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Autore: Sanae77    28/06/2015    10 recensioni
amnesia
[a-mne-ʃì-a]
s.f. (pl. -sìe)
MED Perdita o indebolimento della memoria, costituzionale o acquisita, totale o parziale
‖ estens. Dimenticanza, smemorataggine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è dedicato ad una persona che sta attraversando un periodo 'particolare'.
Mi ha confessato che leggere questa storia la distrae, quindi godila tutta e buona distrazione.
Spero così di allietare almeno un pochino la tua giornata.
Un abbraccio.
Sanae77





Sanae
 
Tutto così veloce, così concitato, i fotografi e giornalisti anche di fronte alla sua abitazione, scivola l’auto nel parcheggio sotterraneo e posso solo immaginare se sapessero che dentro c’è una ragazza che dorme a casa del fantasista del Barca, si scatenerebbe un putiferio.
 
Le porte del garage si chiudono celandoci al mondo esterno, quindi prendiamo l’ascensore che diretto ci conduce dentro l’appartamento “Permesso” chiedo appena varcata la soglia, lancia qualcosa su divano mentre esclama “Fa come se fossi a casa tua, scusa un attimo vado a posare le valigie” e sparisce dietro ad una porta.
 
Resto un secondo stordita dal suo improvviso comportamento mentre a lenti passi mi dirigo verso la sala.
 
Tutto è arredato in maniera molto semplice e pulita, il tono principale è il bianco, tocco il divano passando da dietro, è di pelle, anche questo bianco latte, di fronte un mega schermo TV, immagino per le partite. Alle pareti delle foto: lui da piccolo, lui con il pallone, con la squadra varie foto, sempre con gli amici e il fedele pallone al centro di tutte, una attira la mia attenzione più delle altre, una ragazzina in piedi sulla balaustra con nastro rosso battagliero legato in fronte e divisa blu da maschiaccio, che sventola una bandiera più grande di lei, ed è in questo preciso istante che un altro flash mi investe.
 
La stessa ragazzina ripresa nella foto adesso sta guadando quello che nella foto non si vede, e cioè un grande prato verde tempestato di giocatori, ed uno sguardo rivolto ad un giocatore soltanto, uno solo: Tsubasa Ozora.
 
Ed assaporo tutto quello che ho provato in quell’istante, ho sempre amato Tsubasa fin da piccola, ma allora perché solo adesso lui … mi appoggio alla parete un altro flash, una fermata del bus, lui che mi saluta e mi dona il suo fedele amico “Dove diavolo sei andato?” domando alla foto che lo rappresenta sorridente e con una coppa in mano.
“Come dicevi scusa?” sobbalzo perché non mi aspettavo di averlo alle spalle.
“Scusa non volevo spaventarti” aggiunge.
 
“Tsubasa dove sei andato?” chiedo improvvisamente, lui cambia espressione “Hai ricordato vero?”
“No, ho sono un ricordo di noi due che ci salutiamo e tu che mi regali il tuo pallone”
“In Brasile Sanae e ci sono rimasto per molti anni”
“E non ci siamo più sentiti?”
“Poco, per questo ti ho detto che la colpa è solo mia, ma andare così lontano per fare carriera, non mi ha dato tempo di fare altro, di … di dedicarmi … a te”
 
I suoi occhi nei miei, il mio cuore effettua una capriola con triplo salto mortale, ma è ancora lui ad interrompere il momento esclamando “Vado in cucina a preparare per la cena” mi volta le spalle e sparisce dai miei occhi.
 
 
Tsubasa
Una strana agitazione m’investe appena varchiamo la soglia di casa, siamo soli ed io ho voglia di lei, devo darmi subito una calmata, quindi anche se poco educatamente mi congedo con una scusa e vado in camera a posare le borse da viaggio, inizio a passeggiare per la stanza in cerca di un po’ di tranquillità e più volte passo di fronte allo specchio incastonato nell’anta dell’armadio, mi guardo auto convincendomi di restare tranquillo e che sono solo due notti “Rilassati!” dico al mio riflesso, fosse facile!!!
 
