Note: - la cosa bellissima è che potrei di nuovo dare la colpa a Kuma_cla perché è colpa sua (e di Alexiel Mihawk) se ho letto PJ e quindi TUTTO TORNA. La colpa soprattutto. (VVB.)
- Questa storia è nata mentre tentavo di assegnare gli Avengers a un qualche genitore divino per scrivere una Percy Jackson!AU e fallivo miseramente nell'impresa di trovare un genitore a Darcy (a un certo punto non so come (era tardi ed ero stanca e mi sono dimenticata i passaggi logici, CAPITA), ho deciso, che Darcy poteva essere figlia di Ebe, ma nel mentre avevo già plottato questa e quindi). Si ringrazia sempre Kuma_cla per i consigli sui genitori di Bruce e Jane. <3
- Se non avete letto PJquesto capitolo potrebbe essere poco comprensibile. Scusate. E filate a leggerlo, cosa aspettate? il succo del discorso è che ogni semidio possiede delle caratteristiche particolari che gli derivano dal genitore divino (esempio: i figli di Efesto sono bravissimi con le macchine, ma un po' meno con le persone) e vi sono poi, delle leggere differenze, se il semidio è figlio dell'aspetto greco o romano del dio. Per questo ho volutamente citato Marte e non Ares, pur essendo tutti gli altri dei citati greci. La madre di Percy è un'umana un sacco badass e Coach Hedge è invece un satiro e il compito dei satiri è quello di andare a cercare i giovani semidei (prima che vengano riconosciuti) e proteggerli dai mostri, che sono attratti dal loro odore, e portarli in un Campo dove vengono addestrati e protetti. Quindi sono entrambi personaggi di supporto per i veri eroi.
- La prima parte della storia è ambientata mentre gli Avengers sono in missione e cerca di mostrare i vari modi impiegati per affrontare la loro assenza e l'ansia che ne consegue.
- Eleaonor Abernathy è la gattara dei Simpsons e sì, ho sempre riferimenti culturali validissimi. C'è anche un riferimento a DW. Chi lo trova vince una stellina.
- So di dover ancora rispondere a delle recensioni e appena avrò un attimo lo farò, giuro. <3
- Sempre NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi svista/errore/strafalcione.
- La storia è un po' più lunga del limite di parole per capitolo che avevo dato a questa raccolta, ma lo sappiamo tutti che il segreto delle raccolte è FARE PROGRAMMI E POI MANDARLI A MONTE DA SOLI, NEL GIRO DI MEZZ'ORA. NCLPF. Quindi tutto bene.
- Questa storia è nata mentre tentavo di assegnare gli Avengers a un qualche genitore divino per scrivere una Percy Jackson!AU e fallivo miseramente nell'impresa di trovare un genitore a Darcy (a un certo punto non so come (era tardi ed ero stanca e mi sono dimenticata i passaggi logici, CAPITA), ho deciso, che Darcy poteva essere figlia di Ebe, ma nel mentre avevo già plottato questa e quindi). Si ringrazia sempre Kuma_cla per i consigli sui genitori di Bruce e Jane. <3
- Se non avete letto PJ
- La prima parte della storia è ambientata mentre gli Avengers sono in missione e cerca di mostrare i vari modi impiegati per affrontare la loro assenza e l'ansia che ne consegue.
- Eleaonor Abernathy è la gattara dei Simpsons e sì, ho sempre riferimenti culturali validissimi. C'è anche un riferimento a DW. Chi lo trova vince una stellina.
- So di dover ancora rispondere a delle recensioni e appena avrò un attimo lo farò, giuro. <3
- Sempre NO BETA quindi segnalatemi qualsiasi svista/errore/strafalcione.
- La storia è un po' più lunga del limite di parole per capitolo che avevo dato a questa raccolta, ma lo sappiamo tutti che il segreto delle raccolte è FARE PROGRAMMI E POI MANDARLI A MONTE DA SOLI, NEL GIRO DI MEZZ'ORA. NCLPF. Quindi tutto bene.
Intermezzo
Jane smette di parlare e di mangiare e di dormire e si chiude in un laboratorio che nonostante i plichi di fogli e di equazioni sparsi sul pavimento, senza Tony o Bruce, continua a sembrare un troppo spazioso. Un po’ troppo vuoto.
