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Autore: FunnyPink    15/01/2009    7 recensioni
Malandrino, mai sentito nominare?
ma in che era vivi!
non conosci la storia dei ragazzi più forti e combinaguai di Hogwarts?
andiamo i mitici Lunastorta, Felpato, Ramoso, e Codaliscia!!
Vieni qui che ti racconto come tutto iniziò un giorno sul treno...
Genere: Generale, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wotcher a tutti
Spero che amiate questo gruppo di scalmanati.
certo talvolta erano davvero incontrollabili e hanno esagerato un pò troppo, ma le loro gesta rimarrano sempre parte della storia della nostra scuola di magia.





Che malandrini!

“Sirius, sarebbe meglio se venissi nel mio scompartimento, ti farei conoscere un paio di amici”
Una faccia inorridita si stampò sul bel viso del ragazzino con i capelli neri e dai grandi occhi scuri, volto bello anche se ancora delicato e infantile.
”Non ci penso nemmeno, Narcissa!”
La ragazza scosse la testa. I capelli biondi, lunghi e lisci, gli occhi scuri, il portamento deciso e lo sguardo autoritario; tutto in quel corpo snello sottolineava quanto il comportamento del cugino la stesse infastidendo. Non le piaceva quel ragazzino, faceva strani discorsi ed il suo carattere stava prendendo una brutta piega; era per questo che la zia glielo aveva affibbiato alla stazione. Narcissa non aveva certo intenzione di fare la baby-sitter a un mocciosetto del primo anno, come prefetto doveva controllare i corridoi e vedere i suoi amici, non aveva tempo per lui.
A lei non piaceva il ragazzino, ma il suo disappunto non era nulla in confronto a quanto lui la detestava. Sirius era molto giovane ma su una cosa non aveva dubbi: non sopportava la sua famiglia di origine, secondo e terzo grado compreso, con tutti i loro comportamenti eccessivi e la puzza sotto il naso.
Lui no, lui voleva fare a modo suo, voleva pensare con la sua testa, voleva sbagliare, voleva stare da solo piuttosto che in compagnia di quella ragazza e ancor meno dei suoi amici, già s’immaginava che razza di amici!
I due correvano lungo il corridoio del treno, quando alla fine Sirius fu stanco di quel blaterale si fermò di colpo, si girò alla sua destra e vide uno scompartimento vuoto tranne che per un ragazzino con i capelli neri affacciato al vetro.
“Senti ‘Cissa, tu vai per i fatti tuoi che io entro qui. Vedi è quasi vuoto, ok? Ciao!”
Lei lo guadò inorridita: “Aspetta mocciosetto, non vorrai entrare così, e se fosse un mezzosangue?”
Sirius alzò gli occhi al cielo: “Che tragedia” borbottò il ragazzino. “Come scusa?” “Niente, niente”
La ragazza bionda lo spinse di lato malamente ed entrò nello scompartimento, con aria snob e importante si rivolse alquanto sgarbatamente all’occupante:“Hei tu! Ragazzino come ti chiami?”
Quello si voltò decisamente sorpreso, osservando curioso la biondina che lo appellava e il ragazzetto dietro di lei che si era portato una mano alla testa e la scuoteva con aria contrariata.
“James Potter” rispose il ragazzino con i capelli spettinati.
Lei valutò un attimo quel nome e poi disse: “Ok, Potter dovrebbe essere un cognome purosangue, mi raccomando non farmi fare brutte figure in giro”
“Ma certo, cuginetta cara” rispose sarcastico Sirius, per poi aggiungere appena si fu chiuso lo sportello.
“Stupida ragazzina con la puzza sotto il naso!”
Il giovane Black si girò nervoso, trovandosi davanti il moretto che, ancora seduto sulla poltrona, osservava il nuovo entrato. Questi portava un paio di grandi occhiali, che nascondevano gli occhi castani; aveva una capigliatura alquanto sbarazzina, sembrava curiosamente spettinato; ed era piccolo e dinoccolato, e accanto a lui c’erano alcune confezioni di cioccorane e gelatine alcune scartate e altre da gustare. Il nuovo entrato si bloccò tendendo la mano verso James.
