Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Promisen    28/06/2015    1 recensioni
"Non gli avrebbe mai potuto raccontare di come la nazione di Dimian aveva dichiarato guerra a quella di Arrotern, la loro terra natale, e che entrambe le nazioni pretendevano la scomparsa totale delle razze impure come: Elfi scuri, mezzelfi, mezzorchi, umani neri, nani sbarbati e qualsiasi altra variazione razziale che non fosse quella conforme a tutti gli standard morali di forza e purezza umana e non.
L'unico modo di salvarsi per gli Impuri, così venivano chiamati, era quello di unirsi alle armate di terra del Nord Gerinder, fronte di guerra di importanza minima dove le battaglie combattute avevano importanza minima così come minima era l'importanza degli esiti.
In pratica l'unico modo di sfuggire alla morte, per gli Impuri, era quello di andare a morire a Nord Gerinder. Non a caso venne presto paragonato ad un enorme cimitero dimenticato da tutto e tutti."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gli orchi ringhiarono e sussultarono nuovamente davanti a quella donna così folle e arrogante.
Pensavano tutti che avesse appena firmato la sua condanna a morte, e lo stesso pensava anche lei.
La situazione infervò gli orchi che tutti insieme caricarono sulla donna, urlando all'unisono, rabiosi.
Nariemel riuscì a bloccare il primo colpo diretto verso di lei e a schivare alcuni, ma era inevitabile che quanti più colpi parasse, più gli orchi riuscivano a circondarla e a capire i suoi punti ciechi, quelli dove avrebbe inevitabilmente ricevuto ogni colpo. Uno ad uno Nariemel assorbì i colpi degli orchi. Le braccia, le gambe, il viso, il collo; il suo corpo si riempì di tagli e i suoi vestiti con esso.
Non ce l'avrebbe fatta. Lo sapeva. Eppure non mollava. Non avrebbe mollato fin quando avesse avuto la forza di salvare anche solo un secondo a tutta quella gente che dietro le sue spalle era enormemente indecisa se fuggire o meno. Molti lo fecero, fuggirono in preda al panico e ben consci di essere impotenti di fronte a quella situazione. Nariemel non ce l'aveva con loro. Voleva scappassero, altrimento il suo sacrificio sarebbe stato vano. Anche se in realtà, nella sua mente, era delusa. Non aveva mai pensato che sarebbe morta in questo modo. Certo non si aspettava una morte gloriosa, ma morire per mano di una ribellione inutile fatta da persone piene di ego, quello non era certo la morte onorevole.
Ma quel mondo non era buono e Nariemiel stava per provarlo sulla sua pelle. Dopo innumerevoli colpi venne spinta a terra, perdendo tutte le sue difese in un secondo. E in un secondo iniziò a cadere verso di lei il colpo che le sarebbe stato fatale: la lama di un orco era diretta al suo cuore.
L'elfa tuttavia spalancò gli occhi quando sentì un rumore di carne lacerata che fermò di netto la lama fatale.
"Io...non permetterò che un'altra vita vada consumata..."
Era la voce di Domen. Nariemiel si rigirò verso di lui, che aveva proteso il braccio, facendosi penetrare la mano e fermando la lama a discapito della sua stessa mano.
"Domen! C-cosa?!" Urlò Narimiel. In quell'attimo i due vennero circondati dagli orchi.
Chiusero gli occhi, incapaci anche solo di muoversi, e accettarono il loro destino. Da quella grotta non sarebbero usciti mai più.

"Gerwyn. Gerwyn svegliati, dobbiamo andare. Gerwyn!"
Gerwyn aprì gli occhi lentamente e si guardò intorno.
Era come in un sogno, no, probabilmente era proprio un sogno. Aveva l'età di Akai e, nel sogno, era tranquillamente normale quindi non si sorprese. Si trovava in una stanza abbastanza lurida e accanto a lui dormiva un esserino in fasce, adagiato in una culla improvvisata.
Ben presto Gerwyn si rese conto di non esser lui a parlare, ma le parole gli uscivano dalla bocca come se una forza più grande di lui lo costringesse a parlare, con naturalezza. Più che viverlo il sogno, Gerwyn vi stava assistendo, come in una visione.
"Papà? Che succede?" Chiese il ragazzino, assonnato, mentre si guardaca attorno e capiva di essere nel bel mezzo della notte. Un orario per lui mai raggiunto a quell'età.
Il volto del padre era preoccupato. Il Gerwyn adultò riuscì a riconoscere quello sguardo. Era l'espressione di un uomo che sapeva di starsi avvicinando alla morte. Ma per il Gerwyn della visione, quello sguardo era indecifrabile.
