, la fidanzata di suo padre, Derek, Braeden e le cotte di due anni prima che non gli passavano, aveva avuto ben poco tempo per i libri. Era sempre stato molto bravo a scuola, quindi la sufficienza l'aveva presa comunque, ma quel compito in particolare gli era sembrato particolarmente disastroso.
- Desolante, Stilinski, - disse infatti il professore, confermando i suoi pensieri e mettendogli davanti un foglio con scritta sopra una gigantesca D rossa.
Stiles sbatté la testa contro il banco. Cavolo. Già suo padre lo odiava e pensava stesse finendo sulla cattiva strada, chissà ora che gli presentava la prima insufficienza della sua vita. Mancava solo che scoprisse che cosa era successo con Derek qualche tempo prima e probabilmente lo avrebbe abbandonato sul ciglio dell'autostrada.
- Tutto bene? - domandò Malia e Stiles si voltò verso di lei sperando di farsi tirare su, ma vedere che persino lei aveva preso più di lui – C – gli fece venire voglia di annegarsi.
- Benissimo, - borbottò e prese il cellulare, che vibrava furiosamente, dalla tasca, sperando vanamente che sapere che Derek gli scriveva lo facesse sentire meglio.
Non hai un computer in questa casa?”
“E la password del wifi?”
“STILES”
“Che password ha il computer?”
“Patetico”

Naturalmente si sentì peggio. La sua password del computer era, tanto per peggiorare ancora di più le cose, “derek” e inoltre ricordò con orrore che l'ultima volta che aveva acceso il computer aveva usato iTunes, sul quale la playlist “Derek” con tanto di patetico cuoricino accanto, aveva superato in quei pochi mesi gli ascolti della decennale playlist “Lydia”, anche quella correlata da cuoricino leggermente meno patetico.
Non è come pensi tu!!!!”

Mandò il messaggio, sentendosi ancora più patetico. Quanto avrebbe potuto fare schifo ancora quella giornata, se già alle undici aveva solo voglia di suicidarsi?

 

 

*

 

 

Cora, per quanto Stiles non fosse decisamente dell'umore, gli aveva detto chiaro e tondo che se si fosse permesso di saltare la riunione dell'ES lo avrebbe trovato e squartato, quindi terminate le lezioni si era visto costretto a raggiungere l'aula designata dove si era accasciato su un banco con l'intenzione di non uoversi finché Cora non avesse smesso di sbraitare.
- Stiles!
Scott si mise accanto a lui, emanando fastidiosissimi arcobaleni e gioia.
- Indovina? Sono riuscito a dire a Kira che la nostra uscita sarà un appuntamento!
Il solo fatto che non solo gli sarebbe toccato sentir parlare di Derek – che gli scriveva messaggi come un disperato dato che a quanto pare si era raffreddato per via della doccia e documentava ogni starnuto dicendogli di venire subito da due ore nonostante ormai Stiles avesse finito il credito – e di suo padre, i due argomenti dolenti, ma doveva anche sopportare Scott e il suo perfetto amore liceale, mentre il massimo a cui era arrivato lui era un “se non torni ti ammazzo”. Era una caratteristica comune agli Hale quella di minacciare tutti di morte, ormai neanche ci faceva più caso.
- Che bello, Scott, sono affascinato.
Appoggiò la testa sul banco ignorando il telefono che continuava a lampeggiare, cercando un attimo di pace che gli fu naturalmente negato dall'arrivo di Liam e Malia, che come sempre battibeccavano.
- Io voglio stare vicino alla finestra.
- No! Io!
- Ma quanto rompi le palle!
Avevano già iniziato a spintonarsi e Kira, che nel frattempo era arrivata, aveva già iniziato a predicare senza successo la non violenza e la pace nel mondo ma un ringhio degno di Derek Hale alla sua peggio incazzatura li fece bloccare.
Lydia, bellissima come sempre ma oggi particolarmente spaventosa li fulminò con lo sguardo e quando Liam provò a tirare i capelli a Malia tirò un calcio a una sedia che riuscì a spaventare persino Scott che era nel suo mondo fatato.
- Fate casino e vi ammazzo, - ruggì lei e si mise nel banco più lontano da loro che trovò.
Malia e Liam si sedettero ubbidienti e Stiles, approfittando dell'assenza di Cora, stava quasi per andarsene, ma il telefono iniziò a suonare. Lo ignorò finché riuscì, ma Lydia iniziò a guardarlo talmente male che fu costretto a uscire di corsa e rispondere.
- Pronto?
Gli rispose una voce roca: - Stiles? Dove accidenti sei? Sono a scuola!
- Sono all'aula tre ma Derek cosa cavolo …?