“Io sono Sirius… Black.” e con una smorfia aggiunse “Quella era mia cugina Narcissa. E’ a Serpeverde”
“Ah!” fece l’altro, questo spiegava molte cose. “Che intendeva con: dovrebbe essere un purosangue?”
Sirius fece un gesto della mano come per scacciare quelle parole
“Niente che importi a me, la mia famiglia è una fanatica del sangue puro ed esige che frequenti solo purosangue e cavolate del genere”
L’altro lo guardò alzando un sopracciglio incuriosito:“N on hai una grande opinione della tua famiglia”
“Certo, come non essere fieri di appartenere alla nobile casata dei Black?! Che schifo, fra un po’ saranno costretti a sposarsi tra loro per mantenere il sangue puro”
Sirius, fece una smorfia nauseata, e pure il ragazzino davanti a lui arricciò il naso disgustato.
“Ma smettiamola di parlare dei paladini del sangue, dimmi di te, non conosci nessuno?”
Quello alzò le spalle con fare indifferente: “Con i miei, in questi anni ho viaggiato molto. Mio padre è un diplomatico del Ministero della Magia e lavora con i ministeri esteri. Quindi non è che abbia molti amici di lunga data, ovunque mi sposto faccio nuove conoscenze, ma dubito che qualcuno venga fino ad Hogwarts”
“Bene, se con un po’ di fortuna non finirò in Serpeverde mi piacerebbe essere tuo amico.”
“Speriamo, mio padre mi ha raccontato qualcosa, non aveva una grande opinione dei Serpeverde, essendo stato a Grifondoro, mentre mia madre era invece una Tassorosso. Io vorrei essere nei Grifondoro, mi sembra di gran lunga la Casa la migliore.”
“A me hanno sempre parlato solo e soltanto di Serpeverde, come se fosse l’unica Casa della Scuola! Però mi sono documentato di nascosto: penso che Grifondoro sia la migliore!” disse Sirius sfoggiando un sorriso davvero birichino.
“Speriamo di finire nella stessa Casa! Comunque, tieni!” disse James porgendo una delle cioccorane al suo nuovo compagno.

Mentre i due si stavano godendo la cioccolata, un rumore del corridoio li raggiunse. “Hei, ma stai attento deva vai!”
Sirius e James si alzarono e sporgendosi dallo scompartimento videro un ragazzetto in divisa nera, quindi del loro stesso anno, che era stato investito dalle invettive di uno studente più grande.
I due raggiunsero il ragazzetto e James chiese: “Hei, amico hai bisogno di una mano?”
Quello alzò la testa e disse: “Sì, grazie!”
Potter e Black lo aiutarono a radunare alcuni libri, recuperare la gabbia del gufo e il baule, troppe cose per due mani.
Sirius chiese: “Scusa, ma dove vai con tutte queste cose a giro? Non hai una scompartimento?”
Il nuovo venuto assunse un’aria dispiaciuta. “Bhè, cercavo un posto libero dove leggere un po’”
James si fece subito avanti: “Perché non vieni nel nostro scompartimento? Siamo solo noi due, e anche tu sei del primo vero?”
Quello valutò un attimo come rispondere, sembrava stranamente prudente ma alla fine sorrise: “Sì, sono del primo anno. Allora grazie, accetto volentieri la proposta!”
I ragazzini coi capelli scuri lo aiutarono a portare dentro le sue cose e caricare il baule sulla retina del treno. Una volta sistematosi il ragazzetto nuovo, capelli castano chiaro, un po’ più alto degli altri due ma molto magro e pallido, tese loro la mano.
“Piacere il mio nome Remus Lupin”
“Io sono James Potter”disse il primo stringendoli la mano. Quando la mano venne tese all’altro, quello assunse una postura rigida e alzò il mento, forse anche troppo, nella perfetta imitazione di qualcuno che si dalle arie:“Lupin?” domandò Sirius sfregandosi il mento pensiero, “Sì, purosangue va bene.”
James cominciò a ridere sul sedile: “Hei, sembravi davvero tua cugina!”
Remus osservava titubante la scena, incerto su come dover reagire.
