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Autore: StormLight94    29/06/2015    3 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la 8x24. Se non volete imbattervi in spoiler non leggete!
Amy ha voluto prendersi una pausa per riflettere sulla sua relazione con Sheldon e quest'ultimo è costretto ad accettare la richiesta della fidanzata.
Ma cosa succederebbe se Sheldon scoprisse che Ryan Green, chimico farmaceutico e collega di Amy, ha puntato gli occhi proprio su di lei?
Troverà il modo per riconquistarla?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO TRE
Situazioni compromettenti e contratti annullati



"Problemi di scienza, scienza e progresso
non parlano forte come il mio cuore."



Sheldon si passò una mano sul viso stancamente. Non era quasi riuscito a chiudere occhio quella notte perché la sua mente non voleva dargli tregua. Continuava costantemente a riproporre immagini in cui Amy e Ryan parlavano insieme, si tenevano per mano, si scambiavano sguardi d'intesa. Gli scenari poi si modificavano e le ipotesi diventavano sempre più elaborate e più dolorose mano a mano che il tempo passava. Li immaginava mentre le loro labbra si toccavano e le mani esploravano l'uno il corpo dell'altra, arrivando ad un tipo di intimità in cui Sheldon non solo non era mai giunto da quando stava insieme ad Amy, ma nemmeno si sentiva pronto per farlo.
Mentre guardava distrattamente i fogli posti ordinatamente sulla scrivania pensò a Penny che, poco dopo aver visto Amy uscire, si fiondò nel suo appartamento e gli raccontò per filo e per segno tutto quello che lui già aveva origliato la mattina fuori dal laboratorio di Amy. Sapeva della cena e sapeva di Ryan e quando glielo disse Penny rimase sbalordita. Dopo lo straniamento iniziale, con due mani sui fianchi e l'espressione severa, gli chiese per quale assurdo motivo non si fosse precipitato a raggiungere Amy per impedirle di uscire con qualcuno che non fosse lui.
Ma Sheldon rimase immobile e debolmente le disse che non gli importava niente di loro e che potevano fare quello che volevano. Penny se ne andò incredula per tutta quell'indifferenza e quella freddezza mostrata dal fisico teorico, ma non si rese conto che in realtà stava solo nascondendo, con il suo solito tono apatico e disinteressato, il profondo dolore che stava provando in quel momento. Una persona coraggiosa sarebbe andata da Ryan per far valere le sue ragioni ed intimandolo di stare il più lontano possibile dalla sua donna, ma lui non era una persona coraggiosa, non lo era mai stato. Voleva solo far finta di niente, far finta di non sapere niente, ma non ci riusciva. Anche solo l'idea di Ryan che parlava con Amy lo disgustava. Con Stuart era stato facile, ancora non stavano insieme né tantomeno provavano dei sentimenti profondi l'uno per l'altra per cui non fu difficile intromettersi al loro appuntamento ed assicurarsi che Stuart non ci avrebbe mai più riprovato.
Ora invece era diverso.
Stavano insieme da cinque anni, avevano imparato a conoscersi e ad apprezzare sia i pregi che i difetti dell'altro e più passavano i giorni più era convinto di voler passare il resto della sua vita con lei e anche Amy lo aveva ammesso quando Sheldon aveva proposto di andare su Marte. Allora come aveva potuto mentirgli così? Come aveva potuto guardarlo negli occhi tutto questo tempo e dirgli che lo amava?
Era così assorto dai suoi pensieri che non si accorse del cellulare che incessantemente vibrava sulla scrivania. Quando finalmente abbassò lo sguardo e vide il numero di sua madre, perplesso ed incuriosito sbloccò la chiamata e si portò il dispositivo all'orecchio.
« Mamma? Che cosa c'è? » chiese leggermente preoccupato. Sapeva dei suoi orari all'università e non era mai capitato che lo disturbasse nel bel mezzo del lavoro per cui il primo pensiero fu che fosse accaduto qualcosa alla sua nonnina.
« Come vanno le cose? » chiese dolcemente la donna.
« Bene, bene...» mentì abbassando la voce di un tono. Una parte di sé si chiese perché non cercare il suo aiuto. Forse lei avrebbe saputo cosa fare, già una volta aveva sistemato le cose tra di loro. Eppure, orgoglioso com'era, chiedere aiuto a qualcuno, tantomeno a sua madre, non era concepibile.
Questa volta ci sarebbe riuscito da solo.
« Le bugie fanno piangere Gesù, lo sai vero? » lo rimproverò tuttavia senza che ci fosse biasimo nella sua voce.
Sheldon sbuffò sonoramente ed alzò gli occhi al cielo. « Immagino che Penny ti abbia raccontato tutto quindi perché non smetti di girarci intorno e arrivi subito al dunque? »
Mary fece una breve pausa. « D'accordo, hai ragione. Shelly, quello che voglio dirti è che devi fare qualcosa. Amy ha voluto staccarsi un po' da te perché ha paura che tu non voglia impegnarti seriamente con lei e che non la ritieni abbastanza importante...»
Sheldon strinse le labbra in una linea dura. Se solo avesse saputo cosa aveva intenzione di chiederle.
«...se davvero non ti interessa di Amy e Ryan, se davvero sei così convinto che Amy abbia voluto metterti da parte allora vai e diglielo. Guardala negli occhi e dille che non ti interessa nulla di lei, che non la ami più »
Il fisico schiuse la bocca per lo stupore di sentire sua madre dire quelle cose.
