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Autore: Blue Sunshine    30/06/2015    1 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
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IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché,

di notte chi la guarda possa pensare a te.
 

Charlotte non si era mai innamorata nella vita e se ne rese conto guardando i movimenti scoordinati di Harry; sorrise, incrociando le braccia al petto per poi appoggiare la spalla allo stipite della porta del loro ufficio. Harry si trovava davanti alla macchina del caffè, stringendo in una mano il bicchiere contenente il liquido scuro, e stava ridendo a una battuta di un loro giovanissimo collega, stringendo a fessura gli occhi e facendo comparire le sue fossette sulle guance. Charlotte conosceva a memoria ogni singolo particolare di quel viso tanto bello, che aveva studiato nel corso dei mesi precedenti senza che lui se ne accorgesse; sarebbe stata in grado di ritrarlo anche senza guardare eppure vi era un quesito a cui non aveva ancora trovato risposta, un particolare che le sfuggiva, una pecca che non avrebbe saputo risolvere nel suo ideale disegno: il colore degli occhi del giovane. Essi non sarebbero stati solo verdi, ma anche leggermente castani alle luci a neon del commissariato, grigi nei giorni di pioggia, azzurrini persino quando si perdevano nei suoi, di occhi; e Charlotte non poteva davvero scegliere un colore che desse giustizia allo sguardo di Harry, sempre nuovo, sempre diverso. Quasi come se lui avesse sentito i suoi pensieri si girò, facendo incontrare i loro sguardi e in un millesimo di secondo sembrò che il resto del mondo si fosse fermato. Le sorrise apertamente e Charlotte sapeva che quello era il sorriso riservato solamente a lei, perché non lo aveva mai visto sorridere così a nessun’altra persona; per questo arrossì, sorridendo timidamente mentre il mondo sembrava riprendere a muoversi al suo solito ritmo. Sbatté ripetutamente le palpebre quando Mark, il poliziotto accanto ad Harry, la notò e la salutò calorosamente. 

-Charlotte! Vieni a prenderti un caffè con noi- e avrebbe voluto declinare l’invito perché sapeva che non avrebbe retto la vicinanza ad Harry senza poter dare sfogo all’adrenalina che le diffondeva nel petto, ma non resistette nemmeno all’occhiata focosa che lui le rivolse. Quindi salutò con la mano Mark e si incamminò vicino a loro, giocherellando con un riccio capriccioso che le ricadeva sulla spalla. Si fermò a pochi centimetri da Mark che si sporse per baciarla sulle guance, poggiando una mano al suo fianco. Una tosse nervosa li fece separare, mentre Harry sorrideva, tirato, alla sua direzione. 

-Charlotte- disse soltanto, in quello che a tutti sarebbe sembrato un tono normale ma che per la ragazza significava molto di più. 

-Ciao Harry- gli rispose, tentando di nascondere il disagio che in un altro momento entrambi avrebbero eliminato rifugiandosi una nelle braccia dell’altro, come in fondo avevano fatto negli ultimi tre giorni. 

-Ho saputo che siete riusciti a trovare chi aveva pubblicato le foto della ragazza che ha salvato Harry- Charlotte si sporse verso la macchinetta, inserendo i soldi e premendo il tasto del caffè macchiato. 

-Sì beh, appena Sarah si è ripresa ci siamo fatti raccontare tutto e da lì è stato semplice- Mark la guardava con occhi grandi, quasi sognanti. O forse era solo una sua impressione.

-Sei stata molto coraggiosa- Charlotte prese il bicchiere di carta, girando il liquido scuro al suo interno. 

-Veramente è stato Harry a buttarsi nel fiume per recuperare Sarah, rischiando la vita-

-Ah sì?-

-Strano Mark, mi sembrava di avertelo detto giusto due secondi fa- si intromise Harry, con quel suo dannatissimo sguardo ilare. Vide il povero Mark arrossire fino alla punta dei capelli, balbettando scuse futili. Charlotte nascose il sorriso dietro al suo bicchiere, portandoselo alle labbra e bevendo d’un fiato il suo caffè. Quando lo ebbe finito, si passò la lingua sulle labbra per catturare quel poco di liquido che era rimasto su di esse e, involontariamente, guardò Harry, beccandolo mentre la fissava con uno sguardo cupo. 

