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Autore: reigisaseirin    28/06/2015    3 recensioni
[Reigisa]
Immaginate i nostri cari nuotatori dell'Iwatobi in una discoteca. Rei ancora non fa parte del club, ma questo non gli impedisce di certo di essere avvicinato da un Nagisa che ha tanta voglia di ballare e nessuno con cui farlo.
Immaginate poi Rei reagire alle avances (un po' impacciate, diciamocelo) del biondino.
Il resto vien da sé!
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Si voltò verso i suoi amici, che gli fecero un cenno di incoraggiamento con la testa, e cercò di mantenere la calma.
"Calmo Nagisa, mantieni il controllo. Da quando sei cosi agitato? È solo un ragazzo, non ti ucciderà mica se provi a parlagli. Coraggio. Fallo per i sandwich. Coraggio Nagisa, tira fuori il tuo carattere."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Allora, premetto che questa fanfiction è nata durante un volo intercontinentale, e che ha richiesto più di due settimane di lavoro, quindi ho riflettuto bene su tutto, specie sul finale. All'inizio ero indecisa, ma alla fine sono soddisfatta di come è venuto fuori!
La dedico a tutte le persone che mi hanno infuso coraggio e dato consigli, grazie <3





Se qualcuno gli avesse chiesto perché fosse lì in quel momento probabilmente Rei non avrebbe saputo rispondere senza sembrare un totale sfigato (il che non era affatto bello).
Avrebbe preferito essere ovunque tranne che quel club pieno di gente dalla dubbia affidabilità e che puzzava di alcool e sudore, ma aveva perso una scommessa con il senpai del club di atletica, e questa era la sua penitenza.
Non è che si stesse proprio annoiando, osservare i comportamenti delle persone era interessante in qualche modo, ma avrebbe preferito essere a casa a studiare per gli esami imminenti, ecco.
Vedeva i compagni di squadra fargli cenno di unirsi a loro in mezzo alla pista, ma l'idea di stare là in mezzo lo preoccupava, oltre a fargli mancare l'aria.
Era la seconda volta che andava in discoteca, e la prima era stata una delle esperienze più traumatiche della sua vita.
Quella più traumatica però era stata sicuramente la sua prima (e ultima) sbornia: senza sapere come si era ritrovato a dormire mezzo nudo nella vasca da bagno di casa sua, senza ricordarsi neanche come fosse arrivato fino a lì da scuola. Da quel giorno si era ripromesso che non avrebbe mai più toccato alcool, e fino a quel momento era riuscito a mantenere la promessa, rifiutando anche le birre che gli altri gli avevano offerto appena arrivati.
Immerso nei suoi pensieri non si era accorto del ragazzo che gli si era seduto accanto e che aveva lo sguardo color magenta puntato su di lui.

