Fuggire

Quando Nana si alza dal letto è notte fonda, tutti dormono. La sera prima avevano deciso di farle compagnia tutti, e adesso dormono tranquilli, chi sul letto, chi per terra.

Non se la sente più di rimanere. Non vuole più restare e far soffrire tutte quelle persone che, in fondo, la vogliono bene. Non può, perché in ogni persona lei ricorda Ren, che se n’è andato senza dirle nulla, per sempre.

È un peso troppo grande da sopportare per lei da sola e, anche se ci sono gli altri che si sono offerti di reggerlo per lei, non vuole farsi aiutare da nessuno per orgoglio, ancora in frantumi ma sempre presente.

Si era addormentata vestita, con Hachi accanto che l’abbracciava e il suo pancione ormai evidente che le aveva rubato spazio nel letto; adesso cerca di non fare rumore per evitare di svegliare qualcuno e, soprattutto, per evitare che le facciano domande.

Vuole andare via sola, ricominciare da zero, nonostante abbia raggiunto, finalmente, ciò che desiderava da tanti anni. Vuole dimenticare, stare meglio, rinascere. E deve riuscirci sola, anche se sarà per sempre grata ai suoi compagni di vita, che l’hanno sempre sostenuta nelle sue scelte, anche a volte sbagliate.

Non accende la luce, anche se non vede nulla, e si fa guidare dall’istinto e dall’unico fascio di luce della luna che entra dalla finestra per non inciampare.

Come l’ultima volta, parte solo con chitarra e sigarette, nulla più, nulla meno.

Davanti la porta della stanza si gira un’ultima volta indietro, per l’ultima volta saluta silenziosamente tutti ed esce.

Non si volta più indietro, non si cura della reazione che avranno gli altri quando scopriranno che lei non è più con loro.

Un biglietto di sola andata il più lontano possibile, dove nessuno potrà trovarla.

Un biglietto di sola andata per il futuro, senza nessuno sguardo al passato.