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Autore: Halfblood_princess    07/07/2015    2 recensioni
Nella terra di Mordor l'ombra si sta risvegliando.
L'oscuro signore Sauron sa che è giunto il momento che il suo anello torni a se. Decide allora di scatenare un arma inaspettata, l'ultimo suo asso nella manica.
Nel frattempo, a nord, Narya è stata ritrovata dagli elfi di Granburrone proprio il giorno prima della partenza della compagnia. Dopo avere parlato con lei, Gandalf decide di portarla con se, perché sente che non tutto quello che ha raccontato la ragazza corrisponde alla verità.
Inizia così il viaggio della compagnia dell'anello.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo ottavo: Riding to Edoras

 

Quando Boromir aveva sentito Aragorn chiamare il nome della compagna che avevano perduto, non riusciva a credere alle sue orecchie e si era subito recato a fianco del ramingo. Lì l'aveva vista. Era più pallida del solito, i suoi capelli erano in disordine e ricoperti di sangue, ma la cosa più preoccupante era il grande livido violaceo sulla gola. L'uomo di Gondor non aveva resistito e malgrado sapesse di non doverlo fare, che non era adatto al suo rango sociale, si era fiondato ad abbracciarla e lei, dopo un attimo di esitazione, aveva risposto.

I due erano rimasti presto soli e nonostante lui si fosse ripromesso di proteggerla, fallendo miseramente già una volta, era lei che stava consolando lui cercando di convincerlo che la colpa di tutto ciò che era successo non era da attribuirsi a lui. Boromir sapeva che se fosse rimasto seduto accanto a lei non sarebbe resistito e l'avrebbe ristretta nuovamente tra le braccia per non lasciarla più andare quindi, ignorando il dolore alla spalla, si era alzato in piedi addentrandosi per qualche metro dentro la foresta e lasciandola sola. Era giovane, era affascinante ed era il figlio del sovrintendente, quindi aveva avuto altre donne prima di allora, ma mai nessuna gli aveva fatto un simile effetto. Si girò a guardarla, era seduta con le gambe raccolte al petto mentre guardava rapita le grandi praterie di Rohan; era sempre così ombrosa, sempre così preoccupata, come se un peso gravasse sempre e costantemente sulle sue spalle rendendole impossibile vivere serenamente.

L'uomo sospirò, avrebbe davvero voluto fare qualcosa per lei, aiutarla a ricordare, ma non sapeva come. Passarono diversi minuti prima che il figlio del sovrintendente decidesse di tornare dalla ragazza; lei era ancora nella stessa posizione di prima, ma sul volto aveva un'espressione spaventata, quasi sconvolta.

“Tutto bene?” domandò l'uomo spaventato.

La ragazza sembrò non sentirlo o vederlo e Boromir decise allora di scrollarla delicatamente per le spalle, piazzandosi proprio di fronte, e lei, finalmente, rinsavì.

“Tutto bene?” ripeté l'uomo.

La ragazza lo guardò, negli occhi ancora l'ombra del suo turbamento, ma annuì.

“Con me puoi parlare.” continuò lui.

L'ombra del dubbio attraversò la mente di Narya, si morse le labbra indecisa sul da farsi, ma negò. L'uomo sembrò deluso, ma riprese comunque il suo posto a fianco a lei, quando sarebbe stata pronta avrebbe parlato. La ragazza si avvicinò e posò la testa sulla sua spalla, proprio come era successo a Lothlorien e lui, per contro, la circondò con un braccio.

“Parlami di Minas Tirith.” domandò la figlia di Mordor.

L'uomo aveva parlato, aveva descritto la città bianca, i suoi sette livelli, i grandi portoni con ricchi intarsi, la cittadella, il grande albero bianco oramai senza vita ed infine il grande palazzo.

“Vedrai tutto questo quando la guerra sarà finita e rimarrai senza parole. Mai opera di uomini sarà tanto bella.” terminò.

Narya sorrise per l'entusiasmo di lui, il suono della sua voce era confortante e le aveva fatto scordare per qualche minuto tutti i suoi turbamenti.

“Non vedo l'ora.” rispose.

“Lì cercheremo un modo per farti ricordare il tuo passato, ma potrai rimanere con me per tutto il tempo che lo desideri.”

“Grazie” sussurrò la ragazza.