Ho la febbre. Mi cola il naso. Ho i brividi e la tosse. Mi fa male la pancia e anche la testa.
- Derek … - incominciò, ma venne interrotto.
- Non sono mai stato così male, così ho cercato su internet e penso di avere una malattia terminale.
Se Stiles non lo avesse sentito con le sue orecchie e se non avesse saputo che Derek non scherzava mai gli avrebbe riso in faccia. Ma quando se lo trovò davanti, con le guance arrossate e gli occhi lucidi guardarlo disperato qualcosa in lui gli impedì di prenderlo in giro.
- Ho trentotto e mezzo, - gracchiò Derek sventolandogli un termometro in faccia.
- Derek, hai semplicemente un raffreddore, - gli disse Stiles, - e non dovresti essere qui.
- Stiles, questo è di gran lunga peggio che avere un proiettile nel braccio, sono sicuro che …
- Stiles? - disse Scott da dentro l'aula, - vieni?
- Un secondo! - urlò in risposta, - allora, adesso andiamo dagli altri e …
- No.
- Non dirmi che ti vergogni di essere raffreddato.
- Google diceva terminale, - borbottò Derek, tirando su col naso.
Stiles lo scosse: - Derek, è un raffreddore. Domani starai meglio, prendi l'aspirina e fatti una dormita.
- Lo dicevano anche i Grey's anatomy a tutti i pazienti che sono morti.
Da ammalato Derek era se possibile ancora più irritante, anche se una discreta parte di Stiles avrebbe voluto piantare tutto, accompagnarlo a casa e prendersi amorevolmente cura di lui.
- So cos'è il raffreddore.
- Non si può stare così male. Come fanno gli umani a sopportare tutto questo?
- Toh, - Stiles tirò fuori l'aspirina che portava sempre dietro, - prendi questa, vai a casa e dormi. Ti lascio il mio letto.
- Vieni anche tu.
Il cuore di Stiles perse un battito.
- Non posso, Cora mi uccide.
- Cora non deve sapere niente. Nessuno deve sapere che sono malato e dove sono.
- Vuoi morire solo?
- Quindi è mortale?! - la voce di Derek si alzò di un'ottava e Stiles rise e scosse la testa.
- Appena mi passa ti faccio del male, - cercò di ringhiargli contro, anche se gli uscì più come uno sputacchio e gli prese anche una crisi di tosse.
- Dai, su, vai a casa.
Derek scosse la testa.
- Ti aspetto. Torniamo insieme.
Stiles quasi ci rimase.
- Se svengo mi potrai soccorrere.
- STILES! Iniziamo! - esclamò Lydia, - MUOVITI!
Stiles lanciò un ultimo sguardo a Derek, gli spiegò come prendere l'aspirina e dove poteva mettersi tranquillo ad aspettarlo, poi vide che tremava e si tolse la felpa perché la mettesse lui. Derek lo guardò con gli occhi lucidi di febbre.
- Torno presto, - mormorò appena Stiles, stringendogli per un attimo le mani fra le sue e poi scappando nell'aula dai suoi amici.

 

 

*

 

 

