Abbiamo
lasciato Anna e Elsa in guai seri le cose miglioreranno? Forse!
Come
sempre grazie a chi legge e a chi recensisce.
Buona
lettura!
Quarto capitolo: Alleanze
La
spada scivolò minacciosa sulla sua spalla, a qualche millimetro dalla sua gola.
“Non
ti muovere” Ordinò la persona alle sue spalle a Kristoff
che aveva fatto un passo in avanti e ora si immobilizzò. “Detesto gli intrusi,
detesto i ladri e detesto i clandestini” mormorò bassa la voce.
“Non
siamo nessuna delle tre cose” Disse Elsa. Kristoff si
stupì nel sentire tanta forza nella sua voce. “Sono la regina di Arendelle e chiedo il vostro aiuto per salvare mia sorella,
la principessa Anna”. Per un secondo ci fu il silenzio poi la persona alle sue
spalle proruppe in una risata.
“Questa
è la storia più assurda e inverosimile che abbia mai sentito in tutta la mia
vita!” ridacchiò ancora ma la spada non si mosse di un centimetro.
“Sto
dicendo la verità, se abbassa la spada, capitano, potrà vedermi in volto e
saprà che non mento sulla mia identità.”
“Se
foste la regina Elsa avreste un esercito ai vostri ordini e soprattutto, un
potere che mi avrebbe congelato la spada in un battito di ciglia.” Elsa prese
un profondo respiro e la persona dietro di lei si irrigidì.
“Il
mio potere è bloccato e sono ricattata, non posso chiedere l’aiuto dei miei
soldati, nessuno sa nulla tranne l’uomo davanti a voi, permettetemi di
voltarmi”
“Potrei
non conoscere il volto della regina” Disse allora, sempre in un bisbiglio,
l’ombra dietro di lei.
“La
vostra nave era nel porto ieri pomeriggio, dovete avermi vista sulla nave di Arendelle creare cristalli di ghiaccio nel cielo.” Detto
questa Elsa lanciò uno sguardo rassicurante a Kristoff
e si voltò lentamente. La spada rimase sulla sua spalla ma non si mosse e non
giunsero ulteriori minacce. Mentre si voltava alzò le mani e liberò la treccia
di capelli che aveva nascosto sotto il cappello.
“Kristoff, accendi un lume” Ordinò al ragazzo che obbedì
prontamente. La candela illuminò la stanza quanto bastava perché Elsa
finalmente potesse vedere il capitano. Fu sorpresa quando capì che si trattava
di una donna. Era alta, i capelli neri racconti in una coda, la giubba blu era
sbottonata e ai piedi non indossava gli stivali neri che erano accanto al letto
segno che si era alzata in fretta sentendoli arrivare, ma la spada era ferma
nel suo pugno e il suo sguardo era vigile e seguiva attento ogni mossa di Kristoff. Poi guardò lei. Elsa lasciò che quegli occhi
attenti la scrutassero, lasciò che vedesse la treccia bionda posata sulla sua
spalla, che notasse i suoi occhi blu e che vedesse in essi la verità. Rimasero
allacciate nello sguardo a lungo poi il capitano annuì. Con una rapida mossa
ritrasse la spada e la inguainò, poi chinò la testa in un rigido inchino.
“Sono
ai vostri ordini regina.” Disse solo, semplicemente. Elsa rilasciò il respiro
che aveva trattenuto durante il rigido esame e sorrise.
“Salpiamo
l’ancora immediatamente, dobbiamo inseguire la nave ivoriana.” La donna la
guardò per un secondo ancora poi annuì.
“Avete
parlato di segretezza dico bene? Dunque rimanete qua, nessuno vi disturberà.
Salperemo al più presto.” Indossò rapida gli stivali, allacciò la giubba e
infilò una giacca nera che le arrivava fino ai piedi poi indossò un tricorno,
prima che uscisse però Elsa le afferrò il braccio fermandola.
“Posso
fidarmi di voi? Ne va della vita di mia sorella” Disse. La donna la guardò, i
suoi profondi occhi marroni che la valutavano ancora una volta.
“Sì”
Poi in un ripensamento aggiunse: “Sul mio onore”. Si voltò ed uscì dalla stanza
lasciandoli soli.
Non
passarono molti minuti quando sentirono l’ancora sollevarsi e la nave iniziare
a muoversi.
“Bene,
non ci ha tradito” Mormorò Kristoff che guardava
preoccupato fuori dalle ampie finestre.
“Ha
dato la sua parola, non lo avrebbe mai fatto” Rispose sicura Elsa, “Ora
dobbiamo solo sperare che questa nave sia davvero la più veloce”.
“Lo
è” Si voltarono entrambi a guardare il capitano che era tornato nella sua
cabina, “Questa è la nave più veloce, ma abbiamo un serio distacco, direi quasi
ventiquattro ore e un notevole problema, non ho idea della rotta” La donna
guardò verso Elsa che strinse le labbra.
