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Autore: Alexiel Mihawk    01/07/2015    8 recensioni
Nami e Zoro non sono anime gemelle, ma questo non ha certo impedito loro di incontrarsi e innamorarsi l'uno dell'altra; Cavendish è sempre stato un esteta e la sola idea di potersi innamorare di una persona brutta lo ripugna; Rebecca ha trovato la propria anima gemella, ma ha scoperto, con orrore, di non essere la persona che lui stava aspettando; Law è sempre stato convinto di essere eterosessuale e ora vede le sue convinzioni andare in pezzi; Kidd è gay da una vita e detesta chi mente a sé stesso; Bonney ha dei problemi con la legge, Drake è la legge.
Soulmate!Modern!AU - In un mondo in cui ti viene detto, fin dalla più tenera età, che là fuori, da qualche parte, esiste qualcuno destinato ad amarti, destinato a stare con te, è possibile per una persona sentirsi davvero libera di amare senza imposizioni? Senza che il destino pesi come una condanna? Durante un roadtrip coast to coast Nami, Zoro, Cavendish, Bonney e Kidd si fermano a Peach Springs, cittadina dell'Arizona costruita attorno alla Route 66, qui incontreranno una serie di persone che cambieranno loro la vita.
[Zoro/Nami; Law/Kid; Bonney/Drake; Cavendish/Bartolomeo/Rebecca]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cavendish, Eustass Kidd, Jewelry Bonney, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Nami/Zoro, Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Walk like an Egyptian
Capitolo: Walk like an Egyptian
Fandom: One Piece
Personaggi: Nami, Zoro Roronoa, Eustass Kid, Jewelry Bonney, Cavendish, Killer, Trafalgar Law, X-Drake, Bartolomeo, Rebecca, Monkey D. Rufy, Portoguese D. Ace, Sabo, Sanji
Pairing: Zoro/Nami, Franky/Robin, Eustass/Trafalgar, Bonney/X-Drake, Cavendish/Bartolomeo/Rebecca, implied!Rufy/Nami, implied!Sabo/Koala
Rating: sfw
Genere: slice of life, sentimentale, generale
Avvertimenti: soulmate!AU, tattoo!AU, roadtrip!AU, modern!AU, linguaggio volgare
Parole: 5873 (senza testo canzoni)
Note: velocementissimo, perché ho poco tempo ed è tipo super tardi. Ho scoperto che i Cavendish sono una secolare famiglia nobile della Gran Bretagna, ho deciso di riprendere questa cosa e trasformare Cavendish in un membro, mi piaceva l’idea. Così ecco che Cavendish in realtà si chiama William (surprise) ed è “Sir” – e giuro i Cavendish esistono davvero, googlateli! Le canzoni di questo capitolo sono: Home sweet home, Motley Crue; Manic Monday, The Bangles; Walk like an Egyptian, The Bangles.
Per chi fosse interessato potetete farmi domande sul profilo di Ask o aggiungermi in giro, trovate i vari link nel profilo autore.
Il capitolo non è riletto, quindi se trovate errori segnalatemeli - also Kendra è di Axia. Ed è probabile che allungherò le note dopo una rilettura di controllo, ma ora sono stanchissima.

Ho anche una SORPRESA, ma ve la lascio a fine capitolo

 

 
Walk like an Egyptian
6. Walk like an Egyptian
 
 


