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Autore: Sandra Prensky    29/06/2015    2 recensioni
Ahia.
L'unica cosa che sembrava avere un senso compiuto nel marasma che regnava nella sua testa. Non c'era un solo millimetro del suo corpo che non le dolesse, che non sembrasse andare a fuoco.
Qualcuno faccia smettere quel fischio, pensava. O era solo nella sua testa? Le lacerava i timpani. Voleva solo tornare nell'oblio, dove non avrebbe sentito tutto quel dolore. La sua mente era vuota, non riusciva a formulare dei pensieri di senso compiuto, ma non le importava. Non le importava sapere chi fosse, dove si trovasse, cosa ci facesse lì o cosa fosse successo. Voleva solo che tutto finisse.
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Passarono ancora diverse ore prima che riuscisse a mettersi seduta senza che la testa iniziasse a vorticare così intensamente da costringerla a tornare a stendersi a terra. Quando finalmente ci riuscì, appoggiò la schiena contro un enorme blocco di quello che una volta doveva essere il soffitto. Si prese la testa tra le mani, distrutta. Anche un piccolo gesto come mettersi a sedere le richiedeva uno sforzo immane. Non riusciva a togliersi dalla testa quell'unico ricordo, appena chiudeva gli occhi vedeva il viso dell'arciere che le sorrideva. Si era aggrappata a quell'unica cosa nitida nella sua testa con una disperazione assoluta, era l'unica cosa che le dimostrasse che lei avesse un passato, che lei fosse viva. Alzò nuovamente il capo e di nuovo notò del sangue sulle sue mani. Pensò distrattamente che avrebbe dovuto fermare il sangue dalla ferita sulla sua testa, ma dopo poco se n'era di nuovo dimenticata. Si sentiva stordita, annullata. Tornò a concentrarsi sull'arciere, ignorando il mal di testa martellante. Il suo era il primo nome che le era venuto in mente dopo il proprio, perchè? Certo, quella volta le aveva salvato la vita, ma non doveva essere stato il loro ultimo incontro, giusto? Non poteva. Sospirò profondamente e poi chiuse gli occhi, cercando di trovare altri ricordi. In parte per scoprire dove fosse e perchè fosse lì, in parte perchè in cuor suo sperava di poter rivedere di nuovo quel misterioso Clint...
 

 

 

"E' passato quasi un anno, Clint. Lo so che è difficile fidarsi di me, però cosa devo ancora fare prima che Fury mi lasci partecipare alle missioni, o almeno mi tolga i cani da guardia che ho perennemente intorno?"

"Onestamente, Romanoff, spero che May non ti abbia sentito chiamarla cane da guardia."

Lei non potè fare a meno di sorridere tra sè e sè.

"Non preoccuparti, Natasha. Diventerai presto un'agente... Ormai il fatto che io sia il tuo AS sta diventando veramente ridicolo, mi stendevi già all'inizio. Se conosco il direttore, vuole solo essere sicuro di potersi fidare di te, sai, sarebbe pericoloso rischiare di lasciare a piede libero un'assassina che ha battuto ogni record di addestramento SHIELD dai tempi... Beh, credo dai tempi di Carter."

Lei sospirò e si appoggiò alla sbarra di metallo che la separava da un tuffo in mare. Il massimo che le concedessero erano le ricognizioni e quella via mare di quel giorno le sembrava francamente persino più inutile del solito. Clint si mise accanto a lei, dando le spalle al mare e guardando verso l'interno della barca. Rimasero un po' così, lei a guardare il mare con il vento che le scompigliava i capelli, lui con le braccia conserte a scambiare cenni di saluto con gli agenti che gli passavano davanti. Proprio quando stava per dirgli che sarebbe andata a cercare May per vedere se ci fosse qualcosa da fare, vide l'acqua incresparsi a poca distanza. Si sporse lievemente. Era un sottomarino. Non sapeva che lo SHIELD avesse mandato un appoggio... Fece per avvertire Clint, quando una piccola parte di esso venne a galla e da una botola uscì la figura sottile di una mitragliatrice, puntata verso di loro.

