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Autore: slanif    29/06/2015    3 recensioni
Severus/Lily, James/Lily
Passò le dita tremanti tra quei setosi capelli rossi, resi più scuri dal sangue pesto e dalla polvere, e le baciò la fronte mentre le lacrime continuavano a colare senza freno, bagnando anche il volto di Lily e lasciandole strisce di pelle pulita sulle guance. La faccia sporca di cenere improvvisamente aveva due solchi, come se anche lei avesse pianto. Come se anche lei partecipasse al suo dolore. Come se, nel lasciarlo da solo, anche lei soffrisse.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Prati Verdi Di Rinascita
di slanif

 
 
 
 
Distruzione ovunque intorno a sé. Severus non riusciva a vedere null’altro. C’era solo fumo e polvere, cenere, come se un vulcano avesse appena eruttato e sommerso ogni cosa con la sua inarrestabile potenza. Aria satura di morte riempiva i polmoni ad ogni respiro. La polvere faceva diventare neri i polmoni, la faccia, le mani, ogni centimetro di pelle scoperta. Era tutto sommerso, immobile. C’era un silenzio quasi irreale.
Ma non era stato un vulcano e le sue lava e cenere a causare tutta quella morte. Era stato Voldemort. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato che con il suo odio e la sua rabbia aveva spazzato via tutto quello che per Severus era importante.
Voldemort, con la sua inarrestabile potenza, aveva tolto la vita al suo cuore.
E non importava che lui fosse ancora lì, in piedi, vivo e vegeto. Non importava che il suo cuore, in realtà, battesse ancora. Non importava che i suoi polmoni potessero ancora inalare tutta quell’aria intrisa di morte. Non importava che i suoi occhi potessero ancora vedere tutte quelle macerie.
In realtà gli sarebbe importato solo di non inalare l’odore della morte, ma della vita; dei gigli e dei girasoli, dei fiori di campo e dello shampoo al miele che lei usava sempre. Non gli importava niente di vedere quelle macerie, perché avrebbe solo voluto vedere quella bella casa e i suoi abitanti muoversi all’interno. Anche se avrebbe fatto male, avrebbe preferito di gran lunga vedere la vita, piuttosto che la morte. Anche se quella vita implicava che lei non sarebbe mai stata sua, in una vita in cui lui non era compreso.
Ma era comunque meglio di una vita dove lei non ci sarebbe stata, perché una vita senza di lei non sarebbe mai stata via.
Avrebbe voluto che il suo cuore smettesse di battere.
Ma nonostante tutto il suo cuore batteva così forte che gli sconquassava la cassa toracica e, tendendo l’orecchio e concentrandosi su quell’unico rumore che segnalava la vita in tutta quella distesa di morte, avanzò. Un passo dopo l’altro. Un dolore più forte ad ogni rimbombo dei suoi piedi sulle tegole, il legno, il calcestruzzo. Il pavimento era talmente ricoperto dalla distruzione che Voldemort si era lasciato dietro che non si vedeva nulla. Non c’erano più materiali, colori. Era tutto grigio e bianco. Vuoto.
Il fumo si stava diradando. Lentamente cominciavano a comparire i contorni di quello che ne restava di quella bella casa in cui tante volte aveva sognato di abitare con lei. Quella casa dove aveva sognato di essere al posto di James.
James Potter, che adesso giaceva senza vita ai suoi piedi. Coperto di sangue, gli occhiali storti in faccia, ancor più sbilenchi di come li portava da vivo. Nessun sorriso sbarazzino e sfacciato a storcergli la bocca da una parte. I capelli, di solito sparati ovunque e in disordine, adesso erano appiccicati alla testa e pastosi di terra e sangue.
Nonostante tutto il dolore che quell’uomo e i suoi amici gli avevano inflitto da ragazzi, il suo cuore fece un po’ male. Perché vederlo così, senza vita, pallido come solo la morte sa renderti, era un qualcosa a cui Severus non era pronto.
Ma mai e poi mai sarebbe stato pronto a quello che trovò quando i suoi passi arrivarono in fondo, lasciandosi James alle spalle senza averlo nemmeno sfiorato. Senza avergli scansato i capelli dal viso, pulito il sangue dalla faccia.
