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Autore: KobitoTakai    28/06/2015    0 recensioni
Mari è la migliroe amica di Ran, cugina di Kageyama. Ha una sola estate per prepararsi all'esame per entrare nella prestigiosa Okami Gakuen, ma non può allenarsi come si deve... Il campo estivo frequentato dall'amico Kageyama sembrerebbe perfetto per raggiungere il suo obbiettivo, ma è esclusivamente riservato ai ragazzi. Mari cercherà di ribellarsi a molte regole, trascinando con se in questa pericolosa avventura anche l'amica Ran.
Non tutto è come sembra, a volte basta scavare un pò per trovare scottanti e difficili verità.
[Qualche soiler, reating che potrebbe variare e personaggi che FORSE potrebbero sfiorare l'ooc... aspettiamo vostri consigli! ^_^]
Genere: Comico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Tsukishima, Nuovo personaggio, Tetsurou Kuroo, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vedere. Intravedere. Osservare.

 

 

 

Prologo.

 

 

Il sole era alto ormai da molto tempo nel cielo e picchiava sui tre bambini che palleggiavano veloci nel giardino rigoglioso. La casa era molto grande, provvista di finestre a vetro scorrevoli e ombrelloni da giardino piantati appositamente per creare ombra dove sedersi. La palla volava di mano in mano, senza mai cadere, emanando sempre gli stessi suoni a contatto con la pelle. Kageyama era più basso delle due bambine, aveva i capelli spettinati e disordinati, il viso imperlato di sudore e gli occhi attenti e vispi che seguivano la palla con attenzione. La prima bambina davanti a lui ondeggiava per assicurarsi di prendere la palla, per cercare di trovare un equilibrio, quasi ansiosamente, sperando di riuscirci. I capelli erano biondi e raccolti in una coda di cavallo alta e disordinata a causa dei movimenti troppo repentini, gli occhi chiari sembravano essere di vetro a causa del sole accecante che li rendeva lucidi e li infastidiva. Riuscì a bloccarsi in tempo ed a passare la palla all'amica, accanto a lei. Questa era perfettamente immobile, con la pelle imperlata da qualche goccia di sudore che scendeva lenta segnando i lineamenti dolci del viso. Teneva i lunghi capelli ricci neri legati in una coda e baciati dal sole che li faceva risplendere di infinite tonalità di tenebra mentre gli occhi altrettanto scuri, seguivano ora la palla, ora i movimenti dei due compagni, con concentrazione.

La bambina bionda d'un tratto si fermò, senza cercare più di tanto il movimento.

<< Otto >> Contò i passaggi, la palla passò da lei a Kageyama << Nove >> ancora da Kageyama alla mora << E dieci! >> E poi di nuovo a lei, che effettuò un passaggio più lungo, indirizzato al compagno << Batti, Yama-chan! >> Urlò ed il bambino subito saltò colpendo la palla con forza, con gli occhi puntati sul suo bersaglio, con il corpo che, nonostante la giovane età, sembrava essere allenato a quel genere di salti. La palla volò veloce verso la bambina mora, che prontamente girò di poco il busto e si preparò abbassandosi a riceverla, unendo le mani davanti a se. Il suono della palla a contatto con la pelle rimbombò nell'aria, sovrastando anche quello delle cicale estive.

La bionda seguì con lo sguardo l'oggetto che da un punto molto alto sopra di loro scese fin giù tornando esattamente nelle mani della bambina dai capelli neri.

Rimasero tutti in silenzio, poi quest'ultima aggrottò le ciglia.

<< Beh? >> Disse, scattando verso Kageyama << Ma che diavolo di schiacciata era quella?! Faceva schifo! >>

Il bambino si tirò indietro colto alla sprovvista.

<< C..cosa pretendi... >> Iniziò, indietreggiando ancora, dopo aver costatato che la bambina non accennava a volersi fermare << Non posso mica farti male! >>

<< Perché dovresti farmi male?! >> Finalmente si arrestò, con la palla sotto braccio, piegata di poco verso il malcapitato.

<< Insomma, sei una ragazza... >> Rispose titubante lui, distogliendo lo sguardo << Se mi impegno ti faccio male >>

<< …. >> Il suono delle cicale riprese a riempire l'aria. Il ragazzino guardò la bionda poco distante dalla scena. Lei scosse la testa rassegnata.

<< Sei la modestia in persona... >>

<< Scusa, ma è vero >> Disse lui, forse più sicuro.