« Ma cosa dici? A me interessa eccome di Amy! Ho così paura che possa lasciarmi per Ryan che non ci dormo la notte! » ammise pentendosi immediatamente dopo. Sentì sua madre sorridere.
« Era proprio questo quello che volevo sentirti dire. Sono sicura che Amy ti ami tantissimo e—»
« E se così non fosse? » la interruppe. « E se lei non mi amasse più? O peggio, se non mi avesse mai amato? »
« Sai anche tu che non è così. Caro, se lei non ti avesse mai amato come dici tu l'avresti persa molto tempo fa, credimi »
A quello Sheldon non seppe replicare. Sua madre aveva ragione, come sempre del resto.
« Amy non vuole lasciarti per Ryan, fidati di me. Ma tu devi dirle tutto quello che provi per lei, senza paura » prese una breve pausa ed addolcì il tono. « È l'unico modo per riaverla con te » concluse e aspettò qualche commento da parte di suo figlio.
La risposta da parte del fisico non tardò ad arrivare. Con entrambi i gomiti appoggiati sulla scrivania e lo sguardo corrucciato abbassò la voce quasi avesse paura che qualcuno potesse sentirlo.
« Sei sicura mamma? Sei sicura che agendo in questo modo, ovvero rivelando tutti i miei sentimenti come un hippie ad un Love In, Amy tornerà da me? » chiese serio.
« Ne sono certa, solo fidati di me. Ieri hai permesso che uscisse con Ryan, ma oggi tu le farai capire quanto sei motivato a riconquistarla »
« D'accordo » disse debolmente. Sembrava molto più facile a dirsi che a farsi.
« Fammi sapere poi com'è andata » disse con tono più sollevato e con un sorriso.
« Okay...» mormorò e dopo averla salutata chiuse la chiamata. Guardò per qualche minuto il muro di fronte a sé per riflettere attentamente sulle parole di sua madre. Aveva ragione e non poteva far finta di niente.
La amava e avrebbe fatto di tutto per riaverla.
Improvvisamente carico di una nuova e inaspettata determinazione decise di cogliere la palla al balzo e, senza indugiare ulteriormente, si affrettò ad andare da Amy per fare chiarezza.

Ryan arrivò in laboratorio al solito orario. Era da ieri sera che ripensava alle strane regole che caratterizzavano la relazione di Amy con Sheldon. Non poteva credere che una ragazza come lei avesse deciso di sottostare a quelle assurde richieste per tutto questo tempo. E infatti non era felice come avrebbe dovuto, questo era palese. Se Amy fosse stata la sua di ragazza l'avrebbe resa felice ogni singolo giorno della sua vita. Mentre era nel bel mezzo dei suoi pensieri la neurobiologa entrò  e si sistemò al suo posto senza dire nulla. Lo sguardo serio tenuto fisso sui suoi appunti, l'espressione concentrata e apparentemente disinteressata a tutto ciò che non riguardasse la sua ricerca.
Come aveva potuto pensare anche solo per un momento di avere Ryan al posto di Sheldon? Si sentiva stupida a voler cambiare il suo fidanzato con qualcuno di così diverso. Se lei amava Sheldon c'era un motivo.
Alzò leggermente lo sguardo sul collega seduto nel tavolo di fronte al suo.
Doveva ammettere che però aveva un certo fascino con quei capelli biondo cenere ondulati, gli occhi marroni e gli occhiali che gli davano un'aria più seria. Forse aveva un naso un po' troppo lungo, ma doveva ammettere che era ben proporzionato al suo viso. Si formò una ruga per la concentrazione sulla fronte del ragazzo e con la penna iniziò a tamburellare sulle labbra sottili.
Sospirò leggermente. Doveva smetterla di guardare quel ragazzo, doveva ritornare a concentrarsi sul suo lavoro. E poi lei il fidanzato ce l'aveva già, geniale e straordinario come non ne aveva mai visti, per cui cosa gliene importava di Ryan?
Dopo un bel po' di tempo passato in silenzio e senza scambiarsi uno sguardo per un solo istante, il chimico improvvisamente spalancò gli occhi e appoggiò la penna sul tavolo sorridendo alla ragazza che intanto aveva abbassato la testa per non fargli capire che l'aveva osservato per tutto il tempo.
« Forse ci siamo »
« Cosa? »
« Credo di aver capito cosa stiamo sbagliando » si alzò e si sedette accanto alla ragazza mostrando un foglio con le equazioni matematiche che stavano cercando di risolvere. « Dobbiamo usare un altro tipo di algoritmo. È più complicato, ma non impossibile. Il tuo ragazzo è un fisico teorico, no? Perché non chiediamo a lui di darci una mano? »
Amy fece segno di no. « Non credo sia una buona idea » Ci mancava solo che si presentava insieme a Ryan per chiedergli un favore quando erano giorni che non si parlavano e a malapena si incrociavano nei corridoi dell'università. Non dopo lo sguardo pieno di risentimento che le aveva rivolto soltanto la sera prima a casa di Penny.
« Mmh...capisco » disse semplicemente. Poi le rivolse un sorriso accennato. « Allora troveremo un altro modo per risolverlo »
« Grazie »
« Non ti preoccupare. Posso capire quello che stai provando »
« Davvero? » chiese sorpresa. Che avesse affrontato anche lui qualcosa di simile alla sua situazione? Forse aveva qualche consiglio da darle, magari lui sapeva cosa fare.
« Sì. Tempo fa stavo con una ragazza, ma solo dopo un paio di anni abbiamo cominciato a litigare e a non andare più d'accordo. Lei un giorno ha fatto le valigie e se n'è andata senza nemmeno dirmi nulla »
« Mi dispiace » disse a bassa voce.
