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Autore: didi_95    30/06/2015    3 recensioni
Dal testo: "La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita."
Questa storia parla di amore, coraggio e grandi azioni; ma anche dei piccoli passi avanti fatti giorno per giorno nella grande palestra della vita, dove ogni errore serve a migliorarsi.
Jari, il padre di Fili, ripercorrerà i momenti salienti della sua vita, fino al momento per lui più importante: l'incontro con Dìs, la madre dei suoi figli.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il martello del fabbro



-Dìs-

Cammino velocemente attraverso il villaggio, per quanto me lo consentono la lunga gonna ed il pancione; per fortuna ha smesso di piovere... sembra che il cielo stesso voglia convincerci a partire.
Fili trotterella davanti a me con un piccolo fagotto sulle spalle, la mano destra in quella di Kirin; sembra che i due abbiano già fatto amicizia.
< Sei sicura che vorrà tenerli con sé? > mi domanda Dana con l'ansia nella voce.
Sorrido.
< Si vede che non conosci Bofur... non si farà problemi a tenere i bambini, anche se credo che non gli piacerà l'idea di lasciarmi partire. E' un nano affidabile. >
Dana annuisce, riportando lo sguardo su Kirin.
La casa di Bofur non è lontana dalla nostra, infatti riesco già a vedere la luce accesa del soggiorno filtrare attraverso le tende.
Un improvviso senso di irrealtà mi attanaglia, stringendomi in una morsa.
Che cosa sto facendo?
In fondo sto agendo solo in base all'assurda visione di un bambino; potrebbe non accadere nulla di brutto, potrei vederli tornare tutti salvi...
Scuoto la testa.
No, non è questo.
Io credo alla visione di Kirin, ci credo ciecamente.
Tuttavia ho paura, ho paura di disturbare l'aura di normalità emanata da quella luce; ho paura che, se busserò a quella porta, ciò che sto per fare diventerà reale, tangibile... perché deve toccare a me tutto questo?
Potrei scuotere la testa e tornarmene a casa con Fili, potrei metterlo a letto e raccontargli una favola... potrei, ma non lo faccio.
La porta è davanti a me.
Lo sguardo azzurro ed attento di Fili si fissa nel mio; in un secondo trovo il coraggio necessario per bussare, mio figlio conta su di me ed io non lo deluderò.
Faccio un respiro profondo e busso alla porta tre volte; la mano di Dana si stringe sul mio mantello scuro.
La porta si spalanca esattamente un secondo dopo, come se Bofur si aspettasse di ricevere visite ma, allo stesso tempo, le temesse.
Avevo avuto paura di rompere la tranquillità, ma, non appena mi ritrovo davanti il viso del nano che ormai conosco bene, mi accorgo che in casa non c'è nemmeno l'ombra di essa.
Bofur mi fissa spaventato ed interdetto, il cappello ben calato sulla testa e due cerchi scuri sotto gli occhi.
< D-Dìs? Tutto bene? >
Il suo sguardo passa alternativamente da me a Dana, pieno di malcelata preoccupazione; tuttavia, non appena si accorge della presenza dei bambini, si apre in uno dei suoi caldissimi sorrisi.
< Entrate, entrate, così mi spiegherete tutto con calma. > continua, tradendo ancora un leggero tremolio nella voce.
Dana fa per entrare, ma io la trattengo con una mano.
< Non c'è tempo, Bofur. Solo i bambini. >
Alle mie parole lo sguardo gioviale del nano si apre in un'espressione di pura sorpresa.
< Tempo per cosa? Dove vuoi andare? >
Sospiro pesantemente.
< E' una storia lunga, ti prego non farmi domande... >
Bofur incrocia le braccia con fare testardo.
< Mi devi una spiegazione mia signora... e, a proposito, chi sarebbe la tua accompagnatrice? >