Mi è sembrata la voce di Derek, - disse Malia con nonchalanche non appena Stiles rientrò.
Forse aveva a che fare con la gigantesca coda di paglia di Stiles, o forse perché aveva ancora sui palmi la sensazione delle mani caldissime di Derek e probabilmente aveva le guance in fiamme.
- Derek? - squittì Stiles, e se la stanza fosse stata popolata da esseri pensanti – in altre parole, se Lydia non fosse stata irritata col mondo e non avesse avuto le cuffie con Iggy Azalea a palla – lo avrebbero sicuramente beccato, ma per fortuna Scott era troppo impegnato a dire chissà quale idiozia per rimorchiarla a Kira che gli sorrideva tanto melensa quanto idiota e Liam era impegnato a tirare palline di carta nei capelli di Malia.
- Sì, Derek. MA LA SMETTI?! - Malia si voltò e spinse il banco di Liam contro di lui e probabilmente se Lydia non li avesse guardati malissimo, e con malissimo era da intendersi con uno sguardo omicida che faceva sembrare Derek un innocente micino, sarebbe scoppiata una rissa.
Stiles si sedette accanto a Scott, ancora perso nel suo mondo in cui, tra un'aspirina e l'altra, lui e Derek finivano languidamente a baciarsi nel suo letto. Naturalmente il povero e malaticcio Derek nel giro di due minuti nella sua fantasia si era trasformato in Derek l'attore porno ma Cora entrò sbattendo la porta e interruppe la fantasia proprio nel momento in cui Derek si stava togliendo la maglietta.
- Allora, - decretò lei, senza neanche aver ancora raggiunto la cattedra, - siamo qui riuniti perché ho una notizia per voi. Derek ha lasciato la vacca.
L'audience rimase indifferente, per quanto Stiles festeggiasse internamente.
- Ehi! - esclamò Cora, - datemi un segno!
- Pensavo si sarebbe parlato di mia madre e suo padre, - borbottò Lydia, indicando Stiles con un'espressione un po' disgustata, che naturalmente a sentire nominare il padre cadde nella disperazione più nera.
Era l'ultimo argomento di cui voleva parlare. Non tanto per la sua relazione con Natalie, quanto per quello che era successo. Stiles non era abituato alle liti. Non era abituato a questionare l'affetto che provavano per lui le persone a cui voleva bene. Tranne Derek, beh, certo, ma era un caso particolare. Invece in quel momento fra suo padre, Scott, si sentiva come tagliato fuori. Era come se loro fossero andati avanti, in un punto in cui la sua presenza era facoltativa. Li sentiva andare via e si vedeva, anziché rincorrerli, allontanarli sempre di più. Suo padre, facendo idiozie e ubriacandosi nei momenti peggiori, Scott, quando trovava irritante il suo parlare di Kira ed era quasi geloso di lei, perché lui con Derek non faceva così. Non lo rendeva a tal punto una sua priorità da dimenticare gli amici.
- Beh, tanto non è successo nulla, no?
Lydia fulminò Cora, che aveva appena parlato, e ringhiò: - Beh, dato che non facciamo niente per impedire loro di fare i piccioncini mi sembra un minimo ovvio.
- Non è che non facciamo niente, è che …
- Sì che non facciamo niente! Siete tutti uguali, - sbottò Lydia, - quando c'è un minimo da impegnarsi per le cose vi tirate indietro! Impegno? Mettersi in gioco? Abbandonare la propria immagine cool e stoica che fa tanto figo per agire una volta tanto? Mai! Perché alla fine non vi importa di niente davvero!
Stiles aveva giusto l'impressione che Lydia non stesse esattamente parlando di loro.
- Perché è più facile, no? Se non ti importa di niente non ti ferisce niente, ma non puoi negare quando le cose succedono per il semplice fatto che ti spaventano!
Decisamente, non parlava di loro. Tutti erano ammutoliti dalla sua furia e Lydia, ansante, riprese fiato per poi ricominciare.
- Tanto scappare è più facile che dimostrare per una volta di avere degli accidenti di sentimenti, mi sembra ovvio! Meglio essere ambigui, stare nella zona grigia e non decidere mai niente che esporsi!
Stiles si alzò anche lui, sentendosi preso in causa: - Sai che ti dico? - esclamò, - hai ragione! Perché non puoi fare il buono e il cattivo tempo come vuoi tu, un giorno tutto amore e quello dopo neanche ciao per il semplice fatto che hai la fobia dei legami o sei troppo narcisista per concentrarti su qualcosa che non siano i tuoi problemi!
Lydia lo guardò con gli occhi che brillavano, in un modo che qualche anno prima avrebbe fatto fantasticare Stiles per almeno cinque mesi: - Esatto! Perché gira tutto intorno a te! Alla tua complessa e drammatica personalità.
- E dimostrarsi umano è troppo, - rincarò la dose Stiles, - è meglio atteggiarsi da bulletto e sentirsi il centro dell'universo, e io doppiamente idiota che ti sto ancora dietro.
- Sì, perché io pagherei per staccarmi! - Lydia batté un pugno sul banco, - ma accidenti a me se riesco! È lì nella mia testa come una zanzara, che si accolla a ogni minimo pensiero.
- Avete finito? - domandò Cora, che non li aveva ascoltati neanche un secondo e aveva scritto qualcosa al cellulare tutto il tempo, - lo abbiamo capito che avete problemi amorosi ma non penso che urlarvi contro serva a qualcosa, anziché farlo coi diretti interessati.
Stiles diventò porpora, dato che il diretto interessato era Derek, e Lydia storse il naso
- I diretti interessati sono idioti, - borbottò Lydia, tornando a sedersi.