È con immensa fatica che Bonney si solleva dal materasso il mattino dopo; il sole è già alto nel cielo e batte sulla tenda che, nonostante le numerose prese d’aria per la traspirazione, si sta già trasformando in un piccolo forno. Nami non si vede da nessuna parte, ma è sempre stata molto mattiniera e la ragazza non si stupisce della sua assenza, così come non si stupisce di vedere quella che di solito è la sua parte di tenda aperta, il materasso leggermente sgonfio e una giacca scura in un angolo. Le fa intimamente piacere sapere che Drake abbia effettivamente dormito nel suo letto, sempre che quel coso possa definirsi tale; le trasmette una sensazione di condivisione e appartenenza, qualcosa che non ha mai provato prima.
Si stiracchia, uscendo finalmente all’aperto e allungando le braccia verso l’alto, mentre il sole del mattino le riscalda il viso.
«Alla buon ora!» la prende in giro Zoro masticando una ciambella.
«Dove sono tutti?» domanda andando a prendersi un succo di frutta dalla borsa frigo che si sono portati dietro.
«Nami sta pagando gli indiani con i tuoi soldi; Kidd e Killer sono in acqua; Law è sparito mezz’ora fa; Cavendish è tornato prima e ora è nella tenda di quei due (non mi chiedere a fare cosa, non lo voglio sapere); il tuo sceriffo è in paese e Rufy, Ace, Sanji e Sabo stanno smontando la loro tenda».
«Oh, giusto, oggi sbaracchiamo. Adios, Supai» Bonney si siede di fianco all’amico e buca con aria distratta la confezione.
«Dispiaciuta?» domanda Zoro accarezzandole gentilmente il capo.
La ragazza solleva le spalle e china il capo di lato.
«Credi che se gli chiedessi il permesso di tornare…»
«Credo sinceramente che si annoi da morire a fare lo sceriffo in questo posto di schifo e che sarebbe molto più felice se potesse fare quello che vuole».
«Stava tipo in marina con mio padre, non è che sembri proprio, proprio quel genere di persona che  lascia quello che sta facendo e si dà alla vita».
«Gliel’hai chiesto?»
«Che sei tutto scemo? Ti pare cosa? Ma ti parrebbe normale domandare a uno “Ehi, ciao, come la mettiamo ora, hai mai pensato di mollare tutto?»
«Mah, cose di questo genere sono all’ordine del giorno, Jewls; la gente trova la sua anima gemella e sconvolge tutta la sua vita per stare con lei».
«Sì, ma non mi garba».
«Non ti garba l’idea di stare qui a Peach Springs tutta la vita a frantumarti le balle? E vorrei vedere!»
«No, mentecatto, non mi piace l’idea di imporre la mia volontà a qualcuno!»
«Strano ti facevo quel genere di donna a cui piace stare sopra» ridacchia Zoro evitando per un pelo uno scappellotto «Dai, sbaracca la tua roba che smonto la tenda».
«Sbaraccati il cervello, idiota!» sibila una voce nota e questa volta il pugno sul capo Roronoa non riesce a evitarlo.
«Oh, buongiorno Nami!» esclama Bonney sorridendo come un’oca giuliva «Dormito bene?»
«Mi hai tirato calci tutta notte, hai provato a sgattaiolare dallo sceriffo due volte e quando ti ho ripreso hai anche osato dirmi che ti avevo svegliato! Ce l’hai un po’ di pudore, tu?!»
«No. Significa no in spagnolo» ribatte la ragazza lanciando il cartone vuoto del succo di frutta in un cestino dei rifiuti poco distante e centrandolo in pieno.
«Ti odio».
«Non è mai vero» le risponde ancora Bonney, dopo essersi rialzata e avere iniziato a raccogliere le sue cose.
Poco distante da lì, Cavendish sospira sconsolato, osservando con orrore i suoi bei pantaloni bianchi oramai del tutto rovinati.
«Secondo te andrà via?» domanda girandosi verso Rebecca e indicando le vaste macchie rosse che percorrono le gambe.
«Diciamo che forse scivolare sulla strada lungo la cascata non è stata un’idea geniale, però alla fine sono fango e terra quindi credo di sì… Non lo so, ok? A casa abbiamo la governante» ammette quindi con un tono vagamente sconfitto.
«Una vera principessina, almeno sai fare la lavatrice o devo aspettarmi bucati rosa e centrifughe rotte?»
La ragazza nicchia leggermente, spostando lo sguardo su Bartolomeo.
«Se ne occupa lui di solito».
«Fatemi capire un secondo» domanda Cavendish che fino a quel momento non si è ancora posto domande fondamentali come “chi diavolo sei”? «Ma voi due cosa fate nella vita».
«Io sono tecnico informatico» borbotta Bartolomeo, impegnato a piegare ordinatamente i vestiti e a rinfilarli negli zaini.
«E tu?»
«Ecco, io sono amministratore delegato della Dressrosa Corporation» mormora piano la ragazza che non ama mai rivelare agli altri quale sia il suo lavoro, consapevole di quanto i suoi soldi attraggano gli sconosciuti.
«Stai scherzando, vero?» esclama Cavendish, senza fare una piega.
«No, ecco –»
«E non sai fare una lavatrice? Siamo a cavallo» continua imperterrito, fregandosene della sua posizione di prestigio «Dimmi almeno che sai cucinare!»
«So fare la pasta».
«Stirare?»
«Bartolomeo».
«Lavare i piatti?»
«La lavapiatti».
«Cosa sai fare, esattamente?»
«Amministrare un’azienda, scusa se è poco» ribatte piccata la giovane «Cosa sai fare tu, piuttosto?!»
«Tutte queste cose, ma di solito evito di farle, detesto che mi si rovini la manicure. Anche se cucinare mi piace, quando non mi faccio portare il cibo già pronto, chiaramente».
«Cos’è che hai detto che fai tu, invece?» domanda a questo punto Bartolomeo, fissandolo in modo strano.
«Il mantenuto» dichiara l’altro in tutta tranquillità, per poi correggersi nel vedere i loro occhi sgranarsi «Non il vostro, pezzentoni. E non faccio nemmeno il gigolò se è quello che state pensando. Faccio il mantenuto della mia famiglia».
«Ma è una cosa orribile!!» esclama Rebecca.
«Già!» le dà man forte il suo ragazzo «Non ti vergogni di pesare così sui tuoi genitori?»
«Oh. Beh, ogni tanto aiuto mio cugino con il suo studio di fotografia, ma non torno spesso a casa».
«Mantenuto e ingrato! Sei una persona orribile!»
«Si può sapere che volete dalla mia vita? Non è mica come se per colpa mia tutti i Cavendish dovessero estinguersi!»
«È comunque ingiusto! Pensi che i soldi crescano sugli alberi?» continua Rebecca.
«Non mi sfrangiate le palle!» borbotta alla fine esasperato «La mia famiglia possiede tutto il Devonshire!»
Momento di silenzio.
«Sei inglese?»
«Non lo avevi capito dall’accento?»
«Becca, scusa, ti pare il problema principale? Ha appena detto che possiede il qualcosashire! Tipo, quanti soldi ha la tua famiglia?!»
«Secondo il Sunday Times del 2014 qualcosa come 800 milioni di sterline».
«Che in dollari sono tipo?» domanda Bartolomeo dimenticandosi come si fa a respirare.
«Boh, credo un miliardo e duecentosettanta milioni di dollari americani».
Silenzio.
«Mio nonno è il Duca del Devonshire, ma non vi preoccupate, non chiedo mai ai miei amici di chiamarmi Sir».
«Credo che sverrò» alita debolmente il ragazzo dietro di lui prima di svenire per davvero.
 