< D'accordo - cedo - ma non farmi domande, devi accontentarti di quello che ti dirò.
Lei è Dana e quello è Kirin, suo figlio... per farla breve, è la moglie di Frerin. Lei ed io stiamo partendo e credo che tu sappia già dove vogliamo andare. Ho bisogno che tu tenga i bambini fino a che non saremo di ritorno. >
La bocca di Bofur si allarga progressivamente in una grossa "o" .
Non appena mi zittisco, lo sento mormorare:
< M-moglie... Frerin... figlio... andare... Un momento! Mi stai dicendo che tu e... moglie di Frerin i miei omaggi - dice abbassando la testa e togliendosi il cappello -
avete intenzione di andare a Moria?! >
Annuisco lentamente, seguita a ruota da Dana che ha ancora il viso vermiglio per il cerimonioso saluto di Bofur.
< Andremo da loro... > ripeto con convinzione.
< E'... una follia... nelle tue condizioni! >
< Non mi importa! Bofur, credimi, sento che devo farlo! >
Una lacrima mi scivola sulla guancia, dove la asciugo con rabbia.
< C'è qualcosa che non mi avete detto, vero? >
Annuisco.
Bofur china la testa, emettendo un lamento.
< Quando Thorin lo verrà a sapere, mi ucciderà... o peggio, chiederà a Dwalin di farlo per lui. >
Senza pensarci mi getto tra le sue braccia.
< Grazie Bofur! Sapevo che avresti capito! Con te i bambini staranno bene. >
gli sussurro mentre la pelliccia grigio scuro del cappello mi solletica la guancia.
Il giocattolaio ricambia il mio abbraccio.
< Ti prego stai attenta! State attente entrambe... Forse dovrei farvi accompagnare da qualcuno; anzi, per correttezza dovrei venire io... >
Scuoto la testa con determinazione.
< Sarai l'unico a sapere che siamo partite e poi in due daremo meno nell'occhio. >
Dana interviene:
< Io vengo dai Colli Ferrosi, conosco la strada. >
Bofur annuisce.
< D'accordo... so già che me ne pentirò, ma d'accordo. Su ragazzi! Dentro! Ho un delizioso budino al cioccolato avanzato, credo sia proprio quello che ci vuole in questo momento... >
Kirin abbraccia la madre, affondando la testa rossa nelle pieghe del suo mantello; Fili mi viene vicino, continuando a squadrarmi con quei suoi occhi azzurri nei quali leggo sempre una fiducia incrollabile nei miei confronti.
< Di' a papà che gli voglio bene... >
< Glielo dirai tu stesso, tesoro mio... >
< Lo so mamma, ma tu diglielo comunque. E dagli questa da parte mia. >
Il piccolo nano biondo si stacca dal collo una piccola cordicella e me la porge; ad essa è appeso un ciondolo molto particolare, a forma di martello.
< E' per... proteggerlo. > continua mio figlio, mantenendo salda la voce.
Rimango impietrita per un momento, ma poi la prendo, cercando di impedire alle lacrime di oltrepassare la barriera dei miei occhi... non in questo momento almeno.
< D'accordo caro, gliela darò da parte tua. > sussurro, baciandolo sulla fronte.
< Tu però sii coraggioso e non fare impazzire Bofur, mi raccomando! >
Fili annuisce, accennando un lieve sorriso.
< Papà sarà contento di vederti. > mi sussurra prima di seguire Bofur dentro casa.
Il giocattolaio ci rivolge un ultimo sguardo preoccupato ed un piccolo cenno con la mano, poi si richiude la porta alle spalle, lasciando che il buio ci inghiotta di nuovo.
E' fatta... ora non si torna indietro.

Volto le spalle alla casa con tutta la determinazione di cui sono capace, stringendo nel pugno il piccolo ciondolo di Fili; dopo averlo tenuto davanti agli occhi nella semioscurità per qualche secondo, lo metto al sicuro in una delle profonde tasche del mio vestito, dove riposa la mia pietra di fiume.
< Ci serviranno delle provviste, dei vestiti e... due pony. Sbrighiamoci. >
Allungo il passo, affiancata dalla nana bionda.

