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Autore: SAA89    30/06/2015    1 recensioni
Allora, manca meno di un mese ad Avengers: Age of Ultron, ma abbiamo visto tutti la scena nei titoli di coda del primo film. Sappiamo che il prossimo avversario dei Vendicatori sarà Thanos. E sappiamo anche che non lo metteranno a nanna prima del 2019, e ci vorranno la bellezza di UNDICI FILM!
Quindi, se non vi va di aspettare così tanto, questa è la mia idea su come potrebbe svolgersi la storia. Questa fic inizia dopo Iron Man 3: Loki è sotto chiave ad Asgard, ma il suo fratello adottivo ha già notato che qualcosa in lui è cambiato. Nel frattempo, gli altri Avengers continuano le loro vite a New York. Ma forze oscure cospirano contro i nostri eroi...
(a proposito, Romanogers a partire dal capitolo 2. Perché? Perché sì.)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un altro uomo era uscito dal portello di carico del bombardiere sovietico. Bruce riprese anche lui, con la sua telecamera, e appena lo videro sui display delle loro armature, Tony e Rhodey lo riconobbero immediatamente: Justin Hammer.

< Guarda chi si rivede... > mormorò Tony.

< A quanto pare si è fatto nuovi amici, dall'ultima volta > rispose Rhodes.

Hammer sembrava impaziente: < Allora? >

Sin era irritata e annoiata: < Allora cosa, Hammer? Lukin mi ha appena fatto venire mal di testa... torna sull'aereo, non intendo cominciare altre discussioni > disse, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del generale russo.

< Non ci torno, sull'aereo! Quel tizio alieno lì dentro è inquietante! >

< Beh, puoi sempre andartene... >

< Sì, certo... vi ho fornito tonnellate di armi, voglio vedere qualcosa di concreto. Dov'è lo scettro? >

Sin sorrise, avvicinandosi ad una cassa in prossimità dell'aereo. La aprì.

Lady Sif parlò al suo auricolare: < Vediamo lo scettro > disse.

Finalmente lo avevano trovato. Quel maledetto scettro aveva causato fin troppi problemi. Steve non vedeva l’ora di farla finita: < Nick, mi senti? > chiamò all’auricolare.

La voce di Fury si fece sentire immediatamente: < Forte e chiaro, capitano... >

< Banner, Loki e Sif hanno gli occhi sul premio. Voi a che punto siete? >

< Saremo in posizione ottimale tra otto minuti. Se Loki riesce a prendere lo scettro senza far scattare l’allarme, per me va benissimo... ma non ingaggiate finché non siamo a portata di tiro >

< Loki, hai sentito? > chiese Steve.

< Agli ordini, capitano... > rispose il dio dell’inganno, iniziando ad avviarsi verso la cassa contenente lo scettro.

Si sentiva così importante: passeggiava tranquillamente nel covo del nemico e nessuno lo vedeva. Arrivò alla cassa, trovandosi a non più di un metro da Sin, e stava per soffiargli lo scettro sotto il naso. Quegli stupidi non se ne sarebbero accorti nemmeno quando avessero cominciato a bombardarli dall’helicarrier.
Ma, appena afferrato lo scettro e tiratolo fuori dalla cassa, una sirena iniziò a risuonare all’interno dell’hangar. Che stava succedendo?

Lukin e Hammer si erano allarmati, mentre Sin era perfettamente calma. Prese un walkie talkie per dare ordini ai suoi uomini: < Visori a infrarossi >, disse soltanto. Tutti estrassero degli strani occhiali, indossandoli.

La magia di Loki lo rendeva invisibile all’occhio umano, ma non ad un visore ad infrarossi. Rumlow, che si trovava sulla rampa di carico del bombardiere, fu il primo a notarlo, estrasse la pistola e iniziò a scaricargliela addosso.

I proiettili rimbalzavano addosso all’asgardiano come sassolini, ma la sorpresa di essere stato scoperto fu sufficiente per fargli perdere la concentrazione quel tanto che bastava a spezzare l’illusione. Loki aveva lasciato cadere lo scettro, correndo a ripararsi.

Anche Sif e Bruce erano stati immediatamente scoperti. Tutti e tre si trovarono sotto il fuoco incrociato di oltre cinquanta uomini armati con fucili da assalto, bazooka e chissà quali altre diavolerie firmate Hammer.

< Steve! Credo che ci fosse un sensore di pressione sotto lo scettro! Appena Loki lo ha sollevato è scattato l’allarme! > urlò Bruce, cercando riparo dietro ad alcune casse di munizioni.

< Maledizione! Piano B, ragazzi! Tutti dentro! > urlò a sua volta Steve, scendendo dalla macchina assieme a Natasha e scavalcando la recinzione.

