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Autore: Halfblood_princess    27/06/2015    2 recensioni
Nella terra di Mordor l'ombra si sta risvegliando.
L'oscuro signore Sauron sa che è giunto il momento che il suo anello torni a se. Decide allora di scatenare un arma inaspettata, l'ultimo suo asso nella manica.
Nel frattempo, a nord, Narya è stata ritrovata dagli elfi di Granburrone proprio il giorno prima della partenza della compagnia. Dopo avere parlato con lei, Gandalf decide di portarla con se, perché sente che non tutto quello che ha raccontato la ragazza corrisponde alla verità.
Inizia così il viaggio della compagnia dell'anello.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo settimo: Race against time

 

“Boromir, ci dobbiamo fermare.”

L'interessato si girò guardando il suo compagno. Erano tre giorni che correvano senza sosta per riuscire a raggiungere il gruppo di Uruk contro cui si erano scontrati alle cascate di Rauros e che avevano rapito Merry Pipino e Narya. Nonostante le ferite continuassero a far male ed a sanguinare, Boromir non osava smettere di correre, impaurito come non mai per quello che potrebbero aver fatto i nemici ai suoi tre compagni.

“No, potrebbero essere vicini.” rispose.

Aragorn lo guardò con compassione, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla non ferita.

“Devi riposare, o morirai. Le tue ferite sono ancora fresche e le foglie di Athelas che dama Galadriel ha dato a Narya sono insufficienti per curarti completamente.”

“Anche loro potrebbero morire.” replicò il biondo sostenendo lo sguardo.

“Non è stata colpa tua.”

“No? Sono io che ho fatto scappare Frodo e Sam, io che non sono riuscito a salvare gli hobbit, io che non ho saputo proteggere Narya!” urlò allontanandosi dall'erede di Isildur come se si fosse scottato.

Aragorn guardò il volto pallido dell'uomo cerchiato da grandi occhiaie, non sapeva darsi pace per quello che era successo e nessuno sarebbe riuscito a farlo ragionare. Anche lui, così come Legolas e Gimli, era preoccupato per i compagni scomparsi, ma c'era qualcos'altro che assillava la sua mente, il ricordo della ragazza che si avvicinava al capo degli Uruk, piantava la sua spada nel ventre per poi tagliargli la testa con un solo fendente pulito, secco, potente. Nemmeno lui sarebbe riuscito ad ucciderlo con tanta facilità nonostante gli anni di pratica.

“Il sole sta calando, riprenderemo la corsa domani all'alba.” sentenziò Aragorn senza ammettere discussioni in merito.

Boromir lo guardò indeciso se replicare o meno, poi si sedette prendendosi la testa fra le mani.

“Non temere ragazzo, la donna e gli hobbit hanno più risorse di quanto possa sembrare.” gli disse Gimli avvicinandosi a lui.

 

Ai piedi della foresta di Fangorn, qualche miglio a sud rispetto alla posizione dei quattro viaggiatori, due dozzine di Uruk ed orchi erano intenti a procurare della legna per accendere un fuoco, mentre i tre prigionieri erano stati messi da parte.

“Narya, Narya!”

Al suono del suo nome la ragazza aprì gli occhi per la prima volta da giorni, i suoni erano ovattati e la testa le doleva da impazzire; cercò di muoversi, ma delle funi che legavano le mani glielo impedirono.

“Sei sveglia finalmente! Pensavamo il peggio.” esclamò Merry.

Narya lo guardò senza capire bene.

“Cosa è successo, dove siamo?” domandò.

“Non ricordi? - disse Pipino – C'è stata una battaglia, un orco ti ha colpito mentre eri vicina al corpo di Boromir e ti hanno presa. Sono tre giorni che viaggiamo.”

La ragazza sgranò gli occhi, flash di quello che era successo invasero la sua mente facendole ricordare tutto quello che era successo. Si guardò intorno cercando un indizio su dove potessero essere: gli Uruk portavano la mano bianca di Saurman e per di più erano vicini ad una grande foresta: erano a Fangorn, sicuramente diretti verso Isengard.

“Come stava Boromir quando ci hanno portati via?” domandò.

Merry e Pipino si scambiarono uno sguardo.

“Non penso sia sopravvissuto.” disse Merry.

Gli occhi di Narya si velarono per un attimo, ma ogni suo pensiero svanì non appena uno dei loro rapitori prese i due hobbit per la giacca allontanandoli da lei. Facendosi forza con le gambe ed ignorando l'incessante dolore alla testa si alzò.