"Giù!" Urlò e si gettò su Clint appena in tempo per evitare i proiettili che sfrecciavano sopra le loro teste. La maggior parte degli agenti che erano dietro di loro non furono altrettanto fortunati. Solo allora si accorse di essere praticamente sdraiata sopra a Clint, che la fissava stupito.

"Tutto bene?" Le sussurrò.Lei annuì e si spostò da lui, per stendersi al suo fianco ad aspettare che la pioggia di proiettili cessasse.

"Natasha, ascoltami. Appena finisce dovranno cambiare la ricarica. Avremo circa venti secondi per correre per il ponte. Vai dritta da May, okay?"

Lei lo guardò con un'espressione esasperata. Possibile che non potesse essere utile, che dovesse andare lontano dall'azione ad aspettare che tutto finisse? Annuì, controvoglia. Aspettarono ancora un po', poi finalmente i proiettili si fermarono. Si alzarono di scatto e iniziarono a correre per il ponte, mentre degli agenti si schieravano lungo tutto esso con i fucili puntati. Clint prese l'arco, che qualcuno gli aveva portato, e si fermò con loro. Lei gli lanciò un'ultima occhiata, piena di invidia, e continuò a correre. May, impassibile come sempre, la stava aspettando all'interno.

"Resta qui Romanoff, intese? Avranno bisogno di una mano là fuori."Di nuovo, si ritrovò costretta ad annuire. Non era mai stata una persona che seguiva gli ordini, ma se voleva entrare nello SHIELD non poteva permettersi il lusso di ignorarli. Guardò in silenzio May che usciva e si maledisse per non averle chiesto nemmeno un'arma. Fortunatamente sapeva come arrivare alla cabina di comando, dove c'era una vetrata antiproiettile dall quale si poteva vedere tutto il ponte. Si affacciò e vide che gli agenti erano riusciti a distruggere la mitragliatrice, ma i nemici stavano iniziando a tentare di salire sulla nave. I suoi compagni li respingevano come potevano, ma erano numericamente inferiori. Vide May respingere quelli che cercavano di salire sul ponte dal lato destro. Cercò Clint con lo sguardo, ma non lo vedeva da nessuna parte. Si sentiva totalmente impotente. Mentre lei era lì chiusa a guardare il sangue continuava a scorrere da entrambe le parti. Resse ancora dieci minuti, poi vide Clint. Aveva finito le frecce ed era accerchiato da quattro o cinque agenti nemici, fortunatamente disarmati. Ma lui era comunque da solo. Al diavolo, si disse. Uscì di corsa dalla porta, ma venne subito bloccata da un nemico. Alzò gli occhi al cielo. Evitò il proiettile che quello aveva già sparato e gli fece perdere l'equilibrio. Prima che facesse in tempo a rialzarsi lei gli aveva già rubato la pistola di mano. Non sparò, ma aspettò che questi si rialzasse per fargli di nuovo perdere l'equlibrio, stavolta verso il mare. Non intendeva sprecare pallottole, avrebbe lasciato il lavoro alle eliche della nave. Corse a perdifiato verso il ponte, gettando ancora un paio di uomini in mare e lasciandone un altro svenuto a terra. Arrivò sul ponte e di nuovo iniziò a cercare Clint con lo sguardo. Lo scorse da lontano. Era impegnato in un corpo a corpo con quei cinque agenti e, malgrado si stesse difendendo egregiamente, era ridotto piuttosto male. Lui la vide. I loro occhi si incrociarono per un attimo, giusto il tempo necessario perchè un proiettile che gli trapassasse il fianco. Uno degli agenti che lo stavano attaccando ne approfittò per tirargli un pugno. Perse l'equilibrio e cadde in acqua. Lei urlò un "No!" e senza pensarci sparò a bruciapelo a tutti e cinque gli agenti che prima lo stavano circondando, prima ancora che loro si accorgessero della sua presenza a pochi metri. Corse verso la ringhiera, scavalcando i corpi. Si affacciò per cercare traccia di Clint in acqua. Niente. Di colpo si sentì tirare da dietro.

