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Autore: Aicha    15/01/2009    10 recensioni
Sophie, ventitre anni, è una ragazza vivace, brillante e creativa. Vive in un piccolo appartamento in compagnia dei suoi amatissimi libri e dei suoi amici di sempre, e la sua vita scorre tranquilla. Almeno finché Sophie non trova lavoro come assistente personale del suo misterioso scrittore preferito, E.D., e scopre che spesso le cose non sono come le immaginiamo...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Quel discorso non si scriverà da solo." ha detto, ieri, il mio capo, invitandomi a tornare a casa e aiutarlo. Ora, circa diciotto ore dopo, mi rendo conto che quel discorso non si scriverà nemmeno in due.
"E' banale, banale, banale come un mazzo di rose rosse, Sophie!" è il ritornello di Endre da circa dieci ore.
Appoggio la testa sul tavolo, esausta. "E' solo un discorso. Nessuno ci farà caso, e non sei nemmeno sicuro di vincere."
"Ne sono certo." risponde lui, continuando a camminare avanti e indietro per la stanza. Devo ammettere che mi sta innervosendo.
"Ok, ok, va bene. Rileggilo."
"E' bello sapere che ci siano persone che credono in me, e che investono nei miei libri..."
Lo interrompo, battendo la mano sul tavolo. "E' terribile." sospiro. "Io credo che tu sia eccessivamente nervoso, ecco tutto. Forse dovresti lasciar perdere il discorso e improvvisare, una volta salito sul palco. Sono sicura che le parole verranno naturalmente."
Lui sembra pensarci su, ma poi scuote la testa. "Dov'ero rimasto? Che investono nei miei libri..."
"Investono?" chiedo, mordendomi un labbro. "Stiamo parlando di libri, non di tassi variabili. E poi non stai ringraziando nessuno, voglio dire, dovresti..."
Endre mi ignora. "... e per questo posso considerare il conseguimento di questo premio come estremamente gratificante. Una gara è una gara, e l'averla vinta non può che darmi una spinta per il futuro."
"Molto intenso." commento ironicamente, alzandomi dalla sedia. "Io vado a prepararmi. Dovresti farlo anche tu, dato che mancano poche ore."
Lui annuisce. "Ho fatto arrivare la truccatrice. Sono già nel bagno degli ospiti. Ah, ecco il discorso." aggiunge, porgendomi un foglietto spiegazzato. "Mettilo nell'Armani per stasera. Io vado a farmi una doccia."
Mentre salgo verso la mia camera, osservo il foglio, su cui le parole sono tracciate da una mano rigida e dura. Non ho mai letto un discorso tanto orribile in tutta la mia vita, quindi decido di infilare un foglio bianco nella tasca dello smoking di Endre e di regalare il suo bel discorsetto alla pubelle.

"TudeviessereSophie!" esclama la mia truccatrice, che parla a una velocità doppia rispetto a quella del resto del mondo.
"In persona." rispondo, sentendomi improvvisamente lenta.
"IosonoMia!" dice, soppesando una ciocca dei mie capelli. "Belli. Belli. Belli. Castanopieno, quasicioccolato. Lucidiforti. Vabenesetelistiro?"
"Scusi?"
Mia sbuffa. "Va-bene-se-te-li-stiro?"
"Oh, certo."
Mi indica una sedia imbottita che -ne sono sicura- ieri non c'era, e strizza gli occhi contemplando la sua immagine riflessa nel grande specchio dalla cornice dorata. "Bella. Bella. Bella." dice, ma immagino che si stia riferendo a se stessa. Utilizzando un phon rumoroso e una spazzola assassina procede alla piega, scottandomi le orecchie, il collo e il cuoio capelluto in più punti. Il risultato è senza dubbio bello, ma sento un certo dolore diffuso.
"Passiamoaltrucco!" esclama Mia spegnendo il phon. Mi ronzano le orecchie. "Viso. Viso. Viso." riflette. "Unpo'pallida. Esalto zigomi." inizia a pizzicarmi le labbra. "Piene. Piene. Piene. Nonmale." sorride, massaggiandomi bruscamente le tempie e gli occhi. Ora so come si sente un pezzo di pongo. "Occhi belli. Belli. Belli. Coloracquamarina, sai?"
Sospiro. "Lo so."
Mentre Mia blatera di colori primari e contrasti, stende del fondotina sulla mia pelle con gesti esperti ma bruschi. Poi passa agli occhi, e infine mi massaggia le labbra con non so quale scrub marino e passa un velo di rossetto. Quando osservo la mia immagine allo specchio, decido che mi preferivo prima. Gli occhi sembrano più grandi, ma odio quella linea di eyeliner che sembra imprigionarli in una gabbia. E la pelle? Da quando ho una carnagione dorata e calda? E quegli zigomi da dove sono spuntati?
Qualcuno bussa alla porta. "Pronta?" è la voce di Endre. Mia apre, con un sorriso smagliante. "Uncapolavoro!" esclama, prima di lasciare il bagno.
Endre mi fissa con uno sguardo divertito. "Che fine ha fatto Sophie?"
Sollevo le sopracciglia (che, a proposito, sono più scure). "E' sepolta da qualche parte tra l'illuminante e la cipria iridescente. Mi passeresti quella salvietta, per favore?"
Lui obbedisce, aggrottando la fronte appena inizio a passarla sul viso. "Cosa fai?"
"Tolgo qualche strato di polvere." rispondo, scoprendo con piacere la mia pelle che fa capolino. Elimino accuratamente l'eyeliner nero dagli occhi e lo sostituisco con una passata di mascara, togliendo il rossetto 'rosso passione' per fare posto a un lucidalabbra in un colore naturale. Alla fine, mi osservo soddisfatta. "Così va meglio."
Endre sorride. "Quella truccatrice mi è costata più di mille euro."
Alzo le spalle. "Potevi usarli per qualcuno che ti scrivesse il discorso." ribatto, alzandomi e camminando velocemente verso la mia stanza, dove indosso il meraviglioso abito blu notte che mi scivola addosso come fosse liquido. E' perfetto, perfetto, perfetto. Un'ora con Mia e già ho l'abitudine di ripetere le cose tre volte.