Finalmente siamo pronte a partire... è passata circa un'ora da quando abbiamo lasciato i bambini da Bofur e l'oscurità si fa sempre più fitta.
Stringo la sella del mio pony, mentre Dana finisce di sistemare il nostro piccolo bagaglio.
Se penso che, solo questa mattina, giocavo con Fili cercando di eliminare dalla mia mente ogni altro pensiero che non lo riguardasse...
E' incredibile come le cose riescano a cambiare da un momento all'altro.
Per un attimo mi lascio sopraffare dalle emozioni ed appoggio la fronte sul duro cuoio della sella.
< Dìs? >
Alla voce di Dana, alzo di scatto la testa, notando il cuoio brillare alla luce della luna, bagnato dalle mie lacrime.
< Forse dovremmo riposare per qualche ora e partire non appena farà luce, è pericoloso spostarsi durante la notte. > mi sussurra, posandomi una mano sulla spalla.
Scuoto la testa.
< Non voglio che ci vedano partire e poi, non riuscirei a dormire ora come ora; ho bisogno di sapere che sto facendo qualcosa per lui... per loro. Sono stata con le mani in mano per troppo tempo, Dana. >
< D'accordo... allora via quelle lacrime e in sella! Ci aspetta una lunga cavalcata. >
Annuisco, asciugandomi velocemente il viso e, non senza fatica, mi arrampico sulla mia cavalcatura.
Faccio appena in tempo a pensare a quanto questa posizione diventerà scomoda con il passare delle ore, quando noto Dana affannarsi inutilmente accanto al suo pony.

< Ehm... tutto bene cognata? >
La nana alza il volto verso di me e, nonostante l'oscurità, riesco a vedere il rossore che si distribuisce sulle sue gote.
< Io... bhè, non sono mai salita su una di queste... bestie. >
Solo dopo queste parole mi accorgo che l'estrema lentezza con cui Dana ha sellato il pony e fissato le provviste, non era affatto attribuibile alla stanchezza come avevo supposto, ma all'inesperienza e forse anche ad un pochino di spavento.
Faccio un sorriso, per me era stato lo stesso la prima volta.
< Non preoccuparti, i nostri pony sono tranquillissimi e non devi far altro che infilare il piede destro nella staffa, aggrapparti alla sella e tirarti su. Se non sei mai salita ti consiglio però di metterti direttamente a cavalcioni e non come me, ammesso che la gonna te lo permetta, è tutta questione di equilibrio. >
La sua espressione rimane preoccupata.
< E se non dovessi piacerle? Perché è una lei vero? >
< Si... si chiama Myrtle e non vedo per quale motivo non dovresti piacerle; su, fa come ti ho detto e non avere paura... gli animali la percepiscono. >
Dana annuisce e, mettendo da una parte la paura, ci prova, riuscendo al primo tentativo.
< Brava! E adesso impara a guidarla con le ginocchia... cerca di non usare troppo le briglie, non è piacevole per lei. >
< Direi che hai un talento naturale... >
Aggiungo osservando Dana che, molto più sorpresa di me, comincia ad avanzare sul sentiero sassoso.
La voce di Dana mi raggiunge ricca di stupore ed incredulità, ma tuttavia divertita.
< E' stupendo! >
< Oh si... -le rispondo- ma non per la mia schiena. >

Cavalchiamo in silenzo per qualche minuto, Dana prendendo confidenza con Myrtle
ed io divisa tra i miei pensieri ed il leggero dolore alla schiena.
E' mia cognata a rompere il silenzio per prima:
< Dìs? Posso farti una domanda? >
< Dimmi cara... >
< Forse non dovrei chiedertelo, sembra personale. >
Fisso l'oscurità davanti a me e stringo gli occhi con forza, per impedirle di attraversarmi.
< Se posso risponderti, lo farò con piacere. Sarebbe ora che cominciassimo a conoscerci un po'. >
< Come vuoi... che significato ha il ciondolo che Fili ti ha dato per suo padre? >
Sussulto, non mi aspettavo una domanda del genere; Dana è una grande osservatrice.
Faccio un respiro profondo.
Mi sento pronta a ricordare gli eventi legati a quel ciondolo?
Un lieve sorriso mi spunta sulle labbra.
Ovviamente sì.