"Lascialo andare, Romanoff. Per lui è troppo tardi. Torna dentro, non saresti nemmeno dovuta venire"May la stava guardando con la sua solita faccia impassibile. Quando lei era arrivata allo SHIELD, May le era stata assegnata come secondo AS e si vedeva lontano un miglio che non approvava la sua presenza lì. Eppure, con il tempo, avevano scoperto di avere diverse cose in comune, ed erano arrivate persino ad essere ciò che più vicino ad "amiche" due persone come loro potessero diventare. Però appena c'era del lavoro da fare, May indossava di nuovo la sua maschera e non guardava in faccia nessuno, tranne forse Coulson.

"Non intendete fare niente per aiutarlo? Siete lo SHIELD e lui è uno dei vostri migliori agenti! Non è un'organizzazione basata sul salvare le persone?" Disse lei incredula.

"Esatto. Quindi non ha senso sprecare altre vite per un agente che tanto ormai è già spacciato. Ed è anche un'organizzazione basata sul seguire ordini, Romanoff, quindi ti conviene rientrare se ci tieni ancora a farne parte."

"Vorrà dire che dovrete fare a meno di me." Senza aggiungere altro si tuffò. Sentì in lontananza la voce di May che la chiamava, ma non le importava. L'acqua era fredda, ma d'altra parte non era nemeno primavera. I vestiti si impregnarono subito e diventarono pesanti, anche se lei se ne accorse appena. Intorno a lei l'acqua era scura, non vedeva quasi niente. Socchiuse le palpebre nel tentativo di migliorare la situazione. Vide una scia rossa passare davanti ai suoi occhi. Sangue, pensò. Sentì sulle labbra il suo sapore metallico. Cercò di seguire la scia, lottando contro la corrente. D'un tratto, lo vide. Stava inesorabilmente andando verso il fondo, in balia della corrente. Era pallido, dal fianco il sangue usciva ancora copiosamente e aveva gli occhi semichusi. Non dava alcun segno di coscienza. Nuotò verso di lui più veloce che poteva. Afferrò il suo braccio e risalì a fatica verso galla. Sentiva l'ossigeno mancarle sempre di più e non osava pensare quanto ne potesse rimanere a Clint, in acqua da molto più tempo di lei. Sentiva che i polmoni le stavano per scoppiare, ma continuò imperterrita a nuotare verso l'alto, aggrappandosi alla speranza che la luce sempre più vicina le offriva. Finalmente arrivò a galla, portando Clint con sè. L'aria tornò a girare nei suoi polmoni. Perchè non aveva mai notato quanto fosse piacevole respirare? Fece appena in tempo a sentire Clint dare un lieve colpo di tosse prima di sentire qualcosa stringersi sulla sua caviglia e trascinarla di nuovo verso il basso. Confusa, abbassò lo sguardo: era uno degli agenti che aveva buttato in acqua. A quato pare, lo aveva fatto cadere a troppa distanza dalle eliche. Cercò di divincolarsi dalla presa, ma più lei provava a liberarsi più lui stringeva. Si agitò un po', scoordinatamente, nel tentativo di risalire. Dopo poco, sentì le forze venirle meno. Guardò verso il basso. Il suo assalitore sembrava aver ossigeno a sufficienza. In un ultimo disperato tentativo cercò di tirargli un calcio in faccia con l'altro piede. Miracolosamente, riuscì a colpirgli la mascella e lui allentò un po' la presa. Un altro calcio, e riuscì a rompergli il naso. Un terzo, e l'uomo svenne, lasciandola definitivamente libera. Cercò di risalire, a fatica, ma si sentiva debole, non riusciva a muovere le braccia e le gambe velocemente quanto avrebbe voluto. Mancavano ancora diversi metri prima di arrivare a galla. Capì che non ce l'avrebbe mai fatta. Smise di lottare. Pensò che in fondo non era un brutto modo di andarsene, nell'oceano... Aveva qualcosa di affascinante. E in più se ne sarebbe andata dopo aver salvato un amico, quindi non sarebbe stato un sacrificio vano. Sorrise tra sè, mentre sentiva che le palpebre si facevano pesanti... Tutto a un tratto una mano comparve a poca distanza dal suo viso, tesa verso di lei. Ci mise diversi secondi per costringere il suo braccio ad alzarsi e le sue dita stringersi intorno ad essa. Ancora una volta si sentì trascinare, ma questa volta verso l'alto, verso la salvezza. L'aria fredda la investì nuovamente, ed era la sensazione più bella del mondo. Inspirò a pieni polmoni, ansimando un po'. Si accorse di avere ancora la mano stretta al braccio di chiunque fosse venuto in suo aiuto. Si girò. Ancora pallido e ansimante, Clint le stava rivolgendo un debole sorriso. Le venne d'istinto, lo abbraciò. Lui ricambiò l'abbraccio.

