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Autore: peeksy    27/06/2015    0 recensioni
E fu investito da una valanga di emozioni.
Le aveva già sentite in poche occasioni, ma ogni volta che accadeva, era una buona cosa. Qualcosa stava per cambiare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Assaf tornò a casa con il cuore a pezzi. Si sentiva imprigionato in un pensiero, ossia quello di Gattuso. Sembrava un'ossessione, una paranoia, ma allo stesso tempo era qualcosa di decisamente quieto e bello.

Il ritratto, disegnato alla fermata, era ancora incompleto, proprio come le sue emozioni verso quel ragazzo.

 

No, non si sentiva innamorato, si sentiva semplicemente smarrito. Avrebbe voluto trovare un nuovo sostegno per la sua vita comune da ragazzo comune.

 

-“Devo trovare un rimedio...forse è solo un giorno, magari domani lo incontro di nuovo...o forse no...” i pensieri si alteravano nella testa del giovane, come se stesse percorrendo un sentiero ma le indicazioni fossero contraddittorie.

Gettò la cartella per terra e si sdraiò sul letto, guardando il soffitto.

 

Tutto ciò di cui aveva bisogno era capire. Capire molte cose, la sua situazione, le sue emozioni, ma soprattutto il da farsi. Forse avrebbe dovuto apprezzare la grande possibilità che gli era stata data e convincersi che non si può strappare nessuna informazione dal destino.

Avrebbe dovuto parlarne con qualcuno, perchè solo così si compie dei passi avanti, bisogna uscire dalla caverna. Tuttavia parlarne non avrebbe cambiato nulla, sebbene lo avrebbe potuto far sentire meglio.

Poteva solo sperare. Purtroppo non stava a lui decidere.

 

Si alzò dal letto dopo una decina di minuti, non c'erano compiti per lui da fare.

 

D'un tratto il suo telefono squillò. Non aveva dato il suo numero a Gattuso, dunque di sicuro non si trattava di quel tanto voluto ragazzo.

-“Pronto?” disse Assaf.

 

-“Pronto, ciao Assaf, sono Gigoberto, come va?” una voce giovanile, leggermente acuta e nasale si udì dall'altra parte del telefono.

 

-“Oh ciao Gigoberto!” rispose il biondino.

Gigoberto era il migliore amico di Assaf, o meglio, lo era veramente fino a quando egli non trovò una ragazza. Da quel momento in poi il biondino cominciò a sentirsi leggermente sovrastato ma non avrebbe mai voluto parlarne per paura di perdere una delle persone più preziose della sua vita.

 

-“A me? Tutto okay! Tu?” aggiunse, chiaramente mentendo.

 

-“A me va bene, grazie. Che caldo che c'è oggi! Ieri non sono riuscito a prendere il pullman! Pioveva e sono rimasto sotto un chiosco fino a quando la pioggia non è cessata!” disse l'altro.

 

-“Ah, wow, mi dispiace, neanch'io l'ho preso.” replicò Assaf. La sua voce si fece meno vivace e squillante del solito, anzi, si fece più chiusa e timida.

 

-“Ooh, non mi sembri il solito, dici che va tutto bene...ma...qualcosa non va?” disse Gigoberto notando questo particolare. Egli aveva due anni e mezzo più di Assaf, sarebbero dovuti essere compagni di scuola per l'ultimo anno.

 

-“No, tutto okay” rispose il biondino.

 

-“Ti conosco abbastanza da dire che non è così, cos'hai?” disse il suo amico alzando il tono.

 

-“Non ho niente!” il più giovane sfuriò impaziente.
 

Al suo amico non piaceva quando i toni si alzavano e quando la situazione si faceva tesa e fortunatamente non capitava spesso, ma quando capitava, lui aveva sempre la risposta più affidabile.

-“Non hai niente, sicuro?” disse con lo stesso tono di voce di prima, quasi da fratello maggiore.