<< è vero sto ca- >>

<< MARI >> Urlò la bionda, per bloccare l'amica dal dire cose spiacevoli e insensate per una bambina di otto anni.

<< Sta' zitta Ran, ora questo qui batte bene, altrimenti lo prendo e lo apro come una cozza! >>

<< Bel paragone... >> Ammise Ran, annuendo sarcastica.

<< Grazie! >> Le rispose Mari, sicura di se, tornando al suo posto.

La palla iniziò a volteggiare in aria, ancora e ancora.

 

I ricordi di quella volta di nove anni prima, le riempivano la mente da molto tempo ormai, ma in quel giorno d'estate, con il sole cocente, le cicale silenziose e gli allenamenti nel giardino, tutto tornava fin troppo limpido alla mente. La palla, come sempre, volteggiava ormai da molto tempo sopra la sua testa e su quella dell'amica bionda Ran. Erano cresciute abbastanza e l'unica cosa che era cambiata in quei nove lunghi anni era che il cugino di Ran, Kageyama, non aveva più trovato un minuto del suo prezioso – ma inutile, come credeva Mari – tempo per allenarsi con loro due.

<< Mari ti vedo pensierosa... che hai ? >>

La svegliò Ran, mentre la guardava dalla sua postazione.

<< I ragazzi non mi prendono sul serio. >>

Ammise d'un tratto e Ran bloccò la palla tra le sue mani, guardandola con un sopracciglio alzato.

<< Eh? >>

Lei si mosse verso l'ombrellone, togliendosi i polsini.

<< Quando gioco, dico.... stupida >> L'amica la seguì, sedendosi sul prato.

<< Ah, certo. >> Disse solamente. << E allora? >> La guardò seria e leggermente accigliata. Mari roteò gli occhi.

<< Scusa, tu adesso dovresti chiedermi “perché”, non guardarmi in quel modo. >>

Ran sorrise in modo sghembo, agitando una mano davanti a lei << Ok ok, allora perché? >>

<< PERCHE' SONO UNA FEMMINA.>> La bionda cadde all'indietro per lo spavento dell'urlo dell'amica che continuò senza curarsi di nulla << Dio mi ha dato delle ovaie quando invece avrei preferito dei testicoli! >>

Ran strabuzzò li occhi cercando di capire se l'amica stava scherzando, ma evidentemente non era così a giudicare dalla serietà del volto della giovane.

<< Accidenti, in compenso parli proprio come un maschio. >> Concluse, battendo una mano sul proprio orecchio, per cercare di tornare a sentire.

<< No, dico, ma ti sembra giusto? Ora Kageyama è partito per quel cacchio di campo estivo in cui solo i ragazzi migliori posso andarci.... >> Prese Ran per le spalle, iniziando a sbatacchiarla su e giù << Solo. i. ragazzi. Capisci? >>

<< No, non capisco. >>

<< E suuuu!>> La lasciò andare quasi spingendola, in preda all'euforia << Io dovrò passare l'estate con te, quando potrei allenarmi! >>

<< Ed io faccio schifo, giustamente. >>

<< No, ma questo... >> Esitò un secondo, poi sospirò pesantemente << Va bene, si, anche, ma il punto non è questo!>> Si sdraiò sul prato, guardando il cielo azzurro << Mi hanno dato una sola estate per prepararmi all'esame per entrare alla Okami Gakuen e lo sai che in nazionale non ci arrivo se non lo passo! Non sono mica come te... stupida raccomandata >>

Ran le rivolse un'occhiataccia dalla sua postazione.

<< Ancora con questa storia?! >> Mari la guardò di sottecchi mente rimaneva sdraiata sul prato fresco << Non è colpa mia... >> Le disse Ran, con voce bassa.

<< Si certo! >>

<< Lo sai anche tu che mio padre è il responsabile e ci tiene a queste diavolo di partite! >>

Sbottò la bionda, agitando le mani davanti a se come se stesse scacciando un insetto.

<< Ok, ma tanto tu stai perennemente in panchina, sarei stata più utile io! >> Mari si tirò a sedere, guardando l'amica in modo sconsolato, ma Ran le rispose con uno sguardo piuttosto atono e scocciato.

<< Mari, se continui così me ne vado. >> La mora la ignorò.

<< Sai che c'è? >> Disse, alzandosi di scatto.

<< Cosa...? >> Sussurrò l'amica, quasi impaurita.

