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Autore: Malia_    15/01/2009    22 recensioni
Noia.. come ogni lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi “normali”, immobili, o forse il termine adatto poteva essere, sì.. “privi di senso”.. la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione perenne.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Scusate.. cioè chiedo umilmente perdono. Vorrei rispondere ai vostri commenti. Questa fic cresce, crescono i preferiti e anche i commentatori. E' un piacere scriverla perchè rileggo e noto tante cose di Twilight chre prima non notavo e adesso cerco di pensare a cosa possa aver provato Edward. Se si sentiva impacciato in quel nuovo sentimento, in quella nuova umanità. Ovviamente il mio Edward.. Io ringrazio tutti per gli splendidi commenti e per la voglia di seguire questa ff. GRAZIE! Come dico sempre è la mia preferita.. sìsì. Non c'è dubbio. Sono curiosa anche iodi sapere cosa succederà, spesso mi rileggo gli stessi capitoli che scrivo e ci sorrido su. Povera Malia. Risponderei, ma ho appena fatto la full immersion con un'altra fic. CHIEDO UMILMENTE SCUSA! E spero che anche questo nuovo capitolo sia gradito. (Siamo a pagina 80.. quando arrivo a 100 faccio festa.. eehehe). Malia.


Esci con me?




Fermai la mia macchina in attesa di vederla apparire con il suo pick-up. Le mie mani tremavano a contatto con il volante della Volvo. Mio dio quanto mi sentivo ridicolo. Mi stavo emozionando per una sciocchezza, peggio di un ragazzino alla sua prima cotta. Dovevo solamente avvicinarmi a lei e chiederle di uscire, non era mica una tragedia. “E se mi dicesse di no?”. Il mio cuore sembrò reagire stringendosi nel petto, non ci volevo pensare adesso. “Porca miseria quanto è difficile”. Poteva succedere di tutto, sicuramente sarebbe stata ancora arrabbiata con me, forse mi avrebbe riso in faccia, oppure peggio non mi avrebbe rivolto la parola e io sarei rimasto a guardarla sconvolto. “No” scossi la testa, tutto sarebbe andato bene. Cercai di convincermi. Sentii il rombo del suo mezzo spegnersi ad una decina di macchine lontano da me e mi sdraiai sul sedile spaventato, aveva appositamente parcheggiato lontano. “Non è un buon segno”. Mi stavo sentendo male. Era possibile per un vampiro stare così male? Aprii lo sportello facendomi coraggio e con la mia solita accortezza mi avvicinai al suo pick-up. Bella era intenta ad uscire. Era nervosa.. sbattè lo sportello mordendosi il labbro inferiore e fece cadere maldestramente le chiavi in una pozzanghera d’acqua parecchio profonda. “La mia solita sbadata..”. Pensai ridacchiando. Non aveva speranze. La anticipai.. allungai una mano prima che potesse chinarsi e afferrai il mazzo bagnandomi leggermente le dita. Lo sguardo tagliente che mi lanciò mi tolse il fiato. Con i capelli così scompigliati dal vento e bagnata dalla pioggia era bellissima, rischiavo veramente di far cadere la maschera che mi ero creato. Ero talmente emozionato che il sorriso che le lanciai mi sembrò vacuo e privo di senso. Eppure lei reagì sussultando.. “Piccolo Bambi”. Era così tenera con quel giaccone sulle spalle. Mi appoggiai al paraurti della macchina e aspettai che lei reagisse..i suoi occhi brillarono improvvisamente di rabbia repressa e mi fulminò come se fossi l’ultima persona che si aspettasse di trovare di fronte a lei.

- Ma come fai?-. Mormorò stupita e sorpresa. La punta di irritazione che sentii mi colpì come uno schiaffo, ma non mi scomposi, feci il finto tonto e mi rilassai completamente ostentando sicurezza.
- Come faccio cosa?- Giocherellai con le sue chiavi facendole pendere per un capo. Dovevo riuscire a calmarmi altrimenti non sarei riuscito a parlarle. Il suo profumo era molto forte anche quella mattina e l’aria pungente non mi aiutava, lo sentivo chiaramente dentro di me e la tentazione di avvicinarmi e annusarla era fortissima.