 

-“Non ho...nessuno...”. Assaf calmò i toni, eppure in quella risposta si sentì come se gli fosse stato strappato un pezzo di cuore. Non si sentiva a suo agio e avrebbe preferito non parlarne con nessuno.

 

Gigoberto non era quel tipo di persona che si lasciava scappare i particolari, lui ci teneva ad Assaf, ma la costante sensazione di non essergli d'aiuto lasciava in lui un senso di incompletezza morale.

-“Nessuno? Cosa c'è che non va? Chi è questo nessuno? C'è qualcosa che ti turba? Avanti, non nascondere i tuoi problemi! Ti ascolto!” disse l'amico. Cercò di infondere calma e sicurezza al giovane biondino.

 

Ma quest'ultimo, come prevedibile, continuava a non essere disposto al parlarne. Alle parole dell'amico, non rispose a voce, bensì con suoni di respirazione. Il classico suono del silenzio, quando la risposta non è quella cercata, per intenderci.


-“Assaf! Dai! Lo faccio per te! Voglio aiutarti, santo cielo!” aggiunse Gigoberto esortando il ragazzo a parlare.

 

Ma egli continuò a non rispondere. Nella sua testa passavano un sacco di pensieri, dai più belli ai più brutti. Pensando all'amico, il biondino si ricordò degli anni passati, bei ricordi ma che, ormai, erano andati.

Assaf non vedeva l'amico di cattivo occhio, semplicemente, non lo vedeva più allo stesso modo.

 

Inaspettatamente le sue labbra si aprirono.

-“Scusa, parliamone poi, non è proprio il momento...” disse con un tono apatico, quasi rassegnato.

 

L'inattesa e concisa risposta diede a Gigoberto solo il tempo di esprimersi con un “Aspetta!”.

Assaf chiuse la chiamata e posò il cellulare. Non sentiva di aver fatto la cosa giusta per il momento, ma di sicuro avrebbe preferito aspettare che le sue emozioni lo avessero mollato un po' e l'avessero lasciato riposare e sperare.

 

A quel punto mise a posto la cartella.

C'era ancora il disegno, sì, quel disegno di Gattuso. Ma gli ricordava solo l'attesa senza bottino, il sacrificio senza ricompensa...la fermata, il sole, l'autobus...e la mancanza di quel ragazzo.

Dunque decise di posarlo su uno scaffale e di non pensarci ancora.

 

Piuttosto, pensò a riflettere. Ovvio era fin troppo presto per lasciarsi andare alle considerazione e al pessimismo. Chiaro che però, quando ti viene fatta una promessa alla quale, sinceramente, tieni moltissimo poiché ti rende molto felice, il non vederla rispettata ti butta parecchio giù.

 

“Sono sicuro che non è colpa sua, sono sicurissimo, anzi, che la sua assenza non era prevista nemmeno da lui stesso!” pensò, “...magari domani mi corre incontro dicendo che mi ha pensato tutto il giorno!” Gli scappò un sorrisetto timido.

“Ma siamo seri, non devo mai più sperare troppo e illudermi così, così almeno evito di avere delusioni troppo forti!”


E non aveva torto. Nulla era ancora stato scritto anche se temeva molto di non vedere più quel ragazzo, l'aveva visto per pochissimi minuti e in preda alla fretta.

 

A pensarci, gli vennero dei dubbi. “Cosa penserebbe se fosse qui con me? Mi direbbe di non preoccuparmi e di non rattristarmi? Mi abbraccerebbe e mi direbbe che è tutto okay?”

Gattuso era ancora un mistero, troppo sconosciuto per Assaf. Doveva avere delle risposte per poterlo capire meglio. Tutto quello che poteva fare, in quel momento, era solo sognare e sperare.

 

-“Forse mi sono lasciato un po' andare.” mormorò ansioso sul letto.

 

-“E non solo con i miei pensieri su Gattuso, ma anche con Gigoberto. Non voleva farmi nulla di male dopotutto.”
E dopo qualche momento per pensarci, prese in mano il cellulare e cercò il numero dell'amico. Lo trovò facilmente, eppure passarono minuti prima che qualche dito della sua mano si muovesse nel modo desiderato.

