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Autore: Rachele_Saranti    30/06/2015    0 recensioni
[Quel che resta del giorno]
Sarah Kenton è sempre stata un'ottima governante e confidente. Ma dopo aver accettato la proposta di matrimonio del Signor Benn, incomincia seriamente ad avere dei dubbi se si tratti della cosa giusta da fare. Riuscirà Mr Stevens a fermarla in tempo, prima che lei faccia l'errore più grande della sua stessa vita?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano stati giorni molto difficili per Miss Kenton. Dopo quello che era successo poco tempo prima nel salottino della servitù di Darlington House, Sarah, non era stata in grado di guardare con gli stessi occhi Mr Stevens. Non lo odiava. Non poteva odiarlo. Sebbene la malinconia e la tristezza inizialmente avessero preso il sopravvento su di lei, decise di lasciare da parte i suoi problemi di cuore per dedicarsi come sempre aveva fatto da quando era a Darlington Hall , alla gestione della casa. Comunicava a suon di monosillabe con il maggiordomo, e per due giorni non si era nemmeno seduta alla sua stessa tavola per cucinare il frugale pranzo, o la loro gustosa cioccolata calda serale. Non poteva dimenticarlo, ma poteva ignorarlo, renderlo meno partecipe dei suoi sentimenti e delle sue emozioni. Questo comportamento così scostante, Mr Stevens lo aveva notato, e se già la donna non sembrava più essere collaborativa o aperta come prima, lui ci aveva messo il carico da undici, riducendo ancora più agli estremi i loro contatti.

-Ci scambieremo informazioni, solo durante il periodo di servizio. Durante i nostri turni di lavoro-

Aveva detto James quando Miss Kenton si era rifiutata di condividere la sua solita metà di divano e il suo tempo serale con quell'uomo. Lei era ferita nell'orgoglio e sebbene cercasse in tutti i modi di evitarlo, ne sentiva dall'altra parte una terribile mancanza. Non poteva andare avanti in questo modo. Non poteva e non doveva. Sarah stava pulendo la stanza dove per tante sere, i due di erano tenuti compagnia. Nell'aria c'era odore di vecchie pagine di libri, e fiori. Sospirò e respirò profondamente.
Qualche sera prima, dopo aver avuto tale delusione amorosa, era uscita, e aveva passato una piacevolissima serata in compagnia del benestante Tom Benn. Non aveva certamente il fascino di Stevens, né tanto meno i suoi modi così delicati e garbati, ma l'aveva fatta sentire bene. Forse, non nel modo in cui intendeva lei, ma si era sentita per un momento ...libera. Tom, l'aveva accompagnata fino alla sua bicicletta. Dovevano essere le nove e mezza di sera, forse le dieci, quando si erano dati il loro primo bacio. Ma non era proprio come lo aveva immaginato lei, non soprattutto con la persona che lei stessa aveva sempre sognato.
Lo aveva baciato con delicatezza, e cercò di godersi il momento, pensando che quello che stava facendo un giorno l'avrebbe resa libera. Libera non dal suo mestiere, che tanto adorava, ma dai suoi sentimenti repressi, che la stavano uccidendo. Come si dice? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. E lei aveva pensato esattamente la stessa cosa. Se mai avesse sposato il signor Benn,forse la sua vita avrebbe potuto prendere una svolta migliore...se non , solo per dimenticare il signor Stevens.
Un bacio...
Un bacio e un tradimento. Una pugnalata nel suo cuore. Si stava solo illudendo. Aveva messo un braccio intorno al collo di Benn, e aveva risposto a quel bacio con tale necessità che nemmeno tutto l'ossigeno del mondo le sarebbe stato abbastanza, per continuare a baciarlo come avrebbe dovuto. Non fu nemmeno inaspettato. In fin dei conti, era tutta la serata che due flirtavano e ridevano insieme. Quello che stava succedendo, era l'epilogo di una piacevole serata passata a ridere in modo spensierato. Poi lui l'aveva chiamata per nome, e lei era rimasta affascinata dai suoi modi così spavaldi e allo stesso tempo cavallereschi.
L'aveva chiamata Sally. L'aveva corteggiata, baciata, e alla fine le aveva chiesto di venire a vivere con lui. Non poteva rifiutare quella offerta. Eppure... eppure il suo cuore piangeva. Lei aveva detto di sì tenendo pure conto che prima o poi lo avrebbe sposato. Ma non era quello che voleva. Era solo quello che doveva fare se voleva continuare a vivere. Stevens non l'avrebbe mai capita. Stevens non poteva capire. Lui era così ottuso a volte. Davvero non riusciva a capire che lei si stava allontanando da lui solo per amore? No. Evidentemente non lo comprendeva, o forse non gli era nemmeno mai venuto in mente un pensiero del genere. Aveva provato a farlo ingelosire, aveva cercato di umiliarlo, lo aveva addirittura pregato. Ma lui, non aveva detto nulla, se non congratularsi con lei per la sua decisione. Non aveva detto niente. Come poteva amare un uomo che nemmeno sapeva prendere una posizione e battersi per quello che davvero amava....se mai , a questo punto, l'avesse mai amata. LO aveva aspettato per troppo tempo, e lei non voleva rimanere sola; aveva in fin dei conti quasi trent'anni, ed era giusto he lei trovasse marito. Un uomo che la sposasse, la rendesse felice, le desse dei figli... Eppure mentre pensava a tutto questo, le veniva da pronunciare un solo ed unico nome : Stevens.