In pochi attimi era scoppiata una battaglia in piena regola: Tony e Rhodey erano entrati sfondando il tetto, iniziando a snellire i nemici dall’alto. Alcuni avevano provato ad uscire dall’hangar, ma lì avevano incontrato lo scudo di Steve, le pistole di Nat e le frecce di Clint.

Purtroppo però, apparve subito evidente che Hammer aveva fornito alla RAID armamenti piuttosto avanzati: uno dei tizi all’interno dell’hangar aveva in mano uno strano aggeggio che somigliava ad una parabola televisiva. Puntandolo contro Rhodey, fece partire un qualche tipo di impulso elettrico che spense completamente tutti i sistemi della sua armatura. Poco dopo, anche Tony fu colpito dallo stesso strano raggio, e anche la sua armatura fu immediatamente messa fuori uso. I due non erano feriti, e le loro armature li proteggevano da qualsiasi proiettile vagante, ma entrambi erano ormai fuori combattimento.

Sif e Loki facevano quello che potevano: i proiettili normali gli facevano il solletico, ma alcuni degli uomini della RAID erano armati di lanciarazzi ed RPG, e gli impedivano di avvicinarsi abbastanza. Armati solo di spade e pugnali, i due asgardiani non erano in grado di contrattaccare efficacemente. Era frustrante: su Asgard era credenza comune che gli abitanti di Midgard potessero essere schiacciati come mosche. Evidentemente le cose erano cambiate, dal 965 dopo Cristo a questa parte.

Bruce stava rapidamente perdendo il controllo. Tra trenta secondi al massimo, più di qualcuno si sarebbe fatto molto male.

In mezzo a tutta quella confusione, Sin aveva afferrato lo scettro e lo aveva affidato a Rumlow: < Sai cosa fare... > disse.

Rumlow annuì, salendo sull’aereo, seguito da Lukin e dai suoi uomini della STRIKE.

Steve la intravide in fondo all’hangar: Sin era già al volante della sua Porsche, guardandolo per un fugace attimo con un sorrisetto strafottente, mentre correva rombando verso l’uscita. Steve non riuscì a raggiungerla in tempo.

Natasha gli lanciò le chiavi della sua macchina: < Vai, qui ci pensiamo noi! > gli urlò, prima di fare secchi altri due uomini della RAID con due proiettili in testa. Steve corse fuori dall’hangar e verso la Corvette parcheggiata sul ciglio della strada. Gli otto cilindri del motore ruggirono prepotentemente, mentre Steve partiva a razzo facendo fumare le ruote posteriori.

Rumlow stava per decollare. I motori del bombardiere iniziarono ad acquistare potenza, e lentamente il grosso aereo si avviò verso l’esterno. Tutti erano troppo impegnati per fermarlo. Soltanto Natasha era abbastanza vicina: riuscì a saltare all’interno del vano di carico mentre il portellone si stava già chiudendo.

Una volta sulla pista di decollo, l’aereo iniziò a prendere velocità. Al suo inseguimento si era lanciato Bruce, ora trasformatosi in Hulk. Il bestione verde riuscì a raggiungerlo proprio mentre si sollevava dal suolo. Con un lungo salto, riuscì ad aggrapparsi con una mano al carrello posteriore, ma non aveva una presa abbastanza salda: riuscì a resistere solo pochi secondi, prima di scivolare e cadere a terra.

Nel frattempo, Sif e Loki stavano lentamente riportando la situazione all’interno dell’hangar sotto controllo. Tony, inoltre, era finalmente riuscito a riavviare la sua armatura: a quel punto, non ce n’era più per nessuno.

Hammer era l'ultimo rimasto. Si era nascosto dietro un camion parcheggiato. Si sentì battere un dito sulla spalla, e si girò di scatto estraendo una pistola. Di fronte a lui, c'erano Loki, Sif e Tony, e alle loro spalle si stava facendo avanti anche Hulk. Il volto di Tony era coperto dall'armatura, ma gli altri avevano uno sguardo feroce.

Buttò a terra la pistola e alzò lentamente le mani, sorridendo nervosamente: < Parley? > chiese.

*

Steve stava lasciando la zona dell'aeroporto a tutta velocità: < Barton, hai visto da che parte è andata quella macchina? >

Clint era ancora in posizione sul tetto dell'edificio accanto: < Est, capitano. Verso il porto >

< Prendi il jet e segui quel bombardiere! > ordinò Steve, prendendo la direzione che aveva preso Sin.

< Non abbatterli, c'è anche Natasha su quell'aereo! > aggiunse Tony, prendendo il volo a sua volta.