Torno in sala e lei fissa le foto incorniciate ed appese alla parete, la vedo distintamente che sta ricordando delle cose, poi la domanda temuta “Dove diavolo sei andato?”
 
Vorrei darmi una martellata in testa da solo, per averti fatto soffrire con la mia partenza ed ora che hai trovato la tua strada, che ti sei iscritta all’università, piombo nella tua vita e distruggo tutto, se questo maledetto incidente non ci fosse stato, tu adesso non saresti qua.
 
Il suo sguardo è incollato al mio dopo le mie risposte, il cuore lo sento sino nelle orecchie, ma spezzo il momento, perché voglio che tu ricordi tutto, anche quanto ti ho fatto stare male.
 
Quindi vado in cucina a preparare … quello che in realtà è già pronto.
 
La sento sospirare è dietro di me, volto leggermente la testa e vedo che è appoggiata allo stipite della porta.
 
“Perché tutte le volte fuggi?” diretta, precisa, tagliente, ho Anego di fronte, ne sono consapevole.
“Non fuggo; voglio che TU ricordi tutto Sanae”
“Non mi sembri un mostro Tsubasa” mi ammonisce.
 
Lascio stare quello che stavo facendo e mi avvicino a lei “Sai perché forse eri a Parigi?”
Nega con la testa.
“Te lo dico io: molto probabilmente stavi andando da Taro a sfogarti per la centesima volta sul perché io non ti consideravo?”
 
Spalanca gli occhi e mormora “Ero a questi livelli? Io … appena ho visto quella foto in sala di me con la bandiera, io … io fin a da piccola ho sempre seguito te” intanto lentamente si sta avvicinando a me.
 
“Ed io come uno scemo me ne sono reso conto soltanto quando sei scomparsa, ho capito quello che provavo per te, quindi dentro il tuo cuore da qualche parte c’è anche tanta rabbia, rabbia nei miei confronti, non voglio che tu la dimentichi, voglio che venga fuori prima di …”
 
“Prima di? Ti prego continua” dice afferrandomi per la maglia con le mani strette a pugno.
 
“Prima che sia troppo tardi” e la bacio perché ormai è già tardi.
 
Cede, la sua bocca è morbida, la sua lingua s’incastra alla perfezione con la mia, siamo fatti l’uno per l’altra ed anche se lei ha dimenticato il passato, nel presente si è innamorata nuovamente di me, davvero siamo destinati ha ragione Genzo. Penso questo mentre sollevandola mi sto dirigendo verso la mia camera, ho come l’impressione che la camera degli ospiti resterà inviolata ancora per molto.
 
La distendo sul letto mentre contemplo le sue forme fasciate nello splendido abito bianco che ancora indossa, anche se per poco.
 
Con le mani ha afferrato la mia maglia facendola scivolare sopra la mia testa, dopo averla gettata a terra, imito il suo gesto facendo scomparire il suo vestito.
 
Scaccio via anche i pantaloni che ancora indosso, mentre torno su di lei che giace sotto di me con uno splendido completo bianco, come la neve, ci spogliamo a vicenda, la nostra pelle si sfiora, si cerca, mentre muoio nei suoi baci.
 
Non ho mai avuto tempo per le ragazze, non ho mai cercato altre, forse aspettavo semplicemente lei.
 
E credo che sia stata la scelta più sensata della mia vita, perché il mio cuore non ha mai battuto così velocemente, neppure dopo una vittoria importante.
 
I nostri sessi si sfiorano, non sono esperto, la paura di sbagliare qualcosa, il timore di farle male, poi la domanda, doverosa, di rito “Sanae è la tua prima volta?”
 