"Mako-chan, Haru-chan, andiamo!" esclamò Nagisa, fin troppo esagitato, trascinando i suoi amici verso l'ingresso del locale.
"Ripetimi ancora perché abbiamo deciso di venire con lui, perché al momento mi sfugge" sussurrò Haruka all'amico, che sorrise nel vedere la faccia preoccupata del moro.
"Perché ci pareva fosse un po' giù ultimamente. E poi era da tanto che non avevamo un po' di tempo solo per noi due, e ho colto l'occasione al volo" rispose, cingendolo con un braccio e avvicinandolo a sé.
Una volta nel locale, Nagisa fu colpito subito dalla quantità di gente che c'era, e dalle luci colorate che rendevano l'ambiente ipnotizzante.
Avrebbe voluto ballare, ma non aveva nessuno con cui farlo, e ballare da solo non sembrava affatto divertente.
"Haru-chan, andiamo a ballare?" Dalla faccia del suo amico, che si era seduto sui primi divanetti che aveva trovato, capì che non era per nulla intenzionato ad alzarsi da lì.
"Mako-chan?" chiese all'amico, che si stava guardando intorno incuriosito.
"Mi dispiace, ma mi sa che per questa volta passo. Perché non chiedi a qualcun altro?"
Nagisa sbuffò e si sedette vicino agli amici, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio "E a chi dovrei chiedere? Non conosco nessuno e c'è un sacco di gente!"
"Quel ragazzo laggiù mi sembra esser solo" disse, puntando il dito verso il bancone.
Nagisa diresse lo sguardo verso questo e vide un ragazzo seduto di spalle. Da quel poco che riusciva a vedere, data la poca illuminazione, aveva i capelli scuri e il fisico atletico, sicuramente doveva far parte di qualche club sportivo, si disse.
"Beh, se é seduto lì non credo voglia ballare..." Essendo un tipo molto impulsivo in genere non si faceva molti problemi ad andare da qualcuno e parlagli liberamente, ma questa volta c'era qualcosa che gli impediva di seguire quell'impulso. Aveva la sensazione che così facendo avrebbe finito solamente per allontanarlo, e non voleva che una cosa del genere accadesse.
Era venuto per divertirsi e per staccare la mente dalla scuola e dallo stress, non voleva rovinarsi l'unico momento di libertà che aveva agendo d'impulso.
E poi quel ragazzo gli dava l'impressione di essere un tipo molto razionale e preciso - data la postura perfetta con cui era seduto sugli sgabelli del bar - e non voleva spaventarlo subito.
"Forse non ha nessuno con cui ballare, ma in realtà sta morendo dalla voglia di scendere in pista! Non lo saprai mai se non glielo chiedi!" Makoto cercò di incoraggiare l'amico che sembrava non riuscire a stare fermo sul divanetto, senza capire cosa lo trattenesse.
"Ma-"
A quel punto intervenne Haru, che non sopportava vedere Nagisa così insicuro, avendolo visto crescere e sapendo che non era affatto così. Sapeva che aveva solo bisogno di un po' di incoraggiamento per poter essere il Nagisa di sempre.
"Se ci vai ti compro il tuo sandwich preferito per un mese, va bene?" Gli occhi di Nagisa si illuminarono a quella proposta e, dopo aver abbracciato i suoi amici, si diresse verso il bancone.
Era un po' agitato, doveva ammetterlo. Era curioso di sapere che faccia avesse quel ragazzo, di sentire il suono della voce, di sapere chi fosse, a che scuola andasse, che club frequentasse.
Si rese conto di non sapere cosa dire, per la prima volta nella sua vita.
Non voleva sembrare troppo impacciato, ma neanche troppo invadente. Non voleva pensare troppo a cosa dire, ma neanche non pensarci proprio.
Si voltò verso i suoi amici, che gli fecero un cenno di incoraggiamento con la testa, e cercò di mantenere la calma.
Calmo Nagisa, mantieni il controllo. Da quando sei cosi agitato? È solo un ragazzo, non ti ucciderà mica se provi a parlagli. Coraggio. Fallo per i sandwich. Coraggio Nagisa, tira fuori il tuo carattere.
Si disse mentalmente, prima di sedersi affianco al ragazzo e, con un cenno sulla spalla, attirare la sua attenzione.
"Hey dolcezza, ti va qualcosa da bere?" Nello stesso momento in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca si chiese se fosse impazzito, visto che così facendo sarebbe sicuramente risultato troppo invadente.
Rei si voltò verso il ragazzo che gli aveva appena rivolto quella domanda, e subito rimase colpito dai suoi occhi. Erano di un bel magenta, acceso ma profondo allo stesso tempo, traspiravano sicurezza ma non erano intimidatori, anzi gli trasmettevano una certa tranquillità.
Si accorse di esser rimasto troppo tempo senza dir nulla, e imbarazzato abbozzò una risposta.
"D-dici a me?" chiese, guardandosi intorno e rendendosi conto di aver fatto la figura dell'idiota, visto che c'erano solo loro due seduti lì.
L'altro rise, avvicinandosi un po' di più in modo da poter parlare meglio "Beh, non mi sembra esserci nessun altro qui, quindi dico proprio a te." rispose.
"Uhm, ecco io non bevo, ma grazie per l'offerta" Rei distolse lo sguardo e si sistemò gli occhiali, agitato dalla vicinanza dell'altro. Non che non gli facesse piacere la sua compagnia, visto che era quasi un'ora che stava seduto lì da solo, ma c'era qualcosa in quel ragazzo che lo stravolgeva, forse perché sembrava fuori dagli schemi e completamente diverso da lui, ma che lo incuriosiva allo stesso tempo.
"E allora come mai sei venuto qui?" chiese il biondo, incuriosito.
Rei alzò lo sguardo, cercando di ricomporsi.
"Ho scommesso con un mio compagno di atletica che sarei riuscito a fare 100m in meno tempo di lui, ma ho perso e così il capitano come penitenza ha deciso di portare me e tutta la squadra in discoteca, sapendo che non è esattamente il mio posto preferito, e quindi eccomi qua" disse, guardando verso i suoi compagni che erano ancora in pista.
Nagisa sorrise tra sé, dandosi mentalmente del genio.
"Atletica, come ho fatto a non pensarci subito? Con un bel fisico del genere non potevi che essere un atleta, tra sportivi ci si riconosce! E a che scuola vai?" erano troppe le cose che voleva sapere di quel ragazzo, e proprio non riusciva a trattenersi dal fargli domande.
"G-grazie" farfugliò Rei, colpito da quel complimento così diretto. Era la prima qualcuno faceva apprezzamenti sul suo corpo - che manteneva in forma con tanta cura - e doveva dire che era una sensazione piacevole. "Al liceo Iwatobi. E tu?" Quel ragazzo gli stava mettendo sempre più curiosità, era una persona davvero interessante.
"Anche io! Come è possibile che non ti abbia mai visto? Eppure non passi inosservato"
Se questo ragazzo sta cercando di fare colpo su di me non se la sta cavando male. Affatto. pensò Rei, colpito dal modo così sciolto di quel ragazzo di fargli complimenti.
Se c'era una cosa su cui non si era mai fatto problemi era proprio la sua sessualità: non aveva problemi ad ammettere che un ragazzo fosse bello, né di provare sentimenti per un ragazzo. Sua madre lo aveva cresciuto dicendogli sempre che ci si innamora di una persona, non del suo genere, e lui l'aveva sempre trovata una cosa giusta, e bella.
La sua parte razionale molto spesso lo portava a pensare di non poter credere nell'amore, così meta razionale e fuori da ogni schema, ma la sua passione per le cose belle lo portava ad esserne affascinato, essendo l'amore in grado di legare due persone per tutta la vita e di generare nuova vita.
"Beh, neanche tu passi inosservato. Se ti avessi visto in giro me ne ricorderei sicuramente" rispose Rei guardandolo dritto gli occhi preso da un coraggio improvviso, e il suo cuore perse un battito nel vedere l'altro arrossire leggermente ed abbassare lo sguardo.
"D-davvero? Nessuno me lo aveva mai detto prima." replicò il biondino, sentendo lo sguardo dell'altro su di lui. Aveva iniziato lui con i complimenti, lo sapeva, ma non si aspettava di riceverne anche lui, tanto meno da un ragazzo così bello. Non era mai riuscito ad apprezzare il suo aspetto, era troppo minuto, e mentre Makoto e Haru erano cresciuti e avevano messo su massa muscolare lui era rimasto praticamente lo stesso anche se con qualche muscolo in più, sembrando praticamente un bambino delle medie.
"Beh, c'è sempre una prima volta." rispose Rei, sorridendogli. Vide che batteva il piede a tempo con la musica, e ebbe un'idea di cui sicuramente si sarebbe pentito ma che sentiva come la cosa giusta da fare al momento "A proposito, ti va di andare a ballare? È la prima volta che voglio ballare di mia spontanea volontà, e non posso di certo lasciarti qui da solo!"
Nagisa accettò subito l'invito, sorridendo ampiamente, prendendo la mano che l'altro gli aveva teso.
"Aspetta, volevi bere prima?"
"No no, non importa. Era solo una scusa per parlarti" ammise, arrossendo leggermente nel vedere il sorriso sorpreso dell'altro.
Una volta sceso in pista Rei iniziò a ballare in modo piuttosto impacciato (ballare non era decisamente la sua arte), cercando di seguire il ritmo della musica che risuonava in tutto il locale ad un volume fin troppo alto per i suoi gusti.
«Mi spiace, ma sono proprio negato a ballare. Spero di non essere troppo imbarazzante!» disse, rendendosi conto che a quella distanza l'altro non avrebbe mai potuto sentirlo vista la quantità di gente e la musica assordante. Infatti l'altro scosse la testa, portandosi una mano all'orecchio per fargli capire che non aveva capito nulla.
Allora Rei lo prese per un polso e lo avvicinò a sé e gli parlò direttamente nell'orecchio «Dicevo che sono negato a ballare e che spero di non risultare troppo imbarazzante!»
Solo dopo si accorse di quanto i loro corpi fossero effettivamente vicini, tanto da poter sentire il respiro dell'altro sulla sua pelle.
«Oh no, non sei imbarazzante! Anzi, il tuo essere impacciato mi piace, lo trovo adorabile» rispose il biondo, alzandosi sulle punte in modo che potesse sentirlo meglio.
Rei arrossì, non tanto per la sua risposta quando per la vicinanza, e prima che potesse dire qualcosa la musica cambiò e divenne più potente e ritmata, tanto che la folla intorno a loro cominciò a spintonarsi e a saltare a ritmo, completamente fuori controllo.