- Sembra quasi usciate con la stessa persona, - buttò lì Scott e per la prima volta nella sua vita, al pensiero di Lydia che si faceva Derek sotto il suo naso, Stiles desiderò prenderla a botte.
- Non penso proprio, - replicò Lydia calmissima, - penso queste due persone abbiano solo molto in comune.
- E a Stiles piace mio fratello, - asserì Cora, continuando a digitare.
- Stiles è gay??!- esclamò Liam.
- In che pianeta vivi, lascia una scia tipo lumaca ogni volta che Derek entra in una stanza. Non che mio fratello sia meglio, se c'è Stiles sembra esista solo lui.
- Stiles stava con me, - disse Malia, sorridendo a Stiles per fargli capire che era dalla sua parte, - quindi non è gay. Mio padre dice che è brutto essere gay, lo usa come insulto.
- Tuo padre è un idiota omofobo ed è probabilmente per questo che Derek e Stiles quando si sposeranno non lo inviteranno al matrimonio.
- Ma cos …? - mormorò Stiles.
- Omoche? Mio padre non è omo … omo … mono …? - saltò su Malia, - è fantastico!
- Sì, sì, hai ragione, - borbottò un po' chiunque, dato che era impossibile farle cambiare idea.
- Beh, omofobo forse no dato che Derek è bisex ma non penso sia così di mente aperta …
Tutti, tranne Malia, che non aveva capito, guardarono male Cora dato che non erano desiderosi di ascoltare un'altra discussione su Peter, ma la cosa sembrò passare oltre e ci fu una manciata di secondi in cui regnò un silenzio imbarazzato.
- Beh, allora io, ecco, volevo dire … - mormorò Stiles, deciso a mettere al corrente i suoi amici della litigata con il padre, - è successo che ….
La porta della classe si aprì sbattendo e un insegnante, che Stiles riconobbe come quello del corso avanzato di biologia, entrò nella classe e li fulminò con lo sguardo.
- Lo sapete che non ci si può trattenere in quest'aula finite le lezioni? - domandò irritato, facendo loro cenno di uscire.
Cora fece per protestare, ma Lydia la guardò talmente male che abbassò lo sguardo e tutti, lentamente, si avviarono fuori.
- Possiamo cercare un'altra aula, - propose Stiles, ma nessuno sembrò ascoltarlo: Cora era presa dal cellulare, Lydia idem, Scott parlottava con Kira e Malia stava tirando pizzicotti a Liam che ringhiava infastidito.
- Ci vediamo, allora, - disse poi Cora ad alta voce, fece un cenno di saluto a tutti e sparì con il telefono.
Ci furono un paio di minuti di saluti generali e alla fine Stiles si ritrovò da solo senza saper bene cosa fare: a dire il vero doveva solo tornare a casa e dato che a casa non c'era nessuno gli sembrava fin troppo triste.
Poi gli suonò il telefono e si ricordò di Derek. Dato che lo stava chiamando probabilmente per lamentarsi, per dirgli che era prossimo alla morte o chissà quale altra cavolata avrebbe dovuto probabilmente sentirsi irritato venne pervaso da uno strano calore nel petto. Probabilmente google gli avrebbe diagnosticato per quello una grave malformazione al cuore, e forse sarebbe stato meglio, pensò, rispetto a ciò che in realtà era. Sicuramente meno umiliante e doloroso.
- Che c'è? - disse al telefono, - ti avevo detto di aspettare.
- Sto bene, - rispose Derek, - hai finito? Mi annoio.
Stiles mise giù il telefono e andò a prenderlo nell'aula. Effettivamente Derek sembrava un'altro: se prima assomigliava alla versione malata di uno zombie, adesso a parte l'adorabile nasino leggermente rosso era il solito figo della madonna a cui Stiles avrebbe fatto cose indicibili. Naturalmente Derek se e stava imbronciato seduto su un banco e lo guardava malissimo.
- Non sei più in fin di vita? - cercò di prenderlo in giro Stiles, anche se il fatto che gli stesse impudicamente sbavando addosso lo rese poco credibile.
- Non fa ridere. Andiamo?
Stiles sospirò e si avviò con lui verso casa, rigorosamente a piedi, dato che era senza jeep. Derek gli camminava accanto ingrugnito e, dopo qualche istante di silenziò, buttò lì con tono se possibile ancora più acido del solito: - Non sono narcisista e non ho la fobia dei legami. Sei tu che mi hai mollato.
Stiles diventò completamente rosso e smise di camminare, mortificato all'idea che Derek avesse sentito e, soprattutto, avesse capito. Certo, non ci voleva molto quando era palese all'universo che Stiles era innamorato di lui, ma accidenti, non era troppo impegnato a credere di morire? Stranamente, anziché vergognarsi come un ladro, dopo qualche secondo sentì la rabbia montare come quando aveva parlato con Lydia: era colpa di Derek tutto quello, era lui che lo aveva piantato in quel modo disgustoso e comportandosi da ipocrita e sosteneva ancora di essere la parte lesa.
- Tu hai mollato me. Mi hai detto che non provavi nulla e abbiamo già fatto questo discorso, quindi risparmiati, - si trovò a dire in un tono duro che non pensava di essere capace a usare.
- Ho detto che non ti amavo santo cielo, ma sei idiota? Non ho detto che ti odiavo!
- Non ci tenevi a me, o non mi avresti lasciato andare così.
- Potrei dirti la stessa cosa dato che sei stato tu a piantarmi, - rimbeccò Derek.
Stiles lo fulminò con lo sguardo: - Se tu non fossi stato così pessimo da non darmi neanche mezza sicurezza magari sarebbe stato diverso.
- La prossima volta allora ti comprerò dei fiori, - ironizzò Derek.
- E chi ha detto ci sarà una prossima volta?
-Ah, davvero? - Derk ghignò e se lo tirò vicino fino quasi a far sfiorare le loro labbra.