“Lasciali stare.” disse.

Uno degli uruk la guardò scoppiando a ridere.

“E cosa pensi di fare, bambolina?”

Narya si avvicinò a lui dandogli un calcio nelle parti basse e non appena egli si chinò per coprirsi le parti doloranti, gli diede una ginocchiata in fronte facendolo cadere a terra. Il mostro si rialzò dolorante, prendendola per la gola ed alzandola da terra, ma fu fermato dal capo della sua guarnigione.

“Fermo! Saruman ha detto che li vuole tutti vivi ed incolumi.”

Il mostro rilasciò la ragazza facendola crollare a terra col fiato corto.

“Perché?”

“Non sono affari tuoi, feccia.”

Narya si rialzò dolorante, gli occhi colmi di rabbia e dolore.

Tu sarai il primo a morire.” sussurrò nella lingua nera.

L'orco che l'aveva presa per il collo si girò colto alla sprovvista dalle sue parole, di certo non si aspettava sapesse parlare nella sua lingua, ma questa distrazione gli fu cara ed una freccia gli si piantò nel cuore uccidendolo.

Gli orchi si girarono verso chi aveva lanciato la freccia, vedendo così correre verso di loro centinaia di cavalli cavalcati da soldati di Rohan.

“Merry, Pipino! - urlò la ragazza – Nella foresta!”

I due hobbit non se lo fecero ripetere due volte e proprio mentre i cavalli iniziavano a distruggere l'accampamento, i tre entravano nella foresta correndo a perdifiato per diversi minuti cercando di mettere tra loro e i nemici più distanza possibile.

Si fermarono a fianco ad una grossa quercia affannati per la corsa, iniziando subito a sciogliere le funi che gli bloccavano le mani.

“Ce l'abbiamo fatta!” esclamò Pipino.

“Non canterei vittoria così presto Pipino, siamo vicini ad Isengard, dobbiamo prestare attenzione.”

Lo hobbit annuì, perdendo parte del suo sorriso.

“Cosa facciamo adesso?” domandò Merry preoccupato.

La ragazza si guardò intorno, non era mai stata in quella foresta e non sapeva proprio da che parte dirigersi. Un fruscio attirò la sua attenzione e dal bosco, proprio da dove erano arrivati loro, uscì un orco.

“Eccovi.” disse iniziando a correre verso di loro.

“Scappate!” urlò Narya.

Dopo un attimo di esitazione i due ripresero a correre inoltrandosi nella vegetazione. La ragazza cerco di trovare un'idea per uccidere l'orco, ma era disarmata e dei bastoni non sarebbero bastati a fermare la sua spada. Il nemico si posizionò di fronte a lei, leccandosi le labbra pregustando già il sapore della sua carne.

“Non ti conviene uccidermi.” disse Narya cercando di prendere tempo.

“E sentiamo, perché mai?” chiese l'orco.

“Mio padre ti farebbe uccidere nel modo più doloroso che esiste.”

L'orco scoppiò a ridere, abbassando la guardia.

“Oh, si che paura, il tuo papino mi farà male.” esclamò.

Narya non perse tempo. Approfittando della sua distrazione, gli torse il braccio con cui impugnava la spada portandoglielo dietro la schiena e trafiggendolo con la sua stessa spada all'altezza dell'ombelico. L'orco non urlò, troppo stupefatto dall'accaduto, ma si limitò a cadere a terra esanime.

La ragazza si sedette a terra, la testa le doleva troppo ed aveva iniziato anche a girarle, chiuse gli occhi per un istante, ma non riuscì a riaprirli, perdendo i sensi in un istante.

Quando si svegliò, la prima cosa che la colpì fu la puzza del cadavere steso a fianco a lei, già ricoperto di mosche e larve. Sopprimendo a stento un conato di vomito si allontanò per diversi metri, la testa le faceva ancora male, ma più di tutto era la gola. Si passò una mano su di essa non trattenendo un gemito di dolore; sicuramente, pensò, ci sarà un grande livido.

Narya si guardò intorno indecisa sul da farsi, poteva provare a cercare Merry e Pipino nella foresta, ma non sarebbe andata lontana nelle sue condizioni, soprattutto visto i morsi di fame che già le attanagliavano lo stomaco. Cosa fare? Se non ricordava male quello che aveva visto nelle carte in Barad-dûr, vicino alla foresta di Fangorn si estendeva il regno di Rohan e, a pochi giorni a piedi, doveva trovarsi Edoras, la capitale. Lì avrebbe trovato del cibo ed un cavallo con cui andare a cercare gli hobbit, era la sua unica possibilità. Raccolse un bastone da terra, in modo da potersi appoggiare visto che la testa le girava ancora, e si diresse proprio da dove era sbucato l'orco ore prima, sperando dentro di se che i cavalieri avessero ucciso tutti i suoi compagni.