Nagisa aveva continuato a ballare per tutto il tempo, nonostante lo sguardo dell'altro bruciasse come fuoco sulla sua pelle, vincendo il leggero imbarazzo che provava nell'essere al centro dell'attenzione di qualcuno.
Sentiva quegli occhi gentili guardarlo e non poteva che esserne contento perché sentiva che c'era qualcosa in quel ragazzo che gli piaceva davvero tanto ed era felice che anche per lui fosse lo stesso.
Alzò lo sguardo e lo vide completamente immobile al centro della pista, paralizzato dalla folla che intorno a loro si stava spintonando presa dall'euforia dell'alcool e della festa.
Prima che potesse pensare a qualcosa da fare qualcuno da dietro lo spinse, facendolo finire addosso all'altro. Istintivamente si aggrappò con le braccia al suo collo per evitare di cadere a terra e farsi male (rischiando anche che la folla lo schiacciasse), rendendo nulla la distanza fra loro, tanto che i loro petti si toccavano e i loro volti erano a pochi centimetri di distanza. Era anche sicuro di avergli schiacciato un piede, ma alla fine in qualche modo era ancora in piedi nonostante il profumo dell'altro gli stesse rendendo le ginocchia di gelatina.
«Oddio, scusami! Mi hanno spinto e ho perso completamente l'equilibrio!» disse a voce alta, guardandolo preoccupato.
L'altro però non sembrava minimamente turbato e quando Nagisa cercò di staccarsi da lui lo riavvicinò a lui, cingendogli la vita con un braccio.
«Non ti preoccupare.» rispose abbassando lo sguardo verso di lui «Piuttosto, stai bene? Era una spinta abbastanza violenta quella»
Nagisa era fin troppo concentrato sulla leggera pressione che il braccio muscoloso esercitava sulla sua vita per poter anche solo formulare un pensiero di senso compiuto, quindi si limitò semplicemente a farfugliare un «S-si, è tutto a posto» a voce bassa per poi alzare la testa e accorgere di quanto fossero effettivamente vicini.
Riusciva a vedere ogni dettaglio del suo volto, le mille sfumature di viola nei suoi occhi e come la sua pelle fosse più chiara intorno agli occhi rispetto al resto del volto, visto che probabilmente per fare atletica indossava degli occhiali sportivi, e le sue labbra, su cui soffermò la sua attenzione.
Il suo cuore batteva all'impazzata, e stava desiderando ardentemente di baciare quel ragazzo, voleva sapere che sapore avessero e voleva avvicinarsi ancora di più a lui per poter sentire meglio quel profumo di cui già era assuefatto.
Gli sembrava di essere improvvisamente finito in un altro luogo, non sentiva nulla se non i battiti del suo cuore e gli sembrava che in quella stanza non vi fosse nessun altro se non loro due.
Prese il volto dell'altro fra le mani e si alzò in punta di piedi in modo da porterlo raggiungere meglio.
Le loro labbra si sfioravano, erano così vicini da sentire il respiro caldo dell'altro sul suo volto, chiuse gli occhi e proprio in quel momento si sentì un rumore assordante di vetro infranto e una voce che parlava al microfono.
«Sicurezza, abbiamo bisogno di rinforzi! Un tizio ha cercato di entrare nell'acquario e lo ha distrutto. Ci serve qualcuno che mandi lui e il suo amico via di qui!»
Nagisa riaprì di colpo gli occhi, riportato alla realtà da quegli eventi.
Rapidamente fece un giro del locale con lo sguardo, e vide Makoto che cercava di impedire ad Haru, visibilmente ubriaco,di spogliarsi davanti a tutti per entrare nell'acquario (che per altro aveva già distrutto).
«Mi dispiace tanto, ma devo proprio andare! Haru-chan ha appena distrutto l'acquario, e credo proprio che Mako-chan abbia bisogno del mio aiuto! Mi dispiace un sacco!» esclamò, e prima che l'altro potesse dire qualsiasi cosa si liberò dalla sua presa e sparì tra la folla.
«Aspetta!» Avrebbe voluto gridare il suo nome, ma in quel momento si rese conto di non averglielo neanche chiesto.
L'unica cosa che gli rimaneva di lui era un turbine di emozioni e un bacio mancato.
Si passò le dita sulle labbra, chiedendosi che sapore avessero quelle di quel ragazzo e se sarebbe mai stato in grado di scoprirlo.