"Tutto a posto?"Lei annuì. Da sopra di loro videro affacciarsi il viso imperscrutabile di May. Senza dire niente, lanciò loro una corda. La afferrarono, e vennero issati a bordo. Appena furono sulla nave, si lasciarono entrambi cadere a terra, uno di fianco all'altra. Le loro dita erano ancora intrecciate, ma nessuno, nemmeno loro, sembrò farci caso.

"Lui è ferito, portatelo in infermeria." Ordinò una voce indefinita. Sentì la mano di lui scivolare via dalla sua. Dopo un po' riuscì ad alzarsi. May la condusse in una cabina e le portò un paio di pantaloni asciutti e una felpa, insieme a un asciugamano. La ringraziò, ma May non disse una parola. Aspettò che uscisse e si tolse i vestiti fradici. Indossò quelli asciutti e caldi. La felpa era enorme, ma era meglio così. Portava il simbolo dell'aquila dello SHIELD. Si lasciò cadere sul letto della cabina e si appoggiò al muro. Prese l'asciugamano e inziò distrattamente ad asciugarsi i capelli, che avevano già iniziato a fare i ricci rossi spettinati che si creavano quando si asciugavano da soli. Passarono i minuti, e si sentì bussare alla porta.

"Avanti" Disse, a mala pena udibile.Clint entrò, ancora pallido e un po' barcollante, ma con un piccolo sorriso stampato sulla faccia. Si sedette di fianco a lei, appoggiandosi anche lui al muro. Anche lui indossava una maglietta diversa, asciutta, sempre con il simbolo dello SHIELD sopra. Era bianca, e si intravedeva facilmente una benda all'altezza della vita.

"Hey." Mormorò

"Hey." Rispose lei.

"Non ti ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita, Nat."

Lei si girò verso di lui con un'espressione divertita.

" 'Nat' ?"

"Natasha è troppo lungo... Nat è carino"

Lei sorrise. 'Nat'. Le piaceva.

"Non c'è di che, Clint."

Rimasero un po' in silenzio, guardando verso la porta, tutta lo stress della giornata a pesare sulle spalle.

"Beh... Non è stato male lavorare con te, anche se non diventerò un'agente."

"Perchè dici questo?"

"Beh, ho disobbedito agli ordini... Prima uscendo dalla cabina di comando, poi tuffandomi per cercare te. Non ho superato il test, non diventerò un'agente."

"Spero che tu stia scherzando Romanoff. Perchè la prima cosa che farò appena metterò piede a terra sarà andare dritto da Fury a dirgli che se non ti fa diventare un'agente all'istante mi licenzio."

A lei venne da ridere.

   
 
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