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Autore: Mek101    01/07/2015    1 recensioni
"Fa male" pensi.
Urli.
Fa male.
Urli più forte che puoi. Urli con tutta l'aria che hai in corpo. Urli fino a quando non ti si svuotano i polmoni.
Ma lei non la smette.
Ride. Una risata completamente pazza e malata, senza cuore.
Mostro.
-Ti è piaciuto eh!? Ti è piaciuto eh!? Che ne dici se allora passiamo alla mano???-
Sghignazza come solo un malato di mente saprebbe fare.
Tira fuori un paio di tenaglie.
No.
Ti prego no.
La guardi negli occhi, alla ricerca di anche solo un minuscolo frammento di umanità.
Ma vedi solo crudeltà, odio, rabbia, e tanta, tanta pazzia.
Genere: Generale, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Centro di addestramento della OIDG n°AARP0163


La ragazza si svegliò di soprassalto. Gli occhi sbarrati e il corpo sudato.
Ancora quel sogno.
Quanto tempo era passato? Quattro, cinque anni? Quei ricordi non avevano proprio intenzione di abbandonarla. 
Si mise il viso tra le mani. Cominciava a non poterne più. 
Prima ogni tanto, poi quasi ogni notte la sua mente malata le mostrava sempre la stessa scena.
Lei sul tetto, i due agenti mandati ad arrestarla davanti a lei. Poi uno sparo.
E suo padre che cade

Cade

Cade

Cade. . .

Era colpa sua, non faceva che ripeterselo.
Ma facendo così peggiorava solo le cose, no?
Suo padre non avrebbe voluto questo. Non le avrebbe mai permesso di farsi schiacciare dai rimorsi.
Le avrebbe detto di andare avanti, di vivere e che il suo pentimento durante il suo breve soggiorno ai carceri era più che sufficiente.

Era sufficiente... 
No non lo era. Non lo era affatto.
Nessuno sapeva ciò che aveva fatto, da quando era arrivata al centro di addestramento della OIDG per entrare a far parte dei Servizi Speciali, non aveva raccontato a nessuno da dove venisse di preciso o del proprio passato.
Ora voleva solo andare avanti, dimenticare e andare verso il futuro.
Eppure i ricordi che tanto odiava ritornavano ogni notte a farsi sentire.
Si sentiva come schiacciata da un enorme macigno.
Per quanto tentasse di liberarsene non ci riusciva. Non da sola.
Certe volte pensava che avrebbe fatto meglio a raccontarlo a qualcuno, ma quasi subito scartava l'idea. 
I suoi compagni al centro non volevano ferirla, ma lei l'aveva capito che non gli andava a genio.
Forse perché la sua vena sadica non era ancora stata del tutto estirpata? Faceva parte del suo carattere ormai. Certo, ovviamente non ai livelli di prima, ma pultroppo faceva comunque parte di lei. 
Ne aveva anche parlato con lo psicologo adetto a seguire i carcerati e gli ex-galeotti: quando gli capitava di assistere alle disgrazie altrui come il rumore di un gomito che si rompeva, faceva fatica a trattenere un risolino. Dopo averla ascoltata le aveva detto che esistevano infiniti tipi di persone e personalità, l'importante è stabilire dei limiti e capire quando era il caso e quando no.
Tuttavia ciò non riusciva a confortarla in alcun modo; lei non era una brava persona. Forse anche per questo che non si sentiva a proprio agio con gli altri cadetti: in confronto a lei erano degli angeli. Forse ciò era la causa percui non trovava mai qualcuno di adatto per confidarsi.

-Cosa c'è?-

-Eh?-

Era il suo compagno di stanza e di corso, il busto magrolino impigiamato del ragazzo italiano sbucava da sotto le coperte del suo letto dall'altra parte della stanza.

-Allora:- iniziò con la voce intorpidita dal sonno -Uno, con tutti quei gridolini che fai nel sonno e i trambusti notturni che fai quando ti svegli sono chiari segni che qualcosa non va, e poi ci credo che svegliarti la mattina è leggermente difficile. Due, te lo si legge in faccia che c'è qualcosa che non va a base di super-incubi notturni di natura a me sconosciuta e a te fin troppo conosciuta a giudicare da quanto stai ferma a pensarci. Tre, adesso mi spieghi un pò la situazione che io sono stanco morto, non ne posso più di svegliarmi ogni notte e ho finito il fiato per parlare.-

Detto questo sbadigliò e tornò a guardare Miyu assonnato.

Lei restò immobile per un istante, stupita dal modo strambo di fare un discorso e all'azzecatezza di quest'ultimo del compagno.

Che fare ora? 