Mentre Sera-senpai lo riaccompagnava a casa in macchina (era salito solo dopo che si era accertato che non avesse bevuto), Rei continuava a pensare a quel ragazzo e non riusciva a non darsi dell'idiota per non avergli chiesto una cosa così importante come il nome.
Sapeva che voleva rivederlo perché c'era qualcosa che lo aveva catturato da subito e voleva conoscerlo meglio, ma senza un nome non aveva idea di come trovarlo.
«Ryugazaki, come mai sei così silenzioso?» chiese Sera, incuriosito dal silenzio del kohai che era generalmente fin troppo loquace.
«Quanti club ci sono nel nostro Liceo?» Rei si rese conto che quel ragazzo gli aveva detto di essere anche lui un'atleta, e che frequentava la sua stessa scuola. Forse non sarebbe stato impossibile ritrovarlo, anche se il loro era il liceo più grande e con maggior numero di iscritti della città.
«Uhm, circa una decina, perchè?» Le speranze di Rei aumentarono, dieci club non erano tanti e le possibilità di ritrovare quel biondino si facevano sempre più concrete.
«Nulla, devo trovare una persona, tutto qua» disse, guardando fuori dal finestrino pensieroso.
Il senpai sorrise senza aggiungere nulla. Aveva visto con i suoi stessi occhi quello che era successo quella sera e nonostante fosse un po' curioso di conoscere dei dettagli non chiese nulla.
«Beh, questa è la tua fermata! Ci vediamo domani agli allenamenti!»
Rei ringraziò Sera-senpai per il passaggio e scese dalla macchina, non vedendo l'ora del giorno dopo per poter iniziare la sua ricerca.