*
Pepper ha una trattativa per strappare Facebook dalle mani di Zuckerberg da portare avanti e non ha tempo per perdersi in vane teorie, in vuote ipotesi prive di qualsiasi fondamento.
- Chiamerebbero – le dice. – Che non ci sia nessun contatto è una cosa positiva – le spiega, prima di entrare nell’ennesima sala riunioni e se ha la schiena un po’ più rigida e il sorriso è un po’ più stretto del normale è solo perché odia parlare con gli avvocati di Zuckerberg.
*
Darcy prima impazzisce, poi decide che ne ha abbastanza, che non ha alcuna intenzione di trasformarsi in Eleaonor Abernathy e accogliere Steve circondata da gatti spelacchiati e, quindi, fa una delle cose che le riesce meglio.
Si accoccola sul divano, armata di una vaschetta di gelato e una bottiglia di birra e, con indosso una maglietta e un paio di pantaloni di Steve in cui potrebbe navigare come Cristoforo Colombo ha navigato l’Atlantico, inizia a leggere.
*
- Ho deciso che tu saresti figlio di Marte – gli annuncia, non appena lo sente varcare la soglia di casa.
Steve è ancora coperto di fango e sangue, sudore e polvere da sparo ed indossa gli stessi vestiti da giorni e vuole soltanto potersi rinchiudere nella doccia e lavare lo sporco di settimane e non vuole perderla di vista, vuole assicurarsi che stia bene, che stiano bene, che nessun’altro sia morto nel ghiaccio.
- Marte? – chiede, incerto.
Darcy è stravaccata sul divano, circondata da una pila di libri e di cuscini.
- Se fossi stato un semidio – gli spiega.
Steve non è sicuro di aver capito davvero di cosa stia parlando, ma la voce della donna sembra allontanare l’eco degli spari e delle granate che ancora gli fischiano nelle orecchie come se stessero per esplodere, come se qualche cecchino stesse ancora cercando un varco per piantargli un proiettile in fronte.
– Saresti stato figlio di Marte, tutto strategia e senso del dovere. Tony invece sarebbe stato un figlio di Efesto, il dio che viveva in un Vulcano. Questo spiegherebbe la sua tendenza a far esplodere le cose. Magari lo fa per sentirsi a casa – aggiunge, mordendosi un labbro e corrugando la fronte, in quel modo lì che indica che sta davvero riflettendo alla cosa.
– Pepper sarebbe stata ovviamente la figlia prediletta di Afrodite – continua, tenendo il conto sulle dita. – E Nat di Ade, Clint di Apollo. Phil sarebbe stato un figlio di Hermes. Nessuno era bravo a portare messaggi come lui. O a rubare I-Pod e Hermes era anche il dio dei ladri. Lo sapevi? Thor, beh, Thor è già un dio. Jane potrebbe essere figlia di Apollo, solo che è troppo intelligente e te la immagini sorella di Clint? Io no. E Bruce potrebbe essere figlio di Atena, voglio dire è intelligente e sa combattere. Atena sarebbe stata molto fiera di lui. Anche se non ha alcuna strategia quando combatte e quindi forse sarebbe meglio come figlio di Ares? – gli domanda e Steve non può fare altro che sbattere gli occhi, investito da quel monologo che è così Darcy e così casa – e sono vivo, sono vivo, siamo vivi, siamo.
- Non mi hai detto di chi saresti stata figlia tu – nota, dopo che le mani di Darcy sono scivolate sui suoi muscoli stanchi e hanno lavato via tutto il sangue e lo sporco che gli impregnava la pelle; dopo che le dita di Darcy l’hanno guidato fino al loro letto e i sussurri e i gemiti che sono sfuggiti dalle labbra della donna hanno cancellato l’ultimo eco degli spari e dei morti. Dopo che, mentre riprendevano lentamente fiato, Darcy gli ha spiegato davvero di cosa stesse parlando (- Non avevo niente da fare, sai, è difficile fare l’assistente di Tony Stark se Tony Stark non c’è e quindi, yay! Un sacco di tempo libero per me e c’era questo libro per ragazzi in libreria e sembrava interessante e quindi mi sono detta, perché non comprarlo? -).