Sebbene non fossero compagni di stanza e di corsi da molto tempo, il ragazzo le era sembrato una persona stramba sin dall'inizio. Aveva avuto varie occasioni di osservare il comportamento del suo coinquilino fin da subito dopo il suo arrivo: buona memoria eccetto che per i nomi, consapevole del proprio pessimo senso dell'umorismo, parlava poco in gruppo ma una volta iniziato un dialogo con qualcuno facevi fatica a zittirlo. Sembrava socievole e al tempo stesso solitario.
Un'idea le attraversò le cervella per un istante: che fosse la persona adatta?
No, era un idea decisamente stupida. Però... non le sembrava di avere molte alternative. Forse le aveva ispirato una vaga simpatia per il suo comportamento lunatico e contradittorio? Che avesse anche lui qualche scheletro nell'armadio? 
Non riusciva a decidersi.
Però, dopotutto, forse quella era l'occasione migliore. Non c'era nessuno che avrebbe potuto udirli o intromettersi in quella faccenda in qualunque modo. Oltretutto avrebbe potuto anche negare tutto o trovare un modo per farlo tacere al riguardo; non gli sembrava il tipo da insistere particolarmente su quel genere di cose, ed era anche abbastanza intelligente da capire che se lei avesse negato lui non avrebbe avuto prove per contraddirla.

Che fare quindi?

La ragazza sbuffò come per rassegnarsi ad una decisione di cui non era particolarmente convinta e si mise a sedere sul letto, subito seguita, anche se un pò controvoglia, dal compagno col sonno troppo leggero.

La ragazza prese fiato: -Tu sai da dove vengo?-

-Nada de nada- rispose sbadigliando l'altro.

-Vengo dal carcere- stavolta la sua voce era più nervosa e titubante -Sono stata arrestata a 11 anni per una ragione più che valida.- prese fiato come per convincersi a sputare fuori quelle parole -Vuoi saperla?-

L'altro, dopo una breve occhiata alla compagna come per capire se stesse scherzando o meno, si mise comodo a sedere sul letto, i gomiti sulle ginocchia, i polsi a sorreggere il viso assonnato ma che rivelala al disotto di esso una mente enormemente curiosa.

-Sentiamo.-

Così lei gli raccontò. Gli raccontò di come e perché costruì la sua sala delle torture personali. Gli raccontò come e perché uccise, nei minimi particolari. Gli raccontò di quel giorno dove vennero ad arrestarla e suo padre, l'unica persona che le avesse mai voluto bene, morì. Gli raccontò della sua breve permanenza nelle prigioni, di come le avessero concesso di uscire, degli anni solitari che aveva trascorso agli istituti della OIDG tenendosi dentro tutto.

Terminò il racconto con gli occhi lucidi.

Il ragazzo rimase qualche istante a fissarla con un espressione neutra.

-Hai detto che a uno gli hai fatto l'elettroshock?-

-Sì...-

-E che uno l'hai... castrato?-

-Sì...-

-Con un paio di tenaglie?-

Lei annuì.

L'altro reagi con un espressione di sentito e condiviso dolore.

-Bhe... wow. Cioè...- Pareva un pò impacciato.

-Voglio dire, tu conosci meglio di me come funzionano le cose alla OIDG. E se ti hanno rilasciata... voglio dire... tu sai della legge carceraria standard: siccome l'obbiettivo è quello di "recuperare" il detenuto, esci solo quando sei pentito e bla bla bla, quindi... Immagino che sia ok- terminò con piccolo sorriso mesto e impacciato.

-Insomma: non sei l'unica che è venuta qui per cambiare- concluse in frettolosamente -Ora vat a let che lé megl- disse in una qualche sorta di dialetto approssimato -tu hai il culo di dormire come un macigno, impossibile svegliarti senza usare una bomba. Io invece ho il sonno leggero e sono lento a prendere sonno.-

Detto ciò si infilò rapidamente sotto le coperte.

-Notte.-

Miyu rimase li ferma per quello che le parve un eternità. 
Ecco, era andata.
Era una sensazione strana: in qualche modo si sentiva più leggera. Ma... L'aveva accettata? Aveva fatto veramente la scelta giusta? Aveva appena confessato i suoi crimini a un ragazzo che conosceva da nemmeno un mese, eppure... Lui sembrava averla presa bene. Anzi aveva come la sensazione che fosse in qualche modo felice che qualcuno gli avesse raccontato qualcosa di così importante... quindi... che volesse essere suo amico?

Sulle sue labbra sottili comparve un sorriso pacato.
Forse non gli sarebbe dispiaciuto poi tanto averlo come amico.

Quando la ragazza riuscì a placare quello strano minestrone di emozioni che le vorticava dentro, si seppellì sotto le calde coperte del letto e sussurrò alla prima persona che le era amica da tanto tempo:

-Notte...-

# # # #


Ed eccoci qui U.U
Già finisce così. Ci ho messo tanto (troppo) a decidere come fare e scrivere l'ultimo capitolo, e sebbene la storia non abbia molti lettori, vi dico grazie: grazie per aver letto questa storia, grazie aver atteso gli aggiornamenti di questo ingrato svitato: davvero Grazie ^.^

   
 
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