Il premio Delacroix viene assegnato in un'enorme sala del Ritz, scintillante e quasi barocca, dove tanti bicchieri di champagne brillano come le statue di ghiaccio e camerieri in uniforme nera camminano elegantissimi porgendo tartine e dolcetti francesi.
Sono qui da tre ore e non ho fatto altro che sorridere, sorridere e sorridere, ridendo di tanto in tanto per evitare la monotonia.
"Che diavolo di ora è?" mi chiede per l'ennesima volta Endre, mentre manda giù un bicchiere di champagne con fare nervoso.
"Sono ancora le nove e undici, dato che sono passati meno di sessanta secondi dall'ultima volta che lo hai chiesto." sospiro, e improvvisamente mi torna in mente qualcosa. "Dov'è Lula?" chiedo.
In risposta, Endre aggrotta la fronte. "Chi accidenti è Lula?"
"Lula!" esclamo, leggermente spazientita. "La tua accompagnatrice per domani! Come mai non è ancora a Parigi?"
Il mio capo manda giù un sorso dal suo settantesimo bicchiere e ride. "Oh, quella Lula! Sophie, credi davvero che io abbia bisogno di un'accompagnatrice per la nuit dorée? Era solo una prova."
"Una prova?" chiedo, leggermente scettica.
"Ogni volta che assumo una nuova assistente -il che non capita troppo raramente- le chiedo di scegliere un'accompagnatrice per un evento. Spesso sono costretto a inventare una serata, ma con te sono stato fortunato."
Annuisco con scarsa convinzione. "E a cosa servirebbe?"
"A vedere se sei oggettiva. Non hai idea di quante assistenti hanno scelto le più brutte, temendo di vedersi sminuite. Credo sia una reazione tipicamente femminile, ma io ho bisogno di sapere che posso fidarmi della mia assistente."
Respiro l'aria della sala a pieni polmoni, lasciando che centinaia di fragranze diverse mi entrino dentro. "E di me puoi fidarti?"
"A giudicare da Lula, direi di sì. Una bomba." dichiara, senza però sorridere. "Saranno almeno le nove e mezza."
Do un'occhiata veloce all'orologio. "Le nove e tredici."
"Mi chiedo perchè non diano questo maledetto premio, e basta." dice Endre, gettando il contenuto del settantunesimo bicchiere a terra. Ma le sue preghiere vengono esaudite, perchè il presentatore della serata sale sul palco nell'improvviso silenzio generale e inizia a ringraziare chiunque e presentare una decina di uomini dall'aria importante. Uno di loro deve essere il sindaco di Parigi.
"E ora..." esordisce un altro presentatore, più basso e rotondo del secondo, con un viso da topo. "Vorrei presentare le nomination per il premio internazionale Delacroix per il miglior scrittore dell'anno!" Improvvisamente, la parete dietro di lui si trasforma in uno schermo, dove compare la foto di un uomo biondo e sorridente, che stringe in mano un suo libro.
"Thomas Johann, con Fame D'Argento."
Applausi diffusi, e la foto di una donna di mezza età che sostituisce quella del tedesco. "Judith Doe."
Di nuovo applausi. "Marco Lodoli, Christine Danton...."
Finalmente, la foto di Endre compare sullo schermo, seguita da un mugolio d'approvazione da parte del pubblico femminile. "E Endre D.! Mesdames et messieurs, il vincitore di questa sera è..."
Sette secondi. Sette secondi netti prima di tirare fuori quel maledetto nome, e comincio a sentirmi vagamente nervosa.
Il presentatore sorride, illuminando il muso da roditore. "... Endre D, con I sette peccati!"
La prima cosa che sento è un boato, applausi praticamente disperati e grida di un paio di belle ragazze, sicuramente starlette. Mi volto verso Endre, credendo di trovare gioia, sorpresa, eccitazione. Al loro posto, un sorriso beffardo e soddisfatto occupa il suo viso duro. "E' andata come doveva andare." mi dice, dandomi una pacca sulla spalla che mi sposta di dieci centimetri in avanti. E' andata come doveva andare. Che uomo adorabile.