Fosse dipeso da lei sarebbe rimasta per sempre lì con lui anche lì ai margini di quella foresta, ma non poteva. Finché l'anello esisteva loro non sarebbero mai stati al sicuro e lei sarebbe rimasta immortale. Aveva già creduto morto una volta l'uomo, non avrebbe assistito alla sua dipartita nuovamente e se questo andava contro gli ordini di suo padre, lo avrebbe fatto. Aveva sempre eseguito ogni direttiva senza mai replicare, senza mai mettere in discussione niente, ma adesso che aveva visto un piccolo pezzetto di mondo si era innamorata di esso e non voleva vederlo distrutto dall'ossessione di suo padre per un oggettino minuscolo. Questa guerra, capì Narya solo in quel momento, non aveva senso.

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Aragorn aveva visto tante cose strane nella sua vita, tante cose impossibili, ma mai, nemmeno nel suo sogno più fantasioso, avrebbe pensato di ritrovare Gandaf nel bel mezzo della foresta di Fangorn. Non dopo averlo visto personalmente cadere nell'ombra di Moria, ma egli stava lì, sorridente nei suoi abiti bianchi a fissare divertito le loro facce sbigottite.

“Non può essere. - sussurrò il ramingo quasi senza fiato – Tu sei caduto.”

“Attraverso l'acqua e le fiamme. Dal torrione più basso alla cima più alta ho lottato con lui, il Barlog di Morgoth. Alla fine ho abbattuto il mio nemico ed ho scaraventato la sua carcassa contro il fianco della montagna. L'oscurità mi ha avvolto ed ho errato fuori del pensiero e del tempo, le stelle compivano il loro giro ed ogni giorno era lungo quanto una vita terrena, ma non era la fine, ho sentito la vita in me, di nuovo. Sono stato rimandato qui a terminare il mio compito.” spiegò lo stregone con sguardo cupo, quasi come se stesse rivivendo l'intera battaglia dentro di se.

“Gandalf.” disse il ramingo, ancora incredulo.

“Gandalf? Si è così che mi chiamavano. Gandalf il grigio, era quello il mio nome. Io sono Gandalf il bianco e torno da voi ora al mutare della marea.”

Aragorn lo guardò sorridendo, anche la morte non lo avrebbe mai cambiato.

“Legolas, Gimli, precedeteci.” continuò lo stregone affiancandosi all'uomo ed attendendo che i due fossero avanzati di qualche metro.

“Che mi dici della ragazza.” domandò Gandalf, attento a non farsi sentire.

“L'abbiamo ritrovata qualche minuto fa, era stata rapita dagli orchi assieme ai due hobbit, ma il loro percorso è stato diviso. Ha una ferita alla testa ed è molto debole, ma sta bene. Non c'è nulla che non vada in lei eccetto..”

Gandalf lo guardò invitandolo ad andare avanti.

“Ha ucciso un uruk-hai in pochi secondi e con due soli colpi, nemmeno io sarei riuscito ad ucciderlo in così poco tempo e la ferita alla testa avrebbe già steso la maggior parte delle persone. Tuttavia dama Galadriel le ha fatto un dono quando eravamo a Lothlorien.”

L'anziano lo guardò preoccupato.

“C'è molto che ci sta nascondendo, ma se quello che mi dici è vero la dama bianca ha riposto la sua fiducia in lei, non avrebbe mai fatto un dono ad un nemico. Ciononostante stai in guardia Aragorn, a voi è sfuggito, ma ho potuto chiaramente vedere che il Barlog ha inchinato la testa di fronte a lei e lui risponde solo a Sauron.”

“Come è possibile?” domandò il ramingo stupefatto.

“Non lo so ragazzo, proprio non lo so. Non dire nulla a nessuno di queste parole.” lo avvisò Gandalf posando una mano sulla spalla dell'uomo.

Aragorn annuì con la testa, rabbuiandosi.

“La speranza è sempre viva, non perderti nei dubbi di un vecchio stregone. Le cose da pensare sono ancora tante e presto dovrai seguire il tuo destino.” terminò, per poi proseguire il cammino raggiungendo velocemente Legolas e Gimli.

In poco meno di venti minuti, i quattro iniziarono ad intravedere i raggi del sole che filtravano attraverso la fitta vegetazione e ben presto le figure dei due compagni che avevano lasciato indietro comparvero di fronte a loro.

“Gli hobbit stanno bene, – annunciò Legolas arrivando – ma abbiamo una sorpresa per voi.”

