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Autore: feminabeata    28/06/2015    1 recensioni
[Traduzione. Pairing: WooGyu, con un accenno di MyungGyu.]
Ogni principe ha bisogno di un'amorevole sposa… o sposo, in questo caso.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hoya/Lee Howon, Kim Sunggyu, L/Kim Myungsoo, Nam Woohyun
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction è una traduzione di una fanfiction inglese scritta da feminabeata che potete trovare sia su Archive of Our Own che su Asianfanfics, quindi tutto il merito va a quella bravissima autrice, io mi sono semplicemente limitata a tradurre la storia in italiano. Se vi è piaciuta e ve la cavate bene con l’inglese, magari passate a lasciare un commentino direttamente sulla pagina dell’autrice, oppure recensite qui e io le riferirò con piacere il contenuto del vostro messaggio!

Spero che la mia traduzione (che ho cercato di rendere il più scorrevole e comprensibile possibile, rimanendo però fedele al testo originale) sarà di vostro gradimento e mi scuso anticipatamente per gli eventuali errori ed incasinamenti vari con i tempi verbali, ahah. Critiche costruttive sono sempre più che ben accette.

Buona lettura!



Capitolo 1: E le parole vuote sono crudeli.


“Vattene.”

“M-ma io vi amo!” gridò disperatamente l’uomo, aggrappandosi all’orlo dei pantaloni di Sunggyu.

Il principe emise un sospiro spazientito passandosi le mani sul volto. Scalciò, non colpendo per un pelo la testa dell’uomo ai propri piedi (cosa che avrebbe dato a Sunggyu una certa soddisfazione; quel tipo era irritante). “Vattene, Sungyeol-ssi. E questo è un ordine”, ringhiò. Sungyeol alzò lo sguardo su di lui con gli occhi luci, il labbro tremulo. Sunggyu strinse i pugni dalla rabbia. Questo ragazzino. Fu in quel momento che realizzò di star ancora stringendo il bouquet di fiori che l’altro che gli aveva regalato. Lo lanciò contro la patetica faccia triste di Sungyeol. “E portati via questi. Non sono una fottuta principessa!”

Sungyeol lasciò che i fiori cadessero a terra. Uno sbuffo di derisione passò dalle sue labbra, che si stavano lentamente aprendo in un ghigno. “Bene”, masticò Sungyeol, alzandosi dal pavimento e spazzando via la polvere dai propri pantaloni bianchi. “Non avevo comunque intenzione di trascorrere il resto della mia vita con uno stronzo noioso come voi”, ringhiò, per poi precipitarsi fuori dalla stanza del trono. La porta si chiuse violentemente. Una delle guardie si affrettò per riaprila, permettendo l’ingresso al pretendente successivo, ma il grido furibondo di Sunggyu lo immobilizzò.

“Comandante Lee, se vuoi mantenere il tuo lavoro e la tua testa, tieni quella cazzo di porta chiusa”, urlò Sunggyu, massaggiandosi le tempie doloranti.

Hoya lasciò andare la maniglia della porta e ridacchiò leggermente rivolgendo il proprio sguardo al principe tormentato (oh sì, perché era semplicemente atroce ricevere dichiarazioni d’amore da centinaia di bellissimi corteggiatori, sia uomini che donne, ogni giorno). “Vostra altezza, se mi consentite, questo linguaggio non è proprio adatto ad un principe”, lo rimproverò.

“No, ‘se mi consentite’ un cazzo. Io posso parlare come cazzo mi pare. E tu non puoi fermarmi, tu, brutto-” le parole gli si bloccarono in gola quando Hoya gli lanciò uno sguardo assassino. Sunggyu odiava ammetterlo, ma il comandante gli incuteva timore… tanto. E non aiutava il fatto che avesse visto la guardia picchiare a sangue altre persone praticamente ogni giorno, e Sunggyu sapeva per certo che Hoya non avrebbe esitato a fare lo stesso con lui, futuro re o no. “Tu, adorabilissima persona”, il principe passò ad un tono più allegro e ad un sorriso più convincente. Il viso di Hoya si rilassò in un sorriso trionfante.

“Sembra che abbiate bisogno di un po’ di riposo, vostra altezza. Dirò a tutti gli altri che avete preso l’influenza… di nuovo”, disse Hoya con un inchino, uscendo dalla stanza per riferire il messaggio (senza neanche attendere l’approvazione di Sunggyu, tra l’altro: il comandante tendeva a fare qualsiasi cosa ritenesse meglio in ogni caso).

Sunggyu sospirò, osservò il bouquet abbandonato sul pavimento e lo calpestò con un piede. Amore un cavolo, pensò Sunggyu, alzando gli occhi in direzione della porta da cui Sungyeol era uscito poco prima. Il fatto che l’altro se ne fosse andato non gli aveva causato dolore al cuore, solo alla testa. Sungyeol era solo un altro che puntava al trono, e un buon attore per giunta. Se Sunggyu non fosse stato più che abituato ad avere a che fare con quella brutta specie, avrebbe potuto innamorarsi, ma per fortuna non era così. Sfortunatamente, a parte il comandante, non doveva vedersela con nessun altro se non con quegli impostori.

Sunggyu si alzò dal trono e si avviò verso le proprie stanze.

“Oh, vostra altezza, siete incantevole oggi.”

“Bellissimo. Come una statua o un dipinto.”

“Oh, lasciate che vi apra la porta, vostra altezza. Non riuscirei a sopportarlo se succedesse qualcosa a quelle meravigliose manine.” Anche la servitù lo corteggiava, come la cameriera che lo sfiorò passandogli accanto per aprire la porta con quello che, lui presumeva, lei reputasse uno sguardo ammaliatore. Sunggyu si morse la lingua, trattenendosi dal pronunciare parole taglienti. Poteva essere brusco con Hoya perché, per quanto la guardia fosse sempre al limite dell’insubordinazione, era fedele. Quest’umile cameriera avrebbe probabilmente riferito all’intero regno quanto il cosiddetto dolce principe fosse in realtà aspro. Non era sempre stato così, ma una serie di eventi accaduti nell’ultimo periodo lo avevano cambiato fino a quel punto.

Era cominciato tutto il giorno in cui suo padre era stato trasformato in pietra, era ancora in vita, ma appena. Una strega, la cui terra era inaridita dalla siccità, era rimasta scontenta della poca collaborazione ricevuta da suo padre (non c’era molto che lui potesse fare quando si trattava del tempo, e non aveva giocato a favore il fatto che avesse scherzato sulle scarse abilità della strega, incapace per prima di evocare la pioggia). La strega gli aveva lanciato un incantesimo, rendendolo arido quanto la propria terra. Il suo corpo era diventato rigido e pieno di crepe, come terreno nel deserto. Non poteva più parlare, né sentire, tanto meno muoversi. Nessuno riusciva a capire se il re potesse ancora almeno pensare, o se il suo cervello e il suo cuore si fossero disidratati com’era successo alla sua pelle. Eppure era ancora in vita. Il leggero respiro che passava attraverso le sue labbra screpolate ne era la prova. Ma non per molto. Il re stava cominciando a cadere a pezzi. Le dita delle sue mani si stavano sgretolando una dopo l’altra. Lo scorso mercoledì aveva perso interamente la mano sinistra. E se non fosse sdraiato, Sunggyu era certo che avrebbe già perso i piedi.