«Non mi sembra un’idea brillante» borbotta Killer, osservando Eustass nello modo in cui si guardano i deficienti.
Il rosso dal canto suo gli agita la mano di fronte al viso, come a intimargli di stare zitto, mentre continua ad armeggiare col cellulare.
«Davvero, Kiddo, finiscila e fatti i cazzi tuoi!»
«Segui il tuo stesso suggerimento e fatteli te, i tuoi cazzi!» replica il rosso ignorandolo bellamente.
«Sei un coglione. E poi mi dici come hai scoperto il suo nome completo?»
«Stanotte ho frugato nella sua roba e gli ho guardato nel portafoglio».
Killer si passa due dita sulle tempie, consapevole che quella sarà una giornata molto lunga, quindi si avvicina al suo amico sibilando.
«È violazione della privacy, non potevi semplicemente chiedere?»
«Sei ubriaco?» è la placida risposta, ringhiata da Kidd «Ciao, scusa mi diresti il tuo nome completo? Ho un amico nelle forze dell’ordine a cui voglio far fare un controllo incrociato per capire se sei un mafioso?»
«Potevi dirgli che volevi aggiungerlo su matebook!»
Eustass si blocca a metà messaggio, con un leggero “oh!” e volta il viso verso l’amico.
«Non ci avevo pensato».
«Sei senza speranze, siine consapevole».
Non fa in tempo a rispondergli, lamentandosi della cattiveria gratuita, per quanto reale, che la voce di Nami richiama la loro attenzione, invitandoli a tornare a riva perché è ora di levarsi dalle palle.
Ignorando il linguaggio stranamente poco raffinato dell’amica, Kidd raggiunge l’estremità della pozza d’acqua ed emerge di fronte alla rossa, scuotendosi come un cane bagnato.
«Sei uno stronzo» sibila Nami tentando vanamente di non infradiciarsi.
«Progenie di Satana, sorella».
«Finiscila di parlare come Bonney e sparisci dalla mia vista prima che ti prenda a calci».
«Progenie degli imbecilli» le dà man forte Killer, uscendo a sua volta e porgendole l’asciugamano che ha lasciato sulla riva.
«A volte mi chiedo come possiate essere amici» borbotta Nami.
«Non me lo dire, guarda» ribatte il biondo avvicinandosi alle tende assieme a lei «Avete già smontato tutto?»
«Avete un paio di palle! Ho fatto tutto io!»
«Minchia, statti calmo, Ro’, così ti parte un embolo» celia Bonney, impegnatissima a controllarsi le doppie punte.
«L’unica cosa che mi parte è l’omicidio».
«Sta ceppa, oramai sono protetta dalla legge».
«Vi prego» sibila Nami lasciandosi cadere sulla panca «Finitela!»
«Non scassare le balle, Oca. Che tanto Cavendish è ancora disperso».
«Senti un po’, troglodita. Impara a parlare! E per quanto riguarda Barbie» ribatte alzando la voce per farsi sentire anche da lontano «Giuro che se non è qui tra dieci minuti lo mollo nel deserto!»
«Sei sempre un amore» ridacchia Bonney, alzandosi finalmente per andare a controllare che il suo zaino sia chiuso.
Non finisce di parlare che la testa bionda di Cavendish fa capolino tra gli alberi, sbadigliando e con l’aria stanca di chi chiaramente non ha dormito.
«Credo che potremmo partire con qualche minuto di ritardo» annuncia raccattando le sue cose.
«Cosa diavolo hai fatto? Anzi, no. Non lo voglio sapere» Nami si passa una mano sugli occhi con fare sconsolato.
«Visto? Avreste dovuto scommettere sulla sua di vita sessuale, non sulla mia» celia Jewelry.
«Non ho fatto niente, deficienti! Semplicemente Bartolomeo non ha gestito molto bene la mia situazione famigliare».
«L’avrebbe gestita meglio se avesse saputo che razza di spilorcio slavato sei!»
«Fottiti Roronoa».
«Oi, Nami» la voce di Law interrompe la rissa sul nascere «Andiamo, Drake ci aspetta davanti all’ufficio postale».
«Arriviamo. Ci siete tutti?»
«Come se ti dispiacesse davvero perderci per strada» sibila Kidd fissandosi la chitarra sulle spalle.
«Te di sicuro no, Zoro forse sì».
«Grazie per la considerazione, amore».
«Figurati, prendi anche la mia roba, vero?» è la placida risposta, accompagnata da un bacio volante prima che Nami si dilegui a velocità imbarazzante dietro Trafalgar.
«Un giorno la mollo in mezzo a una strada» sibila Roronoa già carico come un mulo.
«Bravo, genio. Così ti perdi».
«Vaffanculo, Kidd».
 