“Non
so dove sia il loro califfato…”
“E
non sarebbe stato saggio scoprirlo prima di requisire la mia nave?” Disse la
donna con una smorfia poi nel vedere i due guardarsi preoccupati aggiunse:
“Dalla fattura delle vele e dal loro abbigliamento e facile intuire che vengono
dal Sud, le rotta per il momento può essere solo una, quando usciranno dai
fiordi però sarà diverso”
“Come
faremo allora? E’ impossibile raggiungerli così in fretta, i fiordi si
estendono per non più di tre giorni di navigazione” Chiese Elsa, che non aveva
pensato a quel evidente problema.
“Per
allora avremo la precisa ubicazione di Ivoria”
Rispose sicura il capitano.
“E
come?” Chiese Kristoff.
“Oh
ma allora parli” la donna lo guardò con un sogghigno e lui fece per risponderle
quando Elsa alzò la mano per fermarlo.
“Non
abbiamo tempo per litigare, dicci come faremo, per favore”, il capitano la
guardò ed inchinò la testa in un cenno di assenso.
“Ci
fermeremo a Esmeralda, la città dei saggi, c’è una biblioteca che contiene
tutto il sapere conosciuto. Sapranno dirci dove si trova Ivoria
e tracceremo una rotta.”
“Esmeralda…”
Elsa si voltò verso le finestre guardando il porto allontanarsi mentre la paura
le attanagliava il ventre. I suoi genitori stavano andando a Esmeralda quando
la tempesta se li era portati via.
“Regina
Elsa quando saremo in alto mare dovrete spiegare ai miei marinai la nostra
missione, non sarà più necessario mantenere il segreto visto che potranno
rivelarlo solo ai pesci o ai gabbiani.” Elsa prese un profondo respiro
imponendosi la calma poi si voltò di nuovo a guardare il capitano.
“Va
bene, mi sembra giusto”
“Molto
bene. Ora devo dirigere le manovre” Detto questo il capitano se ne andò.
“Non
mi piace” Proruppe subito Kristoff, “C’è qualcosa che
non ci dice, ha fatto una strana faccia quando vi ha riconosciuto…”
“Sarà
stato stupore”
“Non
ne sono sicuro ma non mi piace” Ripeté il ragazzo.
“Ci
aiuterà a salvare Anna ed è l’unica cosa che conta ora” A questo Kristoff non ribatté.
Elsa
si strinse nelle braccia e tornò a guardare il porto e la sua città
allontanarsi. Era strano, non era mai andata via di palazzo se non quando era
salita fino alla montagna ma quel giorno era stato terribile e meraviglioso
insieme, adesso aveva solo paura.
“Andrà
tutto bene” Mormorò Kristoff e Elsa sentì che come
lei, anche lui aveva paura. E la loro non era paura del viaggio, no era la
paura di perdere l’unica persona che li amava davvero e che loro amavano più di
ogni altra.
“No!”
“Anna,
Anna” Anna aprì gli occhi trovando davanti a lei Olaf che la scuoteva, “Anna,
cosa succede? Stai male?” La ragazza si riscosse dall’incubo scuotendo la
testa.
“No è
solo un brutto sogno…”
“Come
posso aiutarti?”
“Non
puoi Olaf…” Il pupazzo di neve la guardò triste allora lei gli sorrise “Mi
dispiace Olaf, vorrei che tu fossi a casa sano e salvo”
“Io
no, sono felice di essere con te, non potrei neanche immaginare quanto sarebbe
stato brutto saperti qui sola soletta. E poi Elsa mi ha fatto per te, quindi è
giusto che io stia con te.” Anna sorrise pensando a quanto fosse dolce quel
pupazzo di neve e come rivelasse con la sua stessa esistenza la dolcezza che
era parte di Elsa.
“Grazie
Olaf, sei un amico prezioso” Il pupazzo sorrise felice e poi si sistemò accanto
a lei, “Sai, ho pensato ha quello che mi hai detto, fuggire è la nostra
specialità, ti ricordi quante volte lo abbiamo fatto? Prima siamo scappati dal
mio cugino gigante, poi siamo fuggiti dalla stanza in cui ti aveva rinchiuso
Hans, ora sono sicuro che se gettassimo il mio sedere quando aprono la botola
sarebbe un diversivo sufficiente a farti fuggire grazie alla mia sciarpa”.
Detto questo guardò la ragazza con speranza.
“E’
un buon piano Olaf però…” Anna lo guardò con un sorriso di rammarico e terminò:
“Siamo su una nave… dove potremmo andare anche se riuscissimo ad uscire da
qui?”.
Anna
si zittì non appena la botola sulle loro tese si sollevò. A guardare giù non fu
il capitano Sif ma il suo secondo.
“Principessa
Anna…” Disse con voce profonda ma sorprendentemente dolce “Ho pensato che
avreste potuto avere freddo… visto la nuvola di neve che segue il vostro
compagno” detto questo le passò una coperta poi richiuse la botola. Era il
primo gesto veramente gentile che riceveva da quando era sulla nave. Il
ricercato manierismo del capitano era troppo falso alle sue orecchie per
contare.
“Questo
è strano…” Disse Olaf e Anna annuì si avvolse nella coperta e si riaddormentò
sperando di non sognare di nuovo Elsa in catene.