Tutto ciò che sento, tutto ciò che vedo, tutto ciò che sono da questo momento per il resto dei miei giorni è racchiuso in queste quattro lettere. 

Sale.

Sale sulle mie ferite, sul mio corpo e sulla mia anima cosparse da innumerevoli tagli sanguinanti. Ogni nervo, ogni cellula, ogni fibra di me si ribella. Non è possibile sopportare questa sofferenza, un qualsiasi essere umano sarebbe già morto, sfinito dalla sofferenza di un'anima tranciata di netto a metà, di un cuore che non ha più ragione di battere, senza il suo gemello a rispondergli all'unisono. Un qualsiasi essere vivente semplicemente non potrebbe sopravvivere. Forse è proprio questo. Io ormai non sono più vivo. Come potrei esserlo, se ora non sei qui con me?

Sale.

È ancora sale, quello che mi piove dagli occhi, lasciando umide scie infuocate sulle mie guance. Piango di fronte a questo Velo; piango di fronte a questo Vuoto. Piango anche mentre sorreggo Harry, troppo fragile e troppo, troppo giovane nei suoi quindici anni per vivere l'ennesimo lutto. Ti ho sentito, sai? Chiamarlo James. Già sorridevo malinconico, immaginando di prenderti un po' in giro prima di baciarti per cacciare l'alone di rimpianti che ci lascia sempre il sentire il suo nome. E avremmo riso, ricordando il passato. Ricordando i terribili Marauders, che buone intenzioni non ne avevano mai, che sorridevano impavidi e beffardi alla vita. Ah, se avremmo riso. Ma poi è successo. La lotta con Bellatrix, il Velo, il tuo sguardo che mi carezzava, un momento prima di sparire. E poi Vuoto. E Sale. Sale ovunque, a bruciare ed inaridire il mondo. L'urlo di Harry. Penso che non riuscirò mai più a togliermelo dalla testa, quel grido. Mentre lui urlava, io quasi per antitesi tacevo, le braccia intorno a lui per sorreggerlo e sorreggermi, lo sguardo vacuo e il cuore sparito, oltre quel Velo, con te.

Non so cosa darei per riaverti qui, per affogare ancora e ancora in quelle iridi onice, le uniche capaci di farmi ricominciare a respirare. È tutto troppo, Sirius, tutto troppo. Non ragiono più, la mente fuori fuoco. Rivivo quel momento di quattordici anni prima, quando persi tutto ciò che avevo e che ero in una sola, tragica notte.

Tutti erano in festa, quella notte. Io no. Il Signore Oscuro, Colui Che Non Deve Essere Nominato, Voldemort era sparito, sì. Ma a che prezzo? James era morto. James, che mi aveva accolto per primo nel gruppo ponendomi sotto la sua ala protettiva quando ero solo una cosetta timida spaurita e smagrita. Lily era morta. Lily, la mia migliore amica, che nonostante avesse la mia stessa età mi aveva sempre trattato come un pulcino da accudire, sempre pronta a consolarmi come e meglio di una madre. Peter era morto, o almeno così credevo. Era stato un buon amico per sette anni e gli volevo bene, davvero. Forse fu proprio questo a farmi provare tanto ribrezzo, quando anni dopo scoprii la verità. E tu. Tu, Sirius, ci avevi traditi tutti. Ancora adesso sento i conati squassarmi, al solo  pensiero di ciò che credevo fosse successo. E il senso di colpa per averti odiato è talmente forte che una lacrima mi sfugge anche adesso, al ricordo. Perché? Perché farci innamorare per poi tenerci separati dodici lunghi anni? Perché riunirci, per poi essere separati nuovamente, in maniera ancora più definitiva? Perché? Eppure sento che rifarei di nuovo tutto pur di rivivere quei pochi attimi di pura gioia che ci sono stati concessi.

Ma ora non ci sei più. E tutto quello che mi resta è sale.