Barton non se lo fece ripetere due volte: saltò sull'aereo con agilità felina, lanciandosi all'inseguimento del grosso bombardiere.

Steve sfrecciava per le strade di Annapolis, ma non vedeva nessuna Porsche nei dintorni: < JARVIS, riesci a localizzare Sin? >

< Si trova sulla trentasettesima, in direzione del porto, capitano Rogers > disse il maggiordomo elettronico di Tony, con il suo tipico aplomb britannico. Steve sterzò bruscamente a sinistra al primo incrocio. La Corvette cambiò direzione con una violenta scodata, e per evitarla, una piccola monovolume finì per tamponare un furgone parcheggiato a bordo strada.

Steve intravide la Porsche in lontananza davanti a lui. Salì di marcia e accelerò a tavoletta, iniziando inesorabilmente a recuperare terreno.

Sin lo intravide nello specchietto retrovisore e capì subito che ben presto l'avrebbe raggiunta. Appena Steve fu abbastanza vicino, Sin frenò di colpo, cercando di farsi tamponare: se Steve l'avesse colpita abbastanza forte con il muso della macchina avrebbe rotto il radiatore, e a quel punto avrebbe fuso il motore in pochissimi minuti. Ma il capitano ebbe la prontezza di riflessi di portarsi sull'altra corsia, riuscendo ad evitarla per un pelo.

Le due supersportive si trovavano ora testa a testa, correndo a velocità folle sulla banchina del porto, costeggiando la base della Marina. Sin non si lasciò sfuggire l'occasione: estrasse la sua Luger e iniziò a sparare a Steve, che però si protesse immediatamente dietro al suo scudo. I proiettili frantumarono il finestrino del passeggero della Corvette, ma dopo aver colpito lo scudo, caddero a terra sul sedile di fianco a Steve.

Sin aveva finito i colpi e, preoccupata di prendere un altro caricatore, non si accorse che Steve aveva a sua volta estratto la pistola.

Il primo proiettile le passò a meno di due centimetri dal viso. Dovette buttarsi di fianco per evitare che il secondo, il terzo e il quarto la colpissero. Purtroppo, da quella posizione semisdraiata, non riusciva a vedere bene fuori dal parabrezza. Durante questo scontro a fuoco, Sin e Steve avevano continuato ad accelerare al massimo, tanto che ormai stavano per raggiungere i 300 chilometri all'ora, e lei in quel momento non vedeva neanche dove stava andando.
Ad un certo punto, Steve aveva smesso di sparare, e Sin aveva sentito un violento stridio di pneumatici. Alzandosi in posizione seduta, vide che la Corvette di fianco a lei non c'era più: guardò rapidamente indietro, accorgendosi che Steve aveva inchiodato violentemente. Appena tornò a guardare avanti, capì subito il perché: un muletto che trasportava diverse casse di legno stava lentamente uscendo da uno dei capannoni di fianco alla banchina. Sin cercò di sterzare a sinistra per evitarlo, ma ormai era troppo tardi.

Perse il controllo, sbandando. La Porsche colpì in pieno le casse del muletto, mandandole in frantumi. Il contraccolpo fu abbastanza forte da far sì che la macchina si cappottasse, saltando in aria di almeno quattro metri. Cadde a terra sulla fiancata destra, rimbalzando e iniziando a rotolare su sé stessa, fermandosi dopo almeno duecento metri, completamente distrutta.

Era di nuovo sulle quattro ruote... anzi, sulle TRE ruote, visto che quella anteriore destra si era staccata nella carambola. Il motore ridotto a pezzi mandava voluminosi sbuffi di fumo dal cofano posteriore, che avvolgevano l'intera auto come un fantasma.

Steve si era fermato a pochi metri di distanza, scendendo dalla macchina. Iniziò ad incamminarsi lentamente verso i rottami, lo scudo infilato nel braccio sinistro e la pistola stretta nella mano destra. Ma appena arrivò all'auto, si accorse che dentro non c'era nessuno: Sin era scappata.

*

Clint osservò fuori dal cockpit del Quinjet, scorgendo Iron Man in volo a pochi metri da lui. Davanti a loro, il Tupolev di Lukin sfrecciava nel cielo, diretto ad est, verso l'oceano. Lì dentro c'era anche Natasha. Non lo potevano abbattere.
Non sapevano assolutamente cosa fare.




...Un po' si vince, un po' si perde. Gli Avengers hanno sconfitto gli uomini di Sin e lei si è data alla macchia, ma adesso Natasha è l'unica che può recuperare lo scettro. Riuscirà la Vedova Nera a mettere fuori gioco Rumlow, Lukin e i loro uomini e scendere dall'aereo con lo scettro di Loki?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
  
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