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Autore: Giushijps    29/06/2015    1 recensioni
"Che cosa vuoi fare della tua vita?" È la domanda che tutti continuano a porre ininterrottamente a Reina ma lei, beh, lei ha solo diciott'anni, qualche amico, un cuore spezzato e tanta, tantissima paura del futuro e trovare una risposta a quella domanda è forse l'ultima cosa a cui pensa. Come si fa a pensare al futuro quando tutto ciò che si vuole è poter riavvolgere il nastro della propria vita per tornare indietro nel tempo? Forse, capirà col tempo, basterà solo riuscire ad andare avanti, senza rimpianti, cominciare una nuova vita.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so da quanto sono sdraiata qua, potrebbero essere passati mesi o anche anni e io non ne sentirei la differenza. Sono coperta interamente dal piumone bianco e, non importa quanto caldo faccia, non ho intenzione di scoprirmi, alzarmi ed eventualmente uscire di casa per, che so, riprendere a vivere?
Infondo che senso avrebbe? Ho faticato così tanto per costruirmi questo mondo surrealmente calmo, silenzioso e lontano da tutto lo schifo che mi circonda di solito.
Sento la suoneria del cellulare squillare, forse per la quinta volta questa mattina, ma come di consuetudine ignoro la chiamata e aspetto solo che la quiete torni a dominare tra quelle quattro pareti.
"Cosa vuoi farne della tua vita?" mi chiedo in soffio. Ho sentito quella domanda troppo spesso e, ogni singola volta, mi disgusta e spaventa allo stesso modo: non ho nessuna opzione tra cui scegliere, non ho futuro, non ho nemmeno una vita.
Sono nervosa e le mie dita stanno risentendo delle mie innumerevole frustrazioni, vorrei riuscire a smettere di pensare, forse dormire servirebbe o forse no, non lo so, non so niente.
Qualcuno bussa alla porta di camera mia, "Ti rendi conto di essere chiusa lì dentro da una settimana?". La voce di mio padre è dura e ferma come non l'ho sentita mai, sono riuscita a fare incazzare Gandhi, ottimo.
"Mhg." mugugno senza nemmeno sapere cosa diavolo volessi comunicare provocando ancora più rabbia nel mio interlocutore, "Ora, o ti alzi immediatamente e corri a farti un doccia, oppure sarò costretto a sfondare questa stramaledetta porta e a trascinarti per i capelli sotto la doccia e no, non sto scherzando: è un ultimatum." dice sull'orlo di far esplodere l'intero vicinato solo per annientarmi e lo ammetto, questo un po' mi terrorizza.
Mi rigiro indecisa nel piumone: non voglio alzarmi, dannazione.
"Reina!" mi chiama bussando nuovamente alla porta con più forza facendomi definitivamente capire che non ho alcuna scelta se non quella di rispondergli con un "Okay, hai vinto." togliendomi distrattamente il piumone di dosso
Appena mi muovo, sento la mia schiena scrocchiare e, Dio, credo che per un dolore del genere si possa anche morire. Mi alzo lentamente dal letto e quando vedo la mia immagine riflessa sullo specchio appeso alla porta asserisco che l'idea della doccia non è così maligna.
"Sto aspettando." si lamenta mio padre facendo alzare i miei occhi al cielo.
Arrivo alla porta con passo svogliato, non ho mai avuto così tanta ansia di aprire una porta, nemmeno quando per il mio sedicesimo compleanno, cosciente della festa a sorpresa che i miei amici mi stavano segretamente e con dedizione preparando da mesi, dovetti entrare in soggiorno fingendomi totalmente stupita e ignara della cosa, inutile dire che nessuno credette al mio falsissimo "Wow, non me lo aspettavo proprio.".
Mentre giro la chiave nella serratura le mie mani tremano e mi sento tremendamente stupida per questo, uscire da quella camera è diventato così spaventoso per me? È talmente insensato.
Esco dalla stanza e affianco mio padre, "Contento?" sbuffo. 
Non risponde alla mia domanda e mi guarda tra il disgustato e l'inquisitorio, poi storce il naso e "Puzzi." dice prima di andarsene a di lasciarmi sola nel corridoio beige.
Mai come in questo momento mi sento sporca e non intendo esteriormente, ma in profondità, sotto pelle.