Sorride, scuote la testa, poi esclama “Non lo so, non lo ricordo”, ci ridiamo su insieme quindi le mormoro.
“Facciamo finta che lo sia, visto che per me è la prima” ammetto arrossendo.
Un OH si stampa sul suo volto ed annuisce.
 
 
Sanae
 
La domanda “Sanae è la tua prima volta?”
Francamente non lo so, e mi viene da ridere, per non piangere, poi la sua frase e il mio cuore si scioglie, certamente è la SUA prima volta.
Non penso più a niente, mentre la fusione con lui è totale.
Mentre i nostri corpi si muovono all’unisono.
Mentre l’amore mi esplode dentro.
Mentre il mio cuore si unifica al suo battendo allo stesso ritmo.
Mentre suonano la stessa melodia.
Le nostre bocche si cercano, si trovano, si assaporano, si mordono, in dolci pressioni che fanno rabbrividire il mio corpo e il suo corpo.
L’unione è totale perfetta, unica.
Lo amo da sempre e per sempre.
Siamo destinati, io sono sua e lui è mio.
 
Restiamo abbracciati così per molto tempo, finché la fame ci sorprende e costringe ad uscire dal nido che ha visto sbocciare il nostro amore, ci rendiamo conto che le candide lenzuola, non sono più così candide, evidentemente era la prima volta anche per me.
 
 
Tsubasa
 
Siamo in cucina stiamo mangiando, siamo affamatissimi, dopo il pomeriggio trascorso tra le lenzuola, Sanae indossa la mia maglietta del Barca, le copre solo fin sotto il sedere ed è vero che è pochissimo che abbiamo fatto l’amore, ma vorrei già tornare con lei nel letto per assaporare ancora il suo corpo i suoi baci.
 
“La smetti di fissarmi così?” mi dice agitando la forchetta di fronte al mio viso, le sue guance sono arrossate di nuovo, è imbarazzata.
 
“Sei bella non posso farne a meno” dico alzandomi e raggiungendola da dietro, le cingo la vita e le bacio collo.
 
“Capitano allora un po’ di contegno torni a mangiare e non importuni la manager” mi ammonisce sorridendo, anche se l’inclinazione del collo è aumentata non credo che in fondo le dispiaccia.
Sorrido sulla sua pelle.
“La manager è troppo sexy vestita così, il Capitano si distrae … e non va bene!”
“Ma se indosso soltanto una maglietta larga”
“Appunto” giro lo sgabello sul quale è seduta e mi ritrovo di fronte la sua bocca che sta assaporando una ciliegia.
 
Mi fisso ancora una volta sulle sue labbra rosse come il frutto, per l’amore appena vissuto. Mi chino leggermente e la bacio lei allarga le sue gambe permettendomi di aderire ancora di più al suo corpo ed io trovo che sia il posto più bello del mondo, la sollevo sorreggendola per i glutei, lei ha le braccia strette al mio collo, il suo seno, anche se coperto dalla stoffa, lo sento sul mio torace nudo, visto che indosso soltanto i pantaloni.
 
Mentre la conduco ancora una volta nella mia camera, noto dalla finestra che la sera è già calata e Barcellona risplende sfavillante con milioni di luci.
 
La notte che ci attende sarà lunga, ma adesso ho lei tra le mie braccia, l’agonia di non sapere dove fosse, di averla persa è finita, adesso siamo soltanto noi e spero che sia per sempre, penso questo mentre i nostri corpi si fondono nuovamente.
 
 
Sanae
 
Apro gli occhi il sole è già alto nel cielo, perché dalla finestra entra molta luce, mi volto verso l’altro posto del letto e noto che è libero, mi metto seduta mentre con le braccia trattengo il lenzuolo, sotto sono nuda.
 
Sul suo cuscino una lettera ed una rosa, rossa. Prendo la lettera e la apro, la sua calligrafia incasinata, come i suoi capelli mi colpisce subito, e un nuovo flash m’invade, io e lui che facciamo i compiti.
Mi rendo conto che alla fine lui è sempre stato presente nella mia vita, come ho fatto a dimenticarlo?
 