< Come avrai visto, è un martello.
Il ciondolo era di Jari, lo aveva fin da piccolo; esso simboleggiava la sua condizione di fabbro, un mestiere che ereditò dal padre nonostante non lo desiderasse; mio marito odiava le fucine di Erebor così come odiava questo ciondolo.
Tuttavia lo tenne, ma il suo significato cambiò.
Divenne simbolo di forza e di perseveranza e lo aiutò nel ribellarsi a suo padre per diventare guerriero. Dopo la morte dei suoi genitori però ed in tutti gli anni a venire, il martello ha rappresentato la sua doppia natura: quella di fabbro e quella di guerriero.
Non se lo toglieva mai. >
Dana mi ascolta rapita ed io continuo a parlare, sentendo più che mai la presenza di Jari al mio fianco.
< Fili adorava quel ciondolo, fin da neonato. Quando Jari lo prendeva in braccio, subito Fili si metteva a giocarci. - trattengo una risatina - Jari scherzava sempre, dicendo che suo figlio era talmente forte che prima o poi, giocando con il ciondolo, avrebbe finito per strozzarlo. >
Mi asciugo incurante una piccola lacrima.
< Dìs... stai piangendo. Forse non dovremmo parlare di... >
< No cara, tranquilla. Mi fa bene, riesco a sentirlo vicino. >
< Dov'ero rimasta? Ah... Insomma, per farla breve, il giorno in cui Jari dovette partire, Fili era distrutto; non riusciva a spiegarsi perché fosse così necessario.
Ricordo che Jari si inginocchiò vicino a lui e gli disse qualcosa che non compresi.
Mi ero incantata a guardare le loro mani, Dana.
Sembra un particolare così stupido... ma ne rimasi colpita; quelle di mio figlio, ancora così piccole, sparivano in quelle del padre, forti ma delicate, mani da fabbro, da guerriero ma soprattutto da marito. Una parte di me pensava che avrei dovuto approfittare di quell'immagine e tenerla salda nella mente, perché non ne avrei avute altre. Poi Jari si tolse il ciondolo e lo diede a Fili; questa volta capii quello che gli disse:
- Questo ti proteggerà, figlio mio. Ogni volta che avrai paura, stringilo forte e sarà come se fossi con te. -
Fili gli rispose che non avrebbe mai avuto paura, ma da allora solo Mahal sa quante volte l'ho visto mentre lo stringeva...
E ora l'ha dato a me... probabilmente sa che suo padre ne ha più bisogno. >
Taccio, ascoltando le cicale frinire nell'erba ai lati del sentiero.
< E' stato un bel pensiero... tuo figlio è molto maturo per l'età che ha. Grazie per avermi raccontato tutto questo. > mi sussurra Dana, illuminata dal chiarore della luna.
Le sorrido, ricambiando il suo sguardo e poi mi concentro sul sentiero davanti a noi; ogni passo ci avvicina ai nostri mariti.
Mi assopisco sulla sella, stringendo più forte che posso il piccolo ciondolo, anche se l'azione in sé sarebbe superflua: Jari è sempre accanto a me.