Mi trascino in bagno lentamente, ferita dell'orgoglio e nell'anima, sbadigliando e grattandomi dietro la testa di tanto in tanto, e arriva di fronte alla doccia il mio sguardo si fa nettamente più buio di quanto già non fosse: sono sempre stata quel genere di persona che sotto il getto rilassante dell'acqua lascia spazio ai propri pensieri e no, quello non è decisamente ciò che voglio ora, non voglio pensare a niente ma, al contrario, desidererei dimenticarmi di tutto, in un battito di ciglia vorrei potermi scordare di chi sono.
Mi disfo dei miei abiti gettandoli malamente del cesto dei panni da lavare e, riluttante, giro la manopola dell'acqua per azionarla; chiudo gli occhi e mi concentro sul dolce e rassicurante suono dello scrosciare dell'acqua aspettando che quest'ultima raggiunga la giusta temperatura canticchiando una lenta e soave melodia. Controllo con una mano che l'acqua non sia né troppo calda né troppo fredda e, una volta dentro la doccia, dimentico ogni mio buon proposito lasciando che i miei pensieri scorrano proprio come la fresca acqua sulla mia pelle. È inevitabile: la mia mente ha già formulato mille e mille immagini e ricordi e ovviamente le mie riflessioni non possono che riguardare quell'unica persona di cui non vorrei assolutamente occuparmi.
"Che cosa stupida è l'amore?" soffio, forse per la centesima volta quella settimana, versandomi un po' di shampoo sulle mani per poi iniziare a massaggiarmi i lunghi capelli, "È inutile, semplicemente inutile." continuo il mio discorso incurante del fatto che se qualcuno mi sentisse parlare così seriamente a me stessa mi prenderebbe sicuramente per pazza; certo però il mio ragionamento non fa alcuna piega, nossignore: l'amore è solo una grande fregatura e purtroppo l'ho imparato a mie spese.

Matthew Reyes, ecco a chi ho dovuto versare l'importo, il ragazzo più bello sulla faccia di questa devastata terra.
La mia cotta per lui ha origine primordiale, credo di aver amato i suoi occhi e le sue labbra sottili in ognuna delle mie vite precedenti ed è anche molto probabile che in tutte quelle vite, come anche in questa, lui non mi abbia ricambiato neanche per secondo, nemmeno per sbaglio.

Mi pettino i capelli con foga e rabbia mentre "Tredici anni!" quasi urlo "Tredici lunghi anni passati a venerarlo manco fosse un Dio greco.. Ah, ma chi voglio prendere in giro? Lui è un Dio greco." mi ritrovo ad ammettere perché, maledetto il mondo, per quanto io possa essere arrabbiata, lui rimane comunque una meraviglia, uno spettacolo della natura unico nel suo genere.
Ripongo la spazzola instabilmente su uno dei ripiani della doccia e recupero il bagnoschiuma alla vaniglia, il mio preferito, per versarlo lentamente sulla spugna viola.
"Perché devi essere così bello? È più dura rinunciare a te, se sei così bello." piagnucolo imbronciandomi come farebbe una bambina a cui hanno appena rivelato che Babbo Natale non esiste e diavolo, è così triste quando succede.

Ho amato Matthew esattamente per 4742 giorni.

Avevo cinque anni quando lo vidi la prima volta: un berretto blu in testa e un sorriso furbo e contagioso disegnato sul viso a caratterizzarlo, "Ciao, sono Matt, hai dei begli occhi, posso giocare con te?" si era presentato mandando le mie guance a fuoco e, per la prima volta, lasciando senza parole la piccola e logorroica Reina.
Ricordo di aver pensato che somigliasse ad un principe, con i capelli luminosi come il sole e gli occhi azzurri come il cielo d'agosto; peccato però che la vita non è una cartone Walt Disney e la povera Cenerentola, se va al ballo per tornare a casa a mezza notte, viene soprannominata "sfigata" da tutto il reame: siamo in America ed è il 2015, il quarterback della scuola deve necessariamente stare con una cheerleader platinata, è legge. Inoltre, se la suddetta finta bionda è munita di un cervello avente una grandezza inversamente proporzionale a quella del seno, beh, allora siamo a cavallo: dame e messeri, vi presento sua maestà la regina, Hannah Moore.