Ryan alzò le spalle. « Non ci parlavamo quasi più e a malapena ci sopportavamo. Alla fine doveva succedere »
Il viso di Amy si incupì. E se fosse successo anche a lei? E se Sheldon per questo decidesse all'improvviso di andarsene via da lei per sempre?
Ryan notò la tristezza aleggiare nei suoi occhi e si affrettò a dire qualcosa per risollevarle il morale. « Ma questo non significa che accadrà anche a voi! Presto tornerà tutto come prima e sono sicuro che Sheldon non partirà all'improvviso come ha fatto la mia ex ragazza senza dirti nulla » sorrideva, ma Amy non riusciva proprio a ricambiare. Voleva solo incoraggiarla un po', ma non sapeva che facendo così aveva toccato un tasto dolente. Soltanto un anno prima si era sentita abbandonata quando il fisico era partito senza premurarsi di dirlo a qualcuno, lasciandola sola per più di un mese.
« Credo sia meglio tornare al lavoro » disse apatica. Non voleva pensare a questo adesso, ne aveva abbastanza di pensieri che non facevano altro che deprimerla.
Bastò riprendere in mano la scienza e il lavoro a cui si era dedicata con passione ed entusiasmo per mesi per farle ritrovare una certa serenità. Finalmente aveva smesso, almeno per il momento, di pensare a Sheldon e di chiedersi per la milionesima volta se stava facendo la cosa giusta.
Scriveva e cancellava, scriveva e cancellava ancora. Doveva riuscire a risolvere quel maledetto algoritmo, accidenti. Improvvisamente l'illuminazione. Forse...
« Credo di aver risolto l'algoritmo » esclamò correndo immediatamente da Ryan per fargli vedere il risultato. Lui si fermò per guardare con attenzione i numeri impressi sulla carta.
« In questo modo abbiamo capito come applicare il principio attivo nel nuovo medicinale. Amy, ormai manca poco! »
« Dobbiamo solo sperimentarlo sugli animali e vedere se dà i risultati sperati. Se funziona, il nostro farmaco sulle dipendenze potrebbe rivoluzionare la medicina! »
Ryan la osservò a lungo, era entusiasta come una bambina a cui avevano appena fatto il regalo dei suoi sogni.
« L'ho sempre detto che sei geniale, Amy » disse gentilmente. Amy arrossì per i complimenti.
« Ho...ho solo risolto un algoritmo » abbassò un po' la voce.
Ryan si avvicinò prendendo con due dita il bordo della manica del camice da laboratorio della neurobiologa.  « Non ti sottovalutare. Non era affatto semplice risolvere quell'algoritmo e grazie a te possiamo finalmente avere dei risultati positivi. Sono settimane che siamo fermi »
Spostò le dita dalla manica al lato della guancia per spostarle i capelli di lato. Amy avvertì il cuore accelerare improvvisamente. Cosa stava succedendo? Cosa le stava facendo Ryan semplicemente sfiorandola con due dita?
Il chimico accorciò ancora la distanza e Amy fece un passo indietro.
Andarsene. Doveva andarsene. O almeno così il suo cervello le ordinava di fare. Ma allora perché le gambe non si muovevano?
« V-vado a portare i risultati al dottor Köhler...» mormorò voltandosi per raggiungere la porta, ma Ryan appoggiò una mano sulla sua spalla, fermandola. Il cuore di Amy batteva all'impazzata.  
 



Sheldon attraversò i corridoi quasi correndo e più di una volta rischiò di scontarsi con qualche studente o professore che sbucava fuori all'improvviso da una della aule. Riuscì perfino ad evitare quel logorroico dottor Miller del dipartimento di Geologia e un Kripke che era decisamente più in vena del solito nel voler punzecchiarlo e prenderlo in giro per qualcosa che nemmeno aveva voluto sentire. Aveva ben altro da fare al momento che dar retta a un tizio fissato con i sassi e ad un petulante fisico intelligente quanto un mollusco.
Arrivato al laboratorio dove la ragazza lavorava  aveva il fiatone. Aspettò qualche secondo per fare mente locale e pensare a come iniziare il suo discorso e, anche se non fu facile, riuscì a trovare una frase d'effetto con cui aprire il tutto. Varcò la soglia con un piccolo sorriso soddisfatto, ma appena vide la scena davanti a sé il sorriso si smorzò e se avesse avuto qualcosa in mano probabilmente si sarebbe schiantato al suolo.
Ryan teneva il polso di Amy in una presa stretta e i loro corpi erano vicinissimi così come i loro visi. Sheldon poteva chiaramente vedere le loro labbra toccarsi, così come notò le dita del ragazzo che accarezzavano il lato del volto di Amy.
« Ma cosa...? » disse Sheldon trovando non si sa come le parole che erano morte in fondo alla gola.
Amy si voltò e quando lo vide all'ingresso con gli occhi sgranati e il volto pallido come un lenzuolo, spalancò gli occhi e trattenne il respiro.
Sheldon fece un paio di passi indietro e si appoggiò alla maniglia mentre continuava a fissare entrambi con l'espressione sconvolta.
Amy si staccò con uno strattone dalla presa del ragazzo e si avvicinò al fidanzato. « Aspetta, non è come pensi! » esclamò, ma il fisico se n'era già andato dopo che le sue gambe avevano finalmente trovato la forza per muoversi.
Amy sentì il panico impossessarsi di lei. Non doveva succedere, non doveva accidenti! Non doveva vederli così. Gli corse dietro sperando di riuscire a trovarlo e di parlargli anche se era sicura non l'avrebbe ascoltata.