Non aveva tempo da perdere.
Anche se in cuor suo sapeva cosa avrebbe trovato e con tutto il suo essere rifiutava l’idea, al contempo doveva sapere.
E seppe, quando arrivò.
E vide.
E il dolore che provò fu così straziante che gli incendiò il petto e l’animo. Tutto il suo corpo perse la forza e i suoi occhi, dopo così tanti anni che all’inizio neanche le riconobbe, si riempirono di lacrime piene di dolore. I suoi polmoni bruciarono per la cenere e per l’urlo che cacciò, cercando disperatamente di alleviare il suo dolore.
Unito a lui nelle sue lacrime e nell’urlare tutta la sua disperazione, in grida alte quanto i suoi urli di dolore; Harry, chiuso nel suo lettino da neonato, era aggrappato alle sbarre e lo fissava piangendo incessantemente, in gocce forti e tormentate. Da quando lui era entrato, si erano fatte più rapide e grosse, come se una fontana zampillasse giù da quegli occhi e si infrangesse sulle guance rosee e paffute.
Severus si voltò a guardare quel bambino negli occhi. Quegli occhi grandi e verdi. Quegli occhi che appartenevano a lei. A lei, i cui occhi che lui conosceva e amava sopra ogni cosa, adesso erano chiusi per sempre. Gli occhi che non lo avrebbero più guardato e che lui non avrebbe mai più potuto guardare.
«Lily…», sussurrò, ormai senza fiato né forze, allungando una mano a toccare quelle palpebre chiuse. I capelli rossi sparsi intorno a quel viso meraviglioso come un cuscino di morte. Il volto trasfigurato dal dolore. La pelle quasi trasparente, così tanto che le lentiggini sul naso erano visibili come mai prima d’ora. Le labbra rosse e gonfie erano socchiuse e sembravano tremare ancora dalla forza dell’urlo che aveva sicuramente tirato fuori nel momento della fine.
E lui non c’era. Non l’aveva protetta.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Mai.
E per finire di piangere il suo dolore e chiederle perdono se la strinse al petto più forte che poté, imbrattandosi mani e vestiti di sangue e cenere, di morte e infinito dolore. Ma non gli importò. L’unica cosa che contava era stringerla forte contro il petto, sentire ancora quel barlume di calore che emanava da essa e imprimerselo addosso, per ricordarlo per sempre. Rubare quell’ultimo calore umano e conservarlo per sempre nel cuore, nell’unico modo in cui lei sarebbe sempre stata solo e soltanto sua: nei suoi pensieri.
Passò le dita tremanti tra quei setosi capelli rossi, resi più scuri dal sangue pesto e dalla polvere, e le baciò la fronte mentre le lacrime continuavano a colare senza freno, bagnando anche il volto di Lily e lasciandole strisce di pelle pulita sulle guance. La faccia sporca di cenere improvvisamente aveva due solchi, come se anche lei avesse pianto. Come se anche lei partecipasse al suo dolore. Come se, nel lasciarlo da solo, anche lei soffrisse.
Severus la strinse di più. Ancora e ancora. E le chiese perdono. Perdono. Perdono
E mentre dai suoi occhi neri sgorgavano lacrime dolorose come l’Inferno, le sue pupille si posarono in un prato verde e all’istante capì come avrebbe fatto per farsi perdonare da Lily per non averla salvata, per non essere stato lì a difenderla quando lei aveva avuto più bisogno di lui. Quel mare verde di speranze e innocenza lo fissò mentre la bocca urlava e il sangue che colava dalla cicatrice a forma di saetta zampillava giù fino al mento. Quegli occhi… gli occhi di Lily. Lui li avrebbe protetti.
Perché Lily era morta per quegli occhi verdi e lui sarebbe morto per lei.
Magari non oggi, magari non domani, ma lo avrebbe fatto. Avrebbe difeso Harry, facendo sì che lui sopravvivesse, così come Lily aveva tacitamente espresso nel suo ultimo desiderio, difendendolo con tutto l’amore che solo una mamma può dare.
Perché lui avrebbe fatto qualunque cosa per lei.
Perché lui la amava.
Ora e sempre.
Per sempre.
 
 
 
 

FINE

   
 
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