Una volta sul palco, Endre tira fuori dalla tasca un foglietto bianco e il suo sorriso scompare senza lasciare traccia. Si avvicina al microfono e lo afferra, grattandosi la testa. "Avevo scritto un discorso." spiega, con la voce calda che riempie la stanza. "Non un gran discorso, ma lo avevo scritto. Purtroppo sono stato deliberatamente sabotato dalla mia assistente, sì, quella che se ne sta laggiù con un bel sorriso soddisfatto stampato in faccia."
Qualcuno ride, e la maggior parte dei presenti si volta verso di me. Sorridendo, saluto con la mano.
"Ad ogni modo," riprende Endre. "Probabilmente la mia fama mi precede. Non sono un uomo amabile, o simpatico, o corretto." sono stupita dal suo francese perfetto, privo di accenti o inflessioni, e dal tono di voce calmo e sicuro che sembra rapire il pubblico.
"Non vi dirò che non mi aspettavo di vincere questo premio." continua "Né che qualcuno lo meritava più di me. Ma mi è stato fatto notare che dovrei ringraziare qualcuno, in un buon discorso di vittoria. Quindi, ho riflettutto su chi potessi ringraziare. La verità? Non mi è venuta in mente una sola persona." fa una piccola pausa, respirando con calma. "Non ho mai avuto nessuno che mi incoraggiasse, che mi regalasse consigli, che mi stesse vicino. Nessuna pacca sulla spalla, nessuna stretta di mano. Nonostante questo, forse qualcuno da ringraziare c'è. Ho sempre pensato che le parole, le storie, i libri stessi abbiano il significato che siamo noi a dargli. Per cui ogni mio libro non è altro che una fusione, anzi, una reazione tra ciò che io scrivo e ciò che voi leggete. Per questo il risultato è per ognuno diverso. Ma quando così tante persone riescono ad entrare in una perfetta sintonia con le mie parole, allora capisco che devo ringraziare ogni singola persona che ha sfogliato, aperto, letto, sottolineato un mio libro, perchè gli ha regalato forza, anima; gli ha regalato una storia." Endre si schiarisce la voce, mentre il pubblico è assolutamente incantato. "Recentemente, mi è stata raccontata la storia di una bambina che ha imparato a leggere sul mio primo libro, e quella bambina, devo ammetterlo, è diventata una giovane donna meravigliosa, e mi piace pensare che una parte del merito sia mia. Devo ringraziare anche lei, e chiunque sia stato, anche in una minima cosa, cambiato da un mio libro, perchè ha contribuito a rendermi una persona migliore e a darmi uno scopo nella vita, che è quanto di più importante una persona possa avere. Quindi, grazie."
Endre scende dal palco avvolto da uno scroscio di applausi e viene verso di me scuotendo la testa. "Potrei fartela pagare." mi comunica, senza sforzarsi di sembrare serio.
"Un grazie sarebbe sufficiente." rispondo.
"Credo di aver esaurito il mio limite massimo di ringraziamenti per i prossimi dieci anni." replica lui, scostandomi i capelli dalle spalle.
Sospiro. "Tu sei il diavolo."
Endre ride, piegando leggermente la testa. "Oh, lo so!"

Innanzi tutto grazie per le recensioni, quella di S chan era meravigliosa (anche se non credo di essere poi così brava XD ma davvero un grazie infinito).
La cara Blanche è, in effetti, Blanche Ingram. Chi conosceva bene quel personaggio potrebbe anche azzardare una piccola previsione per il futuro... non andrò oltre! Amo le Bronte e soprattutto Jane Eyre, tanto che penso che in Endre ci sia un po' di Edward (ma tranquilli, non nasconde nessuna moglie).
Per quanto riguarda i nomi delle sorelle, sì, sono i nomi delle sorelle Bronte -ma non è causale-e più avanti verrà spiegato tutto per bene!

  
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