Lo raggiunse fino all'ingresso dell'università dove, per fortuna, non c'era nessuno che passava. Il cielo era grigio e minacciava di piovere da un momento all'altro.
« Fermati, per favore! »
Nemmeno l'ascoltava. Doveva solo uscire a prendere dell'aria e sperare che Amy si allontanasse da lui cosa che, ovviamente, la ragazza non sembrava voler fare.
« Ascoltami, ti prego! »
Dato che Amy non aveva nessuna intenzione di demordere, testarda com'era, Sheldon si fermò di colpo e la neurobiologa rallentò il passo fino a fermarsi a pochi passi dietro di lui. Una lieve pioggerellina aveva iniziato a bagnare entrambi, ma nessuno dei due parve farci caso.
« Sheldon, per favore, ascoltami » iniziò lei, ma venne subito interrotta dal fisico che si voltò di scatto e le lanciò uno sguardo carico di risentimento.
« Non hai nessuna giustificazione, Amy, nessuna. Vi ho visti in laboratorio, non puoi mentirmi »
« Lascia almeno che ti spieghi...» provò a difendersi, ma Sheldon non sembrava voler ascoltare nulla.
« Non c'è nulla da spiegare! Hai voluto prenderti una pausa da me, ieri sei uscita a cena con quel chimico da due soldi e oggi vi siete baciati. Credo che sia tutto piuttosto eloquente. Le spiegazioni sono superflue » disse duramente mentre stringeva i pugni per la rabbia. Si udì un tuono e l'intensità della pioggia crebbe infradiciando i due ragazzi in pochi secondi.  
« Non puoi giungere a delle conclusioni se non hai sentito la mia versione dei fatti » continuò lei, rabbrividendo nel sentire l'acqua scenderle lungo la schiena.
« Non voglio sentire niente. Non voglio sentire di come vi siete conosciuti, da quanto tempo vi frequentate o da quanto ti concedi a lui quando io non sono nei paraggi »
Amy sgranò gli occhi, colpita da quelle parole. « Cosa?! Io non ti ho mai tradito! Non puoi davvero pensare questo di me! »
« Invece lo penso perché da quello che ho visto oggi non mi dai altre possibilità. E chissà quante altre volte lo hai fatto senza che io lo sapessi » disse amareggiato e Amy sentì la pelle accapponarsi, non per la pioggia che la stava inzuppando dalla testa ai piedi, ma per lo sguardo e il tono di voce gelido come non aveva mai sentito da lui. Sentì improvvisamente gli occhi inumidirsi. « Aspetta, rifletti un attimo. Stai giungendo a delle conclusioni affrettate io— »
« Contratto tra Fidanzati paragrafo trentadue comma uno: recessione dal contratto...»
Amy schiuse la bocca, capendo immediatamente cosa intendesse. Lo stava pensando sul serio, non poteva crederci.
«...si può retrocedere dal contratto quando subentrano le seguenti condizioni: a) una della parti decide di trasferirsi in un altra città, Stato o Nazione e l'altra non trova alcuna motivazione valida per lasciare il proprio domicilio, b) nel momento in cui si riscontra che non c'è più alcuna affinità né intellettuale né emotiva, c) quando una delle parti compromette il lavoro dell'altra » assottigliò lo sguardo ed abbassò così tanto la voce da risultare roca. « Il contratto è da considerarsi immediatamente nullo nel momento in cui si riscontra un tradimento da una delle due parti »
Amy scosse la testa. Nemmeno se la ricordava quella parte. Era semplicemente impossibile che ci sarebbe stato un tradimento tra di loro, per questo non aveva mai avuto l'interesse di imparare quella parte del contratto. Le lacrime che a fatica aveva cercato di trattenere adesso stavano bagnando le guance, mescolandosi con le gocce di pioggia. Non voleva perderlo, non voleva lasciare il primo e unico uomo che aveva mai amato.
« No, no, per favore...sei arrabbiato e ti capisco, ma ti prego fammi spiegare » lo implorò, ma l'espressione priva di emozione sul suo viso le fece capire che non sarebbe mai stato disposto ad ascoltarla, non adesso almeno.
Sheldon non mutò l'espressione del volto, apparentemente disinteressato dalle lacrime che copiose si riversavano sul suo viso o dai singhiozzi che a stento riusciva a trattenere.
« Io e te adesso siamo semplici conoscenti » concluse superandola per ritornare in università. Il temporale smise e si riusciva ad intravedere un debole raggio di sole sbucare tra le nuvole nere. Mentre camminava sentiva il pianto di Amy farsi più intenso come se avesse finalmente tolto i freni e ad ogni singulto avvertiva il cuore e lo stomaco stretti in una morsa. Ancora una volta gli chiese di fermarsi e di aspettare, soltanto una perché una volta entrato non sentì più nulla.
Percorse velocemente i corridoi che in quel momento gli parvero molto più lunghi del solito. Incrociò Kripke sul suo cammino il quale colse subito l'occasione per tentare di fare qualche battuta per prenderlo in giro visto che poco prima non ci era riuscito, ma Sheldon gli urlò di togliersi di mezzo, lasciandolo esterrefatto ed ammutolito. Era sicuramente la prima volta che reagiva con così tanta rabbia contro di lui.
Raggiunto l'ufficio chiuse la porta a chiave e si sedette alla scrivania, ma invece di trovare un modo per asciugare i vestiti si limitò a fissare il legno della porta con occhi spenti mentre sgocciolava sui fogli che aveva davanti. Continuava a materializzarsi nella sua mente l'immagine di Amy e Ryan vicini, lui che le toccava la guancia e le loro labbra unite.