«Per l’ennesima volta, Rufy» borbotta Sanji accendendo una sigaretta «Non me ne frega niente di quante volte ha fatto la cacca il tuo cavallo mentre venivate in qua!»
«Come sei noioso! Oh, ciao, Zoro!» celia il moro ritrovando il sorriso nel giro di mezzo secondo nel vedere il suo migliore amico e il suo gruppo avvicinarsi a cavallo della seconda ondata di muli.
«Nami, luce dei miei occhi! Bonney, fiorellino di campo! Rebecca, angelo biondo! Avete fatto un buon viaggio? Non vi siete stressate, vero? Spero che non abbiate fatto loro portare pesi, animali!»
«L’unico peso qui l’hanno portato i cavalli che le hanno caricate» borbotta Roronoa facendo pesantemente cadere a terra gli zaini ed evitando per un pelo la scarpa che Nami gli tira.
La piazzola di sosta è deserta e bollente, il calore si rifrange sull’asfalto salendo in lente ondate verso il cielo e dando l’impressione che il paesaggio stesso stia per sciogliersi.
«Tra quanto passa l’autobus per Peach Springs?» chiede Sabo, facendosi aria con le mani sudate.
«Dieci minuti» risponde lo sceriffo.
«Stai scherzando? Non c’è manco un po’ d’ombra!» si lamenta Bonney, lasciandosi cadere per terra.
Drake sorride, si sfila il cappello e glielo posa delicatamente sul capo, senza dire una parola.
«Jewl pensi di farcela a stare dieci minuti senza lamentarti?»
«Fottiti, Kiddo».
«La piantate di dirmelo tutti quanti? Cos’è? La nuova moda? Manda anche tu Eustass a cagare e vinci un viaggio di sola andata a Las Vegas?»
«Eustass-ya, sei quello che si lamenta più di tutti. Facci il piacere e trovati qualcosa da fare mentre aspettiamo».
Kidd digrigna i denti, piegandosi verso il moro, seduto a gambe distese contro una roccia.
«Se vieni dietro quelle macchine te lo faccio vedere io cosa possiamo fare mentre aspettiamo».
«Fottiti».
«Finitela o vi arresto per atti osceni in luogo pubblico» sibila Drake lanciando un’occhiata all’orologio.
«Da che pulpito» commenta Nami alle sue spalle.
«Take me to your heart, feel me in your bones, just one more night and I'm comin' off this long and winding road».
Killer inizia a canticchiare a mezza voce, mentre le sue mani vanno a legare i lunghi capelli biondi in una treccia morbida che gli ricade sulle spalle fino a sfiorargli la vita; non c’è la musica questa volta, ma le note risuonano leggere e limpide nel mezzo del battibecco continuo.
Nami, alla sua destra, continua a lanciare battutine a Bonney e a Drake, distraendo Kidd e Law da una probabile rissa; alla sua sinistra Cavendish fissa con aria truce Sanji che continua imperterrito a fare il filo a una Rebecca piuttosto imbarazzata, mentre Bartolomeo si distrae con Rufy a parlare dell’ultimo fichissimo film con i dinosauri. Zoro poco distante lo guarda con la stessa aria con cui si guardano i mentecatti commentando ad alta voce e scatenando l’ilarità di Sabo e Ace.
«You know that I've seen too many romantic dreams up in lights, fallin' off the silver screen».
Il bus sgangherato si avvicina lentamente, avanzando con fare tranquillo nell’aria calda della tarda mattinata, forse per alcuni sarebbe primo pomeriggio, ma poco importa; osservano tutti il non poi così potente mezzo di trasporto mentre si ferma e si aprono le porte. Nessuno di loro ha mangiato, hanno caldo e sono sudati. Killer li osserva con un sorriso mentre, sotto lo sguardo rassegnato dello sceriffo, si catapultano verso il deposito dei bagagli e poi sulla scaletta di accesso; la sola idea che tra poco saranno di nuovo in albergo li risolleva tutti quanti: c’è chi non fa altro che pensare alla doccia fredda che finalmente potrà farsi in albergo, chi pensa al cibo che lo aspetta e chi è solo contento di potersi finalmente chiudere in camera per riposare in pace.
«My heart's like an open book for the whole world to read. Sometimes nothing keeps me together at the seams. I'm on my way, I'm on my way, home sweet home... Tonight, tonight, I'm on my way, just set me free, home sweet home...»
«Se non me li canti tu i Motley, non li sento mai» Kidd gli allunga la mano aiutandolo a montare sul bus, mentre alle sue spalle le porte si chiudono dolcemente e la vettura parte con un sobbalzo leggero.
«Non sono un Jukebox, ragazzino» ride, scompigliandogli i capelli e andandosi a sedere nel primo posto libero.
«Dici così solo perché non sai ancora quanto siamo disposti a pagarti».
«Io non pago nessuno, sia ben chiaro» celia Nami dal fondo del bus.
«Io manco, tipo che già mi sono svenata sti giorni, vi sembro una banca?»
«No, Jewls, tu sei palesemente una spostata, di sicuro non una banca».
«Ma poi jukeboxe cosa che sappiamo cantare tutti?!» le dà manforte Cavendish.
«Oh, William mi canti qualcosa allora?» domanda Rebecca con un sorriso ingenuo, senza accorgersi che il biondo pare essersi congelato sul posto.
«Oh, sì, Willie. Cantale qualcosa!» esclama Eustass con un sorriso sadico sul viso.
«Ti prego Sir William, non vorrai deludere in questo modo una fanciulla, vero?» Zoro non ci pensa due volte a rincarare la dose.
«Vi odio, bastardi!» sibila il giovane che proprio non sopporta di essere chiamato per nome, un nome che gli fa ricordare delle radici scomode che lo pongono (a dire di suo nonno) al di sopra della gente comune «Sappiate, però, che ve la siete cercata voi!»
«Six o'clock already I was just in the middle of a dream. I was kissin' Valentino by a crystal blue Italian stream».
«Oddio no!» si lamenta Nami con un gemito strozzato.
«Capirai, ciccia, era prevedibile che sarebbe andato a parare lì».
«Cazzo, Barbie! Non le cazzo di Bangles!»
«A me piacciono le Bangles» mormora timidamente Rebecca, ricevendo in cambio un sorriso realizzato. Se le piacciono le Bangles non può che essere vero amore, pensa.
«It's just another manic Monday I wish it were Sunday, 'Cause that's my fun day, my I don't have to run day. It's just another manic Monday».
«È giovedì pezzentone!» gli urla Nami.
«Have to catch an early train, got to be to work by nine and if I had an aeroplane I still couldn't make it on time. 'Cause it takes me so long just to figure out what I'm gonna wear, blame it on the train, but the boss is already there».
«Facciamo così!» sbotta Rorona alzandosi in piedi e avvicinandosi «Io ti pago e tu stai zitto».
Cavendish si interrompe e lo guarda con aria di commiserazione: «Non derubo i barboni, Zoro».
Quello che si ritrova piantato in mezzo agli occhi è un dito medio sollevato, mentre, qualche sedile più avanti, Sanji esordisce con: «Mi fa sempre piacere come i tuoi amici abbiano capito tutto di te».
«Vuoi volare fuori dal finestrino, cuoco di merda?»
«Come se ne fossi in grado, sfigato».
«Se non la finite vi butto entrambi fuori dalla porta e vi lascio qui, così che possiate perdervi e morire di caldo mentre vi riempite di insulti» sibila Nami avvicinandosi con aria minacciosa e spingendo Zoro a sedere.
«Il tuo amore per me mi riempie sempre di gioia».
«Ti riempirà anche di pugni se non stai zitto».
«E voi due vi siete messi insieme come?» domanda Law sollevando un sopracciglio con aria scettica.
«Non sono affari tu–»
«L’ho raccolto in mezzo a una strada e l’ho portato al centro sociale di Bonney» risponde Nami osservandosi le unghie.
Improvvisamente chiunque non conosca la storia si sporge verso di lei, interessato a quello che sembra l’ennesimo aneddoto divertente.
«Era inverno, nevicava e stavo andando ad a un appuntamento con un tizio noioso, quando sono quasi inciampata su questo ragazzo seduto in mezzo alla strada. Stavo attraversando un vicolo stretto e lui lo occupava completamente, così credo di avergli detto qualcosa tipo “Levati di mezzo” e –»
«Le tue parole esatte sono state “Senti, buzzurro, spostati dalla strada”» continua per lei Zoro, strappandole un sorriso leggero di compiacimento nel rendersi conto che ancora ricorda l’esatta frase che gli ha rivolto, anche se no, quella non ce l’ha tatuata addosso «Mi ha anche tirato un calcio per farmi spostare, questa stronza!»
«Attento a come parli di Nami!» borbotta Sanji offesissimo.
«Nemmeno la conosci, imbecille. Comunque, mi tira un calcio, mi fa spostare e prosegue per la sua strada, non fa in tempo a fare tre metri che si ferma e torna indietro. Si china di fronte a me e mi dice: “Da quanto tempo non dormi in un letto?”»
«E sapete cosa mi ha risposto?»
«Sparisci, ragazzina, non ho un soldo».
«Ed era vero, non aveva un soldo. Gli ho rubato il portafoglio mentre lo portavo al centro sociale».
«Tu gli hai cosa?» domanda Rufy con aria svagata «E non te ne sei accorto?»
«Certo che no! Per chi mi hai preso?! Comunque da lì abbiamo iniziato a vederci spesso, anche perché non ci è voluto molto perché questo troglodita stringesse amicizia con i peggiori deficienti del centro».
«Mi sento tirata in ballo, tu no, Kiddo?»
«Io sono consapevole di essere un mentecatto, sorella».
«Vedi che te lo dici da solo, Eustass-ya?»
«Sta zitto».
«E quindi?» domanda Sabo sporgendosi verso di loro «Escludo che Zoro ti abbia invitata a cena».
«Oh, cazzo. Ma che ne sapete! Magari sono la persona più romantica qui dentro, magari le ho anche regalato dei fiori e la sono passata a prendere in macchina!»
«Non ho mai visto dei fiori in cinque anni» gli ricorda Nami in tono pragmatico.
«E la tua macchina è un catorcio schiacciato col freno a mano che non funziona» gli ricorda Cavendish.
«Mai capito perché non te ne pigli una col cambio automatico, Ro’».
«Ve l’ho già spiegato, no? Le vere auto sono quelle che devi imparare a guidare, mano sul cambio e piede sulla frizione, le senti mentre ti parlano e ti dicono cosa fare».
«L’uomo che sussurrava alle auto» lo prende in giro Ace.
«Sentite “Uomini che sussurravano agli idioti”» li interrompe Nami «Guardate che siamo arrivati».
Appoggiata allo stipite esterno della porta del pub, Robin osserva l’allegra comitiva che si avvicina; sono partiti a gruppi nei giorni precedenti e tornano tutti insieme, come se fossero amici da una vita. È incredibile cosa possa fare quel posto a chi si apre anche solo un po’ alla possibilità del cambiamento.
«Bentornati» dice con voce calda.
Il primo a risponderle è Sabo, che la abbraccia con affetto e la ringrazia per aver loro suggerito di salire fino a Supai.
«Avevi ragione, sai!? È stata un’esperienza fantastica!»
«La prossima volta dovresti portarci Koala» gli suggerisce la donna, mentre saluta Ace e Rufy con un abbraccio.
«Koala! Posso chiamarla?»
«Fai pure, sai dov’è il telefono».
«Robin» la saluta lo sceriffo superandola con un cenno del capo.
«Oh, sceriffo, pensavo non bevessi in servizio».
«Sono qui per pranzare, per pranzare».
«Più o meno» aggiunge Bonney seguendolo all’interno.
«Anche tu Law? Sei qui per pranzare?» domanda con aria divertita andando a piazzarsi dietro al bancone «Ti hanno cercato quelli del consiglio comunale, sei sparito nel giorno di assemblea».
«Che si fottano».