Dal bosco spuntò Gandalf vestito con una lunga tunica bianca ed un leggero mantello grigio argenteo sulle spalle. Il suo bastone era diverso, candido come la sua veste e sia i suoi capelli che la sua barba erano lisci e anch'essi bianchi. Narya, sollevata dalla notizia dello star bene dei due compagni, si gelò alla vista dell'anziano rimanendo immobile al suo posto. Vide Boromir alzarsi ed andare ad abbracciare lo stregone pronunciando parole di sorpresa e gioia, ma lei rimase lì. Le sue speranze di continuare a viaggiare con la compagnia erano praticamente nulle. Come un fantasma ella si alzò, cercando di sorridere e si avvicinò allo stregone.

“Bentornato Gandalf” sussurrò.

L'anziano la squadrò a lungo, soffermando il suo sguardo sulla collana donatale da Galadriel per poi avvicinarsi ed abbracciarla.

“E' un piacere rivederti ragazza.”

Narya rimase stupita, incerta se ricambiare o meno l'abbraccio. Si era aspettata che le chiedesse delle spiegazioni per quello accaduto a Moria, soprattutto visto i dubbi che le aveva già confidato, ma non quello, non che si comportasse come se nulla fosse successo. La ragazza ricambiò imbarazzata l'abbraccio, sciogliendolo il prima possibile ed affiancandosi nuovamente a Boromir che lanciava sguardi confusi.

“Dove sono i piccoli?” domandò Narya, si aspettava di vederli con loro.

“Sono al sicuro con dei miei amici nella foresta, li raggiungeremo più avanti. - disse Gandalf enigmatico -" Siamo noi, adesso, quelli in pericolo. Rohan giace nell'ombra da troppo tempo ed il re è avvolto da un incantesimo di Saruman. Dobbiamo recarci ad Edoras immediatamente.”

“Allora qualcuno dovrà rimanere indietro, abbiamo solo tre cavalli.”

“Stai tranquillo figlio di Gondor – disse lo stregone – io ho mio.”

L'anziano fischiò e da dietro una collina apparve il più meraviglioso cavallo che potesse esistere. Era bianco, quasi perlaceo, ed aveva una grazia che Narya non aveva mai visto in nessun altro animale.

“Quello è uno dei Mearas, se un incantesimo non inganna i miei occhi!” esclamò l'elfo, stupito dalla sua comparsa.

Il cavallo si avvicinò veloce come un fulmine allo stregone e la ragazza non poté fare a meno di avvicinarsi anche lei, incantata da tale maestosità, ma non appena gli fu vicino il cavallo nitrì allontanandosi.

“Ombromanto è il signore dei cavalli ed è stato mio compagno in molti pericoli. Non preoccuparti, ragazza, ci vuole un po' prima di conquistare la sua fiducia.”

Narya annuì delusa.

“Vieni.” le disse Boromir scortandola verso il suo cavallo.
Anch'esso era bianco ed anche lui quando Narya le si avvicinò nitrì spaventato.

“Non ti preoccupare.” continuò l'uomo di Gondor e dopo che ebbe calmato l'animale, fece avvicinare di nuovo la ragazza. Dopo un momento di esitazione da parte di entrambi, Narya riuscì ad accarezzare l'animale e si girò verso l'uomo sorridendo soddisfatta, a casa sua era abituata a tutt'altro tipo di animali.

Non senza poche difficoltà, causate dalle ferite che entrambi avevano, i due montarono a cavallo avvicinandosi agli altri iniziando subito a cavalcare verso la capitale di Rohan.

Per Narya era strano stare così a contatto con una persona, certo aveva dormito appoggiata alla spalla di Boromir nel reame della dama bianca, ma era diverso, allora era incosciente, mentre adesso era più che conscia di quello che stava succedendo. Sentiva strane sensazione nel circondare il busto dell'uomo con le sue braccia, il cuore le batteva forte nel petto e le mani le sudavano, ma sentiva che stare così accanto a lui era in qualche modo giusto, seppur diverso da ogni sensazione che avesse mai provato prima.

La corsa dei sei durò poco più di una giornata e mezza, e già nel primo pomeriggio del secondo giorno iniziarono ad intravedere la loro destinazione, dapprima come un puntino su una collina, Edoras comparve di fronte a loro con i suoi cancelli, le sue case di legno ed il grande palazzo che sovrastava ogni abitazione. Si avvicinarono all'entrata della città, ma essa era sbarrata.

“Chi siete voi?” domandò la guardia all'ingresso con fare sospettoso.