La madre di Sunggyu aveva abbandonato la propria carica di regina e aveva assunto quella di moglie, invece, presenziando al capezzale del marito, assaporando ogni istante con lui come se fosse stato l’ultimo. Sunggyu aveva allora assunto entrambi i ruoli di re e regina in loro vece. E se l’era pure cavata piuttosto bene, fino a quando l’ex regina aveva cominciato a comportarsi nuovamente come una madre. “Hai bisogno di una regina, o di un re, non m’interessa! Sunggyu, hai bisogno di qualcuno in questi momenti difficili. Non puoi farcela da solo!” aveva insistito. Ma fino a quel momento se n’era occupato da solo ed era andato tutto bene. I problemi erano cominciati solo quando sua madre non aveva ascoltato le sue obiezioni e aveva fatto annunciare la disponibilità del principe e il suo ‘desiderio’ di sposarsi, uomo o donna che fosse. E così gli scalatori sociali avevano cominciato a spuntare come funghi. Non aveva grossi problemi con principesse o altre forme di donne nobili, di qualsiasi nazione, poteva sbarazzarsi di loro con un semplice rifiuto; gli uomini, d’altro canto, erano insistenti. Sembravano godere del brivido dell’inseguimento. Il problema era però che Sunggyu non stava scappando via; per lui, non c’era nessuna corsa. Lui se ne stava semplicemente seduto lì ad osservare i propri corteggiatori che le provavano tutte per lusingarlo. All’inizio l’aveva trovato divertente. Ma a quel punto era infastidito oltre ogni possibile misura.

La parte peggiore era quanto disilluso Sunggyu fosse diventato. Stava diventando un po’ troppo bravo a riconoscere parole false, melliflue. Per esempio, Sunggyu (anche se si era sempre reputato un tipo attraente) sapeva di non essere bellissimo, o per lo meno non bello quanto tutti quanti dicevano che fosse nell’ultimo periodo (o carino. Odiava che lo definissero così. Era un uomo). Le stesse cameriere che una volta parlavano alle sue spalle dei suoi occhi piccoli o dei suoi incisivi pronunciati, ormai non facevano altro che venerare il suo naso dritto e le sue mani. La fissazione per le mani proprio non la capiva. Erano solo delle mani. Era come se non riuscissero a complimentarlo per nessun altra cosa, come se non trovassero nient’altro in lui di altrettanto bello o perfetto. E adesso l’intero regno provava una sorta di feticismo verso le sue mani. E così era costretto a proteggerle e a coprirle, come se mostrarle equivalesse a starsene a petto scoperto, cosa che non aveva fatto altro che alimentare quella sorta di feticismo, siccome ormai anche solo intravedere le sue mani nude era qualcosa di ‘raro’ e ‘prezioso’.

Aveva cominciato a diventare molto diffidente, perdendo speranza e fiducia nelle persone. Non credeva più a ciò che gli dicevano o che facevano, portandolo conseguentemente a non credere più in altre cose: non pensava più di essere attraente, non si reputava più un dolce principe dal cuore generoso, e non credeva più nell’amore.

C’erano solo due persone di cui si fidava: Hoya e sua madre. Avrebbe aggiunto anche suo padre alla lista, ma Sunggyu ormai lo considerava già morto.

A proposito, Sunggyu si riscosse dai propri pensieri, trascinandosi fuori dal letto. Era l’ora della sua visita giornaliera al vecchio-a-mala-pena-uomo. Detestava quelle visite ancor più di quanto detestava i propri corteggiatori. Era diventato un esperto quando si trattava di corteggiatori. Riusciva a capire quando stavano mentendo, riusciva a prevedere cosa stavano per fare. Ma per quanto riguardava suo padre, era nel buio più totale. Era un estraneo con il volto di qualcuno somigliante all’uomo che aveva conosciuto un tempo. A volte Sunggyu sperava che il re si sgretolasse in un cumulo di polvere, liberandoli tutti da quel peso.

Sunggyu entrò nella camera da letto del padre. “Buon pomeriggio, padre, madre.”

“Oh, Sunggyu, finalmente sei arrivato! Ti stavamo aspettando”, sua madre lo accolse allegramente. Sunggyu trattenne una risata condiscendente. Era altamente improbabile che quell’ammasso di polvere lo stesse aspettando. Eppure sua madre si stava aggrappando saldamente a chi era stato una volta quel cumulo con la stessa forza con cui gli stava stringendo la mano secca e incrostata. Era come se stesse cercando di trattenere a sé un fantasma.

Sunggyu sospirò e picchiettò un dito sulla mano di lei, che stava stringendo quella di suo marito. “Finirà per perdere la sola mano buona che gli rimane se continuate a fare così, madre”, l’avvertì.

Lei ritrasse la mano con un sorriso imbarazzato. “Dici?” Poi si alzò. “In questo caso vi lascerò da soli. Sai, a discutere d’affari. Il nostro bambino sta facendo un ottimo lavoro, caro. Tutti lo amano”, disse al marito. Poi si voltò verso il proprio figlio. “Se solo riuscisse a trovare qualcuno da amare.”

“Madre”, Sunggyu la riprese con tono basso. Ma lei scacciò il suo crescente risentimento con un veloce bacio sulla guancia.

“Desidero solo che qualcuno si prenda cura di te in questi momenti difficili”, rispose lei, dolcemente, prima di lasciare la stanza.

“So prendermi cura di me stesso”, mormorò Sunggyu tra sé e sé. “Io sono il re”. Il suo sguardo cadde sul sovrano, sdraiato immobile come una roccia. “Beh, più o meno, in vostra assenza, padre”, aggiunse. Poi gonfiò le guance e i suoi occhi vagarono in direzione dell’orologio a pendolo sulla parete opposta della stanza. Tra un’ora sua madre sarebbe tornata dopo aver terminato il proprio pasto, e quello era ormai l’unico motivo che lo spingeva a far visita a suo padre, perché se non si fosse presentato al cospetto del re una volta al giorno, suo madre non avrebbe mangiato. Ha bisogno della sua famiglia, gli tornò in mente la giustificazione di sua madre quando vietò l’ingresso al personale. Ha bisogno di amore, non solo di cure.

Sunggyu avvertì il senso di colpa attanagliarlo quando fece cadere lo sguardo sull’uomo pietrificato di fronte a sé. Sunggyu aveva smesso di provare affetto per lui già da un po’.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“No, non sono interessato. Grazie comunque”, Sunggyu se ne stava, come al solito, seduto sul trono, dovendosela vedere con un pretendente dopo l’altro, e quella volta era stata una donna di mezz’età a chiedere la sua mano, cosa del tutto nuova. Non aveva ancora ricevuto una proposta di matrimonio da una donna, e certamente non nel momento stesso in cui essa avesse fatto il proprio ingresso nella stanza (ma a giudicare dal suo aspetto, Sunggyu non era il suo tipo). Nonostante l’avesse rifiutata, non poteva non ammirare la sua audacia. Potrebbe diventare un buon cavaliere. Dopo dovrò dire a Hoya di informarsi su di lei.