Portandolo sulle spalle, Makoto e Nagisa aiutarono Haruka a salire in macchina.

«Mako-chan, come mai Haru-chan è ridotto così?» chiese Nagisa, a metà fra il preoccupato e il dispiaciuto per aver lasciato la pista da ballo di corsa.
«Non ne ho idea. Non ha bevuto tanto, ma ho come l'impressione che non regga affatto l'alcool» Makoto continuava a cercare di far stare fermo Haru, che si dimenava perché voleva andare dall'acqua perché questa aveva bisogno di lui e lui di lei.
«Tu dici?» Nagisa prese il volto di Haru fra le mani, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi «Haru-chan, smettila. Siediti e stai fermo. Già siamo stati cacciati dal locale, non vorrai mica che ci caccino anche da qui?» disse con tono serio, tanto che l'altro subito smise di parlare e si accocolò sul suo ragazzo.
Nagisa sospirò, e poggiò la fronte sul finestrino, continuando a pensare a quegli occhi e a quel profumo che lo avevano stregato e subito il suo cuore riprese a battere all'impazzata.
«Insomma, com'é andata la serata?» chiese Makoto, guardando l'amico con un sorriso sincero sul volto.
«Bene! Sono stato benissimo, quel ragazzo era così dolce e così bello, mi ha fatto subito sentire a mio agio ed era anche una persona interessante. Pensa, frequenta la nostra stessa scuola e fa parte del club di atletica!» rispose Nagisa pieno di entusiasmo.
«Davvero? E come si chiama?» A quella domanda il biondo realizzò di aver dimenticato una cosa molto importante.
«... mi son dimenticato di chiederglielo!» esclamò, indeciso se ridere o piangere visto che ritrovarlo in mezzo a tutti gli studenti della scuola sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio, considerata la popolarità del loro liceo. «Mako-chan, e ora come faccio? Io volevo parlarci ancora!» E volevo baciarlo pensò, ma questo non aveva il coraggio di dirlo ad alta voce.
«Non ti preoccupare, se fa parte del club di atletica basterà andare ad un allenamento, no?»
Subito il volto di Nagisa si illuminò di speranza «È vero! Grazie, Mako-chan» disse, abbracciando l'amico.
Improvvisamente non vedeva l'ora di andare a scuola, per la prima volta nella sua vita.


Appena finite gli allenamenti Rei si precipitò negli spogliatoi per cambiarsi.
Forse se si fosse sbrigato sarebbe riuscito a passare a controllare in qualche club prima che le attività pomeridiane finissero.
Sistemò al volo la sua divisa - cosa a cui in genere dedicava almeno 10 minuti, tempo che ora non poteva permettersi di perdere - e andò a controllare nel primo club: il club di Kendo.
Nulla, tra tutta quella gente non vi era traccia di quel ragazzo, non vi erano né ragazzi biondi né dalla corporatura esile come la sua.
Non si perse d'animo, e controllò anche nei club di Karate, Judo e Tennis, ma senza risultati.
Sembrava che quel ragazzo non fosse da nessuna parte, ma Rei non era ancora pronto a rinunciare al suo obbiettivo.