“Viaggiatori. Cerchiamo un guaritore per i nostri due compagni.” disse Gandalf indicando Narya e Boromir.
a guardia li squadrò.

“Non siete di Rohan.”

“No, veniamo da Gondor. Abbiamo perso i nostri compagni e le nostre cose in un agguato degli orchi.” mentì lo stregone.

La guardia annuì evidentemente soddisfatta dalla spiegazione. Sparì dietro la palizzata ed aprì il grande cancello dando libero accesso ai membri della compagnia.

“Il guaritore è nella casa a fianco al palazzo del re. Vi auguro una buona guarigione.”

I sei ringraziarono il soldato per gli auguri e le informazioni dirigendosi immediatamente verso il palazzo d'oro, scendendo da cavallo proprio nei pressi di quest'ultimo.

“Dobbiamo farla subito curare.” disse Boromir vedendo che la sua compagna di cavalcata era cerea in viso ed a stento si reggeva in piedi.

“No, prima dobbiamo andare dal re.” annunciò Gandalf.

“La farai morire!” replicò il biondo, attirando l'attenzione di alcune persone a fianco a loro.

“Boromir, sto bene.” lo rassicurò la ragazza con un sorriso.

Boromir annuì, prendendola sottobraccio in modo da non farla cadere e seguì Gandalf verso l'entrata del palazzo, ma la loro strada fu di nuovo bloccata da dei soldati. 

“Non potete stare di fronte a re Theoden così armati, Gandalf il grigio. Per ordine di Grima Vermilinguo.” disse uno di loro.

Gandalf annuì, rivolgendosi poi verso gli altri cinque ordinandogli di fare come richiesto. Tutti, eccetto Narya che era già stata disarmata dagli Uruk, consegnarono tutte le armi che possedevano anche se non senza una certa riluttanza. Solo allora il soldato gli concesse di entrare.

Il palazzo era sontuoso, ma tetro; la luce che filtrava dalle grandi finestre era insufficiente per illuminare l'intera sala del trono e nessun focolare era stato acceso. L'aria era pesante, come se una persona malata fosse stata lì dentro a lungo e nessuno si fosse dato la briga di aprire una finestra. Sul trono sedeva un vecchio con barba e capelli grigi ed il volto pallido come quello di un morto, cerchiato da grosse occhiaie viola. A fianco a lui, c'era un uomo vestito di nero, il cui volto assomigliava a quello di un serpente, che sussurrava al vecchio re qualcosa sui nuovi venuti.

“La cortesia del tuo palazzo è alquanto diminuita ultimamente, re Theoden.” annunciò Gandalf.

“Perché dovrei darti il benvenuto Gandalf, corvo tempesta.” disse il re con voce roca.

“Una giusta domanda mio signore. Tarda è l'ora in cui questo stregone decide di apparire, Lathspell io lo chiamo il malaugurio è un cattivo ospite.” disse l'uomo serpente avvicinandosi allo stregone con fare minaccioso.

“Silenzio, – esclamò Gandalf - tieni la tua lingua forcuta tra i denti. Non ho attraversato fiamme e morte per scambiare parole inconsulte con un insulso verme.”

Gandalf impugnò più saldamente il bastone, puntandolo verso l'uomo e facendolo indietreggiare impaurito.

“Vi avevo detto di prendere il bastone dello stregone.” gridò l'uomo serpente.

I soldati presenti nella grande sala del trono cercarono subito di raggiungere lo stregone, ma furono anticipati dai due uomini, Legolas e Gimli che, seppure non armati, contrastarono gli assalitori in modo da dare a Gandalf il tempo necessario per sciogliere l'incantesimo di Saruman.

Narya, che era rimasta in disparte, si appoggiò al muro per cercare di darsi forza, ma troppo debole cadde a terra e forse per la stanchezza o per la fame che le attanagliava lo stomaco da giorni, non riuscì ad evitare che gli occhi le si chiudessero. L'ultima immagine quella di Gandalf che si avvicinava sicuro verso il trono ed il re che aveva iniziato a parlare con lo stesso timbro di voce di Saruman, che gli intimava di fermarsi.


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Angolino autrice


Buongiorno a tutti! 
Chiedo scusa per il ritardo, ma la scrittura di questi capitoli mi stanno dando più problemi del previsto D:, spero comunque che non vi abbia deluso. Detto questo vi lascio alla lettura e vi ringrazio per continuare a seguire la fic, vi adoro!
Buona giornata a tutti!

Halfblood_princess

 

   
 
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