Matthannah è il nomignolo con cui li hanno soprannominati e, per quanto io odi ammetterlo, suona schifosamente bene: loro sono i Brangelina del liceo e questo è alquanto doloroso e nauseante per la sottoscritta.

Dal momento in cui si sono messi insieme -- due mesi e otto giorni -- a scuola non si è sentito parlare d'altro e, devo ammettere, mi ritengo piacevolmente sorpresa dal fatto che i professori, anziché cominciare anch'essi a blaterare di quanto quei due siano "estremamente adorabili", abbiano continuato a svolgere le lezioni normalmente. Comunque, presa da un momento di ingenuità, ho creduto che quando la scuola sarebbe finita la questione si sarebbe chiusa esattamente come i cancelli della St. Patrick High School ma, al contrario, la situazione non ha fatto altro che peggiorare: il ballo di fine anno è stato una coltellata in pieno petto! Non che non mi aspettassi che la coppia dell'anno venisse nominata come "Re e Reginetta del ballo" ma, cavolo, di certo la proposta di fidanzamento durante l'incoronazione non era cosa attesa, soprattutto non piacevolmente e a braccia aperte.

Fermo il getto dell'acqua ancora accigliata ed esco dalla doccia mentre "Hannah sei il mio ossigeno." faccio il verso delle parole sentite appena una settimana prima, "Spero che soffochi, idiota." commento poi cupa avvolgendomi nel grande asciugamano bianco.

Esco dal bagno e torno in camera cercando di non allagare il corridoio. Mi vesto velocemente indossando solamente un'enorme maglia rossa e blu che mi arriva a metà coscia e lascio i capelli bagnati liberi di cadere sulle mie spalle, si asciugheranno da soli, no? Infondo è il 24 Maggio. 

Scendo al piano terra e mi precipito in cucina: se c'è una cosa che mi è mancata durante il mio "ritiro spiritico" in camera, è il cibo spazzatura che costringo a far comprare a mio padre.
Oh Dio, le patatine alla paprika sono sempre state così gustose? 

" Ew, ma devi proprio girare per casa vestita in questo modo? Mi bloccherai la crescita." è il commento delizioso che quel moscerino insignificante del mio fratellastro decide di dedicarmi dopo sette giorni che non mi vede. Dovrei proprio versarci un po' di detersivo in quella sua lattina di pepsi al limone. 
"Nano, non dare la colpa a me se sei così ridicolmente basso per la tua età." rispondo con noncuranza concentrata maggiormente sulle squisite patatine che su quel moccioso di Ethan che "Perché non sei rimasta rinchiusa del tuo lager? Non mi sei mancata per niente." rincara facendomi alzare gli occhi al cielo. Gli rubo la lattina che ha tra le mani e, prima che possa anche solo pensare di lamentarsi, "Grazie." dico portandomela alle labbra per poi bere un sorso della rinfrescante bevanda, "In fin dei conti non sei così inutile come sembri." sorrido facendolo sbuffare.
"Non permetterti mai più di parlare in questo modo: mio figlio non è mai inutile." la voce ferma della mia matrigna e il sorrisetto compiaciuto che impregna le labbra del piccolo bastardo che ho di fronte mi assicurano di una cosa: per quanto questa possa sembrare la cucina di casa mia non lo è, in realtà mi trovo all'inferno.
"Certo che no, Eleanor." mi affretto a confermarle "Era solo una battuta. Sai, ironia giovanile, non puoi capire." asserisco maligna guardando i segni della sua irritazione dipingersi sul volto bianco. Chissà quante rughe le provocheranno le miei battute pungenti, ah, al solo pensiero mi sento appagata.
"Ad ogni modo," continua dopo essersi schiarita la voce "dato che non hai intenzione di fare nulla per il tuo linguaggio, posso almeno chiederti di rimediare al tuo abbigliamento? Qui ci cuciniamo e non mi sembra il caso andare in giro vestiti in questo modo.". M'immagino la sua faccia se solo sapesse che non indosso le mutande e giuro, se non fossi convinta al 1000% che quell'infame di Ethan mi denuncerebbe per aver ucciso sua madre, gliel'ho direi con l'unico scopo vederla esplodere, concretamente, di rabbia. 
"El, certo che puoi chiedermelo, puoi chiedermi tutto quello che vuoi" dico piegando leggermente la testa di lato e addolcendo la voce, "ma io ti ignorerò, sempre e comunque. Oh, ed è vero che qui si cucina ma dato che non hai mai preso in mano una pentola, posso chiederti di non usare il plurale?" concludo prendendo in braccio il pacchetto di patatine ormai semivuoto e dirigendomi fuori dalla cucina dopo aver distrattamente salutato la metà peggiore della mia famiglia.