«E io mi chiedo ancora come minchia fai ad avere un cazzo di lavoro».
«Linguaggio!» borbottano Nami e Killer all’unisono.
«Io invece non sono per niente stupito del fatto che tu sia disoccupato, Eustass-ya».
«Non sono disoccupato» borbotta il ragazzo con aria oltraggiata.
«Davvero?» questa volta è Law ad essere seriamente sorpreso «E cosa fai?»
«Faccio il meccanico».
«Questa notizia mi turba, ma allo stesso tempo mi sembra plausibile».
«Certo che è plausibile, cazzone! È la verità!»
«Robin!» l’ululato di Rufy, che allunga a dismisura le vocali del nome, copre qualsiasi altro rumore nel salone «Ho fame!»
«Stiamo morendo di fame!» aggiunge Ace lasciandosi cadere con aria tragica su una sedia.
«Già! Non ci vedo più!» continua Rufy accasciandosi contro uno dei tavolini e allungando le mani fino all’estremità opposta «Così tanta fame che potrei mangiare un bisonte! Anzi una balena! No meglio di no, ho paura delle balene».
Nami scoppia a ridere, lasciandosi sedere accanto a loro.
«Nessuno di noi ha ancora mangiato niente oggi, credo che pranzeremmo tutti volentieri».
«Sante parole, Rossa! È sempre ora per del super cibo!» esclama il marito spostato della proprietaria, comparendo dalla porta che dà sul retro «La tua super macchina è a posto! E anche la tua moto, Killer».
«Vorrei ben vedere!» borbotta Nami, facendo spazio a Zoro al suo fianco «Con quello che ho pagato per lasciarla qui!»
«Che macchina hai?» domanda Ace, più per fare conversazione che per reale interesse.
«Una Cadillac convertibile del 59» risponde la ragazza cercando di riaccendere il cellulare e controllando che ora prenda di nuovo.
«Scusa cosa?» chiede Drake quasi ribaltandosi dalla sedia «Ma è una macchina d’epoca!»
«Duh. Non mi dire genio, è un regalo per mia sorella, abita a San Diego, sarà l’ultima tappa del viaggio».
«E avresti cuore di separarti da un gioiellino simile?» Ace rimane con la bocca spalancata per lo stupore (e anche un po’ lo sdegno).
«È una Cadillac!» rincara la dose Sanji.
«Lo so, grazie. Sedili in pelle, tutti i pezzi originali».
«Oh, mio padre ne aveva una simile, quando ancora poteva guidare» esclama Rebecca unendosi alla conversazione «Ma non so esattamente che modello fosse».
«Poteva?» Cavendish alza un sopracciglio, perplesso.
«Sì, purtroppo una decina di anni fa lui e mia madre hanno fatto un’incidente in auto, e gli hanno amputato la gamba sinistra all’altezza della coscia. Mia madre è morta e da quel momento lui non ha più guidato, non che l’avrebbe fatto, anche se avesse potuto».
«Mi spiace» mormora il biondo passandole delicatamente una mano sul capo.
Rebecca sorride e solleva le spalle, come a dire che è successo tempo fa e che comunque ha tirato lei fuori l’argomento.
«Vi prego, però» borbotta Ace «Prima che quella stra-figata di macchina sparisca, facciamoci una selfie».
«Vuoi farti una selfie sulla mia macchina?»
«Ma selfie non era maschile?» domanda Killer.
«Tesoro, tipo chissenefrega. Io comunque ho il selfie stick» replica Bonney, estraendo dallo zaino un orrido bastone bislungo color rosa shocking.
«Beh, intanto che aspettiamo il cazzo di pranzo…»
«Come vi pare» borbotta Nami dopo qualche esitazione «Ma ve lo dico, io tra al massimo due ore voglio partire!»
«Di già?» Cavendish sembra contrariato.
«Che c’è Barbie, vuoi unirti alla riserva?»
«No, ecco… È solo che- Lasciamo perdere».
«Vi siete tutti bevuti il cervello» sibila la rossa seguendo quella fiumana di spostati nel garage, un grosso edificio aperto su un lato al cui interno si trovano cinque vetture.
«Aspettate che la sposto fuori» esordisce Roronoa infilandosi al posto di guida.
«E tu ti fidi di fargliela guidare?» chiede Sanji più invidioso che scandalizzato.
«Se non stai zitto vedi anche come ti metto sotto!»
«Zoro è un fanatico del cambio manuale, se non mi fidassi di farla guidare a lui a chi dovrei farla guidare? Bonney?»
«Meglio di no, eh» interviene Killer ripensando con dolore alla sua prima macchina.
«Ho fatto più incidenti io di tutte le ultime tre generazioni della tua famiglia» si vanta la ragazza, sollevando in alto mento, come se fosse qualcosa di cui andare fieri.
«Io sto in centro!» esclama Rufy, non appena la macchina di ferma sotto il sole «Nami, Zoro! Venite qui!»
C’è un’ingenuità infantile nel tono con cui li richiama a sé e nessuno dei due ha il coraggio di tirarsi indietro, mentre il moro passa le braccia attorno alle spalle di entrambi e li avvicina leggermente con un sorriso. Sanji si siede davanti alla rossa, ma viene allontanato con un calcio da Roronoa, che se lo trova ben presto attaccato alla al fianco, con le gambe che penzolano da un lato, pronto a tirarlo giù dal cruscotto. Bonney è in piedi dietro al parabrezza, accanto a lei c’è Drake con l’espressione di qualcuno che preferirebbe essere in qualsiasi altro posto tranne che lì; al loro fianco si piazza Ace, raggiunto poco dopo da Sabo (che arriva urlando di aspettarlo, perché non è carino farsi le selfie quando non ci sono tutti). È Rebecca che, scuotendo il capo, capisce per prima che non ci staranno mai in una selfie, così rientra e va a chiedere, con molta gentilezza, se Robin può uscire a far loro una foto.
Lei, Cavendish e Bartolomeo si sdraiano davanti a Rufy e agli altri, in una posa così anni ottanta che quasi si vergognerebbe se non fosse che l’intera scena è fin troppo divertente; Kidd, Killer e un Law piuttosto contrariato si accucciano davanti al parafango, mentre Robin controlla di riuscire a prenderli tutti.
«Sorridete».
Il cellulare scatta un paio di volte, e continua a scattare anche quando Sanji afferra Zoro per una gamba e lo trascina in terra, quando Cavendish spinge Bartolomeo giù dal croscotto, facendolo rotolare addosso a Kidd con somma nonchalance, quando Nami scoppia a ridere convulsamente arrivando quasi a strozzarsi con la sua stessa saliva e Rufy si trova costretto a batterle delicatamente la schiena per evitare che si strozzi, quando Ace inciampa accidentalmente in suo fratello minore (che forse però è maggiore) nel tentativo di scendere dalla macchina e quando Bonney toglie il cappello allo sceriffo e ci si nasconde dietro mentre gli si avvicina per baciarlo.
Quando il pranzo viene servito, la grande sala interna del Pub è in subbuglio, tra risate, schiamazzi e una vitalità di quelle che è raro vedere in un posto isolato come Peach Spings. Zoro ha già caricato tutto in macchina e ora riposa appoggiato a una parete; in realtà dire tutto non è esatto, mancano ancora le cose di Bonney e Cavendish, ma a Nami non l’ha detto per evitare di metterle pressione. Sa bene che la ragazza vuole solo allontanarsi in fretta da lì, ha bisogno di pensare, di allontanarsi dal problema per trovare la soluzione. Con gli occhi socchiusi segue i movimenti di tutti, origliando frammenti di discorsi e fingendo di dormire.
«Quindi credo che tra un po’ partiremo» mormora Bonney, giocando con una lattina fredda di Red Bull.
«Così sembra» risponde Drake, senza girarsi.
«Non mi chiedi di restare?» gli domanda finalmente la ragazza, senza sapere nemmeno lei dove trovi il coraggio.
«No» Francis si gira verso di lei e la fissa per un breve istante «No, odieresti questo posto. Sarebbe come spegnerti poco a poco».
«Ma è casa tua».
«È solo il posto dove vivo, non è casa mia. E questo» dice indicando la spilla dorata sul suo petto «È solo un lavoro come un altro».
Bonney non sa bene come replicare, in tutti quegli anni non ha mai avuto una relazione che fosse durata più di tre mesi e non ha idea di come di come ci si comporti in una situazione simile.
«E comunque» continua l’uomo «Ho sempre pensato che prima o poi me ne sarei andato».
«Prima o poi non significa adesso».
«No, disastro, non significa adesso. Ma adesso tu sei viaggio, no? E al ritorno passerai ancora di qua».
«Forse» sorride Bonney con un lamo di divertimento negli occhi «Magari incontro qualcuno al matrimonio del biondo e decido di scappare oltre la frontiera».
«Non ti illudere, ho conoscenze anche nell’interpol».
Dall’esterno del locale, Kidd osserva l’amica al bancone; la sua è una fitta di gelosia leggera, quasi impalpabile, ma la sente ed è amara quanto il fumo della sigaretta che sta fumando.
«Cosa c’è Eustass-ya, tu non hai intenzione di farmi promesse in grande stile?»
«L’unica cosa che ti prometto è un pugno su quella tua cazzo di faccia se non chiudi quella bocca di merda».
«Come siamo volgari, e io che pensavo che ci tenessi a rivedermi».
«Oi Trafalgar» sibila Kidd irritato «Piantala di prendermi in giro».
«Non ti stavo prendendo in giro, Eustass-ya»
«Non mi dire» ironizza il rosso con tono di scherno «Che ti troverei ancora qui se tornassi tra qualche mese».
«Ci vivo qui, imbecille. Dove vuoi che vada?»
«Non lo so dimmelo tu… Me lo diresti? Dove trovarti?»
«Per essere costretto a rivedere la tua faccia da schiaffi?»
«Vedi? Il tuo entusiasmo è quasi pari al mio».
«Non è entusiasmo, Eustass-ya».
«Lo so, cazzone» risponde Kidd agitando una mano avanti e indietro, quindi, dopo avergli voltato le spalle, rientra nel locale.
«E quando siete arrivati in cima alla strada, prendete lo sterrato sulla destra e –»
«Sanji senti, ma non è meglio mandargli qualcuno a prenderli?» domanda Ace perplesso.
«No, no, tranquillo, me la cavo benissimo con le cartine e le indicazioni stradali» borbotta Nami mentre prende appunti su un blocchetto di carta «Vai avanti».
«Ecco, molto meglio. Anche perché dovrei mandargli Whisper e scappano ancora prima di arrivare. In ogni caso, prendete lo sterrato sulla destra e andate dritti fino al cancello che vi trovate. Lì ci sarà qualcuno che controllerà se siete sulla lista degli invitati, ma non preoccupatevi se hanno l’aria losca, è normale. È colpa dei, come dire, precedenti di Kendra».
«Voglio sapere? No, aspetta, non voglio proprio sapere».
«Meglio così, fidati» borbotta Sabo sconsolato.
«In ogni caso, ci vedremo anche nei giorni precedenti, sempre che Kendra non mi uccida».
«A me non uccide di sicuro, quindi posso portarli al mare» celia Rufy sorridendo «Lo sai che ogni tanto sulla costa ovest ci sono le foche?»
«Le cosa?»
«Sì, e sono bellissime! Ma nessuno vuole cucinarmele».
«Ma sei scemo?» ringhia la ragazza «Ti mangeresti un cucciolo di foca? Cosa sei un orso?»
«Anche un orso dev’essere buono, ma credo sia un po’ grasso».
«Io non… Zoro! Ti prego, andiamo».
«Ti sei già arresa?» domanda il ragazzo avvicinandosi con un sorriso.
«Non posso battere tutta questa idiozia da sola. Sono in minoranza e no, tu non sei di alcun aiuto».
«Ti ricordo che guido io».
Nami si alza e gli si avvicina con aria melliflua, piegandosi sul suo orecchio.
«E ti ricordo che io ho qualcosa che ti interessa» mormora con voce seducente, per poi allontanarsi e girarsi quando oramai è a metà strada verso al porta «E per qualcosa intendo il tuo portafoglio, boccalone!» esclama sventolandoglielo davanti.
 