Improvvisamente, una penetrante fitta alla pancia, mi fa sussultare.
Mi raddrizzo sulla sella, cercando di controllare il respiro ed il dolore alla schiena.
Dana è qualche metro davanti a me ed il cielo è ancora scuro, deve essere passata solo qualche ora.
Il dolore si fa più intenso.
< Dana! > gemo.
La nana scende precipitosamente dal pony e mi corre incontro.
< Per Mahal! Stai bene? >
< Non lo so... credo di avere avuto una contrazione. Aiutami a scendere per favore. >
Dana sbianca.
< Ma sei appena all'ottavo mese! Non può nascere ora! >
< Lo so, per questo devo riposarmi; cavalcare non aiuta. >
< D'accordo, respira... ti stendo una coperta qui sull'erba, così potrai distenderti. >

"Piccolo mio... ti prego, cerca di stare tranquillo, non è il momento, non ancora." penso con le mani sul pancione, aspettando che il dolore si plachi.
Qualche minuto dopo, l'emergenza sembra rientrare.

< Meglio? > mi chiede Dana, stesa accanto a me.
< Tranquilla, è passato. Credo che per un po' sarà meglio che io prosegua a piedi. >
Mi scappa una risata.
Dana si solleva su un gomito, stupita e punta il suo sguardo nel mio.
< Perché ridi? >
< Mi è venuta in mente una cosa... Queste contrazioni mi hanno ricordato le circostanze in cui è nato Fili. Anche in quel caso, ero sull'erba. >
La nana bionda spalanca gli occhi.
< Sull'erba?! E per quale motivo? >
< La mia testardaggine, come al solito. >
< Ti prego, raccontami! Hai avuto paura? >
< Al momento sì, ma ripensandoci adesso è stato più che altro divertente. Davvero vuoi sentire questa storia? >
Dana mi si avvicina ancora di più, cominciando a giocherellare con una ciocca dei miei capelli.
< Certo che sì. E' sempre una benedizione quando nasce un bambino. > mormora.
< Mettiti comoda allora, perché è una storia parecchio movimentata e spero che questo piccolo diavoletto non decida di imitare il fratello. > rido con la mano appoggiata sull'ombelico.

< Mancava poco al termine della gravidanza, meno di una settimana credo.
Thorin, dietro consiglio di Oin, mi aveva ordinato di stare a letto; avevo già avuto alcune contrazioni ed avrei potuto partorire da un momento all'altro.
Tuttavia quella mattina mi sentivo bene ed era una giornata speciale, dato che Jari doveva tornare a casa insieme a Frerin dopo un'assenza di circa quindici giorni;
mi era mancato tantissimo e volevo fargli una sorpresa, cucinandogli uno dei suoi piatti preferiti.
Così mi vestii ed uscii di casa con l'intenzione di andare al mercato per comprare gli ingredienti necessari per il pranzo.
Per fare prima tagliai per il bosco; lo facevo molto spesso perché mi permetteva di godermi la natura ed, allo stesso tempo, di evitare la confusione.... >
Mentre parlo, davanti ai miei occhi appaiono i noti alberi nei dintorni di casa nostra e all'improvviso mi sento più giovane e più spensierata, come mi sentivo quella mattina quando ancora avere Jari al mio fianco era qualcosa di scontato, di troppo scontato.


Cammino tra gli alberi, godendomi il suono rilassante del vento tra le fronde ed i rumori attutiti della fauna selvatica.
Il sentiero che ho imparato a conoscere così bene si inoltra serpeggiando tra gli alberi, ricoperto da un soffice tappeto di foglie e muschio.
Inspiro profondamente dal naso, per catturare ogni piccola sfumatura dell'aria silvestre; ho notato che, da quando sono in gravidanza, il mio olfatto si è acuito notevolmente, così come i miei sbalzi d'umore del resto.
Credo di essere quasi riuscita a far rimpiangere a Thorin di aver chiesto a Jari di partire con Frerin; in questi giorni non gli ho proprio dato tregua, poverino.
"E se sapesse che sono addirittura uscita di casa!
No, questo non dovrà mai saperlo."
Il piccolo... o piccola? dentro la mia pancia scalcia un pochino, costringendomi a fermarmi per riprendere fiato; ormai non manca molto al villaggio, sono quasi arrivata.
All'improvviso, mentre scavalco una radice piuttosto sporgente, il cestino di vimini che uso di solito per andare al mercato, mi sfugge di mano, andando ad infilarsi in un cespuglio qualche metro più in basso.
"Non posso certo andare senza cestino!"
Lentamente e con cautela mi sporgo verso di esso, tendendo la mano più che posso.
La mia stazza però mi impedisce di piegarmi quanto sarebbe necessario per raggiungerlo.
< Accidenti! Mi sembra di essere grossa quanto un olifante, non vedo l'ora di tornare al mio peso normale e non ne posso più di questo continuo mal di schiena! >
Sbraito, cercando di piegarmi di più.