 


 

*

 

 

Il baciò però non avvenne. Derek lo spinse via quasi brutalmente, e quando Stiles lo guardò per capire cosa non andava, lo vide quasi sconvolto.
- Cosa ci fai qui? - domandò e per un attimo Stiles pensò fosse completamente impazzito, ma poi vide che si rivolgeva a un uomo circa della sua età che camminava con le mani in tasca e un sorriso sardonico sul volto.
- Derek, quindi le voci sono vere, - l'uomo lo squadrò, - mi dispiace.
- Già. Pensavo stessi sulla East Coast.
- Sono venuto a vedere la Weast Coast, ogni tanto fa bene venire qui. Mi ricorda i vecchi tempi.
Derek deglutì e non disse nulla, rispondendo con un cenno del capo al saluto dell'uomo, che li superò fischiettando.
- Se era un tuo ex … - incominciò Stiles, ma Derek ringhiò piano.
- Assolutamente no. È un beta del branco più potente della East Coast. Mia madre non si fidava di loro e non capisco perché abbiano attraversato l'America per venire qui e come sappia dei miei poteri.
La tensione di Derek era palpabile e lo fu ancora di più quando un'ambulanza li superò a sirene spiegate.

 

 

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I' back, bitches! Lo so che non sono esattamente rapidissima, ma ho delle giornata stranamente piene fra piscina, uscite con genitori o amici e l'ambizioso progetto di vedere grey's anatomy. Comunque, voi siete stati dei pulcini a non aver abbandonato questa storia nonostante gli indecorosi mesi di assenza e vorrei dare un abbraccio a ciascuno di voi se potessi, in particolare a Ashbluepenguin, _Maeve_, siamomessimale, Little_Ai_Chan, Yayi, John Watson e Fenice14 che hanno recensito lo scorso capitolo, luh ya cuties <3
Ps. nel remoto caso che qualcuno di voi sia alla Wolfsbane 3 a Birmingham questo luglio, se vede una bionda alta e italiana venga a salutarmi o, se vi va, mi scriva in privato così scambiamo due chiacchiere fra un panel e l'altro e lo/la abbracio :)
 
  
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