Mi dirigo verso le scale immaginando il mio pomeriggio perfetto: io, patatine e letto, cosa si può volere di più dalla vita? Assolutamente nulla. 
"Dove credi di andare, principessa?" chiede mio padre -- che da dove è spuntato fuori, poi? -- bloccando il mio cammino verso la felicità.
"Camera." rispondo scrollando le spalle e riprendo quella che ormai sembra una scalinata verso la cima dell'Everest, "Ehi, ehi, non così in fretta." vengo infatti nuovamente ostacolata, "Perché invece non esci un po'? Che so, magari potresti andare a mangiare del cibo vero." dice sequestrando il mio preziosissimo pacchetto di patatine, "Ma.. Ma" cerco protestare prima di essere interrotta, "Katherine ha chiamato, se devo essere preciso ha stra-chiamato." ridacchia facendomi sorridere involontariamente, Kat sa essere davvero insistente a volte ma è una buona amica, la migliore.
"È preoccupata per te e lo sono anch'io." dice con così tanta dolcezza che credo mi si siano cariati i denti.
Poi fa la faccia, quella stupida e adorabile faccia da cucciolo di panda che sa fare solo lui, quella faccia. a cui semplicemente non si può dire di no. Com'è che era quello stupido spot pubblicitario? "Mai dire di no al panda.".
"Okay, okay." mi arrendo "Chiamo Kat e le chiedo di uscire, contento?" "Non c'è bisogno che la chiami, ci ho già pensato io: avete un appuntamento per pranzo al Mall of America.", lo guardo sconvolta mentre lui continua a sorridere, se non fosse per mio padre non avrei vita sociale, ci rendiamo conto?
"Assurdo." penso ridacchiando e salendo le scale.

Appena raggiunta la mia stanza, recupero il mio cellulare e appena lo sblocco noto i miliardi di messaggi e chiamate perse da parte della mia migliore amica e personale stalker.
Sorrido allo schermo pensando a quanto in realtà sia realmente felice e grata di poter uscire con la ragazza: quando sono con lei semplicemente mi dimentico di ogni problema, sono felice, rido e, ora come ora, ridere è tutto ciò di cui ho bisogno, potrebbe persino essere la mia cura. 

Mi avvicino all'armadio e decido velocemente cosa indossare dopo aver dato un'occhiata all'ora -- credo di essere in ritardo, come sempre infondo -- optando poi per una semplice maglia a righe bianca e blu e una salopette in jeans e accompagnando l'outfit con le mie fedelissime converse bianche. 

Mi trucco con altrettanta fretta, cercando di coprire con il correttore le livide occhiaie di stanchezza sotto i miei grandi occhi bruni.
Come da copione, spendo più tempo del dovuto per mettermi l'eye-liner nero, cerco di allegare le ciglia con due diversi mascara e, infine, applico del blush sulle guance. 
Una volta finito ciò che ormai sembra essere diventato un mio rito personale, raccolgo una borsa dall'armadio e inizio a riempirla con i più svariati oggetti -- solo Dio sa perché diavolo mi sto portando a dietro pinzette e tre, sottolineo tre, pomate per le mani.

"Sto uscendo ora e non so a che ora ho il bus.
Venti minuti massimo e ci sono, non arrabbiarti, so di essere di nuovo in ritardo ma oops, credo sia inevitabile.
Vero che mi ami anche se sono una ritardataria? xx, R." 
Digito il messaggio scendendo le scale e ridendo lo invio alla ragazza che sicuramente in questo momento commentando la mia persona con aggettivi decisamente coloriti.