-Charlotte, devo parlarti- disse solamente, stringendola dal polso e conducendola verso il loro ufficio. La ragazza ebbe appena il tempo di buttare il bicchiere nel cestino e dare un saluto veloce a Mark, prima di ritrovarsi premuta con la schiena alla porta chiusa, imprigionata dal corpo di Harry. Lui teneva le braccia all’altezza della testa di Charlotte, dandole l’idea di trovarsi in una gabbia: mai si era trovata così al sicuro in un luogo come incastrata fra quelle braccia macchiate di inchiostro, sebbene di sicuro nulla ci fosse. Si perse nella trama dei suoi occhi, andando oltre il velo che Harry faceva calare quando erano costretti a vivere allo scoperto, nascondendo quelle sfumature più limpide che lasciavano trasparire quel sentimento travolgente che li spingeva ad abbracciarsi e a baciarsi ignari dello sbaglio che stavano facendo. Perché Harry era prepotentemente entrato nella sua vita e Charlotte sapeva bene che non era altro che l’ennesima prova che il destino le riservava; e più Charlotte guardava negli occhi Harry, innamorandosi sempre di più di quel qualcosa che nasceva quando lui la toccava, più capiva che in realtà il destino voleva punirla per una colpa che non aveva commesso realmente. Avrebbe voluto essere un’altra persona, libera di vivere quell’amore senza reputarlo malsano, distorto, sbagliato.

-Credo che Mark abbia una cotta per te- come sempre, la sua voce roca a un nulla dalla sua pelle spazzò via qualsiasi campanello di allarme che la poca ragione di Charlotte faceva accendere quando si trovavano al limite. Sorrise, muovendosi sul posto, quel poco che le permetteva il corpo di Harry premuto contro il suo.

-E’ un male?- 

-Potrei essere geloso- e senza aggiungere altro semplicemente varcò il debole limite, premendo le sue labbra contro quelle di Charlotte. La ragazza chiuse gli occhi, attendendo che lui spingesse la sua lingua contro la propria, intrecciandosi in un mosaico antico ma sempre nuovo, allacciando le braccia alla sua vita, mentre Harry spostava le mani dalla porta, intrecciandole fra i ricci scomposti di Charlotte. Quel bacio passionale, che desideravano entrambi da quando erano stati convocati quella mattina nell’ufficio di Harrison, si trasformò presto in dolci sfioramenti di labbra, in un ritmo lento che faceva calmare i loro respiri affannati e i loro battiti irregolari. Come perdevano la ragione anche solo scambiandosi un bacio veloce, così la ritrovavano nel medesimo modo, allentando la pressione di quell’infedeltà che condividevano. Charlotte nei confronti di sé stessa, Harry nei confronti di Hollie. Eppure nessuno si curava delle personali ferite, intenti com’erano a curare quelle dell’altro. Ma il desiderio che Harry provava ogni volta che sfiorava la pelle di Charlotte era irrefrenabile e il fuoco che gli esplodeva nel petto lo portò ad approfondire di nuovo quel bacio, scansando i ricci della giovane per incominciare a baciare la pelle morbida del suo collo. A quel punto Charlotte spalancò gli occhi e il ricordo tornò; il segreto che custodiva gelosamente da anni si presentò davanti ai suoi occhi, oscurando la bellezza di quello sguardo che le stava facendo conoscere l’amore. Aveva sempre creduto che per una strana predisposizione naturale, lei non sarebbe mai riuscita ad amare ed era buffo che proprio lui, proprio Harry, fosse arrivato a stravolgerle i piani. Piantò le sue mani al petto di lui, spingendolo via. 

-Harry- lo richiamò, tentando di allontanarlo da sé. Ma Harry non ci stava e si premette più vicino a lei, perché aveva bisogno di quel calore. Le baciò la mandibola, alzandole leggermente la maglietta all’altezza del fianco per toccare la pelle bollente, surriscaldata da quell’eccessiva vicinanza. Avrebbe voluto marchiare ogni centimetro del suo corpo, Harry; ci aveva messo tanto a capire di volerla e, di certo, non avrebbe sopportato di perderla. 

-Harry, smettila per favore- il tono autoritario di Charlotte lo fece tornare padrone di sé, allontanandosi leggermente, senza però lasciarla. Lei fece scivolare le mani lungo le sue braccia tese, fermandosi all’altezza dei muscoli tesi. Cercò i suoi occhi, ma lei fece di tutto per sfuggirgli. 