 

Come Aragorn aveva detto, i quattro membri della compagnia ripresero la corsa al sorgere dell'alba e malgrado fosse inverno inoltrato, il sole alto nel cielo e la mancanza di vento li rallentò molto, ma nessuno osava lamentarsi nonostante sapessero che le speranze di ritrovare i loro amici vivi erano ben poche. Furono sollevati quando, poco dopo mezzodì, incrociarono un gruppo di soldati di Rohan.

“Cavalieri di Rohan – esclamò Aragorn per farsi notare dal gruppo – Che notizie dal Mark?”

La formazione, diretta a nord, subì un brusco cambio di direzione circondando i quattro e puntando loro le lance, ancora incrostate del sangue della notte prima. Un cavaliere si fece spazio tra gli altri prendendo la parola.

“Che ci fanno un elfo, due uomini ed un nano nelle nostre terre? Parlate in fretta.”

“Dimmi il tuo nome signore dei cavalli, ed io ti dirò il mio!” esclamò Gimli.

“Ti taglierei la testa, nano, se solo si levasse un po' più alta da terra.”

“Moriresti prima di vibrare il colpo.” lo protesse Legolas, puntando verso il cavaliere la propria arma.

“Io sono Aragorn, figlio di Arathorn, lui è Gimli, figlio di Gloin, Legolas del reame boscoso, e lui e Boromir, figlio di Denethor e sonvrintendente di Gondor. Siamo amici di Rohan e di Theoden vostro re.” disse Aragorn, cercando di far calmare le acque.

“Il re non sa riconoscere i propri amici dai nemici, nemmeno la propria stirpe. – disse il cavaliere scendendo da cavallo e togliendosi l'elmo – E' un piacere rivederti mio signore.” continuò rivolto verso Boromir.

“Eomer!” esclamò lui, abbracciandolo fraternamente.

“Che ci fate qua?” domandò il capitano.

“Stiamo inseguendo un gruppo di Uruk hai diretti ad Isengard, hanno fatto prigionieri dei nostri amici.” spiegò il gondoriano.

Eomer abbassò lo sguardo.

“Gli Uruk sono distrutti, li abbiamo trucidati stanotte. Nessun sopravvissuto, mi spiace.”

“C'erano due hobbit ed una ragazza!” esclamò Gimli con la voce spezzata.

“Abbiamo ammassato i corpi e dato fuoco. Andate a controllare, ma non confidate nella speranza, ha abbandonato le nostre terre. - fischiò – Hasufer, Arod, Aram”

Tre cavalli, due color cioccolato ed uno bianco, si avvicinarono ed Eomer consegnò ai quattro membri della compagnia le redini.

“Che vi conducano ad una sorte migliore di quelle dei loro precedenti padroni.” disse salutandoli e guidando nuovamente i suoi soldati verso nord.

I quattro si guardarono per diversi istanti, montando subito a cavallo e galoppando veloci verso il luogo indicatogli da Eomer. Al loro arrivo una pila di corpi bruciati si stagliava di fronte a loro, circondato da picche con infilzati i volti sfregiati degli orchi.

“Non è possibile. - sussurrò Boromir inginocchiandosi per terra – Siamo arrivati tardi.”

Gimli, Legolas ed Aragorn non dissero niente, limitandosi a cercare indizi che potevano rivelare la fuga dei tre, ma le speranze svanirono quando Gimli trovò tra i corpi bruciati una delle cinture degli hobbit. I tre si avvicinarono all'uomo di Gondor sedendosi a fianco a lui.

“Abbiamo fatto il possibile.” disse Aragorn.

Boromir lo guardò con gli occhi colmi di dolore, ma un fruscio interruppe qualsiasi cosa avesse voluto dire. Aragorn si avvicinò di corsa al luogo del rumore estraendo la spada.

 

“Aragorn?” sussurrò con voce roca Narya.

La ragazza era pallida, i capelli erano incrostati di sangue ed aveva un grosso livido violaceo a forma di mano sul collo, segno che qualcuno aveva cercato di strozzarla.