- Ad apparire dal nulla..-.
Bè, questa volta ero andato piano, velocità umana, perciò.. era proprio lei a non avermi notato. Ridacchiai.
- Bella, non è colpa mia se tu sei straordinariamente distratta-. La rimproverai cercando di rimanere serio. Ma era maledettamente difficile. Alle mie parole il suo viso si era imbronciato e il desiderio di accarezzarla era diventato insostenibile. Avrei voluto dirle di non preoccuparsi, che le sarei stato vicino io, sempre..
Feci cadere sul palmo della sua mano il mazzo di chiavi, che lei strinse forte a sé, e mi avvicinai cauto. Come era dolce il suo viso, così innocente.. ero proprio pazzo di lei. Abbassò lo sguardo sotto il mio, indagatore, e tremò visibilmente. I nostri corpi si ritrovarono ancora vicini e io rabbrividii, se mi fossi chinato le avrei sfiorato i capelli. “ Oddio”. Ma perché dovevo essere così attratto da lei?
- Perché l’ingorgo, ieri sera?- mormorò senza guardarmi, torturandosi le mani – Pensavo che avessi deciso di fingere che non esisto, non di irritarmi a morte-. Il suo cuore prese a correre velocemente e il suo respiro si fece più veloce. Era confusa, potevo percepirlo, e anche io lo ero. Stare vicino a lei faceva crescere in me emozioni devastanti.
- L’ho fatto per Tyler. Dovevo concedergli una possibilità-. Risposi ridendo. “Idiota come al tuo solito, complimenti”. In fondo era la verità, ma non le avrei mai confessato la mia gelosia. Ero felice di piacerle, sapevo di piacerle. “Strafottente..”.
- Razza di..-. Rispose arrabbiata. Il suo viso si avvicinò così tanto al mio che le nostre labbra quasi si sfiorarono. La mia gola bruciò impazzita e le mie narici annegarono in quell’odore meraviglioso. Fissai la sua bocca ossessivamente e la sua rabbia mi eccitò. Era un peperino..
- E non sto fingendo che tu non esista-. Sospirai sul suo volto che arrossì visibilmente e si ritirò di scatto. No, non potevo farlo. Sarebbe stato impossibile. Non facevo altro che pensare a lei, ero ossessionato da lei. Come avrei potuto fingere che lei non ci fosse.
- Allora hai deciso di irritarmi a morte, visto che il furgoncino di Tyler non è riuscito sa farmi fuori?-. Sbottò sfiorandomi il petto con le mani, come per spingermi lontano. Ebbi paura.. se mi avesse toccato non sapevo come avrei potuto reagire. Mi irrigidii e strinsi le labbra. Ancora quella storia.. “Basta, ma lo vuoi capire. Come dite voi umani.. mi piaci, ti amo, ti voglio, ti desidero..”. Mi morsi la bocca per evitare di lasciarmi trascinare dall’impulsività e riuscii a controllarmi.
- Bella, sei talmente assurda-. La mia voce uscì tagliente, fredda, indifferente. “Stupido”.
Mi voltò le spalle e si allontanò infuriata. Mi mancò l’aria.. senza lei vicino, senza la sua fragranza, non mi sembrava più possibile vivere. Mi faceva sentire vivo, umano..
- Aspetta..-. La seguii, ero a un passo da lei. Odiavo vederla darmi le spalle. Volevo che mi guardasse, che mi parlasse. Allungai una mano tentando di afferrarla, ma mi bloccai disperato. “Non puoi toccarla”. Stava fuggendo da me, avevo sbagliato, era arrabbiata.. e io stavo impazzendo. “No, no”.
Batteva i piedi furiosa nelle pozzanghere quasi correndo.
-Scusa se sono stato maleducato-. Forse le aveva dato fastidio che le avessi detto così. Anzi sicuro. Si era offesa, mi ero comportato in modo scorretto. Non mi ero reso conto di ciò che avevo detto, ero troppo preso a controllare i miei sentimenti per lei. – Non dico che non sia vero, ma è stato maleducato dirtelo, ecco-. Ma che cavolo stavo dicendo? Che pasticcio.. le cose sarebbero solo peggiorate ora. Continuai a tenere il suo passo e quando sbuffò mi sentii morire.