Una strana fitta mi toglie improvvisamente il respiro e, due secondi dopo, sento un'improvvisa ondata calda inzupparmi il vestito.
< P-Per Mahal... > mormoro a me stessa, reggendomi la pancia.
< Mi si sono rotte le acque... >

Cercando di mantenere la calma, lascio perdere il cestino e faccio qualche passo in direzione del villaggio.
Un attimo dopo però, la prima contrazione del mio primo parto mi costringe a piegarmi in due dal dolore.
Mi appoggio al tronco più vicino, respirando a scatti in attesa che passi.
Dopo qualche secondo, il dolore si attenua, permettendomi di sedere sul duro tappeto di foglie che, solo qualche minuto fa, mi era sembrato soffice come un vero e proprio guanciale.
" Non andrò da nessuna parte e nessuno sa che sono qui... perfetto Dìs, complimenti!"
In un impeto di frustrazione, afferro una manciata di foglie e la getto in aria.
"Perché diamine ho deciso di uscire di casa questa mattina?"
Comincio a pensare a come attirare l'attenzione di qualcuno, quando mi sorprende una nuova contrazione che, questa volta, mi strappa un urlo.

Passa un'ora, così lentamente e dolorosamente da sembrare un anno intero.
Sono riuscita ad appoggiare la schiena ad un tronco caduto, trovando una posizione leggermente più comoda.
Le contrazioni si sono fatte regolari; ne ho una ogni sei minuti circa.
So quali sono le tappe della nascita di un bambino, ma non credevo che avrei dovuto affrontare tutto questo da sola.
Una goccia mi cade sulla guancia.
Dimenticando per un secondo la mia disastrosa situazione, alzo gli occhi e mi accorgo che il sole è sparito dietro uno spesso strato di nubi.
Un'altra goccia, questa volta sulla testa.
Piove.
Perfetto.
Il mio stomaco si chiude in una morsa; ho paura, non voglio partorire da sola!
"Oh Jari... dove sei?"
Come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere, vedo uno strano scintillìo muoversi tra le fronde.
Sembra... un'ascia! Ma sì! E' Dwalin sul sentiero vicino!!
< AIUTO! DWALIN! > grido con tutto il fiato che mi è rimasto.
Vedo il nano irrigidirsi e voltarsi improvvisamente; in un secondo è al mio fianco.
< P-principessa Dìs! Ma cosa? Come? Dove stavate...? Oh! Ma che importa? Vi riporto a casa... >
Dwalin mi tende la mano, totalmente ignaro della situazione.
"Ma per quale motivo i maschi devono sempre essere così dannatamente ciechi?"
Proprio mentre mi accingo a spiegargli la situazione, una nuova contrazione mi investe ed il mio respiro affannoso mentre cerco di tenere a bada il dolore, parla da solo.
Quando riesco nuovamente a posare gli occhi su Dwalin, il nano sbianca.
Il suo sguardo si sofferma sulla mia gonna fradicia e subito si allontana come scottato, sul viso si diffonde un acuto rossore.
Mi lascio prendere dalla rabbia.
< INVECE DI ARROSSIRE, POTRESTI RENDERTI UTILE ED ANDARE A CHIAMARE QUALCUNO? >
Dwalin sembra sbloccarsi.
< Oh... sì, certo! Thorin, Jari, Frerin... d'accordo, vado. Tieni questo, sta cominciando a piovere! >
Mi dice porgendomi la sua pesante e gigantesca casacca.
Mentre lo guardo correre via e cerco di ripararmi alla meglio dalle gocce di pioggia, scoppio a ridere pensando all'imbarazzo di Dwalin.
< Combattono guerre crude e sanguinose e non sono capaci di assistere una donna che partorisce... tipico degli uomini... >
Stringo i denti all'ennesima contrazione, lasciandomi scappare un lungo gemito.