Darcy arriccia il naso e Steve sa che sperava che se non sarebbe accorto, che è un discorso che non vorrebbe essere costretta a fare e Steve stringe leggermente la presa del braccio intorno alla vita della donna.
- I semidei sono eroi – Darcy afferma infine, con ostentata leggerezza, e il volto seminascosto contro il suo braccio.
Il modo in cui le labbra della ragazza gli sfiorano la pelle gli fa correre brividi lungo la schiena e fremere le dita per il desiderio di affondare di nuovo dentro di lei e sentirla tremare intorno a sé, per il desiderio di sentirla singhiozzare il suo nome, mentre viene.
– Io sono un onorevole aiutante – aggiunge prima che lui possa intervenire, possa interromperla, dirle che non è vero e ah-ah, cosa ne sa? Non ha mica letto i libri e chi non ha letto i libri non ha diritto di parola, Steve-o. – Potrei fare la madre di Percy. O Coach Hedge. Sarei stata un ottimo Coach e nessuno, dico nessuno, avrebbe lasciato la sua stanza nel cuore della notte sotto la mia supervisione. – borbotta, corrugando la fronte, e gesticolando con una mano nella stanca parodia di un gesto veemente.
- Qual è il primo libro? – le chiede la mattina dopo, porgendole una tazza di caffè e oh, sì, ecco perché le era mancato così tanto. Nessun altro le prepara il suo caffè preferito.
- Ladro di burbini– grugnisce, con il volto sepolto nella sua tazza a forma di cabina telefonica blu. - Non penso sia il tuo genere di libri – aggiunge dopo aver ingoiato metà di quell’ambrosia divina ed aver, improvvisamente, riacquistato il dono della parola.
Steve fa spallucce.
- Dobbiamo trovare i tuoi genitori – afferma, semplicemente ed è una cosa così piccola ed è una cosa da nulla e - Steve le è mancato così tanto ed è tornato ed è intero e sono interi e -, ma Darcy pensa di amarlo un po’ di più per questo. Per il sorriso che le fiorisce sul volto, per quel qualcosa che le sfarfalla nello stomaco e per il modo in cui gli prende il volto tra le mani e lo bacia.
*
Pepper ha una trattativa per strappare Facebook dalle mani di Zuckerberg da portare avanti e non ha tempo per perdersi in vane teorie, in vuote ipotesi prive di qualsiasi fondamento.
- Chiamerebbero – le dice. – Che non ci sia nessun contatto è una cosa positiva – le spiega, prima di entrare nell’ennesima sala riunioni e se ha la schiena un po’ più rigida e il sorriso è un po’ più stretto del normale è solo perché odia parlare con gli avvocati di Zuckerberg.
*
Darcy prima impazzisce, poi decide che ne ha abbastanza, che non ha alcuna intenzione di trasformarsi in Eleaonor Abernathy e accogliere Steve circondata da gatti spelacchiati e, quindi, fa una delle cose che le riesce meglio.
Si accoccola sul divano, armata di una vaschetta di gelato e una bottiglia di birra e, con indosso una maglietta e un paio di pantaloni di Steve in cui potrebbe navigare come Cristoforo Colombo ha navigato l’Atlantico, inizia a leggere.
*
- Ho deciso che tu saresti figlio di Marte – gli annuncia, non appena lo sente varcare la soglia di casa.
Steve è ancora coperto di fango e sangue, sudore e polvere da sparo ed indossa gli stessi vestiti da giorni e vuole soltanto potersi rinchiudere nella doccia e lavare lo sporco di settimane e non vuole perderla di vista, vuole assicurarsi che stia bene, che stiano bene, che nessun’altro sia morto nel ghiaccio.
- Marte? – chiede, incerto.
Darcy è stravaccata sul divano, circondata da una pila di libri e di cuscini.
- Se fossi stato un semidio – gli spiega.
Steve non è sicuro di aver capito davvero di cosa stia parlando, ma la voce della donna sembra allontanare l’eco degli spari e delle granate che ancora gli fischiano nelle orecchie come se stessero per esplodere, come se qualche cecchino stesse ancora cercando un varco per piantargli un proiettile in fronte.