Controllò in tutti gli altri club (Basket, Baseball, Pallavolo), anche quelli più improbabili (aveva controllato anche nel club di danza del ventre, e se lo avesse trovato lì si sarebbe spiegato il motivo per cui era rimasto rapito dai suoi movimenti la sera prima), ma non lo aveva trovato da nessuna parte.
Stava per rinunciare quando vide un cartello sulla bacheca della palestra: «RIAPRE IL CLUB DI NUOTO DEL LICEO IWATOBI. ACCORRETE NUMEROSI! CI ALLENIAMO NELLA PISCINA DELLA ZONA B DELLA SCUOLA! (AI PRIMI ISCRITTI REGALIAMO UN PORTACHIAVI DI IWATOBI-CHAN)», e vide anche che sotto la scritta c'era un bel disegno della mascotte della scuola.
Non sapeva dell'esistenza del club di nuoto, ma tentare non gli avrebbe di certo fatto male.
Senza pensarci due volte si diresse verso la piscina, sperando di trovare lì il ragazzo che stava cercando incessantemente per tutta la scuola.

Nagisa continuava a cercare tra le persone che uscivano dagli spogliatoi, ma non vi era traccia di un ragazzo con i capelli blu.
«Dai Nagisa, è almeno mezzora che aspettiamo qui! Puoi tornare domani a cercarlo!» disse Haru, tirando l'amico per un braccio per farlo alzare dal posto su cui si era seduto mezzora prima.
«M-ma deve essere qui! Non è possibile che non ci sia!»
«Beh, potrebbe sempre aver saltato gli allenamenti, oppure non è proprio venuto a scuola!» rispose Makoto, cercando di consolare l'amico che aveva il morale a terra.
«Va bene, riproveremo domani allora» disse privo di convinzione il biondino, alzandosi e incamminandosi verso la piscina che avrebbero dovuto iniziare a ripulire alla fine delle lezioni «Ora andiamo in piscina o Gou ci ammazza!» continuò poi accennando un sorriso.
Makoto rise e i due seguirono Nagisa, contenti che il loro amico fosse riuscito a sorridere almeno un po' nonostante fosse evidentemente demoralizzato.


«Dove siete stati tutto questo tempo? Volevate lasciarmi qui da sola a pulire?» Rei sentì una ragazza parlare a voce alta e si nascose dietro la porta per poter vedere cosa stesse succedendo.
Vide due ragazzi alti di spalle e notò che ce ne era anche un terzo, ma non riusciva a vedere altro che i piedi per colpa di una recinzione che copriva il resto.
«Scusaci Kou-san, non lo faremo mai più» dissero i tre in coro, e Rei vide la ragazza sorridere. Il colore dei capelli di Kou-san gli ricordava gli occhi di quel ragazzo, e non poté non pensare di nuovo a lui.
Chissà se lo troverò mai, sembra impossibile pensò fra sé e sé.
«Non importa, ma cercate di avvertirmi la prossima volta, okay?» disse, voltandosi poi verso il ragazzo che non poteva vedere «Nagisa, non è che potresti andare un attimo a prendere il necessario per pulire la piscina? L'ho lasciato negli spogliatoi» Sentì il ragazzo acconsentire e andarsene via. Si poggiò un attimo al muro per riprendere fiato - che non si era neanche accorto di star trattenendo - e non si accorse della ragazza che si era mossa verso di lui e che ora lo stava guardando.