< Dìs? Amore mio? Sei tu? >
La voce preoccupata di mio marito si insinua tra gli alberi, tanto da indurmi a pensare di essermela del tutto immaginata.
< Jari!! > replico, senza nemmeno accorgermi di essere in lacrime.
Mio marito appare sul sentiero, seguito da Balin.
Non appena mi vede, si precipita al mio fianco, abbracciandomi stretta.
< Jari, il bambino... io stavo... il bambino! Sta per nascere! >
Mormoro, singhiozzando sulla sua spalla.
< Sta' tranquilla, ci sono io adesso. Andrà tutto bene. Ci sono io. Ssssh >
Mi accarezza i capelli e mi stringe ancora più forte quando il mio corpo si tende per il dolore.
Appena mi rilasso, Jari mi bacia lievemente sulla fronte e mi guarda negli occhi.
< Sei stata bravissima, devi continuare ancora un po' amore mio, solo un altro po'. Adesso dò un'occhiata d'accordo? >
Il mio sguardo deve apparire ancora spaventato, perché Jari continua:
< Ti fidi di me? >
Annuisco.
Jari, dopo avermi sorriso, si rivolge a Balin, in piedi dietro di lui.
< Cerca di tranquillizzarla un po'... >
Il vecchio nano, senza mostrare nemmeno il minimo segno di imbarazzo, si siede dietro di me, posando le mani sulle mie spalle e sussurrandomi di stare calma.
Intanto Jari mi solleva la gonna.
Non appena il suo sguardo torna ad incatenarsi al mio, riesco a notare in lui una profonda emozione che mi provoca una piacevolissima sensazione di farfalle nello stomaco... saremo genitori.
< Amore... credo tu debba iniziare a spingere, vedo la testa! >
La sua voce trema leggermente, ma la mano che afferra la mia è salda e sicura.

Mi accorgo a stento della lieve pioggerella estiva che ci sta investendo.
< Forza tesoro, respira con me. >
Nonostante il dolore immenso che mi attanaglia, mi concentro nelle tecniche di respirazione insegnatemi da Oin e, non appena arriva la contrazione successiva, spingo con tutta la forza che mi è rimasta.
< Ci sei Dìs! Amore mio, ci sei! Ancora un ultimo sforzo. >
Spingo ancora con forza aggrappandomi alla sua mano, preda di un dolore mai provato in tutta la mia vita.
Poi, all'improvviso, il dolore scompare, lasciando spazio ad un gigantesco senso di liberazione.
Reclino la testa all'indietro sulla spalla di Balin che mi accarezza i capelli umidi di pioggia e sudore, concedendomi un respiro privo di dolore; poi un vagito improvviso mi riporta alla realtà.
Jari è davanti a me a petto nudo, insensibile al freddo e alla pioggia.
Tra le sue braccia, avvolto nella sua camicia, c'è un bambino.
Il nostro bambino.