La donna girò i tacchi e lasciò la stanza con onore… o almeno così era parso a lui. “Um, vostra altezza.”

“Ve l’ho già detto. Non sono interessato a sposarvi.”

Una risata profonda riempì la stanza. “Bene, perché neanch’io sono interessato.” Sunggyu alzò gli occhi e vide un uomo di bassa statura che indossava un’armatura scintillante che sembrava nuova di zecca. Sunggyu arrossì dall’imbarazzo, avendo scambiato la sua voce profonda per quella della donna. L’uomo unì insieme i tacchi emettendo un nitido suono metallico e si mise sull’attenti con una mano vicino alla fronte, mentre l’altra teneva stretto l’elmo. “Messer Nam Woohyun, a rapporto.”

“Come ‘a rapporto’?” chiese Sunggyu, inarcando le sopracciglia. Beh, questa è una tattica interessante. Nessuno l’aveva provata prima.

Woohyun si avvicinò al trono e si sporse verso di lui. “Lo sapete che avete cose più importanti di cui occuparvi oltre ad intrattenere i vostri corteggiatori tutto il giorno, vero?” lo provocò con un ghigno allegro. Sunggyu era senza parole. Sì, era abituato a sentirsi dire cose del genere da Hoya, ma lui e la guardia erano cresciuti insieme. Invece questo cavaliere era un estraneo e si stava già prendendo tutta questa confidenza. “Sono qui per la spedizione nelle Wastelands.”

“Oh!” esclamò Sunggyu, ritornando velocemente al proprio fare professionale, felice di poter finalmente comportarsi di nuovo come un re. Ma i dubbi in merito a questo cavaliere non erano del tutto svaniti. “Ma non era questo il punto d’incontro. Dovevate incontrarvi al West Gate. E circa un’ora fa.” Se n’era occupato Hoya stesso. Aveva detto che sarebbe stato un buon allenamento per le nuove reclute siccome si trattava di una semplice missione di ricognizione. Questo qui dev’essere uno di loro.

Woohyun si massaggiò la parte posteriore del collo con una mano, chinando il capo. “Ho uno scarso senso dell’orientamento. Sono passato per questa stanza tre volte mentre mi dirigevo al Gate. Alla terza volta mi sono detto, ‘Hey! Qual è la persona migliore a cui chiedere se non il re?’ Giusto? Perciò… eccomi qua”, spiegò con quel sorriso ancora stampato in volto. Perché continua a sorridere?

“Eccoti qua”, rispose Sunggyu. Che gran idiota, farei meglio a dire a Hoya di sbarazzarsene subito. È inutile. Quella donna di poco fa probabilmente riuscirebbe a ridurlo in poltiglia. Sunggyu sospirò, “Beh, ormai sei in ritardo. Il comandante Lee è estremamente diligente. Comanda un esercito, dopotutto.”

Il sorriso scomparve finalmente dal volto dell’altro. “Oh merda! Non finirò per perdere il mio incarico, vero?” Sunggyu si strinse nelle spalle in risposta. Woohyun andò nel panico. “Mio padre si arrabbierà tantissimo”, borbottò, camminando avanti e indietro per la stanza. Fece cadere l’elmo a terra, facendo sussultare Sunggyu per il rumore improvviso. Le sue mani andarono ad aggrapparsi ai lati della sua testa. “Mi ucciderà. Mi impiccherà! Mi farà lapidare! Mi affogherà nel fiume!”

Sunggyu, essendo abituato a riconoscere una bugia (okay, diciamo che quelle bugie erano piuttosto ovvie), sorrise. “Non avrai problemi con tuo padre. Se sei alla ricerca di pietà e seconde possibilità, non ne troverai qui. Non posso permettere ad un idiota che non riesce a distingure destra da sinistra di brandire una spada in mio nome.”

Woohyun si immobilizzò all’istante. “Beh, di certo non gli farà piacere”, rispose con uno sbuffo. Raccolse l'elmo da terra e gli diede una ripulita. “Specialmente considerando quanto ha speso per quest’armatura.” Si voltò a guardare il principe e si aprì nel suo solito sorriso stupido. “Ma non potete biasimarmi per averci provato, come non potete neanche biasimare tutti quei pretendenti per lo stesso motivo.”

“Presumo di no”, concordò Sunggyu. “Puoi tornartene a casa adesso, se sai dove si trova”, lo pungolò.

“Penso di potercela fare”, replicò mentre usciva dalla porta, ma prima di chiuderla, si voltò di nuovo verso il principe. “Ma giusto per essere sicuro…”

“È da quella parte.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Hm, questo potrebbe funzionare”, pensò Sunggyu ad alta voce mentre sfogliava le pagine di un antico libro dalle pagine ingiallite. Era l’edizione dell’Odissea appartenuta al suo bisnonno. Annotazioni dalla calligrafia elegante costellavano i margini, e anche Sunggyu aveva cominciato a scrivere appunti. Penelope aveva raggirato i propri corteggiatori dicendo loro che si sarebbe sposata una volta che il sudario per il funerale del proprio padre fosse terminato. Lei tesseva tutto il giorno per poi disfare il sudario durante la notte. Ma Sunggyu non era capace e non voleva tessere. Inoltre il piano non funzionò granché bene neanche per Penelope. L’unico motivo per cui riuscì a sbarazzarsi dei propri pretendenti fu che il marito rtornò dalla guerra e dal naufragio e li uccise tutti. “Forse Hoya potrebbe…”

“Forse Hoya potrebbe cosa?” ripeté la sua guardia.

Sunggyu mise giù il libro e fece cadere l’argomento. “Sei tornato dalla missione. Com’è andata?”

Hoya inclinò il capo avanti e indietro e sporse il mento in fuori con fare pensieroso. “Bene, anche se avevamo un uomo in meno”, rispose onestamente.

“Ah sì, Messer Nam Woohyun”, disse Sunggyu, ricordando lo strano uomo di qualche giorno prima. “Che ne hai fatto di lui alla fine?”

“Beh, il fatto è che… non riesco a sbarazzarmi di lui”, farfugliò Hoya, non riuscendo a guardare il principe negli occhi.

“Perché no? È inutile”, sostenne Sunggyu.

“Per prima cosa, è un idiota, ma non è inutile. Quel ragazzo è in grado di battersi come una belva, ed è veloce”, spiegò Hoya. “Se lo addestrassi a non essere un cretino, potrebbe diventare un grande cavaliere”.

“D’accordo”, Sunggyu si fidava dell’istinto del proprio comandante. Fino a quel momento non aveva mai fallito. “E qual è l’altro motivo?”

"Huh?"

Sunggyu assottigliò gli occhi, puntandoli su Hoya. Sentiva, no, sapeva che l’altro gli stava nascondendo qualcosa. “Hai detto ‘per prima cosa’, quindi non posso che presumere che ci siano degli altri motivi. Perché non me li dici, Hoya?”