-Ho fatto qualcosa di sbagliato?- Charlotte sospirò, guardandolo. Le tempeste dei più grandi successi della letteratura classica antica non avrebbero potuto nulla, al confronto con il tumulto che  procurava su di lui quello sguardo: tanto cristallino, quanto buio, quasi spettrale. Gli accarezzò lentamente una guancia, sfiorando volutamente con un dito le sue labbra rosse e gonfie, risvegliando in lui la voglia di baciarla. 

-Tutto questo è uno sbaglio- entrambi riuscirono a sentire il rumore di qualcosa che si spezzava: un ramo fuori, o forse il loro cuore? 

-Che stai dicendo?-

-Che tu hai una fidanzata, Harry. Non possiamo- lo sguardo di Harry si offuscò e le si allontanò, senza aggiungere altro. Prese il portafoglio sulla scrivania e poi tornò di fronte a lei, sempre in silenzio. Le spostò una ciocca di capelli dal viso, soffermandosi con i polpastrelli sulla pelle arrossata delle guance. Lei si scostò dalla porta, ma non dal suo tocco. Fu lui a far cadere la mano sul suo fianco, girandosi e lasciando la stanza. Charlotte, dopo aver chiuso la porta, scivolò a terra stringendosi i capelli fra le mani. 
 

 

Zayn sobbalzò, ritirandosi velocemente dal suo tocco.

-Che succede?- Emma si allontanò da lui, cercando il suo sguardo. Ma Zayn non aveva nessuna intenzione di guardarla perché sapeva che l’avrebbe subito scoperto. La mano di lei tornò sulla sua pelle, accarezzandogli la guancia.

-Zayn?- lo richiamò e lui non poté fare a meno di guardarla: il suo nome pronunciato da quella voce aveva l’innata capacità di comandarlo. Lui sospirò, accarezzandole gentilmente le braccia lasciate scoperte dalla canotta che indossava Emma quel giorno. 

-Scusa- disse soltanto, piegandosi e riprendendo a baciare quelle labbra morbide. Lei sussultò, ma poi si lasciò andare fra le sue braccia, allacciando le proprie intorno alla sua vita. Ma quando, intensificando il bacio, Emma lo strinse di più per sentirlo più vicino, Zayn si ritirò nuovamente con una palese smorfia di dolore. 

-Mi vuoi dire che cosa succede?- la voce preoccupata della ragazza gli fece alzare gli occhi al cielo, maledicendosi per l’incapacità di mentirle. Con lei, non riusciva mai a dire una bugia, anche se significava nascondere il dolore fisico che provava sotto le sue morbide carezze. 

-Non dirmelo- la consapevolezza distorse i delicati lineamenti di quel volto, disegnandole sul viso tristezza e sofferenza; Zayn si odiò per questo, per il male che le faceva, per il dolore che lui le donava in cambio della pace che Emma gli concedeva con il suo sorriso solare e ingenuo. Emma era  una macchia bianca in una tela nera, che per la straordinaria purezza che nascondeva, poteva definirsi facilmente un’opera d’arte: la sua opera d’arte. Zayn non sapeva connotare quel tormento interiore che provava da quando Emily era morta, ma sapeva come farlo scemare: guardando gli occhi caldi di Emma, accarezzando la sua pelle, abbracciandola, fondendo i loro corpi in quel fascio di luce che era nato come uno spiraglio nell’ufficio di Dean e che era cresciuto sempre di più. 

-Non posso evitarlo- sussurrò, prendendola dai fianchi e poggiando la fronte contro quella di Emma. Quasi riusciva a sentire le sue ciglia solleticargli la pelle, ma non aprì gli occhi: avrebbe voluto che il tempo si fermasse in quel momento, vivendo in eterno di quell’istante. Avrebbe voluto non spiegarle il motivo per cui gli faceva male ogni parte del corpo, non avrebbe voluto vedere i suoi occhi inumidirsi; non avrebbe voluto giungere all’ora in cui Harry Styles sarebbe venuto per portare via Emma e non avrebbe voluto tornare nella sua cella, da solo, senza più traccia di lei se non per il debole profumo che gli lasciava sui vestiti. Avrebbe voluto stringerla per sempre così, in una vita che tanto vita non era, ma meglio di qualsiasi altra cosa. 

-Credevo… credevo che non dovessi più subire … - lui la zittì con un bacio, premendo la sua nuca contro il viso. Voleva assaporarla, sentirla sua e non voleva sprecare quei pochi minuti che avevano parlando di lui che veniva ancora picchiato. Ma Emma si divincolò, allontanandosi da lui perché sotto il suo tocco non avrebbe avuto la forza di fare altro se non baciarlo fino allo sfinimento. 