Sono alla riunione, torno presto.
Ti amo.
 
Mi ama.
 
Guardo la doccia e indugio nell’entrare perché mi dispiace togliere l’odore di lui, l’odore dell’amore, scuoto la testa, tra poco tornerà e sentirò ancora il suo profumo sulla pelle, quindi entro e mi rilasso pensando a cosa cucinare per pranzo.
Esco mi asciugo e indosso la biancheria, ma al momento di mettere i vestiti scelgo ancora la sua maxi maglia del Barca, adoro il suo profumo su di me, ed appena faccio passare l’indumento dalla mia testa, l’odore m’investe riportandomi a stanotte: a noi. Sono felice, come non mi sentivo da tempo, asciugo i capelli e mi affretto ad andare in cucina voglio preparare qualcosa per lui.
Accendo lo stereo di sala a tutto volume ed inizio a sminestrare tra fornelli e pentole, mentre canto a squarciagola.
 
Tsubasa
La riunione come al solito è stata noiosa e lunga, è quasi l’ora di pranzo e mi dispiace per lei che è dovuta restare a casa da sola, salgo in ascensore e via via che i piani si susseguono la musica si fa sempre più insistente. La porta si apre e il frastuono m’invade la testa “Ma che diamine” esclamo mentre a grandi falcate raggiungo la cucina, ma mi blocco all’istante, appoggiandomi allo stipite della porta, inizio a sorridere guardando lei di spalle che sculetta con la mia maglia e canta con un mestolo, è troppo buffa.
Resto immobile ad osservare mentre penso che vorrei tornare sempre a casa è trovare un siparietto così, è da ieri che siamo insieme e vorrei che non se ne andasse mai più.
La maglia come ieri sera è comunque troppo corta, sospiro, non riesco a togliere il mio sguardo da un punto ben preciso, improvvisamente si volta, si spaventa e grida “Ahhh” poi fa due passi indietro inciampa nel pattumiera e si sbilancia: sta per cadere a terra, ma veloce come un fulmine le afferro una mano impedendole di finire sul pavimento.
La tengo saldamente per i fianchi facendola aderire al mio corpo mentre sussurro sulla sua bocca “Scusa se ti ho spaventata”.
“Non è successo niente Capitano” la bacio, mi distacco da lei ed esclamo
“Che stai combinando?”
“Cercavo di preparare qualcosa di commestibile”
“Mh dal profumo direi che ci sei riuscita, sai che è proibito girare per casa solo con la mia maglia?” dico fissandola intensamente negli occhi. Arrossisce, ed io trovo che sia fantastica, la bacio ancora ed una volta libera dalle mie labbra dichiara. “La tua maglia mi dona ho intenzione di metterla altre volte se proprio vuoi saperlo”
“Ehi calma calma – dico puntando un dito al suo naso – solo in casa però, e solo per me”
“Agli ordini Capitano” esclama mentre scatta all’istante un saluto militare.
“Sai che Ti Amo?”
“No, anche se stamani l’ho trovato scritto su un bigliettino – sorride maliziosa mentre fa finta di pensarci – per caso era tuo?” perde tempo aggrappandosi al mio collo.
“Sì, Ti amo Sanae” il mio sguardo imprigionato nel suo, il cuore galoppa veloce mentre lo sento unificarsi al suo battito.
“Ti amo anch’io Capitano”
La carico sulle spalle, ma si ribella, debolmente perché vede che mi sto dirigendo in camera da letto.
 
Due giorni in Spagna e l’ho vista rifiorire tra le mie braccia, sembra felice e quando l’altra sera le ho proposto di andare in Giappone invece di tornare in Francia ha acconsentito; al solo patto che non lo facciamo sapere a nessuno, vuole tornare nei luoghi della sua infanzia solamente con me, vuole ricostruire il suo passato con me, ed io l’aiuterò in questo percorso.
   
 
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