Hoya si appoggiò alla porta e sospirò, arrendendosi. “È un principe come lo siete voi, ma lui è sedicesimo in linea di successione o qualcosa del genere. Comunque, ha un sacco di fratelli e questi fratelli hanno tantissimi figli, ma un principe è sempre un principe”, roteò gli occhi al suo stesso commento. “E suo padre l’ha affidato a noi, come segno di buona fede tra i nostri due regni. Vostro padre aveva stipulato l’accordo prima… dell’incidente.”

“Hoya, da quale regno proviene?” chiese Sunggyu, ma Hoya finse di non sentire, improvvisamente perso ad ammirare il lavoro di muratura della camera di Sunggyu. “Comandante, quale regno?” ribadì con tono austero.

"Le Crimson Isles."

“Porca puttana!” imprecò Sunggyu, lanciando il libro del bisnonno verso il lato opposto della stanza.

“Porca puttana, esatto”, concordò Hoya.

Le Crimson Isles dovevano il proprio nome alla straordinaria quantità di argilla rossa contenuta nel suolo, che rendeva la terra e il mare che le circondava di colore rosso. Ma altri diceva che il mare fosse tinto del sangue dei loro nemici, facendo capire subito che tipo di gente fosse quella, un branco di collerici con una certa predisposizione al combattimento per sfogare la loro rabbia. Erano un popolo violento, per questo era notoriamente difficile riuscire a negoziare con essi. La loro forza risiedeva nelle loro braccia e non nelle loro parole, quindi se non ottenevano ciò che volevano o non capivano le condizioni dell’accordo (cosa che succedeva spesso), eri morto. Ma non era neanche possibile ignorarli, in quanto le loro isole giacevano tra il regno di Sunggyu e i regni dall’altra parte dell’oceano. Era un’alleanza strategica, una importante. E il padre di Sunggyu era stato un esperto nel trattare con quella gente spietata. I rapporti con le Isles non erano mai stati migliori di così. Fino a quel momento, almeno. Questo Nam Woohyun avrebbe potuto rovinare tutto.

Eppure, quel ragazzo non sembrava un tipico Crimsonite. Era basso, magro e… felice, molto, molto felice. Sembrava più adatto a dipingere ceramiche piuttosto che ad essere un feroce guerriero. E Sunggyu aveva visto i fratelli maggiori di Woohyun. Erano più terrificanti di Hoya. Erano alti come montagne e uno di loro aveva i denti acuminati (Sunggyu non voleva sapere per cosa li usasse). Però, pensandoci, alcune cose adesso si spiegavano: il fatto che fosse così bravo a combattere, che fosse un po’ stupido e che avesse parlato come se fosse allo stesso livello di Sunggyu (perché lo era, tecnicamente).

Forse Woohyun non aveva scherzato parlando di ciò che suo padre gli avrebbe fatto. Ma erano bugie. Ad ogni modo, Sunggyu non voleva cercare di capire o peggiorare la relazione tra i due regni. Cosa dovrei far con lui?

“Ho-hyung!” un grido si disperse dal corridoio.

Hoya emise un gemito frustrato. “E ve l’ho detto che mi ha preso in simpatia?”

“Cosa? Perché?” chiese Sunggyu con una risata divertita.

“Dice che gli ricordo i suoi fratelli”, rispose Hoya, preparandosi velocemente all’assalto incombente.

“Ho-hyung! Eccovi qua!” esclamò Woohyun nel momento in cui scorse la guardia. Entrò nella stanza e vide anche Sunggyu, seduto sulla sedia ad osservarlo con aria incuriosita. “Uh, voglio dire, Comandante, al vostro servizio”, salutò, sull’attenti. Poi si voltò, rivolgendo un inchino a Sunggyu. “E vostra altezza”.

Hoya si voltò verso il cavaliere più giovane con un’espressione infastidita. “Lo sai che ti trovi negli alloggi privati di sua altezza senza un invito?”

“Ma ho un messaggio importante”, disse, mettendo il broncio. Hoya alzò gli occhi al cielo e un lungo sospiro passò attraversò le sue labbra. “Wah! Questo è il modo in cui mio fratello mi guarda ogni volta. È sconcertante, veramente!”

“Limitati a riferirmi il messaggio”, masticò Hoya, rivolgendo un’occhiata di scuse a Sunggyu, ma al principe non dava fastidio. Era felice di vedere qualcun altro, oltre a sé stesso, irritare il comandante.

“Ho portato a termine l’incarico che mi avete assegnato”, rispose Woohyun con orgoglio.

Hoya scosse il capo un paio di volte e lo guardò sconvolto, i suoi occhi sporgevano leggermente dalle orbite. “Hai già combattuto contro tutti quei cavalieri esperti?!”

“Beh, non tutti”, rispose Woohyun con aria mortificata, calciando il pavimento in pietra. “Alcuni di loro si sono arresi ancor prima che io entrassi sul campo di battaglia.” Hoya gonfiò le guance per la frustrazione e si massaggiò le tempie. Aveva affidato quel compito a Woohyun sperando almeno di levarselo dai piedi per una settimana, ma erano trascorse solo poche ore. E così sarebbe stato costretto ad impartire una lezione sull’onore a quei cavalieri che s’erano velocemente tirati indietro. “Oh! Adesso sembri mia sorella!” Hoya alzò il pugno contro Woohyun, ma il cavaliere si spostò alla velocità della luce sull’altro della stanza, accanto a Sunggyu, sollevando le mani in segno di resa. “Woah! Ora assomigli tantissimo alla mia Noona! L’hai già incontrata?”

Sunggyu non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere. I due soldati lo guardarono con un’espressione confusa, facendolo ridere ancora più forte. Com’è possibile che questo tipo sia un principe? È del tutto privo di buone maniere, ma dopotutto è un Crimsonite. Ma quel giovane uomo maleducato ed insolente era esattamente ciò di cui il principe aveva bisogno in quel momento. “Comandante”, annaspò Sunggyu tra le risate. “Penso di avere il compito perfetto da affidargli. Puoi lasciarci soli adesso”. E il comandante era più che felice di eseguire l’ordine; fece un inchino e lasciò velocemente la stanza. Sunggyu rivolse la propria attenzione a Woohyun e gli fece segno di sedersi di fronte a lui. Woohyun obbedì con una faccia profondamente preoccupata. La cotta di maglia che indossava sotto le vesti emise un rumore metallico quando si sedette. “Perché non mi hai detto di essere un principe delle Crimson Isles?"

Woohyun inarcò un sopracciglio. “Volete dire che non avete riconosciuto il mio nome quando mi sono presentato? Io conosco il vostro, Principe Kim Sunggyu delle Crystal Shores”, rispose con tono condiscendente. “Sembra che non abbiate studiato granché.”

Sunggyu emise un verso ironico. “Ci sono tipo 150 principi su quelle dannate isole.”