-Dimmi che posso fare, ti prego. Dimmi come posso far terminare tutto questo- Zayn si appoggiò al muro dietro di lui, massaggiandosi il fianco leso. 

-Non puoi fare nulla Emma. Solo, abbracciami- Una lacrima scese lungo la guancia di Emma e Zayn si chiese quante ancora ne dovesse causare lui e soprattutto, se era giusto: era giusto appoggiarsi a lei? Era giusto farla entrare in quel mondo pericoloso e inadatto? Era giusto innamorarsi di lei, anche sapendo quanto fosse sbagliato? Emma si asciugò velocemente il viso e lo raggiunse, cingendogli le spalle e alzandosi sulle punte, poggiando le labbra sulla sua fronte, poi sulle tempie, sulla guancia, sul naso.

-Mi fai sentire così strana- gli sussurrò sulla bocca, accarezzandogli le labbra. 

-Quando ti ho visto per la prima volta non ho provato i brividi, le farfalle allo stomaco o tutti quei patetici cliché di cui parlano i film e i libri. Guardandoti, mi sono svuotata. Nel momento in cui poi ci siamo guardati fuori dall’ufficio di mio padre, ho capito che quel nuovo vuoto che portavo dentro, lo avrei voluto riempire solo di te- Zayn intrecciò le mani a quelle di lei, chiudendo gli occhi e assaporando quel momento intimo fra loro. Tipico di Emma confessargli che quella loro storia era iniziata da un vuoto: tutte le storie d’amore, in realtà, iniziavano da qualcosa. Invece la loro era iniziata cancellando quel qualcosa che entrambi, forse, avevano dentro: il qualcosa di Emily, il qualcosa di Niall. Loro erano andati contro corrente, quasi a voler provare quanto niente di tutto quello che avrebbero condiviso sarebbe stato normale. Perché lui non era in grado di concederle una vita regolare e ordinaria, e forse Emma neanche la voleva. Lentamente la ragazza si sciolse dal loro abbraccio, fissando i suoi occhi in quelli di lui. Si abbassò, senza mai distogliere lo sguardo, inginocchiandosi davanti a lui. Zayn non sapeva cosa Emma stesse facendo, e non aveva le facoltà per bloccarla: sebbene fosse lei a essere in una posizione da sottomessa, era in realtà quella che comandava. Gli alzò la canottiera larga, scoprendogli il fianco e di conseguenza il livido violaceo che incrostava la sua pelle. Allora capì, ma era troppo tardi per fermarla: lo sfiorò lentamente, come un pittore accarezza la tela ancora vuota quasi a cercare ispirazione, con gli occhi stretti, la fronte corrucciata e i capelli sparsi sulle spalle magre. Alzò nuovamente lo sguardo verso di lui e vi lesse una tacita richiesta; gli stava chiedendo il permesso, ma entrambi sapevano che lui gliel’avrebbe dato comunque. Quindi, quando lei baciò quella ferita, marchiando quella pelle già escoriata, Zayn capì che forse un pò l’amava. Dopo alcuni secondi anche Zayn si inginocchiò e una volta ritrovatisi alla medesima altezza, si sorrisero e non importava quanto quella semplicità stonasse al confronto con l’oscurità, la freddezza, l’umidità che permeava il loro lugubre nido d’amore; Zayn incastrò quel viso fra le sue mani e non si stupì di quanto combaciassero bene, uniti. L’avvicinò di nuovo a sé, baciando quella vita che lei personificava, la vita che voleva condividere con Emily, ma che sentiva scomparire lentamente. 

-Una volta finito tutto questo, mi permetterai di stare con te?- l’ansia fra i suoi lineamenti stava a provare che la risposta non era palese, forse perché Emma non aveva avuto poi tanto tempo per leggerlo attentamente. perché se si fosse fermata a studiarlo solo un attimo di più, avrebbe saputo che Zayn la sua scelta l’aveva fatta. E aveva scelto lei. 