- Perché non mi lasci stare?-.
Bofonchiò adirata cercando di allontanarsi da me il più possibile. Dovevo cercare di riprendermi, dovevo chiederle se voleva uscire con me. Dovevo..
- Volevo chiederti una cosa, ma mi hai fatto perdere il filo del discorso..-. cominciai a ridere. Ero proprio un caso patetico, non sapevo proprio che fare, come comportarmi, da che parte cominciare con una ragazza. “Sei penoso”.
- Soffri di disordini di personalità multipla?-. Era un sorriso quello che le era apparso sul viso per un attimo? Una smorfia sincera e buffa che mi aveva fatto sussultare.
- Non sviarmi un’ altra volta-. Questa volta la bloccai e la portai a girarsi verso di me. I suoi occhi fissi nei miei.. ci perdemmo.
- Va bene. Cosa vuoi..-. distolse immediatamente lo sguardo e sbuffò incrociando le braccia al petto. Con gli stivali picchiettava sul terriccio e sembrava avere piuttosto fretta di andarsene. “Non mi freghi occhioni nocciola”.
-Mi chiedevo se sabato prossimo.. hai presente, il giorno del ballo di primavera..-. Che inizio imbecille.. mi guardava con gli occhi sbarrati, incredula, e mi fermò prima che potessi finire.
- Mi stai prendendo in giro?-. Era così confusa dal mio comportamento che sorrisi divertito. “Che sciocca che sei, non l’hai ancora capito?”.
La pioggia ricominciò a cadere improvvisa e mentre ci fissavamo notai un’emozione profonda chiuderle la gola e farle battere il cuore più velocemente.
- Per cortesia, posso finire di parlare?-. Le chiesi gentilmente, continuando a ridere. La osservai stringere le labbra e chiudere i pugni. Chissà se avrebbe avuto veramente il coraggio di mollarmi uno schiaffo..
- Ti ho sentita dire che quel giorno hai in programma di andare a Seattle e volevo chiederti se accetteresti un passaggio..- Spalancò la bocca indicandomi e, ormai zuppa come un pulcino, mi osservò sotto shock. “Ops.. ho fatto danni”.
- Cosa..?-. Si avvicinò a me inaspettatamente tentando di capire cosa le stessi dicendo.
- Vuoi un passaggio fino a Seattle?-. Mi feci serio. Avrebbe accettato? Il nervosismo prese il sopravvento su di me e la mia mente cominciò a vagliare tutte le risposte negative che avrebbe “dovuto” darmi.
- Da chi?-. mi chiese disorientata. Non poteva non aver capito.
- Da me, ovviamente..-. Sospirai. Non ero certo di poter rimanere calmo e forse la mia voce suonò un po’ innaturale, terribilmente lenta. Ma volevo essere certo di poter frenare le mie emozioni.
- Perché?-. Già, domanda perfetta. Cosa diavolo avevo intenzione di fare? Le stavo chiedendo di uscire con me per.. “Voglio stare con te, vicino a te..sentirti mia”.
- Bè, avevo intenzione di fare un salto a Seattle nelle prossime settimane e, onestamente, non sono sicuro che il tuo pick-up possa farcela-. Questa volta mi ero superato. Anche mentire.. da quando avevo cominciato a raccontare bugie? Era molto più semplice dirle che volevo passare del tempo con lei. “Ed, se non ti complichi la vita, niente eh?”.
- Il mio pick-up funziona più che bene, molte grazie per l’interessamento-. Storse la bocca gelidamente e tornò a girarsi. I capelli fradici, il giacchetto zuppo, ricominciò la sua corsa verso il portico, ignorandomi completamente. Non lo sopportai e non mi diedi per vinto.
- Il tuo pick-up ce la fa anche con un solo pieno di benzina?-. Bene, era accertata la mia stupidità.. ma invece di continuare a provocarla non potevo solamente dirle che mi sarebbe piaciuto starle vicino? Invece mi stavo aggrappando alla possibilità reale che quel catorcio non ce la facesse, facendola infuriare ancora di più. Se mi avesse detto di no, lo avrei proprio meritato. Non avevo parole per esprimere quanto fossi ottuso.