"Io sono già qua e tu, mia adorata idiota, sei un disastro. Un totale, fottuto disastro.
Però sì, ti amo lo stesso, accidenti a te! -K."
Sorrido a quale parole dolci e mi scorgo verso la sala da pranzo per salutare la famiglia già riunita a tavola.

"Buon appetito." dico rivolgendomi solo mio padre in quanto è, senza alcun dubbio, l'unica tra quelle tre persone di cui m'importi e di cui m'interessi sinceramente: Eleanor ed Ethan sono solo dei fastidiosi sprechi d'ossigeno, "Ora esco, prima che Kat mi ammazzi davvero sta volta.".
"Ehi, tesoro." mi richiama mio padre "Sei in ritardo?" chiede facendomi annuire.
Dopo un lungo sospiro "Prendi la macchina." soffia e mi occhi s'illuminano all'istante, "Davvero?" "Non farmene pentire." sorride affettuoso mentre El mi guarda male, "Sei sicuro che sia una buona idea?" interviene assolutamente a sproposito ma fortunatamente mio padre annuisce.
Corro a lasciargli un bacio trai capelli scuri e "Grazie." affermo di cuore prima di affrettarmi a recuperare le chiavie della vettura. 

Salita al posto del conducente della jeep Cherokee bianca decido di avvisare Kat dunque digito l'ennesimo messaggio:
"Niente baci, K? Potrei seriamente offendermi.
Cooomunque, indovina? Papà mi ha prestato la macchina, dovevi vedere la faccia di quella stronza di El (godo).
In tre minuti sono da te. xx, R."

Arrivata nell'enorme parcheggio del MOA sblocco il telefono leggendo la risposta della mia amica:
"Oddio, quindi non invecchierò aspettandoti? Wow.
Tu ed El andate d'accordo come sempre mi dicono, poi mi racconti.
Ti aspetto all'entrata principale. -K.
Ps. Di baci ti riempio appena ti vedo. xxxxxxx"

La raggiungo velocemente con un sorriso ebete stampato sul volto, in una sola settimana ho sentito così tanto la sua mancanza e non vedo l'ora di riabbracciarla.
"Ehi, straniera." mi saluta raggiante venendomi incontro a braccia aperte. Ci abbracciamo e senza una ragione apparente scoppiamo in una fragorosa risata, "Mi eri mancata, cazzo." ammetto.
"Anche tu, stupida." risponde sciogliendo l'abbraccio con l'amore negli occhi.

Devo ammetterlo: Matt non è il mio unico grande amore.
Katherine Jacobs, infatti, gli fa una grandissima concorrenza: è la mia migliore amica da quando riesco a ricordare ed è sempre stata l'adorabile e coscienziosa sorella maggiore che non ho mai avuto.
Ho vissuto ogni momento della mia esistenza al suo fianco e, come tutte le vere amiche, abbiamo condiviso insieme momenti indimenticabili e, alle volte, tristi, ricordi indelebili, vacanze, sorridi e, perché no?, anche vestiti.
Quella ragazza dai capelli perennemente spettinati è l'unica certezza che possiedo nella mia vita da adolescente in continuo mutamento, tutto cambia nel corso degli anni -- i rapporti, le persone che mi circondano e anche io stessa -- ma ciò che rimane intatto e concreto è la nostra amicizia, il nostro amore reciproco, un po' come in "Night Changes." dei One Direction.

Indosso in finto broncio, "Sì, ma i mie baci dove sono?" le chiedo facendola ridere, "Vieni qui tu." dice abbracciandomi ancora e iniziando a lasciarmi baci ovunque sul viso facendomi ridere a mai volta.
"Okay, okay." la fermo "Ora basta prima che il mio ragazzo immaginario s'ingelosisca." "Non dirlo a me," sordide divertita "hai fame?" "È una domanda retorica, vero?" rispondo mentre iniziamo a camminare per l'immenso centro commerciale che, come al solito, straripa di persone. 
"Kebab?" chiede lei e, senza nemmeno pensarci, "Kebab." confermo. 
Pronta a commentare con la solita gag apro la bacca ma la richiudo quando "Non osare citare 'colpa delle stelle', non sto scherzando." mi anticipa Kat, probabilmente l'unica ragazza sulla faccia della Terra ad odiare quel libro. 