 

 

Liam e Rose, quando più di due mesi prima avevano preparato le valige per tornare a Bradford, non avevano mai parlato di quanto tempo volessero restare. E nemmeno una volta giunti là, si erano posti il problema: avevano vissuto nella normalità adattandosi al fuso orario inglese, alla casa grande e ariosa degli Harrison, alla sveglia di Dean alle sei e mezza e a quella di Emma alle sette. Helen aveva trovato un compagno di giochi che riusciva a farle dimenticare la vita che conducevano in America, Liam continuava a lavorare per il suo giornale, non mancando mai la consegna settimanale dei suoi articoli e Rose trovava nei giardini profumati e verdi della città nuova ispirazione per i suoi racconti e romanzi. Eppure sapevano quanto non ci fosse nulla di stabile in quel capitolo della loro vita, come in fondo stabile non era stato nulla da quando si erano innamorati. Per molti mesi Liam aveva trovato in Rose la giusta sostituta per Nathalie e mai avrebbe veramente pensato di voler costruire con lei una famiglia; sapeva che la stava solo usando, per non sentirsi solo, per non tornare a piangere tutte le notti, per soffocare i ricordi e il dolore che provava quando pensava a tutto quello che gli era capitato. Ma poi Rose aveva sorriso, un gelido pomeriggio di Dicembre, fra la neve che scendeva a New York, dove avevano deciso di passare un fine settimana insieme e lui aveva capito di amarla davvero. E da quel momento, la vita prima di lei era evaporata insieme alla nebbia che li circondava quando la prese per mano e la spinse in un vicolo buio, baciandola come mai aveva fatto prima, con nuova voglia di scoprirla, di conoscerla, di viverla. A un tratto la sua vita aveva cominciato a correre velocemente, o almeno così gli sembrava, dopo che la morte di Nathalie lo aveva bloccato a quella notte lontana. Era arrivato il lavoro dei suoi sogni, una casa bella e grande, una donna che lo amava e anche una bellissima bambina. In meno di tre anni si era risollevato da quelle macerie che lo avevano isolato dal resto del mondo, scavando a mani nude fra i ricordi per costruirsi un tunnel e scappare dal passato, tornare al presente. Rosalie era stata la sua luce, quello spiraglio che lo aveva guidato e che lui non aveva mai perso di vista perché era l’unica cosa a provargli che lì fuori, c’era davvero qualcosa di diverso dal buio che lo attanagliava. 

-Cosa stiamo facendo, Liam?- lui la guardò, seduta al tavolo della cucina con il portatile aperto che le illuminava il viso pallido. Gli occhi erano fissi sullo schermo e le mani correvano veloci sulla tastiera. Per un secondo, Liam pensò di essersela immaginata la sua voce. Ma quando lei finalmente sospirò e abbassò lo schermo del computer, capì che stava aspettando una risposta. 

-Cosa intendi?- si alzò, passandosi una mano fra i capelli nerissimi. Gli si avvicinò e si accoccolò al suo petto mentre lui la circondava con le sue braccia, poggiandosi al piano della cucina. Inspirò il suo profumo, che sapeva di casa, ovunque andassero. 

-Intendo che siamo in bilico. Fra questa vita e la nostra vita in Florida e devo ancora capire quale delle due tu preferisca- 

-Tu quale preferisci?- Rosalie si mosse nel suo abbraccio, girando la testa in modo di riuscire a guardarlo di sbieco. 

-Io voglio una vita con te. Non mi importa dove o quale- disse, osservando le sue labbra. Le sue lunghe ciglia solleticavano il mento di Liam che si trovò a nascondere il viso contro i capelli della compagna, stringendola di più, quasi a sorreggersi. Sentiva il suo respiro sulla pelle, leggero e pacato, segno che quella discussione le premeva dentro da tanto tempo, come tanto era il tempo che ci aveva messo per ponderare le parole giuste da dirgli. Non voleva mettergli fretta, pressione o voleva che lui facesse una scelta; voleva semplicemente che riuscisse a essere felice per davvero, ora che aveva trovato il coraggio di recuperare i pezzi fondamentali di un passato oramai distrutto. 

-Non sono mai stato bravo ad amarti-

-Non è così e tu lo sai- Liam scosse la testa, tentando di arginare le lacrime che sentiva annidarsi nei suoi occhi. D’un tratto si chiese se davvero in quegli anni fosse riuscito a dare a Rosalie ciò che si meritava, e fra quelle mura che sapevano ancora di Nathalie, del suo futuro con lei mai realizzato, la risposta non gli sembrava più tanto sicura. 

-So che non ho mai dimenticato Nathalie e forse non te l’ho mai fatto capire- Rosalie si allontanò da lui, al sentir pronunciare quel nome. Alcune volte, negli anni passati, si era ritrovata ad odiare quella ragazza, di un odio profondo e non giustificato e allora lei cadeva a terra, a pezzi, perché si sentiva orribile, perché lei poteva osservare Liam ridere, abbracciarlo, fare l’amore con lui, viverlo e lasciarsi vivere mentre Nathalie, non avrebbe potuto farlo mai. 