“Ecco, veramente io non sono proprio purosangue..”
Sirius si affrettò a stringergli la mano e a dire:“Non me ne importa un fico secco di quello che sei! Quella che hai visto era l’imitazione di mia cugina o qualsiasi altro della mia stupida famiglia, io sono Sirius Black e sono felice di conoscerti!”
Remus visibilmente più tranquillo si sedette accanto a Sirius, subito gli vennero offerti dei dolci e tutti insieme ripresero a discutere. Remus chiese:“Voi vi conoscete da molto?”
“Certo, più o meno da quindici minuti!” rispose Sirius.
“Ah!” esclamò Remus, felice di non essere il solo a non conoscere nessuno.
“Io e Sirius, ci stavamo chiedendo di quale Casa avremmo fatto parte, entrambi crediamo che Grifondoro sia la migliore, tu che ne pensi?”
Il ragazzino biondo fece un gesto di assenso con la testa e prese in mano uno dei volumi che portava dietro intitolato ‘Storia di Hogwarts’
“Ancora non mi sono fatto un’idea precisa, ho saputo di poter frequentare la scuola da quattro giorni, ma da quello che ho letto, Grifondoro sembra davvero la migliore, anche se pure Corvonero gode di un’ottima fama.”
Sirius, subito face una smorfia
“Corvonero? Se sei un cervellone sì certo, comunque anche Tassorosso va bene, purché non sia Serpeverde”
“Forse non è male come pensi, non sei troppo critico?”
“No, assolutamente non lo sono: tutta la mia famiglia sta lì. L’atteggiamento tipico è quello di chi crede di essere migliore del mondo. Vogliono isolarsi dai nati babbani. Io non ci voglio proprio stare!” Sirius, incrociò le braccia e si lasciò andare sul divano.
“Scusa, non volevo farti arrabbiare”
“Ma figurati” disse Black, temendo di sembrare offensivo
“non è colpa tua se la mia famiglia è così…”
“Vedo che il tuo passatempo preferito è parlare male della tua famiglia” commentò James ridendo, poi continuò: “Remus dicci qualcos’altro di te, hai detto che hai saputo solo quattro giorni fa di venire a scuola come mai?”
Lupin si irrigidì e si pentì di quanto si era lasciato sfuggire in precedenza, lanciò un’occhiata ai suoi compagni di scompartimento, titubante. Non poteva certo raccontagli la verità, ora che aveva conosciuto degli amici non voleva farli scappare subito, doveva inventare una bugia, anche se odiava non dire la verità.
“Beh … I miei credevano fossi un Magonò, fino a qualche giorno fa…e allora è arrivata la lettera” Fortunatamente i due scambiarono l’imbarazzo del ragazzino per la bugia per quello causato dalla rivelazione di essere un quasi Magonò e non ci fecero molto caso.
“Non ti preoccupare, adesso sei qui, sei un Mago e stiamo andando tutti a Hogwarts” esultò Sirius, emozionato di raggiungere finalmente a scuola.
Il tempo continuò a scorrere veloce, i tre ragazzini parlarono molto: di Quiddich, di scuola, delle rispettive famiglie (Sirius ebbe modo di lamentarsi ancora), di Magia e di babbani.

Durante l’ennesima discussione, sentirono qualcuno correre per il corridoio, la porta del loro scompartimento aprirsi e in un lampo un ragazzino entrare e richiudere alla svelta.
Tutti si fermarono a guardarlo in silenzio, mentre questo spaventato ansimava per la corsa, il ragazzetto, biondo piccolo e un po’grassottello, li osservò, sembravano come lui del primo anno, forse era al sicuro.
“Ecco io…” cominciò dicendo, poi sentì di passi fuori dello scompartimento e si affrettò a rannicchiarsi sul sedile vicino, decisamente turbato, gli altri erano ancora perplessi.
James si fece avanti:“Qualcosa non va?”
“Ecco, io ho versato del succo di zucca sulla divisa di un Serpeverde del sesto anno…”
“Grande!” esclamò Sirius sorridendo, ma Remus aggiunse: “E…”
“Ecco, lui doveva essere già maggiorenne perché mi ha puntato la bacchetta e ha detto qualcosa, poi mi son trovato a gambe all’aria”
Remus si accigliò:“Che prepotente, comportarsi così con uno del primo anno!”