Perché gli aveva fatto questo? Non le importava dei suoi sentimenti? Come aveva potuto tradirlo in questo modo quando lui si fidava ciecamente di lei?
Sentì qualcosa di opprimente a livello del petto e strinse con forza il labbro tra i denti mentre tentava di arrestare il moto di emozioni che stavano furiosamente facendo capolino dentro di sé. Quando sentì le guance bagnarsi capì di non essere riuscito a trattenersi e che le emozioni avevano avuto la meglio. Si portò una mano sul viso per nasconderlo nonostante non ci fosse nessuno lì a vederlo.
E per la prima volta in vita sua pianse per una donna.

Amy impiegò qualche minuto prima di entrare e, asciugandosi velocemente le lacrime sulla manica del cardigan, corse subito a rifugiarsi nel laboratorio dove era sicura nessuno l'avrebbe disturbata. Stava per entrare quando avvertì una mano sulla sua spalla.
« Ehi, va tutto bene? »
Amy riconobbe subito la voce di Ryan. Con un gesto secco si staccò dalla sua presa. « Lasciami. Non toccarmi nemmeno » disse tagliente senza nemmeno guardarlo. Il chimico mollò immediatamente la presa e osservò la porta chiudersi senza poter dire o fare nulla.

~°~

« Ho paura sia successo qualcosa oggi » disse Leonard rivolgendo una breve occhiata alla bionda in piedi davanti ai fornelli mentre tentava di preparare qualcosa da mangiare.
« Perché? » chiese aggrottando la fronte a girandosi appena per guardarlo al di sopra della spalla sinistra.
« Perché quando l'ho riportato a casa oggi non ha detto una sola parola e aveva un'espressione che non gli avevo mai visto. Era un misto tra rabbia, delusione e sconforto. Non sembrava nemmeno lui »
Penny fece un cenno con la testa verso la porta. « Vai a vedere allora. Ora che ci penso non sento Amy da oggi pomeriggio »
« Tu chiamala io intanto vado a dare un'occhiata » disse alzandosi e dirigendosi verso la porta. Penny annuì e immediatamente cercò il numero della sua amica sulla rubrica. Il numero suonò a vuoto e, preoccupata, decise di andare direttamente da lei. Prese la borsa e si precipitò lungo le scale mentre mandava un messaggio a Leonard dicendogli che era da Amy. Riuscì a raggiungere la macchina senza cadere dalle scale e mettendo immediatamente in moto si avviò verso l'abitazione della neurobiologa.

Sheldon non aveva più detto una sola parola per tutto il pomeriggio e nemmeno quando Leonard gli disse che il suo ristorante preferito aveva chiuso il giorno prima rispose. Una volta giunto a casa si chiuse la porta alle spalle e si gettò sul divano dove rimase immobile per le ultime due ore. Continuava a ripensare alla scena vista in laboratorio e a chiedersi cosa avesse sbagliato in tutto questo tempo. In questo modo si spiegava perché Amy fosse tanto distratta negli ultimi mesi e perché si fosse arrabbiata tanto per una battuta su Flash detta senza nemmeno pensarci. Forse le serviva solo un pretesto per litigare con lui e avere la scusa di Ryan.
Da quanto tempo fingeva con lui? Da un paio di settimane, da mesi? O da anni?
Era stata una persona così orribile da meritarsi questo?
Eppure era lui che la ascoltava e le stava vicino quando aveva qualcosa che non andava. Era lui che la prendeva per mano e faceva tutte quelle cose da bravo fidanzato perché sapeva quanto Amy ci tenesse. Era sempre lui che l'abbracciava nei momenti in cui aveva bisogno di conforto, si prendeva cura di lei quando era malata nonostante la sua fobia per i germi e i batteri. Ed era ancora lui che le aveva chiesto di essere la sua ragazza, di averle regalato la tiara e di aver detto di amarla. Non Ryan. Ryan non aveva fatto proprio un bel niente per lei. Non la conosceva come la conosceva lui, non avevano passato lo stesso tempo insieme e scommetteva anche che nemmeno sapeva quali fossero i suoi hobby o le sue passioni. Ryan non avrebbe mai potuto capirla come la capiva lui perché non sarebbe stato in grado di comprenderla. Lui ci riusciva invece e non perché avevano passato molto tempo insieme o perché si conoscevano da parecchio, ma perché erano simili, molto più di quanto non sembrerebbe. Loro due si completavano a vicenda, ecco perché Sheldon non era mai riuscito a staccarsi da lei nonostante nei primi tempi avesse paura del legame che si stava creando tra di loro. Un legame troppo profondo per i suoi gusti, troppo forte e troppo necessario. Perché infondo, lui lo sapeva bene, aveva bisogno di Amy. Senza di lei come sarebbe ora la sua vita?
Sentì la porta aprirsi silenziosamente e il suo coinquilino, nonché migliore amico, entrò cautamente avvicinandosi poi, un po' titubante al fisico teorico. Sheldon ora era seduto alla scrivania, sguardo fisso al computer ed espressione al massimo della concentrazione. La cosa che balzò subito all'occhio fu il cassetto della scrivania completamente aperto e i fogli all'interno, solitamente sistemati in perfetto ordine, tutti alla rinfusa. Allungò il collo per vedere cosa stesse facendo e riconobbe immediatamente il famoso videogioco Minecraft.