- Non credo siano affari tuoi-. Mi rispose piuttosto irritata. Se solamente si fosse fermata..
- Lo spreco di riserve non rinnovabili è affare di tutta la comunità-. “Edward non ci sai proprio fare con le donne, datti all’ippica”. Mi stavo odiando profondamente. Possibile che parlare con lei fosse per me un’impressa impossibile? Dicevo cose senza senso, e nemmeno con l’intento di farla ridere. Ridicolo..
- Seriamente, Edward..-. Trattenemmo il respiro entrambi. Il mio nome pronunciato da lei mi fece tremare. E questa volta non stava dormendo.. – non riesco a seguirti. Pensavo non volessi essermi amico-.
“No, infatti. Ora il vampiro che prima cercava di evitarti vuole essere molto di più..”. Mi maledissi. Io volevo proteggerla, ma ero qui a supplicarla di stare con me, non volevo che si innamorasse, ma la imploravo di starmi vicino. “Cullen deciditi”.
- Ho detto che sarebbe meglio se non diventassimo amici, non che non voglio-. Era definitivo. Io, Edward Cullen, ero impazzito, il mio cervello era andato in black-out. Ma come potevo dirle in modo chiaro che la mia natura era pericolosa per lei, ma che il mio cuore era soltanto suo? Avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. Ero suo, le appartenevo. Non esisteva nient’altro che lei.
- Oh, grazie, adesso è tutto molto più chiaro-. Si fermò di nuovo sfidandomi con quegli occhi profondi e sinceri. Respirai. Sapevo che non poteva capire, e come avrebbe potuto.. ero un mostro. Doveva assolutamente evitarmi, ora più che mai. “Ci risiamo Ed? Riprenditi”.
Ci guardammo ancora in silenzio e mi accorsi finalmente di essere con lei sotto la tettoia della mensa. Eravamo entrambi bagnati, sentivo i vestiti incollati addosso e i capelli grondarmi sul viso. Mi guardava affascinata, sbattendo le palpebre e arrossendo. Era una meraviglia per i miei occhi. Mi avvicinai cauto facendola indietreggiare verso il muro e la sua pelle calda sfiorò la mia gelida.. un brivido mi attraversò. Non volevo staccarmi da lei, il suo profumo mi fece girare la testa e la salivazione aumentò. Era la mia droga..in ogni senso, la mia eroina, il mio peccato, ogni mio desiderio. Non ce la facevo più a nascondermi.
- Sarebbe più prudente che tu non diventassi mia amica..-. La sua schiena si appoggiò sul muro liscio e io mi permisi di guardarla negli occhi tanto vicino da poterle sfiorare il naso con le labbra. Aveva il cuore impazzito.. e io morivo dalla voglia di sfiorarle la guancia con la mia – Ma sono stanco di costringermi ad evitarti Bella..-. La mia voce calda e profonda la avvolse e le cercai ancora gli occhi con i miei. Non l’avrei lasciata andare, mai, mai più..mia, mia e di nessun’altro. Arrossì e schiuse le labbra timidamente.
- Vieni con me a Seattle?-. Lasciai che le mie mani le bloccassero i movimenti appoggiandosi sul muro e le sorrisi speranzoso. La vidi respirare affannosamente e annuire con il capo. “ Scorretto..”. non poteva resistermi, non avrebbe mai potuto.
- Sarebbe meglio che mi stessi lontano, sul serio-. Dissi poco convinto cercando in qualche modo di riportare a galla il mio istinto protettivo. Ma fallii. Il vampiro egoista dentro di me sperava di poterle stare accanto, di vederla sorridere solo per me, con me. – ci vediamo a lezione..-. Feci allora cercando di non pensare a cosa avevo appena deciso dentro di me. “Ti avrò..riuscirò a starti accanto, sempre”. Mi allontanai felice, consapevole che avrei passato un po’ di tempo con la donna che amavo e per la prima volta nella mia vita mi sentii rinascere, finalmente tutto aveva un senso.

   
 
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