"Gerwyn, papà deve farti vedere una cosa, perché sei diventato un vero uomo e non un bambino."
Gli occhi del piccolino si illuminarono. Diventare adulto era sempre stato il suo sogno e ora finalmente si era avvicinato, e il padre voleva probabilmente dargli un regalo per essere diventato adulto. L'uomo si alzò e Gerwyn lo seguì entusiasta di ricevere il suo regalo.
Camminarono nel proprio rifugio come dei ladri, perché il padre non voleva farsi scoprire da nessuno. Arrivarono in una stanza dove Gerwyn poté vedere tutte le armi stipate: pugnali, spade, asce, archi, martelli. Si distinguevano in due colori principali: rosse e grigie. Gerwyn fece per toccarne qualcuna ma il padre lo ammonì e gli disse di seguirlo. Entrarono in un'altra porta dove si trovava una fontana asciutta ma che dentro era sporca di quel che il piccolino pensava fosse acqua rossa.
"Cosa ci facciamo qui papà?"
"Ogni adulto deve avere la sua arma," disse l'uomo, prendendo un coltello infoderato e dandolo in mano al piccolo, che lentamente lo estrasse, osservandolo affascinato.
"Noi Akyrien adulti abbiamo qualcosa che tutte le altre persone non hanno. Noi abbiamo un legame unico con le nostre armi," continuava l'uomo, cercando in tutti i modi di lasciare qualcosa che potesse rimanere impresso al figlio, senza essere troppo esplicito. Lo avrebbe capito in seguito.
"Loro sono quelle che ci creano e quelle che ci distruggono. Ci danno un immenso potere, ma noi dobbiamo saperlo accogliere. Ecco, dammi la mano." L'uomo prese la manina del piccolo e la bloccò sopra la fontana, per poi fargli un taglio piuttosto profondo alla mano con il coltello.
"Papà mi fai male!" urlò il bambino, dimenandosi, ma l'uomo completò il suo intento e un'enorme quantità di sangue colò nella fontana. Il ragazzino iniziò a piangere e l'uomo, quasi incurante di questo, gli prese l'altra mano e gli ridiede il pugnale. Tra le lacrime e i singhiozzi, Gerwyn poté vedere che il pugnale si tingeva lentamente di rosso, come se avesse assorbito il sangue che ci era finito sopra. "Ecco Gerwyn, ora questo pugnale e tuo. Nascondilo e portalo sempre così, non perderlo mai, non importa cos-". Il discorso iniziò a frammentarsi così come tutto il sogno. Venivano ripetute soltanto due parole che ora echeggiavano nella mente di Gerwyn, tra le immagini frammentate del sogno. Akyrien. Berserker. Akyrien. Berserker. Akyrien. Berserker
Altre immagini si costruivano nella mente di Gerwyn, ora molto veloce e vaghe. Immagini di battaglie, immagini di occhi rossi, di scie, di fiumi di sangue. Le immagini del padre che veniva trafitto da uno spadone, lo stesso padre che si rialzava e continuava a combattere. Poi tutto venne come tinto di sangue. Persino l'assenza di immagini nella mente di Gerwyn non era più nera, ma bensì rossa.
Spalancò gli occhi ed Akai, che prima era seduto affianco a lui, fece un grosso salto.
"F-fratellone?!" urlò, euforico, per poi venir tirato all'indietro dall'uomo che era stato armato da Nariemel. "Ehi, elfo, che ti prende? S-stai bene?" Disse l'uomo, spaventato dalla luce rossa che emanavano gli occhi dell'elfo. Non erano semplicemente diventati rossi, ma erano come fuoco ed ogni minimo movimento lasciava una leggera scia nell'aria. Questo spaventò enormemente tutti i presenti. "A-allontanati, per favore, a-altrimenti sarò costretto ad usarla!" Balbettò l'uomo, tenendo stretto Akai senza neanche accorgersene. Pensava di proteggerlo, ma Akai voleva solo poter riabbracciare il fratello.
Gerwyn invece si sentiva confuso. Sentiva come se fosse nuovamente nel sogno, non in pieno possesso del suo corpo. O meglio, sentiva di essere in possesso di un corpo che non era il suo. Riusciva a sentire chiaramente suoni che sembravano lontanissimi. Riusciva a sentire i battiti del cuore accelerati delle persone davanti a lui, e riusciva a captare la voce di Nariemel non poco lontano da lì. Era in pericolo. Perché questi uomini non erano con lei ad aiutarla?