« Che cosa vuoi? » sbottò il fisico teorico senza nemmeno voltarsi. Con il suo udito da vulcaniano non gli fu difficile sentire i deboli passi dell'ex coinquilino.
« Sto andando in fumetteria, vuoi venire? » disse per rompere il ghiaccio. Forse nel tragitto per giungere al negozio di Stuart si sarebbe aperto un po'.
« Sono già stato ieri » rispose secco continuando a premere i tasti della tastiera.
« Chiediamo agli altri se vengono qui a giocare a Dungeons and Dragons? » continuò lui sapendo già tuttavia la risposta.
« No, da quando Howard non fa più il Dungeon Master fa schifo »
« E se venissero tutti qui a cena? »
« Senti...» questa volta rizzò la schiena e finalmente si decise a guardarlo. « Non hai una moglie da cui andare? Perché non intrattieni un coito con lei invece di restare qui a disturbarmi? » disse freddamente.
« Ti stai isolando troppo ultimamente, non dovresti. Siamo tuoi amici e vogliamo aiutarti »
« Va bene seguirò il tuo consiglio. Ora esci » disse facendo finta di essere interessato a quello che Leonard stava dicendo.
« Non me ne vado finché non ammetti che hai bisogno di aiuto » insisté incrociando le braccia al petto e guardandolo con sfida.
« D'accordo, allora preparati a restare in piedi lì fermo per tutta la notte. Quanto resisterai? » si alzò e chiuse il portatile non prima di fermarsi per sostenere il suo sguardo di sfida con uno altrettanto pungente. Leonard vacillò constatando il muro che il fisico aveva deciso di costruire. Era da tanto che Sheldon non poneva le distanza tra di loro, sembrava di essere tornati indietro nel tempo. Sospirò ed iniziò a guardarsi intorno fino a quando non notò una piccola scatolina di velluto blu nell'angolo vicino al mobiletto su cui appoggiavano le chiavi. La raccolse e anche senza aprirla sapeva cosa conteneva. Si girò con gli occhi spalancati verso Sheldon tenendo l'oggetto con due dita ben in vista.
« Che cosa ci fa questo qui? » chiese guardando prima la scatolina poi il ragazzo. Sheldon non rispose, si limitò a stringere le labbra.
« L'hai lanciata vero? » Leonard si avvicinò di un passo. In questo modo si spiegava anche il cassetto aperto e i fogli alla rinfusa.
Sheldon abbassò lo sguardo iniziando a tormentare il bordo della maglietta.
« Perché? Sheldon cosa è successo? » chiese serio e con una punta di esasperazione nella voce.
Il fisico impiegò qualche secondo prima di riuscire a spiegare. « Ho...ho visto Amy e Ryan oggi...»
Leonard corrugò la fronte, iniziando già a sospettare il peggio.
«...mentre si stavano baciando » disse solo lasciando Leonard sconvolto.
« Sei...sei sicuro? Forse ti sei sbagliato »
Sheldon gli scoccò un'occhiataccia. « Non mi sono sbagliato, io non mi sbaglio mai. Erano vicini, Ryan le accarezzava una guancia...insomma facevano le stesse cose che facciamo io e lei! » sbottò.
Il silenzio cadde nella stanza. Leonard non poteva credere che Amy avesse davvero baciato Ryan, ma se lui diceva che li aveva visti non c'erano altre spiegazioni. Non pensava sarebbero giunti a tanto né che lei si comportasse in questo modo. Alla fine è vero che le persone non si conoscono mai fino in fondo.
« L'ho lasciata. Le ho detto che il nostro contratto è stato annullato e che adesso siamo semplici conoscenti » disse debolmente smettendo di stringere il bordo della maglietta e mostrando gli occhi lucidi.
Leonard si limitò a guardare la scatolina contenente l'anello. Sapeva molto bene come si sentiva, aveva provato la stessa cosa quando Priya gli disse che era ritornata con il suo ex fidanzato. Solo che lui non stava per chiederle di sposarlo, né tantomeno avevano parlato fino a poco tempo prima di progetti futuri. No, forse non sapeva come si stesse sentendo in questo momento.
« Cosa vuoi farci con questo? »
Sheldon guardò la scatolina tra le sue dita e poco dopo distolse lo sguardo, tornando a sedersi e assumendo di nuovo la stessa espressione indecifrabile che da giorni si ostinava ad indossare.
« Sbarazzatene. Non lo voglio più qui »
Leonard titubante infilò l'oggetto in tasca ed uscì sapendo che ora era molto meglio lasciarlo da solo.
Non si sarebbe sbarazzato dell'anello, lo avrebbe tenuto fino a quando le cose non si sarebbero sistemate perché lui, infondo, ancora credeva in loro. Credeva che sarebbero tornati insieme perché si rifiutava anche solo di pensare che Amy lo avesse lasciato per un altro.
E finché non avesse visto tutto questo con i suoi occhi l'anello sarebbe rimasto lì con lui.  
« Ah, un'altra cosa » disse Sheldon guardandolo intensamente per qualche secondo. « Puoi iniziare a trasferirti da Penny domani. Non occorre che tu resti ancora qui »
« Non c'è alcuna fretta, Sheldon. Posso restare qui ancora un po' se vuo—»
« Sei sposato adesso. Devi vivere con tua moglie non con il tuo migliore amico » affermò deciso. « Me la caverò anche da solo » concluse tornando a guardare il computer.
« Come vuoi » mormorò con un sospiro.
Prima di uscire lo udì dire un'ultima cosa, un solo debole sussurro rivolto più a se stesso che all'amico rimasto in piedi ad osservare la scatolina con l'aria di chi non avesse la più pallida idea di cosa fare.