Sedute al solito tavolo della famigliare kebbabberia con di fronte il piatto ormai semivuoto -- solo poche patatine superstite sono abbandonate su di esso -- chiacchieriamo senza sosta delle più svariate questioni mentre il l'orologio continua a scorrere senza che nessuna delle sue se ne accorga.
"Nah, non puoi essere seria, è Sydney." ripeto per la millesima volta come se quella semplice frase spiegasse tutto "A qualunque persona piace Sydney. Chiunque. Voglio dire, è una città troppo figa." "Sarà ma non so, non mi convince." commenta Kat sorseggiando la sua Cola Zero.

Stiamo organizzando un viaggio o almeno questa è l'idea. In realtà non abbiamo nemmeno deciso dove andare e quando e, soprattutto, con quali soldi ma è divertente progettare di scappare così, insieme e spensierate verso terre a noi estranee con la voglia di scoprire cose nuove, ridere e vivere. 

"Terminato il college mi piacerebbe davvero fare questa cosa con te." aggiunge sorridente e io non posso fare altro che ricambiare con un sorriso altrettanto luminoso anche se alla parola 'college' il mio cuore si strige un po'. Non ho ancora deciso che facoltà da intraprendere, ho fatto diversi test di ammissione e, avendoli superati tutti, ora ho solo l'imbarazzo della scelta, peccato che non voglio fare assolutamente nulla. Non voglio andarmene di casa, allontanarmi da mio padre, da Kat e ho paura, una fottuta paura di quello che mi potrà accadere, del futuro.

Sicura che Katherine avrebbe iniziato a chiedermi cosa avessi voluto fare, "Novità sulla coppia dell'anno?" decido di chiederle un po' per sviare il discorso college è un po' perché sono realmente interessata: per quanto m'infastidisca parlare di Matt e di quella gallina che ha il coraggio di chiamare 'fidanzata', non riesco a fare a meno di pensarci e di voler sapere ogni loro passo come una vecchia pettegola.
"Vivono felici e contenti del loro castello incantato manco fossero William e Kate d'Inghilterra," racconta in uno sbuffo "ma a te non dovrebbe importare assolutamente nulla di quei due. Sei già stata abbastanza male per loro." "Ti rendi conto che è come se chiedessi ad un drogato di smetterla di farsi, vero? Lo sai cosa provo per Matt, è la mia ossessione, la mia droga.", sbuffo triste. Sarò anche stupida ma so che non dovrei dipendere così tanto da una persona, soprattutto non da lui, è così sbagliato ed insensato.. Ew, amore, inizia davvero a disgustarmi.

Kat mi guarda con apprensione come farebbe una madre, un'ottima madre, e prende una mia mano nella sua accarezzandomi con movimenti circolari e rilassanti con il pollice. 
"Non voglio perderti." sussurra quasi impercettibilmente "Non voglio che tu ti chiuda in camera tua a compiangerti da sola perché, Rere, non sei sola, okay? Io sono qui per te." sostiene facendomi annuire. Lo so, lei c'è sempre per me, nemmeno ho il bisogno di chiederglielo: lei c'è e basta, pronta ad ascoltarmi, confortarmi e a dirmi parole dolci proprio come in questo momento. 
"Ti farò vivere la più bella estate di sempre, è una promessa." "Ci conto." sorrido accogliendola tra le mie braccia. 

Passiamo il pomeriggio a vagare al MOA entrando in diversi negozi e provandoci vestiti di ogni genere tra risate e battute sciocche.
Ci dirigiamo a parcheggio stanche quando ormai sono quasi le 07.30 pm, entrambe con un paio di sacchetti in una mano e un bicchiere di Starbuck nell'altra.
Parliamo ancora qualche minuto di fronte alle nostre auto e, infine, ci salutiamo con un lungo abbraccio.
"Domani ti chiamo e ci mettiamo d'accordo per la maratona Disney, okay?" "Assolutamente." ci accordiamo prima di salire nelle rispettive macchine. 