«Sei venuto per iscriverti al club di nuoto?»
Nagisa sentì Gou dire - o meglio urlare - queste parole, sicuro che aveva spaventato la povera persona che a cui erano state rivolte.
Posò le spazzole e i detersivi sulla panca vicino la piscina e guardò verso la porta, curioso di sapere chi sarebbe stato il primo iscritto al club di nuoto.
Haru prese dal suo borsone uno dei portachiavi che aveva intagliato con cura e lui e Makoto si avvicinarono all'amico, curiosi quanto lui anche se non lo davano a vedere.
«Ragazzi, vi presento il primo iscritto - di una lunga serie - al nostro club: Rei Ryugazaki!» disse, e con un gesto teatrale incitò Rei a farsi vedere.
Quando Nagisa vide il ragazzo uscire allo scoperto con il volto rosso dall'imbarazzo rimase a bocca aperta.
Era lui.
Era il ragazzo della sera prima, non aveva dubbi.
Stessi capelli blu, stessa espressione imbarazzata, stessi occhi viola profondi e magnetici (anche se stavolta indossava anche degli occhiali dalla solida montatura rossa).
Lo aveva trovato, anzi, era stato lui a trovarlo.
Rei, che bel nome. Gli si addice pensò, accorgendosi poi che era un nome tipicamente da ragazza, così come i loro.
«N-Nagisa?» disse Rei, con lo sguardo fisso sul biondo di fronte a lui, non riuscendo a credere di averlo finalmente trovato.
Era proprio lui, in carne ed ossa, e adesso sapeva anche il suo nome. Non riusciva a smettere di ripeterlo nella sua mente, era un nome così bello.
«Ma quello non è il ragazzo di ieri?» chiese sottovoce Haru a Makoto che annuì in silenzio, attendendo la reazione di Nagisa.
«Non ci credo...» Non sapeva cosa fare, era così sorpreso di vederlo lì da non riuscire a muoversi. Proprio ora che aveva gettato la spugna Rei si era presentato davanti a lui con lo stesso sorriso stupendo che gli aveva rivolto la sera prima e sentiva una felicità che non aveva mai provato prima.
«Per caso vi conoscete?» chiese Gou, incuriosita da ciò che stava accadendo. Makoto fece un cenno ad Haru, ed entrambi le cinsero le spalle e cominciarono a farla camminare verso gli spogliatoi, in modo da lasciare il giusto spazio ai due che si erano appena ritrovati.
«Ehi! Che fate?» Gou cercò di liberarsi dalla presa dei due dimenandosi.
«Ma come? Prima ti avevo chiesto un consiglio su un regalo? L'ho lasciato nello spogliatoio!» disse Makoto, scambiandosi uno sguardo complice con Haru affinché gli reggesse il gioco.
«Ma a me non pare-»
«Come, non ti ricordi? Quello di sua cugina! Dai, pochi minuti non faranno la differenza!» aggiunse Haru con il suo solito tono serio, negando ogni possibilità di ribattere. I tre sparirono negli spogliatoi e Nagisa rise, appuntandosi mentalmente di dover ringraziare più tardi i suoi amici e anche di dover spiegare a Gou la situazione.
«Pare che ci abbiano lasciati soli» notò Rei sistemandosi con un gesto meccanico gli occhiali, non riuscendo però a nascondere il leggero rossore sulle sue guance dato da un misto di imbarazzo, felicità e affaticamento per la corsa che aveva fatto.
«Già» si limitò a dire Nagisa, avvicinandosi all'altro con un sorriso furbetto stampato sulle labbra.
«E quindi fai parte del club di nuoto, eh? Non sapevo neanche della sua esistenza, sono sorpreso di averti trovato proprio qui!» Rei, nel vedere il biondo avvicinarsi, arrossì sentendo di aver lasciato tutta l'intraprendenza che aveva avuto ieri sulla pista da ballo.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Erano a scuola e chiunque sarebbe potuto arrivare in qualsiasi momento e vederli, e di certo non sarebbe stato bello.
Però sentiva ancora quel qualcosa che ieri lo aveva ipnotizzato, e non sapeva se sarebbe riuscito a resistergli ancora per molto.
«Anche io sono sorpreso di vederti qui, speravo di poterti vedere mentre ti allenavi! Aspetta, mi hai cercato da qualche altra parte?» «In tutti i club della scuola, veramente. Mi avevi detto di essere anche tu un atleta, e visto che non sapevo il tuo nome mi è sembrato l'unico modo per trovarti subito» rispose Rei cercando di distogliere lo sguardo da quegli occhi color magenta per non restarne nuovamente affascinato.
«Oh, davvero ci tenevi così tanto a ritrovarmi?» Nagisa non poteva crederci, quel ragazzo diventava sempre più bello ai suoi occhi.
Era la prima volta che qualcuno lo aveva fatto sentire così speciale, e si sentiva al settimo cielo.
Delle lacrime di gioia bagnarono i suoi occhi e il suo sorriso si allargò.
«Non puoi immaginare quanto» rispose l'altro. Incapace di resistere oltre, cedette alla tentazione e lo guardò dritto negli occhi, sperando capisse che tutto ciò che aveva detto finora era sincero e sentito.
Vide le lacrime agli angoli dei suoi occhi e il suo sorriso e non poté fare a meno di reprimere l'impulso di abbracciarlo, stringendolo forte tra le sue braccia.
Il biondino lasciò che qualche lacrima scendesse sulle sue guance prima di alzare nuovamente lo sguardo verso Rei che, carezzandogli il volto con una mano gliele asciugò.
«Ehi, non piangere!» Nagisa allora rise, stropicciandosi un po' gli occhi che pizzicavano ancora.
«Piango perché son felice, Rei-chan» Rei, nel sentire quel -chan che in qualsiasi altro momento gli avrebbe dato sicuramente fastidio, sentì il suo cuore perdere un battito, chiedendosi se quel ragazzo potesse diventare ancora più bello e più adorabile di così «Non credevo che oggi ti avrei visto, e il fatto che tu sia qui in questo momento mi rende la persona più felice dell'universo!»
Rei sorrise, prima di prendere il volto di Nagisa fra le mani per avvicinarlo a sé.
Il cuore di Nagisa cominciò a battere più velocemente e sentire il calore dell'altro sulla sua pelle gli faceva venire le farfalle allo stomaco.
«Non sai quanto io sia felice di vederti. È da ieri sera che non riesco a pensare ad altro che a te! E poi c'era una cosa che dovevo assolutamente fare» sussurrò Rei sulle sue labbra, prima di unire alle sue.
Nagisa, che aveva atteso questo momento tanto quanto l'altro, gli gettò le braccia al collo e si alzò leggermente sulle punte per poter approfondire meglio il bacio.
Aveva passato tutta la notte sveglio a pensare a come sarebbe stato quel bacio se non fosse dovuto andare via dalla discoteca, e nessuna delle sue aspettative era minimamente vicina alla realtà.
Era un bacio dolce, gentile ma allo stesso tempo passionale e colmo di desiderio. Era assuefatto dal sapore di quelle labbra, e sentiva già di esserne diventato dipendente.