Si è tolta la maglietta, e il pezzo sopra del bikini risalta sulla sua pelle abbronzata; seduta sul posto del passeggero, Nami scorre i messaggi di Whatsapp, rispondendo a sua sorella e avvisando sua madre che è ancora viva. Cavendish le si avvicina piano, appoggiandosi alla portiera e sporgendosi verso di lei, spiando leggermente lo schermo del telefono.
«Che vuoi, Barbie?»
«Nami, quanto vi fermate a Las Vegas?»
«Ci fermiamo una settimana, ho intenzione di svaligiare tutti i casinò finché mi lasciano entrare… Aspetta, “vi”?»
«Ecco stavo pensando... Cioè, Bartolomeo e Rebecca mi hanno chiesto se voglio continuare con loro, sai, fino a Los Angeles. Tanto stanno facendo lo stesso viaggio che stiamo facendo noi e una macchina in più o una in meno non cambia molto, no?»
«Pensavo non ti piacesse» mormora la ragazza, sollevando gli occhiali da sole sul capo per osservare meglio l’amico.
«Forse ho cambiato idea, vorrei solo cercare di capirlo meglio».
«E la tua roba?»
«La infilerò nella loro macchina; l’ho già detto anche a Killer, e magari potrebbe prendere lui il mio posto».
«Killer è venuto in moto».
«Potrebbe anche lasciarla qui, non credi? Tanto Kiddo vorrà sicuramente tornare indietro, anche solo per infastidire quel tizio. E se non lui Bonney».
Nami sospira.
«Improvvisamente tutti avete le idee chiare. Fate come volete».
«Sei un tesoro, grazie!» esclama l’amico, baciandole il capo.
«Mi devi comunque fare da spalla a Las Vegas. Hai capito? Questi trogloditi non saprebbero distinguere un black jack da una roulette!»
«Dubiti di me? Partiremo domani però».
«Come ti pare ho detto, ora sciò. Tanto non te lo do un bacio di addio».
«Serpe».
Killer sospira, gettando nel bagagliaio non troppo spazioso della Cadillad il suo modesto zaino.
«Stai tranquillo, fratello. Ci penso io alla tua bambina».
«Guarda che ci tengo davvero».
«Te la riporto sana e salva!»
«Oi! Killer, spicciati» gli urla Kidd dalla macchina «Non abbiamo tutto il giorno».
Il biondo sospira, allontanandosi con un cenno; Robin li osserva dalla porta, mentre Zoro si dilunga ancora un istante a salutare i suoi amici, amici che in ogni caso rivedrà a breve. Trafalgar, appoggiato al muro del pub, con una sigaretta a penzolargli tra le labbra, solleva lentamente il dito medio all’insegna di Kidd, che gli risponde con un sorriso molto poco rassicurante e un dito ugualmente sollevato.
«Coglione» borbotta il rosso, calandosi gli occhiali da sole sul viso.
Bonney si stacca dalle labbra di Drake con gli occhi chiusi, sta sperimentando una sensazione che non ha mai provato prima: la melanconia del distacco. È una sensazione fastidiosa, ma allo stesso tempo eccitante, perché è come se ogni cellula del suo corpo le urlasse che a questa persona lei ci tiene e non le è mai capitato prima.
Si allontana con un sorriso, mentre la mano di Francis le dà una leggera pacca sul sedere, accompagnandola verso la macchina; come sale sull’auto, si sporge verso di lei, chinandosi sul suo orecchio.
«Non mi chiedi di seguirti?»
Bonney scoppia a ridere: «Pensavo avessi detto “Non adesso”».
«Non pensare troppo» sono le ultime parole che le rivolge prima di allontanarsi, salutando gli altri con un cenno della mano.
 