“Guardate, non è poi così difficile. Ci sono io, Boohyun, Kyuhyun, Soohyun, Sunghyun, Hyemi, la mia sorella più grande, Hyeri-”

“Va bene, va bene”, disse Sunggyu, arrendendosi. Non c’è da chiedersi perché non sia in grado di ricordare delle semplici direzioni. La sua testa è completamente occupata dai nomi dei suoi dannati fratelli. Aveva memorizzato solo i nomi di quelli più prossimi all’ascesa al trono, i soli con cui probabilmente avrebbe avuto a che fare. Ma il suo svogliato metodo di studio sembrò ritorcerglisi contro in quell’occasione. “Quindi”, cominciò Sunggyu, cambiando argomento. “Sei sotto la mia responsabilità adesso, secondo un accordo tra i nostri padri.”

“Sì”, rispose allegramente Woohyun. “Come potrete immaginare, non ci sono molte opportunità per me nelle Isles. E sono un po’ una pecora nera laggiù. Quindi mio padre ha pensato che qui avrei avuto maggiori possibilità di distinguermi, e a giudicare dalla vostra triste armata, aveva ragione. E dire che ero una mezza cartuccia a casa!”

“Sei comunque una mezza cartuccia anche qui”, replicò Sunggyu, osservando l’uomo da capo a piedi. Woohyun si mosse appena, rendendosi conto della propria bassa statura. “Ma penso che potrei sfruttare il tuo talento in un altro modo.”

“Hm? Cioè?”

Sunggyu si sporse verso di lui e parlò con voce bassa e maliziosa, “Che ne diresti di aiutarmi a risolvere la questione dei corteggiatori?”

Woohyun si guardò in giro freneticamente, indicandosi. “IO?!” chiese, sconvolto.

Sunggyu annuì, si alzò e raccolse il libro dal pavimento. Si avvicinò e lo lasciò cadere sul grembo di Woohyun. “Leggi questo e trai qualche idea su come affrontarli, in particolare il ventiduesimo libro”, gli ordinò Sunggyu, per poi uscire dalla propria camera, lasciando il cavaliere senza parole. Sunggyu ridacchiò tra sé e sé mentre percorreva i corridoi del castello con una ritrovata energia nei propri passi. Con un po’ di fortuna, tutti i suoi corteggiatori sarebbero morti o almeno si sarebbero ritrovati gravemente feriti entro la giornata successiva. Forse avere un Crimsonite sotto lo stesso tetto non sarebbe stato così male.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Ma Sunggyu aveva commesso un errore. Evidentemente non conosceva la natura dei Crimsonite tanto bene come credeva, oppure Nam Woohyun era semplicemente un enigma. La mattina seguente, Woohyun piombò negli alloggi di Sunggyu mentre quest’ultimo stava facendo colazione, con due enormi manoscritti tra le mani. Li lasciò cadere sul tavolino per la colazione con un tonfo, rovesciando il tè caldo sul dorso della mano di Sunggyu. Grazie a Dio stava indossando i soliti guanti o altrimenti si sarebbe beccato una bella scottatura. “Aish! Sta attento!” ringhiò Sunggyu.

“Scusami, Gyu”, disse Woohyun, sedendosi di fronte al principe e cominciando a mangiare la sua colazione. Ma non fu questo ad infastidire il regale.

“Come mi hai appena chiamato?”

“Gyu”, ripeté Woohyun intanto che masticava una brioche. Alzò gli occhi e notò l’espressione irritata di Sunggyu. “Ha qualche importanza? Siamo entrambi dei principi. Non ti chiamerò vostra altezza.”

“Sì, ha importanza”, ribadì Sunggyu, strappando di mano a Woohyun quel che restava della brioche e ficcandosela in bocca. “Sei sotto la mia responsabilità”, stavolta era lui il solo a parlare a bocca piena. “Sei sotto di me!” Woohyun ridacchiò perversamente al doppio senso. Sunggyu alzò gli occhi al cielo. “Sai cosa voglio dire.”

“Va bene, allora, Sunggyu”, propose. Sunggyu assottigliò gli occhi, bevendo dalla propria tazza. “Sunggyu… hyung?”

"Hyung-nim."

“D’accordo, hyung-nim”, Woohyun lo disse come se l’appellativo gli lasciasse un sapore sgradevole in bocca. “Comunque, ho creato una lista di pretendenti che penso sarebbero adatti a te”, spiegò, picchiettando le dita sul libro. “E ho raccontato a mio padre del mio nuovo incarico ed era entusiasta. Un membro della sua famiglia che può prendere parte alla pianificazione del futuro di uno dei più grandi regni.” Fischiò e tirò fuori un libro da sotto l’altro. “Ha anche proposto qualche suggerimento. Eh, sono per lo più membri della mia famiglia, come tutte le mie sorelle nubili. Hyekyung ha ancora la maggior parte dei suoi denti, quindi è un buon partito.” Disse orgogliosamente mentre apriva il libro alla pagina relativa alla sorella in questione. Sunggyu cercò disperatamente di non vomitare la propria colazione. Woohyun rise per la reazione di Sunggyu, come se se lo fosse quasi aspettato, e chiuse di colpo il libro. Prese l’altro libro e lo aprì ad una pagina a caso, rivelando una donna che sorrideva dolcemente e che aveva ancora tutti i denti. “Ho anche delle mie proposte.”

“Oh, sia ringraziato il cielo!” esclamò Sunggyu, sollevato, afferrando la lista di Woohyun e facendo scivolare quella di suo padre giù dal tavolino. Il principe cominciò a sfogliare la lista, vedendo qualche faccia familiare ma anche alcune che non aveva mai visto prima, erano comunque tutti di bel aspetto. Sunggyu alzò lo sguardo sull’altro, incuriosito, continuando a sfogliare. “Pensi davvero di essere più bravo di tuo padre in questo?”

Woohyun stava bevendo dalla sua tazza. Deglutì e rispose, “Sono bravo ad inquadrare le persone. Penso che tu sappia chi potrebbe piacerti.” Concluse facendo l’occhiolino.

Sunggyu fece un verso ironico. “Non sono i Crimsonite guerrieri e non amanti?”

La tazza venne rimessa giù sul tavolino bruscamente. A quanto pare Sunggyu aveva toccato un nervo scoperto e nonostante Woohyun stesse ancora sorridendo, l’angolo della sua bocca stava tremando. “Evidentemente non ci conosci molto bene. Per te noi siamo solo un branco di barbari perché non siamo altrettanto intelligenti e siamo irascibili. Ma non credere a tutte quelle leggende, hyung-nim. Noi amiamo con la stessa passione con cui combattiamo. Altrimenti come pensi che avrebbe fatto mio padre ad avere così tanti figli?” Terminò con una battuta per rallegrare l’atmosfera.

Sunggyu abbassò gli occhi sul proprio grembo, fingendo di sistemarsi il tovagliolo posato sulle gambe, ma in realtà stava nascondendo la propria espressione imbarazzata. “Mi dispiace di averti offeso, Woohyun”, si scusò. Alzò di nuovo il capo dopo aver riacquistato compostezza. “Ti avevo giudicato male.” E mi dispiace di aver creduto che avresti fatto fuori tutti i corteggiatori. “Sembra che tu sappia quello che stai facendo”, lo complimentò, e non lo diceva tanto per dire. Di certo avere un coniuge attraente era importante, ma Woohyun aveva pure stilato una lista di pro e contro e dei loro beni. L’altro principe sapeva quali erano le cose importanti in un’unione tra reali.