Al suono di una voce sconosciuta, Legolas, Gimli e Boromir si avvicinarono al futuro re, rimanendo allibiti alla vista della giovane.

“Ho creduto fossi morta.” sussurrò l'uomo di Gondor correndo ad abbracciarla.

Narya rimase immobile incredula di vederlo vivo, ma si riprese immediatamente gettando il bastone che la sosteneva a terra e abbracciandolo stretto. Il cuore le batteva come non mai nel petto e nonostante non sapesse il motivo iniziò a piangere.

“Chi ti ha ridotto così?” domandò l'uomo non appena sciolse l'abbraccio.

“Non importa, sei qui e sei vivo!” disse la ragazza.

“Narya!” esclamò Gimli venendo ad abbracciarla, seguita a ruota da Legolas ed Aragorn.

“Dove sono Merry e Pipino?” domandò il ramingo.

La ragazza si oscurò in viso per un attimo.

“Siamo scappati nella foresta ieri sera, ma ci ha inseguiti un orco. Eravamo disarmati quindi gli ho detto di scappare; ho ucciso l'orco, ma dopo qualche minuto sono svenuta. Appena svegliata volevo inseguirli, ma sono troppo debole ed ho preferito cercare qualcuno che mi aiutasse. Non volevo abbandonarli, – disse la ragazza con sguardo triste – ma non sarei stata di nessun aiuto in queste condizioni.”

“Li hai salvati.” disse l'elfo.

“E sono ancora vivi! Avevamo pensato il peggio.” continuò il nano cercando di tirarla su di morale.

“Legolas, Gimli venite con me, andiamo a prenderli.” esclamò Aragorn.

“E noi?” domandò Boromir.

“Narya è troppo debole e tu devi riposare. Torneremo presto.” continuò il moro.

Il gondoriano annuì, lasciando partire i tre e portando la ragazza al limitare della foresta, dove il puzzo dei cadaveri non si faceva sentire. I due si sedettero, attendendo il ritorno dei tre.

“Come hai fatto a sopravvivere?” domandò Narya ad un certo punto.

“Aragorn ha trovato il sacchetto con le erbe che Galadriel ti aveva donato e mi ha curato con quelle. - rispose il biondo, avvicinandosi alla ragazza – Purtroppo sono finite, dovremmo aspettare di arrivare a Edoras prima di poterti curare.”

La ragazza annuì, era così felice che fosse vivo, ma adesso che era lì con lui non sapeva che cosa dire, come esprimergli al sua felicità.

“Dove sono Frodo e Sam?” domandò ancora, notando solo in quel momento la mancanza dei due.

“Sono andati via durante la battaglia, hanno scelto di prendere la strada attraverso le paludi.” rispose Boromir rabbuiandosi.

Narya per la prima volta dall'inizio della sua missione, ringraziò il cielo che l'anello non fosse più con loro, in modo da non esserne tentata.

“E' stata tutta colpa mia.” continuò l'uomo dopo un po'.

“Non dire così! - esclamò la ragazza, portandosi subito una mano alla gola per il dolore – Niente è stata colpa tua: Frodo se ne sarebbe andato comunque e gli Uruk ci avrebbero lo stesso assaliti.”

Boromir la guardò e Narya non seppe distogliere lo sguardo incantata dai suoi occhi, così diversi dai suoi.

“Grazie.” sussurrò l'uomo, alzandosi ed addentrandosi per qualche metro nella foresta.

La corvina raccolse le gambe al petto giocherellando distrattamente con la collana donatale da Galadriel, iniziando per la prima volta a riflettere sulle scelte che aveva fatto. Non seguire l'anello era un rischio sia che fosse rimasta fedele a suo padre, sia che invece.... Narya interruppe di colpo il flusso dei suoi pensieri rimanendo per un attimo senza fiato, stava seriamente pensando di tradire suo padre?


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Angolino autrice

Saluti a tutti!
Merry e Pipino stanno bene, Boromir è vivo e Narya ha ritrovato un pezzo della compagnia, siamo tutti felici, no? xD
Chiedo scusa per il nome del terzo cavallo, ho cercato dei nomi Rohirric su internet, ma nessuno mi ispirava, quindi sono andata su un sito per "nomi di cavalli" e ho scelto Aram a caso xD
Detto questo, spero che il capitolo sia di vostro gradimento, vi auguro una buona giornata :D
A presto

Halfblood_princess

PS: fatemi sapere che cosa ne pensate :D

 

 

   
 
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