La chiave gira nell’accensione, il motore romba una volta, poi due; si accende la radio.
«All the old paintings on the tombs they do the sand dance don't you know, if they move too quick (oh whey oh) they're falling down like a domino. All the bazaar men by the Nile they got the money on a bet, gold crocodiles (oh whey oh) they snap their teeth on your cigarette. Foreign types with the hookah pipes say: Ay oh whey oh, ay oh whey oh, Walk like an Egyptian».
«Non ci posso credere» scoppia a ridere Bonney.
«Forse è davvero una maledizione» dice Nami ridendo anche lei.
«O magari è destino, Ciccia».
«Blonde waitresses take their trays they spin around and they cross the floor, they've got the moves (oh whey oh) you drop your drink then they bring you more».
«Ma siete seri?» si lamenta Cavendish dietro di loro.
«Karma, Cavenbitch!» gli urla dalla macchina Kidd mentre si allontanano lentamente.
«All the school kids so sick of books they like the punk and the metal band. When the buzzer rings (oh whey oh) They're walking like an Egyptian. All the kids in the marketplace say: Ay oh whey oh, ay oh whey oh Walk like an Egyptian».
«Siete dei bastardi!» urla inseguendo l’auto «Degli stronzi veri!»
«Linguaggio!»
È l’ultima cosa che riesce a sentire prima che Zoro ingrani la quarta e la macchina sparisca definitivamente, lasciando dietro di sé una scia di polvere giallastra e le parole echeggianti una canzone nota.
«Non posso crederci».
«Si può sapere qual è il problema?» domanda Bartolomeo.
«Non si ascoltano le Bangles senza di me» borbotta ancora, rientrando nel locale, mentre le ultime note della canzone si perdono lungo la route 66.
«All the cops in the donut shop say: Ay oh whey oh, ay oh whey oh Walk like an Egyptian. Walk like an Egyptian».
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine.
 