“Te l’ho detto”, Woohyun sorrise orgogliosamente, dando una sbirciata alle pagine del libro. “Vedi qualcuno che ti piace?”

“Um, questo qui non è male”, disse Sunggyu timidamente, indicando la pagina che stava fissando già da un po’.

A Woohyun andò di traverso la brioche che stava mangiando. “Sul serio? Il principe Myungsoo delle Greenlands?"

“Perché no?” ribatté Sunggyu, offeso dalla reazione dell’altro. “ll suo regno coltiva i prodotti migliori di tutti i regni. Esportano già frequentemente dai nostri porti. Sarebbe un’alleanza profiqua”, spiegò razionalmente. “Inoltre, lui è molto bello, perciò lo saranno anche i nostri figli”, disse un po’ più piano.

Woohyun rise così forte che cadde dalla sedia. “Hyung-nim”, esclamò, ancora sul pavimento. Si rimise sulla sedia, asciugandosi le lacrime che s’erano formate nei suoi occhi sorridenti. “Non so se ricordi le tue lezioni di biologia, ma non è così che funziona la riproduzione.”

“Useremo la magia, allora”, suggerì Sunggyu, piattamente. Non era raro che una coppia usasse la magia in quel modo, specialmente nelle famiglie reali.

Woohyun fece un verso ironico, “Perché la magia funziona così bene su tuo padre.” Sunggyu alzò lo sguardo su di lui con un’aria minacciosa, stringendo il coltello da burro nella mano. Woohyun alzò le mani in segno di resa. “Scusa. È solo che la mia famiglia preferisce fare le cose in modo classico”, spiegò. “Senza magia. Non siamo come quei Greenie che usano la magia come gli pare e piace.” Indicò la foto di Myungsoo con fare accusatorio.

Sunggyu incrociò le mani davanti alla bocca. “Con questo cosa vorresti dire?” lo sfidò.

“Quelle persone sono famose per usare la magia per scopi estetici”, rispose l’altro principe. “Probabilmente quella non è neanche la sua faccia naturale. È troppo perfetta.” Osservò la foto di fronte a sé con una faccia che sembrava quasi ringhiosa. Poi guardò Sunggyu e fece un sorriso accattivante. “Non come me. Io sono una bellezza naturale.” Si incorniciò il volto con le mani.

“Pensi di essere bello?” farfugliò Sunggyu tra le risate. Il principe doveva ammetterlo, il Crimsonite possedeva qualche… qualità interessante, ma quest’ultimo si stava mettendo un gradino sopra allo statuario Kim Myungsoo in termini di bellezza. Era come paragonare un randagio ad un cane da esposizione.

L’altro mise il broncio. “Forse non alla prima occhiata”, ammise. “Più mi guardi e più divento bello.”

“E che succede se uno smette di guardarti?”

Woohyun restò a bocca aperta per un po’, riflettendo sulla risposta da dare. Sunggyu pensò semplicemente che l’altro si fosse arreso e fu sul punto di proporre un altro partito, quando Woohyun ritrovò finalmente la parola, “Li farò guardare! Così!” annunciò, cominciando a mimare le orecchie da coniglio con le mani e a dondolarsi da una parte all’altra sulla sedia, facendo uno stridulo versetto infantile. “Così!”

Sunggyu si limitò ad osservare l’altro, completamente stravolto. “Come diavolo è possibile che tu sia un Crimsonite?”

“Oh! Parli proprio come Boohyun-hyung!”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Cosa vi è saltato in mente?” chiese Sunggyu, con lo sguardo abbassato sul proprio ansimante padre. “Cosa vi è saltato in mentre quando avete deciso di accogliere Woohyun nella nostra casa?” Levò la mano da dove l’aveva posata, sulla mano del sovrano, per poi posizionarla sul proprio ginocchio, strofinandola inconsciamente per ripulirla dalla polvere. “È solamente una seccatura”, borbottò Sunggyu, ricordando gli eventi di quella giornata. Woohyun era più bravo di Hoya a scacciare via i corteggiatori, a volte li bloccava ancor prima che mettessero un piede nella stanza. Sunggyu sarà anche stato libero dai corteggiatori, ma non riusciva a sbarazzarsi del principe Crimsonite, che continuava a seguirlo dappertutto assillandolo di domande: ‘Che tipo ti piace, hyung-nim? Capelli lunghi o corti? Uomo o donna? Alto o basso? Grasso o magro? Avanti, hyung-nim, perché non mi rispondi? Perché? Perché? Perché? Perché?’ Quello era il primo momento dell’intera giornata in cui se ne stava da solo (beh, più o meno); le guardie aveva impedito a Woohyun di seguirlo all’interno della camera del re. ‘Va bene, aspetterò qui fuori, allora.’

“Di certo l’avrete conosciuto, l’avrete visto primo di consentire all’accordo, non è così?” Sunggyu si lamentò col proprio padre, che si limitava a fissare rigidamente il soffitto. “Non siete così stolto da accettare chiunque nella nostra dimora. Ci avete impiegato settimane a fidarvi di Hoya”, Sunggyu sospirò, chinando il capo. “È solo che non capisco… e perché mai vi sto parlando? Non è che mi darete una risposta.” Alzò lo sguardo per scrutare il re in quei suoi occhi vuoti. “Ma vorrei davvero che lo faceste. Vorrei tanto che-”

“Oh, scusami, tesoro. Noi aspetteremo qui fuori fino a quando non avrai finito”, sentì sua madre pronunciare queste parole. Aspetta, ‘noi’? Sunggyu alzò lo sguardo e con suo enorme orrore (ma non sorpresa) Woohyun se ne stava accanto a sua madre, tenendola a braccetto.

Sunggyu si alzò immediatamente. “Uh, no, avevo appena finito.”

“Sei sicuro, tesoro?” obiettò la regina. “Perché io e Woohyunnie possiamo tranquillamente tornare più tardi.” Huh? Woohyunnie.

“Vostra maestà, lascerò voi tre da soli così che possiate stare in famiglia”, disse Woohyun, acquisendo finalmente un po’ di sensatezza. Lasciò andare delicatamente il braccio della regina. “Probabilmente è passato diverso tempo dall’ultima volta che voi tre avete trascorso un po’ di tempo libero insieme. Mi congedo”, affermò, avviandosi verso la porta, ma prima di uscire si rivolse a Sunggyu, “Hyung-nim, noi discuteremo più tardi.”

Sunggyu sbuffò. Da quando era diventato così professionale? Da quando dimostrava buone maniere? Mentre rifletteva su queste cose, un mano si posò sulla sua spalla. “Era da molto tempo che non ti vedevo parlare con tuo padre”, ammise sua madre con un sorriso triste.

Sunggyu le prese la mano e la fece sedere sulla sedia accanto al letto del re. “Uh, avevamo alcune questioni di cui discutere”, tagliò corto. “Ma, madre, lo conoscete?”