-Ma io non te l’ho mai chiesto-

-Di dimenticare Nathalie o di farti capire che non ci sarei mai riuscito?- Rosalie gli diede le spalle, osservando dalla finestra il dialetto ghiaioso della casa. 

-Entrambi- sussurrò, stringendosi le braccia intorno al petto per non permettere di spezzarsi. Liam dovette capire perché la raggiunse, aggiungendo la sua stretta, stringendola così forte che nemmeno il terremoto più forte del mondo sarebbe riuscito a dividerli e a spezzarli. 

-Io ti amo, Liam-

-Anche io ti amo-

-E allora, dimostralo come hai sempre fatto- ma mentre Liam si sporgeva per baciarla si sentiva sporco, contaminato, colpevole. Nathalie lo stava osservando, e non era lei la ragazza che stava baciando. 

 

 

 

Quando Dean aprì la busta gialla che aveva trovato nel suo ufficio, non avrebbe mai immaginato di potersi sentire in quel modo; osservando le foto, con mano tremante, aveva visto tutto il suo mondo crollargli addosso. Aveva cresciuto sua figlia da solo, dopo che la moglie era morta per una malattia che l’aveva portata loro via; aveva cercato di colmare la sua assenza in ogni modo possibile, tacendo il dolore che lo paralizzava, il pensiero di non potercela fare, solo per amore di quei due bambini che Janet aveva lasciato in sua custodia. 

-Amali sempre e non lasciarli mai- erano state le uniche parole che gli aveva rivolto sul lettino d’ospedale; nessuna raccomandazione, nessuna avvertenza. Lei aveva  avuto fiducia in Dean. Ma in quel momento, a distanza di anni, avrebbe voluto che Janet gli avesse dato più indicazioni perché forse, aveva sbagliato tutto. Forse Emma aveva bisogno di qualcosa di più. E dopo anni dalla morte di sua moglie, Dean pianse; pianse lacrime di rabbia, accartocciando nel pugno quelle foto che ritraevano Emma abbracciata a Zayn Malik. 

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 Sopra Charlotte e Harry. 

 Angolo autrice:

Eccoci qui con un nuovo capitolo. Come potete vedere, è un capitolo un po' diverso dagli altri: effettivamente non accade nulla che mandi avanti l'intreccio della storia, ma mi sono presa un capitolo intero per mostravi gli stati emotivi dei personaggi: abbiamo la storia di Harry e Charlotte, che sa di amore travolgente, di baci nascosti e sensazioni nuove ma anche di segreti. Un segreto che forse, devasterà entrambi e porta la nostra Charlotte ad allontanarsi dalla passione di Harry. 
Poi abbiamo Emma e Zayn: lui, ancora picchiato in prigione, lei sempre più innamorata, dipendente, affezionata al ragazzo. Anche loro, condividono una storia travagliata: la paura di Emma di non essere abbastanza, il timore di Zayn di andare avanti senza Emily ma allo stesso tempo, l'amore che sente per Emma. 
E poi, ultimo ma non ultimo, il nostro Liam. Negli ultimi capitoli l'ho lasciato un pò in disparte ed ecco che ritorna con il suo grande travaglio personale: la presenza ancora consistente di Nathalie che lo fa sentire in dubbio e in colpa nei confronti di tutto ciò che lui ha. Sicuramente, Liam ama Rosalie; è un sentimento genuino e vero il suo, che però irrimediabilmente verrà sporcato da questa presenza ancora costante in lui. 
Infine, un piccolo sprazzo di azione e una svolta abbastanza importante per questa storia: Dean, il papà di Emma, riceve delle foto in cui è presente sua figlia insieme a Zayn. Chi l'avrà mandate e soprattutto, cosa comporterà questo per i nostri personaggi? Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e giuro che nel prossimo, molte questioni importanti faranno un grande passo in avanti: pian piano stiamo arrivando al nocciolo della questione. Ringrazio vivamente le persone che seguono questa storia e un ringraziamento speciale va a una persona in particolare, una ragazza che mi ha contattato tramite messaggi sul mio profilo di Facebook, e che ha speso parole meravigliose per me e per questa mia storia. Il capitolo lo dedico a lei e anche a tutte le persone meravigliose che mi sono sempre accanto con le loro parole. Un bacione e a presto,
Sonia. 
  
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