Jari, dopo aver tagliato il cordone, mi viene vicino, fino a che non riesco a vedere il viso del piccolo.
< E' un maschietto, Dìs... >
Il piccolo apre gli occhi e ci guarda senza piangere; sono azzurri come quelli di Thorin. Gli passo l'indice sulla testa, da dove spunta una lunga e finissima peluria bionda. Improvvisamente mi rendo conto che già amo questo bambino più della mia stessa vita.
< E' così piccolo... > sussurra Jari con una profonda emozione nella voce, so già che anche lui prova le stesse cose che provo io.
Balin, da dietro la mia spalla, tende un grosso dito verso il piccolo, che subito lo afferra con il piccolo pugno; ma poi lo lascia andare, spalancando la bocca in uno sbadiglio.
< Ringrazio Mahal per avermi permesso di assistere a questa nascita... > sussurra Balin con voce pregna di emozione.
< Sono così felice per voi, ragazzi miei. Sapete già come lo chiamerete? >
Jari posa il bimbo addormentato tra le mie braccia e gli dà un piccolo buffetto sul naso
.
< Benvenuto Fili, figlio mio, benvenuto nella Terra di Mezzo. > lo sento mormorare.
Fili... il mio piccolo Fili.
< Benvenuto piccolo mio. > gli sussurro all'orecchio.
Ha smesso di piovere.

All'improvviso, un sordo rumore di frasche schiacciate e di rami spezzati, invade il piccolo e silenzioso spiazzo che ci ha ospitati.
Dal sentiero sbuca Dwalin, tutto trafelato, seguito da Thorin e da Frerin, entrambi nelle sue stesse condizioni.
< Li ho trovati! > sbraita Dwalin con il fiatone prima ancora di accorgersi che è già successo ciò che doveva succedere.
L'espressione sbigottita ed allo stesso tempo sollevata che emerge sul suo volto, si rivela la cosa più comica che abbia mai visto.
Ridacchiando sommessamente, osservo Dwalin lasciarsi cadere piuttosto pesantemente su un tronco.
< Ehy - lo prendo in giro - sono io che ho partorito, mica te! >
Dwalin mi scocca un'occhiataccia e poi si rivolge al cielo sulla sua testa.
< La prossima volta mandami venti mannari assetati di sangue, ma non Questo! >

< Dìs! >
La voce di Thorin mi riscuote, arrabbiata e sollevata.
Alzo gli occhi ed incontro il suo sguardo severo.
< Avresti dovuto restare a... >
Prima che possa continuare a rimproverarmi, gli piazzo il bambino tra le braccia.
< Thorin, ti presento Fili, tuo nipote. >
Il nano moro per un attimo si irrigidisce, ma poi il piccolo nel bel mezzo del sonno, si avvinghia stretto al suo mantello, cercando calore.
L'espressione di Thorin si addolcisce, più di quanto avrei creduto possibile.
< E' bellissimo... > mormora, ondeggiando leggermente.
< Accidenti Thorin! Se questa è la tua reazione, penserò seriamente all'ipotesi di fare dieci figli! > interviene Frerin, passando a Jari il suo mantello.
Thorin sobbalza e riprende all'istante il suo abituale contegno da Principe, adagiando Fili tra le braccia di suo padre con la massima delicatezza possibile.
Frerin mi abbraccia forte, come il giorno del mio matrimonio, e mi sussurra:
< Congratulazioni sorellina, adesso sei madre. >

Mentre mi alzo da terra, aiutata da Jari, questa parola mi rimbomba nella mente.
Sono madre... ancora non ci credo.
Mi stringo leggermente a Jari che ricambia la stretta, come leggendomi nel pensiero.
Dopo avermi baciata, mio marito mi sussurra all'orecchio:
< Non preoccuparti, sarai una mamma fantastica... >
< Nostro figlio già ti adora... > gli rispondo, osservando Fili che dorme beato tra le braccia del suo papà, aggrappato con forza ad una delle bionde treccine della sua barba.

"Mio piccolo Fili, tuo padre è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Tu sei l'emblema del nostro amore, della nostra unione; non posso prometterti che saremo genitori perfetti, ma posso prometterti che ci proveremo, con tutte le nostre forze."



Smetto di parlare, uscendo a fatica da uno dei momenti più belli della mia vita.

< Siete stati degli ottimi genitori... > mormora Dana al mio fianco, cedendo al sonno.
Solo io spalanco gli occhi nel buio, preda di un terrore raggelante.
Siamo stati...
Solo siamo stati...
Ma noi continueremo ad esserlo... lo saremo per il nostro secondo figlio.

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