– Saresti stato figlio di Marte, tutto strategia e senso del dovere. Tony invece sarebbe stato un figlio di Efesto, il dio che viveva in un Vulcano. Questo spiegherebbe la sua tendenza a far esplodere le cose. Magari lo fa per sentirsi a casa – aggiunge, mordendosi un labbro e corrugando la fronte, in quel modo lì che indica che sta davvero riflettendo alla cosa.
– Pepper sarebbe stata ovviamente la figlia prediletta di Afrodite – continua, tenendo il conto sulle dita. – E Nat di Ade, Clint di Apollo. Phil sarebbe stato un figlio di Hermes. Nessuno era bravo a portare messaggi come lui. O a rubare I-Pod e Hermes era anche il dio dei ladri. Lo sapevi? Thor, beh, Thor è già un dio. Jane potrebbe essere figlia di Apollo, solo che è troppo intelligente e te la immagini sorella di Clint? Io no. E Bruce potrebbe essere figlio di Atena, voglio dire è intelligente e sa combattere. Atena sarebbe stata molto fiera di lui. Anche se non ha alcuna strategia quando combatte e quindi forse sarebbe meglio come figlio di Ares? – gli domanda e Steve non può fare altro che sbattere gli occhi, investito da quel monologo che è così Darcy e così casa – e sono vivo, sono vivo, siamo vivi, siamo.
- Non mi hai detto di chi saresti stata figlia tu – nota, dopo che le mani di Darcy sono scivolate sui suoi muscoli stanchi e hanno lavato via tutto il sangue e lo sporco che gli impregnava la pelle; dopo che le dita di Darcy l’hanno guidato fino al loro letto e i sussurri e i gemiti che sono sfuggiti dalle labbra della donna hanno cancellato l’ultimo eco degli spari e dei morti. Dopo che, mentre riprendevano lentamente fiato, Darcy gli ha spiegato davvero di cosa stesse parlando (- Non avevo niente da fare, sai, è difficile fare l’assistente di Tony Stark se Tony Stark non c’è e quindi, yay! Un sacco di tempo libero per me e c’era questo libro per ragazzi in libreria e sembrava interessante e quindi mi sono detta, perché non comprarlo? -).
Darcy arriccia il naso e Steve sa che sperava che se non sarebbe accorto, che è un discorso che non vorrebbe essere costretta a fare e Steve stringe leggermente la presa del braccio intorno alla vita della donna.
- I semidei sono eroi – Darcy afferma infine, con ostentata leggerezza, e il volto seminascosto contro il suo braccio.
Il modo in cui le labbra della ragazza gli sfiorano la pelle gli fa correre brividi lungo la schiena e fremere le dita per il desiderio di affondare di nuovo dentro di lei e sentirla tremare intorno a sé, per il desiderio di sentirla singhiozzare il suo nome, mentre viene.
– Io sono un onorevole aiutante – aggiunge prima che lui possa intervenire, possa interromperla, dirle che non è vero e ah-ah, cosa ne sa? Non ha mica letto i libri e chi non ha letto i libri non ha diritto di parola, Steve-o. – Potrei fare la madre di Percy. O Coach Hedge. Sarei stata un ottimo Coach e nessuno, dico nessuno, avrebbe lasciato la sua stanza nel cuore della notte sotto la mia supervisione. – borbotta, corrugando la fronte, e gesticolando con una mano nella stanca parodia di un gesto veemente.
- Qual è il primo libro? – le chiede la mattina dopo, porgendole una tazza di caffè e oh, sì, ecco perché le era mancato così tanto. Nessun altro le prepara il suo caffè preferito.
- Ladro di burbini– grugnisce, con il volto sepolto nella sua tazza a forma di cabina telefonica blu. - Non penso sia il tuo genere di libri – aggiunge dopo aver ingoiato metà di quell’ambrosia divina ed aver, improvvisamente, riacquistato il dono della parola.
Steve fa spallucce.
- Dobbiamo trovare i tuoi genitori – afferma, semplicemente ed è una cosa così piccola ed è una cosa da nulla e - Steve le è mancato così tanto ed è tornato ed è intero e sono interi e -, ma Darcy pensa di amarlo un po’ di più per questo. Per il sorriso che le fiorisce sul volto, per quel qualcosa che le sfarfalla nello stomaco e per il modo in cui gli prende il volto tra le mani e lo bacia.