 
 
 
 
Manco per il cazzo.
 

Perché questa storia non riesco proprio a lasciarla andare e mentre scrivevo lo scorso capitolo pensavo “Beh, ma non riuscirò mai a chiudere tutto nel prossimo, anche se è nel prossimo che se ne vanno da qui”. E quindi niente, chiacchierando con Akemi e Kuruccha ho deciso di fare un capitolo Bonus. Consideriamolo una sorta di Spin Off, more like six seasons and a movie. Dove questo è il movie.
E quindi sì, SORPRESA anche perché, nonostante le 5k e passa parole, mi sembra non sia successo nulla in questo capitolo e alla fine ero tutta "OK MA QUINDI?". Quindi tranquilli che non vi mollo così, perché odio le storie che non si chiudono.
Ho deciso di non metterla come conclusa e inserire la storia bonus come settimo capitolo invece che come one shot a parte, anche perché così è più facile per voi ritrovarlo.
Il capitolo sarà ambientato tre settimane dopo gli eventi di questa storia, al matrimonio di Sanji e ‘sta Kendra, che come sempre non è mia, ma è proprietà di Axia. Chissà come faranno a ritrovarsi tutti lì, io non ve lo dico, ma vi anticipo che probabilmente sarà un po’ più lungo del solito perché è pensato come One shot e sarà risolutivo per tutte le relazioni.
E niente.


 
   
 
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