-Ho accettato la sua proposta...- disse - Ho accettato la proposta di matrimonio di mr Benn-

Gli aveva detto con rabbia e con sentimento, sperando che lui le dicesse qualcosa. Almeno che facesse qualcosa. Invece ... stette lì, a guardarla; mentre dentro di lui si scatenava l'inferno, mentre lui malediva il giorno in cui non si era dichiarato apertamente a Miss Kenton, mentre piangeva in silenzio. Sarebbe bastata una sua parola per farle cambiare tutto. sarebbe bastato che lui avesse detto qualcosa come : Miss Kenton, la prego...resti qui ... o qualcosa del genere.
Lei sarebbe rimasta. Si ritrovò a piangere, chinata per terra, mentre i fiori che teneva in mano, erano disseminati sul pavimento. Si appoggiò a un piccolo panchetto per non cadere. Pianse. Pianse a più non posso. le sua lacrime rigavano con estrema velocità e da una goccia se ne passava a un altro, in un ciclo continuo. Non si curò nemmeno di vedere in che modo fossero ridotti i suoi occhi una volta ridenti. In quei giorni non aveva fatto troppo caso al suo aspetto. I capelli davanti nascondevano il viso corrugato, che di sicuro aveva sofferto e aveva passato delle notti insonni.
Perché doveva succedere proprio a lei?


Mr Stevens, stava passando proprio accanto alla porta quando sentì dei singhiozzi soffocati. Non poteva che essere Miss Kenton. Ormai da qualche giorno, era diventato normale sentirla piangere a dirotto. Ma lui non voleva questo. Non sapeva nemmeno che male la stesse affliggendo. Certo, il rifiuto che le aveva dato nel salotto della servitù, era stato un colpo basso...ma davvero non riusciva a comprendere, come una donna che stava per diventare ricca, ed era in procinto di sposarsi, potesse essere tanto disperata.
Non si trattava di felicità. Questo era ovvio. In quei giorni vagava per la casa quasi come un fantasma. Non mangiava, non dormiva, né passava più qualche secondo della sua giornata e elemosinare del tempo al suo caro amico maggiordomo. Il signor Stevens, aprì con delicatezza la porta ed entrò. Lei nemmeno se ne accorse. Povera Sarah...le sue sofferenze la stavano riducendo a uno straccio.

-Miss Kenton...- Lei alzò lo sguardo. Arrossì, cercando di ricomporsi il quanto prima possibile.
 -Mi dispiace mr Stevens. Mai avrei desiderato che lei partecipasse a uno spettacolo più pietoso....- tirò con il naso, cercando di strappare un sorriso sul suo stesso volto ormai stanco di indossare la solita maschera ottimista.

-Dispiace a me di essermi permesso di entrare. Ho sentito ...-
-Mi ha sentita piangere da fuori?-
-Sì , signorina Kenton.-

Sarah si alzò in piedi, annuendo e cercando di eliminare sul volto ogni minima traccia della sua disperazione.

-Deve avere pazienza con me Mr Stevens, Tra due giorni non dovrà più sentire questi lamentii in orari notturni.-
-Oh, ma niente affatto signorina Kenton. Sono solo le otto e mezza di sera. -

I due non furono in gradi di dirsi altro. Lei lo fissò cercando ancora una volta di capire che cosa stesse pensando l'altro.

-Siete una donna molto fortunata. Sono più che sicuro che il signor Benn vi renderà felice-

Lei non rispose. Cosa poteva dire? Era evidente che Stevens non avesse ancora capito niente di lei, nonostante gli anni di servizio al suo fianco in quella splendida casa. -Mi perdoni se mi permetto, ma ...-

-Mi dica signor Stevens.-
-Non credo che lei stia mangiando abbastanza signorina. -

Sarh socchiuse gli occhi.

-Deve davvero scusarmi mr Stevens, ma in questi ...in questi lunghi giorni, mangiare o dormire mi è insopportabile.-

Le gambe della donna stavano tremando. Non aveva freddo, ma non riusciva a reggere a lungo la presenza dell'uomo in quella stanza. Mr Stevens, delicatamente le prese la mano e la adagiò sul divano. -Signorina, si sieda qui.- disse con il suo solito tono curato e allo stesso tempo distaccato.

-Signor Stevens, non si preoccupi per me. Io ho solo bisogno di stare un poco da sola... vada pure al piano di sotto.-
-Signorina, lei si deve prendere cura di se stessa. Non fa bene a una sposa arrivare nelle sue condizioni al giorno delle nozze. Oltretutto, il signor Benn questa sera ha dato notizia che verrà fino qui per incontrarla. Non vorrà di certo farsi trovare così?...-
 -E che cosa cambierebbe Signor Stevens?-
-Credo di non aver compreso signorina. Che cosa intende dire? Non vuole sposare il signor Benn? Mi sembrava che qualche sera fa ne fosse piuttosto convinta.-

La donna scosse la testa.

-Lasci perdere Stevens. Non importa. Davvero, ho bisogno di stare da sola.-

L'uomo abbandonò la stanza con remissione. Erano sati lì. Pochi minuti prima, l'uno accanto all'altro. E nessuno dei due era riuscito a dire nulla su quella assurda situazione.
Così vicini, e così lontani.
   
 
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