“Woohyun?” chiese lei, sedendosi. Sunggyu annuì. Lei prese la mano di suo marito tra le proprie e sorrise amabilmente. “Lo conosciamo da anni. Ogni volta che tuo padre ed io andavamo sulle Crimson Isles, scherzavamo dicendo che Woohyun fosse il tuo sostituto. Seguiva tuo padre dappertutto, esattamente come facevi tu. Era carino. Ed è un ragazzo dolcissimo”. Finì di parlare alzando gli occhi sul volto confuso di Sunggyu.

“Come mai finora non ho mai sentito parlare di lui?”

Una leggera risata riempì la stanza. “Tesoro, sai bene quanto ti ingelosivi. Possiamo scherzare adesso dicendo che Woohyun fosse il tuo sostituto, ma a quei tempi saresti scoppiato a piangere”.

Anche in quel momento Sunggyu dovette contrastare una morsa acida alla bocca dello stomaco. Sarà anche cresciuto, ma non aveva mai superato il problema della gelosia. Era solo diventato più bravo a nasconderlo. “Non ero così terribile”, borbottò.

“Invece sì”, lo rimbeccò dolcemente la regina, avvolgendo la mano libera attorno a quella del proprio figlio. “Comunque, durante la nostra ultima visita laggiù, il padre di Woohyun espresse qualche preoccupazione su di lui, chiedendosi se Woohyun sarebbe mai riuscito a trovare il proprio posto sulle Isles o se avrebbe dovuto andare da qualche altra parte.” Sunggyu rise mentalmente a quell’affermazione. Il padre di Woohyun era un uomo barbaro, che adornava la barba con delle ossa. Era difficile immaginarlo mentre chiacchierava delle proprie preoccupazioni da padre con i genitori di Sunggyu. La voce di sua madre richiamò la sua attenzione. “Tuo padre gli ha offerto un posto qui, una carica di prestigio, ma Woohyun ha insistito per scalare la gerarchia e arrivare al comando con le sue sole forze. Abbiamo promesso di occuparci di Woohyun e siamo tornati a casa. Poi tuoi padre si è ammalato e alcuni giorni dopo Woohyun è arrivato qui. Eravamo così presi dai nostri problemi che ci siamo completamente dimenticati di Woohyunnie. Non è orribile? Ha detto che gli ci sono voluti due giorni per trovare il palazzo.”

Sunggyu trasalì. Il palazzo era nel pieno centro della città e i porti erano solo ad un miglio o due di distanza. Non ha proprio alcun senso dell’orientamento. “Beh, sembra stare bene adesso”, disse, cercando di consolarla.

Lei annuì. “Mi ha detto tutto a riguardo del nuovo incarico che gli hai affidato. Mi fa piacere che stai finalmente affrontando la questione seriamente.” Sunggyu deglutì nervosamente, ingoiando il senso di colpa. Non voleva ammettere con sua madre che aveva assunto il Crimsonite nella sola speranza che quest’ultimo avrebbe sgozzato ogni singolo pretendente. “Fai bene”, continuò lei. “Hai bisogno di qualcuno in questi momenti difficili.”

Stava cominciando a sembrare un disco rotto.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Cosa intende dire con questo? So prendermi cura di me stesso”, borbottò Sunggyu mentre percorreva il corridoio, ritornando alla stanza del trono per occuparsi di alcuni affari (veri e propri affari questa volta, aveva una riunione con i principali commercianti).

“Quindi presumo che non abbiate bisogno di me”, Hoya apparve improvvisamente al suo fianco.

Sunggyu lo colpì sulla spalla. “Non farlo mai più. Mi hai spaventato.”

“Ti spaventi facilmente, huh?” Woohyun spuntò all’altro suo fianco.

Sunggyu sussultò e si mise ad urlare contro il nuovo arrivato. “Che diavolo ci fai tu qui?”

Woohyun si strinse nelle spalle come se fosse una cosa ovvia. “Uno dei mercanti potrebbe rivelarsi un buon partito per te.” Sunggyu vide Hoya annuire in segno d’approvazione con la coda dell’occhio. Il principe sospirò. Woohyun avrebbe dovuto scacciare i corteggiatori, non diventare un organizzatore di matrimoni del cavolo.

Il principe smise di camminare d’improvviso e gli altri due lo imitarono. “Comandante, vai pure avanti a mettere in sicurezza la stanza mentre io scambio due parole con il mio… consulente”, Sunggyu si riferì così a lui non riuscendo a trovare un termine più adatto. Hoya eseguì l’ordine ricevuto e si avviò per primo. Sunggyu allora si voltò verso Woohyun, che stava ancora sorridendo felicemente per il nuovo titolo che gli era stato attribuito (stava scalando la scala gerarchica piuttosto velocemente). “Tu resta qui”, ordinò Sunggyu, puntando un dito contro il petto dell’altro. “Ti proibisco di partecipare alla riunione.”

Woohyun roteò gli occhi. “In quel caso come farei a svolgere il mio lavoro?”

“Non serve”, ribatté Sunggyu, e riprese a camminare lungo il corridoio. Ma venne fermato da un mano che lo afferrò per la parte posteriore del colletto. “Che cav-”

“Scusa, hyung-nim”, disse Woohyun con tono tetro. “Ma verrò con te.” Sunggyu fu sul punto di obiettare, ma Woohyun lo interruppe. “Sembra che tu mi stia fraintendendo parecchio. Non lo sto facendo solo per te. Questo matrimonio non influirà solo sulla tua vita.”

“Pensi che non lo sappia?”, sbottò Sunggyu. “Questa decisione influirà sull’intero regno. Ne sono perfettamente consapevole. Ecco perché io-”

“Sto parlando di tua madre, la regina.”

"Huh?"

“Proprio non capisci perché per lei sia così importante che tu ti decida a sposarti, vero?” lo sfidò Woohyun, inarcando un sopracciglio e mettendosi le mani in tasca. Sunggyu aprì la bocca ma non riuscì a trovare le parole da dire. “Lo immaginavo… Hai bisogno di qualcuno in questi momenti difficili”, il Crimsonite ripeté le parole di sue madre. Lei dev’essersi lamentata con lui di me. “Sì, lei intende adesso, ma si riferisce anche a questo tipo di momenti difficili.” Sunggyu lo guardò confuso. “Tuo padre. Lei vuole essere certa che se mai finirai in una situazione come quella di tuo padre, avrai qualcuno che si prenderà cura di te come lei fa con lui. Vuole vederti sistemato prima che le succeda qualcosa di terribile… la sua salute sta peggiorando, hyung-nim.”

Sunggyu si mordicchiò il labbro inferiore. Era a conoscenza dei problemi di salute della regina. Il volto le stava diventando scavato e grigio. Aveva avuto incubi in cui sua madre diventava un cadavere di pietra come suo padre. “È stata lei a dirti tutto questo?” gli chiese.

Woohyun scosse il capo. “Non ce n’è stato bisogno. Come ho già detto, io capisco le persone.” Entrambi restarono lì fermi in silenzio per un po’.

“Vi stanno aspettando, vostra altezza”, lo chiamò Hoya dal fondo del corridoio.