<< Io me ne vado. >>

Ran assottigliò gli occhi, fissandola. << Oh, adesso fai anche l'offesa? Dovrebbe essere il contr- >>

<< Ma no! Me ne vado al campo! >>

Mari le rivolse il suo sguardo deciso, mentre ondeggiava davanti a lei, trasportata dai suoi stessi sentimenti.

<< …. Spiegati. >> Disse l'amica, prendendosi le ginocchia con le mani e puntando i suoi occhi in quelli della mora.

<< Si, dai. Divento un'uomo. >>

Silenzio. Forse neanche le cicale credevano a quello che avevano sentito e Ran ci mise un po' per elaborarlo completamente.

<< Cosa? >> Disse dopo un po' che Mari la fissava con occhi speranzosi. La bionda non poté che scoppiare in una fragorosa risata, coprendosi la bocca con la mano.

<< Ma che ti ridi. Sono seria. >> Mari rimase in piedi a fissarla mentre si piegava in due, sul prato perfettamente curato, ridendo. Dopo qualche minuto la ragazza si tirò su, asciugandosi una lacrima e cercando in tutti i modi di far riprendere lo stomaco dolorante.

<< Tu stai fuori. >> Sentenziò in fine, ancora con il sorriso sulla labbra.

<< Quel mondo di maschi non mi vuole, perciò diventerò uno di loro! >> Le rispose Mari, sedendosi accanto a lei.

<< Ma certo, uniformiamoci alla massa. >> Disse Ran, sperando di dissuaderla.

<< Sarò solo un lupo travestito da pecora. >>

<< Provo inquietudine a sentirti parlare così. >> Le fece notare, allontanandosi da lei di poco.

<< Dai, ricominciamo.>> Mari si sedette incrociando le gambe e guardandola negli occhi. Tese la sua mano ed ammiccò << Piacere bella >>

<< …. Mi hai fatto l'occhiolino? >>

Ritirò la mano, rimanendo seria. << Beh, non fanno così? E poi... >> Senza preavviso la mora si girò sputando a terra, sotto gli occhi sgranati dell'amica.

<< Hai sputato per ter- oh, Dio, sembri un mafioso. Piantala... >> Si portò una mano a coprirsi gli occhi, tirando indietro la testa in segno di sconforto.

<< Ma scusa non fanno così? >> Le chiese Mari, guardandola.

<< Hai mai visto Kageyama sputare per terra? >> Questa volta anche Ran era seria.

<< E allora cosa dovrei dire, “Non ti alzerò la palla se non esci con me!” >> Mari fece il verso al superbo alzatore, imitandolo mentre gonfiava il petto e scambiava sguardi tetri con il mondo.

Un sorriso comparve sul viso di Ran, che pensò a quanto fosse possibile che il cugino dicesse davvero una cosa come quella << Kageyama non minaccia le ragazze... >>

<< E tu che ne sai? >>

<< Ti ha mai minacciato? >> Ran non aspettò una risposta, ma continuò, serissima in volto. << Questa cosa non ha senso >>

Mari fissò i suoi occhi scuri in quelli dell'amica, tenendola fissa su di se << Io devo riuscirci. >>

<< Hai pensato a quello che potrebbe succedere? >>

Il silenzio che seguì la faccia imbarazzata di Mari rispose per lei.

<< Ovviamente no. >> Dedusse sospirando Ran.

<< Smettila! Tu lo sai che la pallavolo è la mia vita.... e la metto sopra a tutto >> Le quasi urlò l'amica e Ran fece silenzio. << E a tutti. >> Mari la guardò di sottecchi con una scintilla di determinazione che le brillava negli occhi scuri e profondi.

<< Grazie. >>

<< Prego. Ed ora ascoltami e impegnati: Piacere, io sono Shiro! >> La mora le tese ancora una volta la mano, ammiccando.

<< Piacere.... >> Rispose l'amica, stringendola. Non poté far altro che sospirare sconsolata, davanti a quella determinazione ed impeto.

<< Speriamo che le pecore si facciano mangiare. >>

 

 

-Note Autrici.

 

Salve a tutti! Questo è il primo capitolo che pubblichiamo con questo account congiunto e speriamo che non sia uscito troppo... orribile xD

è solamente l'inizio di una storia complicata in cui probabilmente lo stile di scrittura cambierà, visto che eravamo indecise sul POV da utilizzare...

Ci renderebbe molto felici sentire dei pareri, anche se è solamente un prologo!

Per ora Kobito e Takai salutano tutti i lettori che hanno avuto il coraggio di arrivare fin qui e li ringraziano!

Al prossimo capitolo!

 

-KT

 
  
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