« Non ne voglio più sapere di donne » dichiarò sigillando in questo modo una promessa fatta a motivo del dolore causato per essere stato ferito da l'unica donna che aveva davvero amato.
Leonard non trovò nulla con cui ribattere e si limitò soltanto ad uscire sperando che Penny sarebbe stata più fortunata di lui.

Penny salì le scale del palazzo in cui abitava con aria parecchio pensierosa. Il racconto di Amy l'aveva lasciata senza parole e quando la ragazza abbandonò la sua tipica espressione apatica per far posto ad un fiume di lacrime, Penny si sentì impotente ed inutile. Avrebbe voluto fare qualcosa per lei, ma non sapeva cosa fare se non rimanere lì e cercare di darle un po' conforto. Non poteva nemmeno prendersela con Sheldon come al solito perché in questo caso non centrava proprio nulla, anzi era forse l'unica vera vittima. Le disse che avrebbe provato a parlare con il fisico e che forse sarebbe addirittura riuscita a farlo ragionare e a convincerlo a parlare con lei per ottenere la tanto agognata spiegazione dei fatti che Amy non era riuscita a dire, ma la neurobiologa affermò con decisione che nessuno di loro avrebbe dovuto mettersi in mezzo, nemmeno lei. Quando Penny le chiese il perché le disse semplicemente che non poteva lasciar sempre agli altri il compito di sistemare le cose tra di loro e che, almeno per questa volta, ci sarebbero riusciti soltanto loro due. Sempre se Sheldon fosse effettivamente disposto a darle una seconda possibilità.
Quando giunse nel suo appartamento Leonard era lì ad aspettarla mentre seduto al tavolo mangiava svogliatamente un dolce.
« Come è andata? » chiese quest'ultimo senza alzare gli occhi dal suo piatto.
« Non bene. Amy era parecchio giù. Non l'avevo mai vista così »
« Ti ha raccontato cos'è successo? » disse freddamente.
« Sì e qualunque cosa ti abbia raccontato Sheldon non è come sembra »
« Chissà perché in queste situazioni non è mai come sembra » continuò lui stringendo poi le labbra con forza.
« Leonard...»
« Amy è una stronza. Se proprio voleva farlo poteva essere chiara con Sheldon fin da subito, senza fare le cose alle sue spalle » sbottò alzando la testa per guardarla.
« Devo raccontarti come sono andate davvero le cose, Leonard »
« Perché non lo dici direttamente a lui allora? »
« Perché vuole essere Amy a dirglielo, anche se forse Sheldon non l'ascolterà mai »
Leonard sospirò a lungo e allontanò il piatto con il dolce ancora quasi interamente intatto. « Nemmeno Sheldon sta bene. Vai tu da lui, forse con te sarà più disposto a parlare »
Penny si armò di tutta la pazienza del mondo prima di uscire dal suo appartamento. « Dovrebbero iniziare a pagarmi per tutto il supporto psicologico che offro ad entrambi » disse chiudendosi poi la porta alle spalle.
Entrò nell'appartamento dove per anni aveva mangiato da sola insieme a quei quattro ragazzi un po' particolari, dove avevano riso e si erano presi in giro a vicenda, raccontandosi segreti e confidandosi su qualunque cosa. Provò una certa malinconia a ripensare a quei momenti in cui sembrava che tutto fosse semplice e dove non c'erano grandi preoccupazioni o responsabilità. Le sembrava di essere cresciuta tantissimo in quei otto anni. Non lo aveva mai detto a Bernadette o ad Amy, ma le mancava passare del tempo solo con i ragazzi. Essere l'unica femmina del gruppo non le dispiaceva affatto, così come trovava molto più intimo restare intorno al tavolino da caffè soltanto loro cinque. Era più facile aprirsi e confidarsi quando non c'erano mogli o fidanzate presenti. Ma anche quelli erano tempi andati e li avrebbe sempre ricordati con grande piacere e con un po' di malinconia anche.
Il salotto, come la cucina, erano deserti. Sembrava non ci fosse nessuno, ma sapeva che Sheldon doveva essere lì da qualche parte. Raggiunse la sua camera dove sapeva lo avrebbe trovato rannicchiato sul letto nella stessa identica posizione in cui lo trovò quando scoprì che i risultati della sua ricerca al Polo Nord erano stati alterati dai suoi stessi amici. Lo aveva trovato così piccolo ed indifeso quella volta che non riuscì a non intenerirsi.
Bussò un paio di volte, ma nonostante non le rispose nessuno aprì la porta ugualmente e si affacciò quel tanto che bastava per dare una veloce occhiata all'interno e vedere le condizioni in cui riversava il fisico teorico.
Lo ritrovò seduto sul pavimento, schiena appoggiata al bordo del letto mentre rigirava tra le mani un modellino di un treno, quello che aveva comprato insieme ad Amy dopo un intero pomeriggio passato nel negozio di modellismo appena aperto. Amy non era stata molto entusiasta all'idea di aver speso tutto il pomeriggio in un negozio del genere, ma la felicità e la soddisfazione dipinta sul volto del fisico teorico dopo l'acquisto fu sufficiente per ripagarla di quel sacrificio.
Penny, quando intravide l'espressione spenta sul suo viso, si intenerì nello stesso identico modo di quando tornò dalla spedizione anni prima, anche se questa volta Sheldon cercava di mostrarsi più forte, come se non volesse che i sentimenti prendessero il sopravvento su di lui. Ma infondo anche lui era cresciuto in questi anni.