“Meriterebbe una lezione…” ribatté Sirius, con un’aria da furbetto. James l’osservò e anche lui cominciò a ridere: “Dimmi cosa hai in mente, io ci sto!”
“Ci sto pensando Potter” aggiunse Sirius, il viso era una smorfia di concentrazione.
“Io ho un’idea…” disse all’improvviso Remus, “Ma non ho intenzione di mettermi nei guai già prima di iniziare.”
Gli atri risero e lo incitarono ad andare avanti. “Abbiamo bisogni di questa…” disse Remus togliendo dalla tasca un pacchettino viola “E’ gomma americana babbana, è estremamente appiccicosa.”
James andò al suo baule tirando fuori delle palline nere “Io ho delle puzzalinfe, che ne dite se lo appiccichiamo bene in terra e poi lo gli buttiamo delle puzzalinfe nello scompartimento?” “James…Remus siete dei geni, datemi il cinque” disse Sirius, poi rivolto a nuovo venuto “Per la cronaca io sono Sirius Black, lui James Potter, e l’altro è Remus Lupin”
Quello salutò tutti, e ridendo si presentò: “Io mi chiamo Peter Minus”
Sirius si concentrò nuovamente:“Ok, allora Remus tu controlli il corridoio, quando è deserto ci dai il via , noi tre andiamo avanti. Peter devi trovare il tuo amico e farlo avvicinare. James dopo aver masticato qualche gomma le butti in terra davanti a lui, io prenderò la puzzalinfa e la sparerò nella stanza chiudendo, e poi corriamo nuovamente qui. Ci state?”
Anche se qualcuno sembrava titubante, l’entusiasmo travolse tutti e quattro, uscirono di fretta dallo scompartimento e attraversarono quasi tutto il treno, trovarono lo scompartimento e agirono: saluto di Peter, avvicinamento del Serpeverde, gomma da masticare, puzzalinfa, chiusura e fuga.
Tutto secondo i piani. Quando tornarono nuovamente ai loro posti, batterono un cinque collettivo e passarono il resto del tempo a cercare di definire quanto fosse stata fantastica la faccia del Serpeverde.
“Il sopracciglio gli è arrivato in cima alla fronte dalla sorpresa!”
“Quanto chiasso!” disse una voce. “Che malandrini, cosa avete combinato?... Tutti uguali quelli del primo anno! Volete qualcosa dal carrello?”
Sirius era stato bloccato da una voce femminile che veniva dall’entrata scompartimento: una signora anziana, capelli grigi e legati, con un carrello pieno di dolci e cibi, aveva alzato gli occhi al cielo, ascoltando sicuramente le parole di Sirius. I quattro si zittirono dedicandosi al carrello, comprarono qualche gustosità, lasciando la donna continuare il giro. Quando tornarono ai loro affari, Sirius era molto pensieroso, aveva la fronte corrugata, come di una persona estremamente concentrata.
Remus l’osservò: “Hei? Che ti è successo Sirius?”
Lentamente la testa del ragazzino si alzò, e il sorriso da furbetto di prima si riaffacciò, stava sicuramente escogitando qualcosa: “Stavo pensando, ecco…noi quattro sembriamo davvero forti, potremmo essere, ecco una squadra! Che ne dite se diventiamo la squadra dei Malandrini?”
James non aveva dubbi, glielo si leggeva negli occhi; Remus, felice di questa nuova amicizia senza pregiudizi, non pensò molto a cosa avrebbe comportato in fatto di infrangere le regole, allo stesso modo Peter, vide in quel gruppo un punto di riferimento, lui abituato a subire angherie.
Così che tutti si trovarono ad annuire e a ridere fantasticando su slogan e nuove avventure dei Malandrini.






Ciao!
piaciuta? lasciate i commenti se viva
accetto volentieri quasiasi tipo
anche se mi volete dire che non so scrivere, che per altro penso da me
ma mi piace buttare giù le storie che invento
quindi salutiiiii
   
 
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