“Sto arrivando”, annunciò Sunggyu, e riprese a camminare di fronte a sé. Lanciò un’occhiata alle proprie spalle e vide che Woohyun non s’era mosso. “Perché te ne stai lì immobile? Muoviti”, lo incitò.

Woohyun si aprì nuovamente in quel suo sorriso stupido. “Eccomi, hyung-nim!”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Durante la riunione si passò velocemente dal discutere di questioni economiche ai mercanti che mettevano in mostra le proprie figlie nubili. Una di esse era perfino riuscita a sgattaiolare sotto al tavolo e sulle gambe di Sunggyu. Woohyun l’aveva subito allontanata e l’aveva scortata fuori dalla stanza, ma si sentiva comunque violato. Sono una persona, non un oggetto con cui si può giocare. Si lamentò, immergendosi più a fondo nella vasca da bagno e inalando i profumi delle erbe che, in teoria, avrebbero dovuto rilassarlo e tranquillizzarlo (non stavano funzionando). Tutto quello che volevo era tenere una normale riunione d’affari.

“Hyung-nim!” udì un grido provenire dall’esterno del bagno. Oh no! Forse potrei semplicemente annegarmi in questo momento, pensò il principe, sprofondando sempre di più nella vasca fino ad immergere completamente la testa. Ma una mano callosa lo tirò fuori dall’acqua. “Hyung-nim, finirai per affogare se fai così.” Era quello il piano.

“Cosa ci fai qui? Sono occupato, se non l’avessi notato” chiese Sunggyu, spruzzando un po’ d’acqua in faccia all’altro. Rise quando Woohyun trasalì e si asciugò l’acqua dal viso con il suo solito sorriso.

“Ho contattato il Principe Myungsoo, hai presente, l’unico su cui stavi sbavando”, lo provocò. Stavolta Sunggyu gettò un bel po’ d’acqua nella sua direzione.

“Non è vero!” insistette. “Ho solo pensato che potrebbe essere un buon compagno. Questo è quanto.”

Woohyun afferrò la cosa più vicina a sé con cui potersi asciugare, che casualmente finì con l’essere l’accappatoio di Sunggyu. Quest’ultimo si limitò a scoccare la lingua, ormai già abituato al comportamento incurante del Crimsonite. Dopo aver finito di asciugarsi, Woohyun gettò l’accappatoio in un angolo della stanza. Sunggyu si liberò in un enorme sospiro frustrato. “È la sola cosa che stai cercando? Un buon socio d’affari?”

“Magari anche un amico”, aggiunse Sunggyu, osservando le proprie dita formare piccoli vortici nell’acqua della vasca.

Magari un amico”, lo derise Woohyun. “Ed eri tu a dire che la mia gente non ne sa niente d’amore.”

“Tu che ne sai?” lo sfidò Sunggyu, affondando un po’ di più, fino ad immergere le labbra in acqua.

“I miei genitori”, rispose Woohyun mentre si sedeva sul bordo della grande vasca.

Sunggyu rise, creando bolle sulle superficie e schizzando acqua dappertutto. Tirò la testa fuori dall’acqua. “Ma tuo padre ha avuto qualcosa come 20 mogli!” esclamò.

Woohyun sorrise dolcemente e immerse le mani nell’acqua della vasca, osservando le increspature. “Vero, ma lui ama mia madre. Lei è l’unica che non abbia decapitato quando hanno divorziato.” Sunggyu rabbrividì al modo indifferente con cui Woohyun lo disse. Era una battuta ricorrente in tutti i regni che sulle Crimson Isles, uno divorziava decapitando il coniuge. Una cosa era scherzarci su, un’altra era trattare la questione con leggerezza. “E le ha permesso di continuare a vivere a palazzo. E lei ha continuato ad allevarmi, forse è per questo che sono cresciuto diversamente dal resto dei miei fratelli. Le loro madri sono morte quand’erano piccoli, ma la mia è ancora viva.” Era come se fosse qualche sorta di vittoria, ma Sunggyu sentì una sensazione opprimente allo stomaco.

“Però non sono più sposati”, ribatté Sunggyu.

Woohyun fece un ghigno e schizzò l’acqua verso Sunggyu. Le gocce gli colpirono la spalla, mancandogli di poco la faccia. Sunggyu s’imbronciò, facendo sghignazzare Woohyun vittoriosamente. “È solo perché lei non può più restare incinta e mio padre ha bisogno di altri eredi perché, beh, gli eredi non vivono a lungo nel mio regno. Però l’ha tenuta con sé. Questo è amore.”

Sunggyu fece una faccia divertita. “Perché non l’ha decapitata?” chiese.

“Quelle donne meritavano di venire decapitate, fidati. È solo che noi non laviamo i panni sporchi in pubblico al contrario di alcuni altri paesi”, le parole di Woohyun colpirono Sunggyu in pieno viso. Sunggyu lanciò all’altro un’occhiataccia. Sì, tutti i regni sapevano delle condizioni di suo padre, ma che poteva farci se le Crystal Shores erano il più importante punto di scambio? Nulla lì restava segreto per molto. “No, amore è quando non puoi fare a meno di una persona anche quando essa ti ha già donato tutto quello che ha.”

Sunggyu si immerse maggiormente in acqua e lasciò che le parole di Woohyun gli penetrassero nella mente. Tutto quello a cui riusciva a pensare era sua madre che si aggrappava a quel cadavere vivente che era suo padre. Lei lo amava, ma Sunggyu non credeva che quello fosse un tipo d’amore salutare. Qualcuno avrebbe mai fatto qualcosa del genere per lui? Lui avrebbe mai fatto qualcosa del genere qualcun altro? Sarebbe riuscito a farlo? Sunggyu ne dubitava. Era un egoista. Non sapeva se sarebbe mai riuscito ad amare qualcuno più di sé stesso.

Avvertì improvvisamente un pizzicore alla mano destra, che stava stringendo saldamente il bordo della vasca da bagno. Sunggyu si voltò a guardare incuriosito. Woohyun stava stuzzicando la sua mano come se fosse qualcosa di straordinario. “Sai, è la prima volta che vedo la tua mano libera dal guanto”, ammise Woohyun mentre giocherellava con le dita di Sunggyu. Il principe le nascose immediatamente sott’acqua. Woohyun si strinse nelle spalle. “Non capisco cosa ci sia di così eccezionale. Sono solo delle mani. Non sono neanche grandi o con delle belle cicatrici”, disse, fissando le increspature dell’acqua che rendevano le mani indefinite. “Pensa che mio fratello maggiore ha delle mani enormi ed è stato morso da un drago. Un drago, hyung-nim! Ecco, quelle sono delle mani che vale la pena di complimentare.”

“Concordo”, rispose Sunggyu, accoccolandosi meglio nella vasca, cominciando a sentirsi rilassato nonostante la presenza invadente dell’altro.

“Sai cosa si dice delle mani grandi, hyung-nim?”, lo provocò Woohyun, cercando con lo sguardo qualcosa nella vasca.

Sunggyu gli spruzzò dell’acqua in faccia. “Guanti grandi”, concluse.

"Eung."




Fine primo capitolo! Ne restano altri due, che credo posterò abbastanza presto.
Alla prossima!

   
 
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