« Sheldon? » lo chiamò cautamente e quest'ultimo alzò appena lo sguardo per posarlo su di lei. « Come stai? »
« Non dovresti stare in camera mia. Non è permesso alle ragazze di restarci » disse senza alcuna traccia di emozione nella voce.
« Vuoi che esca allora? » chiese facendo un passo indietro ed iniziando a chiudere la porta.
Sheldon ci pensò per un paio di secondi poi sospirò. « No, resta qui »
« D'accordo » si sedette accanto a lui e si portò le gambe al petto appoggiando poi le braccia sulle ginocchia. Restarono in silenzio per un po' e nessuno dei due osò guardare l'altro. Penny osservava il pavimento mentre Sheldon il suo treno.
« Quando stavo per comprare questo modellino Amy mi ha chiesto perché ne volessi prendere un altro quanto ne possiedo già a decine. Le ho risposto che non tutti i treni sono uguali e che ogni modellino è differente da un altro anche se raffigura lo stesso tipo di treno. Il fatto che i modelli siano uguali non indica che siano uguali anche i treni. Potrebbe esserci qualche particolare diverso, anche se sembra inutile o insignificante. Così lei si è offerta di regalarmelo e quando le ho chiesto perché mi ha semplicemente risposto che quando mi fa un regalo e mi vede felice allora è felice anche lei » appoggiò il treno in parte a sé e finalmente si girò verso la bionda seduta in parte che lo aveva ascoltato con attenzione per tutto il tempo. « Come può una persona che ha detto una cosa come questa arrivare a fare qualcosa del genere? »
« Sheldon...»
« Lo ha fatto senza preoccuparsi che potessi vederla. Eravamo nella stessa università, a soli una trentina di metri di distanza. Potevo passargli accanto senza che mi accorgessi di nulla, ma il caso ha voluto invece che li vedessi. Da quanto tempo va avanti questa cosa? »
« Sono sicura che c'è una spiegazione logica per tutto...»
Sheldon piegò l'angolo della bocca in un sorriso sbilenco. « Proprio tu parli di logica, Penny? A momenti non sai manco cos'è la logica...cosa vuoi saperne? »
« Sheldon » lo rimbeccò indurendo un po' il tono. Capiva la situazione e tutto, ma non accettava che la sua intelligenza venisse insultata così gratuitamente. « Se vuoi che resto qui niente battute cattive o sarcastiche su di me, okay? »
Sheldon restò in silenzio, accettando l'accordo.
« Vorrei solo sapere perché. So che non sono stato molto gentile con lei e che spesso l'ho trattata male o con indifferenza, ma non penso di meritarmi questo. O forse sì? »
« Nessuno si merita questo, Sheldon »
« Lei era tua amica, ti raccontava tutto. Non ti ha mai parlato di questo...Ryan? »
Distese le gambe e tirò indietro la testa fino ad appoggiarla al bordo del letto. Ora guardava solo il soffitto.  « Sì me ne ha parlato un paio di giorni fa » rispose con un filo di voce.
Sheldon si incupì. Avrebbe preferito che Penny non sapesse nulla, invece anche lei ne era a conoscenza, ma aveva preferito tenerselo per sé. Di chi si poteva fidare ora?
« Ma l'unica cosa che mi ha detto è che Ryan era solo un collega e che non le interessava minimamente approfondire la sua conoscenza »
Aveva mentito pure a Penny, non ci credeva.
« Vedo quanto non le interessasse conoscere meglio quel chimico. Allora evidentemente deve essere solo scivolata e con le labbra è andata a toccare le sue. Ma guarda te » sbottò sarcastico portandosi le gambe al petto e avvolgendole con le braccia.
« Sheldon, devi sapere che...» si morse però il labbro e lasciò il discorso sospeso a metà. Aveva promesso ad Amy che non gli avrebbe rivelato come fossero andati realmente i fatti. Voleva essere Amy stessa a spiegarglieli, nel momento in cui lui avesse voluto ascoltarla.
« Devo sapere cosa? » disse il fisico dopo un interminabile minuto di silenzio, come se si fosse ricordato solo ora di avere una frase in sospeso da parte della bionda.
Penny si spostò i capelli dietro l'orecchio, ma essendo ancora troppo corti le ricaddero davanti. « Devi sapere che Amy ti ama tantissimo e che ci tiene davvero molto a te, più di quanto non ti sembra »
Sheldon appoggiò la fronte sulle ginocchia, nascondendo il viso. La bionda gli appoggiò cautamente una mano sulla spalla per fargli capire che ci sarebbe sempre stata per lui.
« Non ci credo » mormorò infine lasciando Penny amareggiata.
« Tesoro...»
« Voglio restare da solo adesso »
Penny strinse la sua spalla e poi rilasciò la presa poco alla volta. Infine si alzò e si tolse dell'immaginaria polvere dai pantaloni. Prima di uscire si fermò e lo guardò un'ultima volta.
« Se hai bisogno sai dove trovarmi »
Poi chiuse la porta.


Ehm, ah, okay. *Regala cioccolatini per consolare le povere anime che sono arrivate fino a qui*
Questo capitolo è venuto decisamente più deprimente di come me lo aspettavo, ma praticamente si è scritto da solo per cui ho deciso di tenerlo così.
Qui invece di migliorare le cose stanno precipitando! Ma pazientate, miei cari, infondo abbiamo ancora quattro capitoli e le cose forse potrebbero rimettersi a posto *risata malvagia*.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari lasciando un breve commento, bello o brutto che sia non importa.
Ora vi lascio, a prestissimo con il quarto capitolo^^

  
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