Si separarono per riprendere fiato, e in quel momento tornarono gli altri dallo spogliatoio.
Per non perdere altro tempo, Gou consegnò a tutti l'attrezzatura per pulire e i quattro iniziarono quello che sembrava un lavoro impossibile, visto lo spesso strato di sporcizia che ricopriva la superficie della vasca.
Nagisa subito si avvicinò a Rei, senza però smettere di strofinare la spugna insaponata sulla parete blu della piscina «Quindi ti segni davvero al club di nuoto, o era solo una scusa per parlarmi?» gli chiese sottovoce, sorridendo scherzosamente.
«Beh, non era nei miei piani, però se significa poterti vedere ogni giorno perché no?» ammise Rei, arrossendo leggermente. Non era mai stato così sdolcinato con nessuno, ma quel ragazzo lo aveva travolto come un uragano e lo aveva fatto innamorare con a prima vista, portandolo a fare cose che prima neanche avrebbe mai considerato di fare.
«Guarda che poi liberarsi di me non sarà così facile!» rispose il biondo ridendo. Rei smise per un attimo di pulire la piscina, posò a terra la spugna e prese la mano di Nagisa nella sua.
«Ma io non ho intenzione di liberarmi di te, anzi.» Nagisa allora alzò lo sguardo e si voltò verso di lui «Ho fatto tanto per ritrovarti e non ti lascerò andare tanto facilmente. Rimarrò al tuo fianco per sempre.»
Il biondo sorrise e gli diede un bacio a stampo prima di riprendere a lavorare, senza però lasciare la mano dell'altro.
***

Il silenzio calò nella sala, e a quel punto Nagisa non riuscì più a trattenere le lacrime.
Raccontare il loro primo incontro aveva riaperto la ferita nel suo cuore, e sentiva un dolore opprimente al petto, tanto da non poter quasi riuscire a respirare.
Il suo sguardo era fisso nel vuoto, mentre sentiva i singhiozzi di parenti e amici che erano venuti quel giorno a ricordarlo.
In un angolo della sala c'erano Makoto, Haruka, Gou, Rin e anche Sousuke, Momotaro e Ai, che avevano conosciuto nello stesso anno in cui Rei si era iscritto al club di nuoto.
Non riusciva a credere che stesse accadendo veramente, sperava che fosse solo un brutto sogno, eppure era tutto troppo reale per non esserlo.

Aveva detto che sarebbe rimasto con lui per sempre e allora perché in quel momento non era lì con lui? Perché aveva dovuto lasciarlo così presto?
Sentiva la mano destra, quella che il ragazzo era solito stringere nella sua in ogni momento, gelida come il ghiaccio, così come sentiva freddo il suo cuore, che non riusciva più a battere come quando aveva il suo ragazzo accanto.
La loro relazione era durata moltissimi anni, ma avevano ancora tante altre cose da fare insieme, tanti posti da vedere, avevano progettato anche di metter su famiglia un giorno.
E invece Rei gli era stato portato via così, all'improvviso, senza che avesse potuto rivederlo un'ultima volta.
«... ed è così che ricorderò per sempre il mio Rei-chan.» concluse, toccandosi l'anulare dove dal giorno prima scintillava un anello di fidanzamento.
   
 
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