 

A quel punto decise di scrivergli un breve ma chiaro messaggio:

“Hey, scusa per prima. Sono un po' giù, ho incontrato un ragazzo tanto carino e simpatico ieri alla fermata dell'autobus. Abbiamo parlato poco ma ci eravamo promessi di vederci ancora, cosa che non è accaduta. Mi è dispiaciuto e temo di non poterlo vedere di nuovo. Spero tu capisca.”

Dunque premette “Invia” e osservò lo schermo per qualche secondo.

 

Quindi si osservò intorno, in casa non c'era nessuno. Erano le 4 del pomeriggio e faceva molto caldo nella sua stanza. Accese il ventilatore, dunque.

Si mise a ripassare le materie per il giorno successivo, prendendo un bel respiro, “E' ora di andare avanti” pensò.

 

La vita a casa di Assaf era monotona. La cosa più bella che aveva era la sua sorella maggiore, l'unica che lo capiva alla perfezione, che tuttavia in quei giorni era all'estero e sarebbe tornata due settimane più tardi. Lui viveva con i genitori e un bulldog di nome Bullone. I genitori erano spesso fuori casa per lavoro e di fatto la famiglia non era di scarse condizioni economiche, ma al ragazzo non gli interessava seguire lo stesso percorso dei suoi, lui era un artista su tutti i fronti. Gli piaceva fare sculture e quadri, che provò anche a vendere per guadagnarsi qualche soldino per conto suo.

 

Era tutto però appena iniziato. I suoi pensieri erano ancora stracolmi di adolescenza: scuola, compiti, voti, vacanze estive...

E l'amore? L'amore non aveva mai avuto tanta attenzione da parte del giovane. Era molto carino e di certo lo sguardo di qualche ragazza se lo meritava pure, ma a lui non importava...lui era per le sue e non si era mai innamorato veramente.

Ecco perchè dubitava su quali fossero i suoi sentimenti verso Gattuso.
 

Finiti i compiti, Assaf passò altro tempo a pensare sul cosa avrebbe dovuto fare il giorno successivo. Era seduto sul letto, a fissare le piastrelle del pavimento, quando all'improvviso ricevette un messaggio.

Si alzò immediatamente.

 

Controllò il cellulare. Era Gigoberto:

 

“No...questo da te proprio no! Ora vai lì e dimostra a quel ragazzo che tu non hai intenzione di fermarti! Sii te stesso e fai cosa ti dice il cuore! Non avere paura delle conseguenze, stai facendo qualcosa di ammirevole e dolcissimo! So che sei forte,dunque forza, fagli capire cosa vuoi! Fallo sentire apprezzato! Migliora il suo mondo! Puoi di certo!”

 

A leggere quelle parole, il biondino rimase in silenzio, a pensare. Erano parole potenti, che perforavano lo schermo del telefono ed arrivavano dritte nella sua testa. Il cuore batteva forte...fortissimo.

Era una sensazione completamente nuova, eppure ad Assaf piaceva, si sentiva diverso.

 

Dopo qualche minuto si alzò, si avvicinò al disegno di Gattuso e lo prese.

Stette a fissarlo per qualche minuto e sorrise.

 

-“Sì, adesso finirò questo disegno e glielo mostrerò, e non aspetterò alla fermata, andrò a cercarlo di persona nel secondo intervallo! Ce la farò!” disse.

 

Detto fatto. Passò la fine del pomeriggio a finire quel ritratto, ci scrisse anche una dedica:

 

“A te che non sei riuscito a prendere l'autobus in tempo, ti dico con tutto il cuore che sei riuscito a prendere me in tempo!”

 

-“Spero gli piaccia!” pensò.

 

Dopo aver fatto lo zaino, Il giovane biondino se ne andò a dormire; non senza sognare un po', sognare non fa male a nessuno

 

Un giorno intenso lo avrebbe atteso ore dopo.

   
 
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