Gerwyn li guardò in cagnesco, assottigliando gli occhi, che sparavano fiamme rosse come se dentro le sue iridi fosse divampato un incendio. Si avvicinò verso Akai e gli porse la mano. L'uomo mollò la presa su Akai, indietreggiando e cadendo sui propri piedi. "L-lascia stare il bambino!" Urlava in preda al panico. "Akai, dammi il pugnale," disse Gerwyn, con una voce che echeggiava nell'aria e che sembrava essere il risultato di più toni di voci insieme. Akai poteva vedere che gli occhi del fratello non era l'unica cosa ad essere cambiata. Aveva degli strani segni rossi sul volto, come delle radici che partivano dalle orecchie e finivano sugli occhi. I suoi capelli sembravano quasi di roccia ed era seriamente preoccupato per i suoi occhi così luminosi. Ma Akai non disobbediva mai al fratello. Velocemente prese il pugnale rosso e lo poggiò sulla mano del fratellone. Il pugnale si illuminò di un rosso più vivo, raggiungendo in un attimo la stessa tonalità degli occhi di Gerwyn e lasciando qualche scia quando il ragazzo lo mosse. "Resta qui," disse l'elfo scuro, poi sparì letteralmente.

Gli orchi avevano quasi ucciso Nariemel e Domen, ormai bastava soltanto il colpo finale per porre fine alle loro vite. Avevano dimostrato di avere la pelle dura fin troppo a lungo. Ma prima ancora di alzare la spada, gli orchi si ritrovarono un nuovo nemico inaspettato. Un elfo. Era in piedi davanti a tutti loro, in direzione opposta all'elfa e all'umano che stavano per essere giustiziati.
"Oh guarda, un altro eroe," urlò un orco, correndo verso l'elfo e trafiggendolo interamente con la sua lama enorme. Gerwyn sbarrò gli occhi che iniziarono subito a spegnersi, come se la fiamma fosse stata domata.
"Tch! Almeno quell'elfa ci ha provat-". L'orco sbarrò gli occhi, trovandosi la gola recisa da un pugnale che lasciò una scia rossa luminosa lungo la sua traiettoria. Gerwyn sorrise in modo perverso ed estrasse la lama dal proprio torace, buttandola a terra e lanciandosi contro tutti gli orchi.
Si sentirono rumori orrendi, suoni che Nariemel non aveva mai udito tutti insieme in nessuna battaglia a cui aveva partecipato. Gli orchi caddero uno ad uno sotto i colpi violenti del pugnale di quell'elfo. Fossero state altre persone sarebbero scappate, ma gli orchi, quegli orchi in particolare, erano guidati dall'orgoglio e dalla rabbia più cieca e non avrebbero indietreggiato, neanche dopo aver riconosciuto che quell'elfo era un vero e proprio mostro.
Ad ogni uccisione, l'elfo diventava sempre più cosciente del proprio potere, e lo usava al massimo che poteva, raggiungendo velocità disumane nell'esecuzione degli orchi. Il suo braccio sembrava scomparire nel nulla quando attaccava, e le uniche prove che restavano dei suoi attacchi erano i cadaveri e le scie rosse nell'aria, che sparivano dopo qualche secondo.
Ormai era rimasto in vita un solo orco, che indietreggio fino a puntare la lama al collo di Nariemel, sperando che questo potesse funzionare. "F-fai un altro passo e giuro che l'ammazzo!" Urlava l'orco in preda al terrore più cieco mentre spingeva la lama sul collo dell'elfa impotente. Gerwyn si fermò, con un sorriso dipinto sul volto. Il suo corpo aveva più acciaio che organi. Era trafitto da innumerevoli spade e il sangue sgorgava ovunque, misto a quello delle sue vittime. "Ti prendo a parola," disse, facendo rabbrividire tutti i presenti con quella voce disumana e quasi infernale.
Gerwyn non fece un altro passo ma balzò. Lo fece tanto in fretta che l'orco si ritrovò il braccio mozzato prima ancora che il cervello potesse dare l'ordine di uccidere Nariemel.
Urlò di dolore e sorpresa, cadendo a terra e strisciando all'indietro come un verme. "T-ti prego, non uccidermi, ti prego...io...io!"
Gerwyn si sedette su di lui e si portò un dito alla bocca. "Shhhhh. Ora va', e quando sei all'inferno di' al diavolo che è stato un Akyrien a mandarti," disse con voce sadica e divertita. L'orco urlò in preda al terrore più totale, mentre la sua vita veniva strappata via dalla lama rossa dell'elfo.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Promisen