Finisco in un paio di sorsi il mio frappuccino al caramello poi avvio il motore dell'auto avviandomi verso casa.
Nel breve tragitto ripenso al pomeriggio passato in compagnia della mia amica è un sorriso nasce spontaneo sul mio volto, sopratutto quando la promessa di Kat si fa spazio trai miei pensieri.
"Chissà cos'ha in mente?" inizio a pensare ma vengo distratta dalle prime note di Gold Rush di Ed Sheeran, alzo il volume della radio e le dolci note provenienti dalla chitarra del rosso cantante mi allietano e rallegrano. Inizio a canticchiare e non mi smuovo dalla macchina finché la canzone non termina.

Esco dalla vettura prendendo i sacchetti contenenti gli abiti appena acquistati e il bicchiere di plastica verde e trasparente ormai vuoto continuando a sussurrare le parole della canzone che inevitabilmente mi si è impregnata nella mente.

Entro in casa trovando papà ed Eleanor seduti sul divino rosso del soggiorno a guardare un qualche programma di cucina in televisione.
"Ben tornata, principessa," mi saluta amorosamente mio padre scambiandomi per una bambina di sei anni mentre El si volta a guardarmi con uno sguardo truce, "com'è andato il pomeriggio?" "Ehi, ciao! Tutto regolare." dico porgendogli le chiavi e lasciando un bacio sulla fronte.
"Hai fatto compere?" chiede notando le buste che tengo in mano, "Solo un paio di maglie e un vestito." rispondo andando a buttare il bicchiere vuoto in cucina per poi tornare il sala, "Erano in saldo, è stato un affare senza precedenti." concludo con un sorriso soddisfatto.
Eleanor sbuffa ma cerco di non farci caso, "Sono contento per te, zuccherino." commenta papà con una sorriso trentadue denti, sollevato dal vedermi di nuovo felice, "Hai fame?" "Nope, mi sono abbuffata con Kat a pranzo e, a proposito, mi ha chiesto di salutarti." lo informo cominciando a salire le scale.
"Aw, che dolce. Ricambia." urla lui per farsi sentire facendo allargare di più il mio sorriso.

Appena entro in camera mi chiudo la porta alle mie spalle e, dopo aver distrattamente abbandonato le mie scarpe, i sacchetti e la borsa da qualche parte nella stanza, mi butto a peso morto sul letto.
Sono incredibilmente stanca ma non ho sonno e comunque è ancora troppo presto per andare a dormire.
Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a Katherine:
"Mio padre ti saluta e, probabilmente, ti sta anche ringraziando mentalmente in tutte le lingue del mondo per avermi fatta uscire di casa.
Ti ringrazio anche io, è stato un pomeriggio memorabile. xx, R."

Mi risponde all'istante facendomi ridere, probabilmente aspettava che le scrivessi.
"È stato bellissimo anche per me, mi sono divertita tanto.
Mi eri mancato come l'aria, cretina mia.
Okay, momento tenero finito: smettila di cazzeggiare e sali su wa per chattare con KatyKat. -K."

Accendo il Wi-Fi e subito scrivo alla mia amica.
Passiamo la serata a inviarci stupide foto e audio insensati.
Mi accorgo che si è fatto veramente tardi solo quando un'esausta Katherine mi saluta per andare a letto. Si sono fatte le 03.15 am e, a poche ore dalle parole di Kat, decido di credere davvero in ciò che mi ha detto: sarà un'estate bellissima nonostante tutto, voglio davvero crederci.
Mi addormento poco dopo con questi pensieri confortanti per la testa e con un sorriso dipinto sul volto.


# Saaaalve.
Se stai leggendo questo, sappi che ti amo, ti troverò e ti sposerò.
No, okay. Parlando seriamente: ringrazio chiunque sia stato così impavido da leggere questo coso.
È la prima storia che pubblico e sono super in ansia (aiut.), comunque spero vi possa essere piaciuta.
Che altro dire? Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, lasciando qualche commento maybe.
Vìvìbì 💞
xx Giulia.
   
 
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