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Autore: Schwarzweis    16/01/2009    7 recensioni
Ace è ad Impel Down, ad attendere l'ora dell'esecuzione. Il Commodoro Smoker, appena arrivato sul posto, va a fargli visita. (Attenzione! Spoiler Impel Down arc; capitoli 524-528)
Genere: Triste, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La minuscola cella sembrava essere di nuovo gelida, dopo che il Vice Ammiraglio Garp se ne era andato, lasciando nuovamente il nipote ad aspettare l'ora del Boia.
Il pirata si sentiva soffocare. Era stato torturato, mentre le sue ferite erano ancora aperte. Innumerevoli lividi, tagli e lesioni invadevano il suo corpo, incapace di rigenerarsi a causa delle enormi manette e catene forgiate nel Kairoseki.
Avrebbe voluto morire in quel momento, sperando, seppur inutilmente, che la sua morte avrebbe fermato la guerra ormai alle porte.
Ma aveva cambiato idea, cercare di spegnersi in quel modo sarebbe stato futile e anche un pò egoista, da parte sua.
Non aveva più le forze, come non le aveva avute per fermare BlackBeard, non era riuscito a colmare il suo desiderio, quello di fare diventare 'il Re' l'uomo che lo aveva trattato e accolto come un figlio, per la prima volta nella sua vita.
Sapeva che il suo stupido orgoglio non gli avrebbe permesso di guardarlo in faccia di nuovo, si era lasciato catturare dal Governo Mondiale, anche se il pensiero di un Commodoro fumante di rabbia, seccato del fatto che doveva essere lui ad acciuffarlo lo faceva ancora sorridere.
E quel piccolo sorriso gli permetteva di ghignare selvaggiamente alle guardie, che lo fissavano in continuazione con uno sguardo di disprezzo quasi disumano.

Ma, stranamente, quelle guardie quel giorno non si erano fatte vedere. Erano un paio di minuti che sentiva qualcuno urlare in lontananza, ma completamente disinteressato e annoiato, Ace ebbe uno dei suoi soliti attacchi di narcolessia, e così cadde in un sonno profondo.
Dopo una buona mezz'ora, il pirata si svegliò di soprassalto. Le urla, probabilmente non dei prigionieri di Impel Down, stavano continuando, ed una forte imprecazione l'aveva addirittura svegliato.
Tendendo le orecchie, sentì a fatica delle frasi sconnesse come 'non ho tempo da perdere' 'toglietevi dai piedi' ed alcune cose ben più pesanti ripetute ad alta voce.
Improvvisamente un suono familiare distolse la sua attenzione dalle voci: era l'ora di pranzo. Ormai non mangiava da giorni, e pregare le guardie per il cibo non funzionava affatto. Così il suo stomaco reclamava in continuazione. Speranzoso, sentì dei pesanti passi nel corridoio. Forse le guardie erano tornate con qualcosa da mangiare.. quindi provò a chiamarle con un mezzo sorriso

- "Hey, non potreste portarmi qualcosa di meglio del solito pane e della solita acq--" - le parole gli morirono in gola quando vide la figura alta oltrepassare la porta.

L'uomo albino rispose borbottando - "Non sono la tua stupida balia, Portgas." -

Ace rimase senza parole, osservando il Cacciatore Bianco di fronte a lui. I suoi capelli, completamente bianchi, si erano leggermente allungati. Il colore della sua pelle si era fatto più scuro, risaltando una non poco visibile cicatrice sul suo petto. Il cappotto, minato di sigari, solamente appoggiato, gli copriva le spalle e la schiena, proteggendolo dal Kairoseki della lunga jitte.
Il volto sbarbato e minaccioso era, come sempre, stato messo in risalto dal sigaro fumante nella sua bocca costantemente trasformata in una smorfia.

Il pirata rimase ancora più stupìto quando vide il suo cappello nelle mani del Marinaio.
Alzò il volto per vedere meglio, nella fioca luce della cella. - "Beh, mi hanno portato di meglio.." - disse con una certa ironìa nella voce.

- "Questa è l'ultima volta che recupero il tuo maledetto cappello" - Smoker, intanto, scocciato, agitava il copricapo arancione nell'ombra

Il Commodoro si fece avanti, oltrepassando le celle vicine, alcune vuote, altre no.
Riusciva a sentire il respiro affannoso del secondo prigioniero, e l'odore acre del sangue riempire la stanza.
Si sedette proprio vicino alle sbarre di una cella. Lui stesso si sentiva più debole, a poca distanza da tutto quel Kairoseki. Per un attimo lo sfiorò il pensiero che Ace doveva davvero stare male, lì dentro.
Mise il cappello davanti alle sbarre, e per almeno cinque minuti rimasero in silenzio, spezzato solo ogni tanto dal respiro pesante ed esausto del pirata.

Ace tentò - "Verrai all'esecuzione?" - senza nessuna particolare espressione nella voce.

- "Naturalmente." - borbottò Smoker. Fece una pausa, abbassando lo sguardo sul cappello - "quando sono arrivato sull'isola Banaro.. non ne era rimasto niente. Neanche un'abitazione." -

Il pirata oltre le sbarre sogghignò - "Mi spiace, Junsho, non avevo--" -

- "Ti avevo avvertito di non fare stupidaggini." - Smoker lo ammonì, severo - "non salverò la tua pellaccia, ora, Portgas. Non posso farlo." -

Sorridendo, arreso, Ace abbassò lo sguardo - "Lo so.." - e il suo sorriso si spense di colpo - "sarebbe stata la stessa cosa." -

La mano del Commodoro sbattè violentemente sulle sbarre della cella, sorprendendo il pirata prigioniero - "Ascoltami bene," -
il ragazzo vide il volto di Smoker avvicinarsi minaccioso pericolosamente tra le sbarre, tanto da fargli quasi ringraziare di essere dentro.
- "stai buttando al vento le nostre possibilità. Ora, se anche solo per ipotesi, esistesse qualcosa o qualcuno che riesca a tirarti fuori da qui, sarà bene che si faccia vedere in fretta. Perchè non starò fermo a guardarti morire se non per mano mia. E' chiaro?" - terminò, digrignando i denti.

Ace annuì, perplesso. Non aveva mai visto il Marine tanto deciso o arrabbiato, non riusciva a capirlo, tanto era poca la differenza.
Smoker si ricompose, a braccia conserte - "Vale anche per tuo fratello, Cappello di Paglia." - puntualizzò, prendendo dalla giacca un nuovo sigaro.

Ci fu un'altro attimo di silenzio, in cui il Commodoro accendeva il secondo sigaro.
Lo sguardo di Ace continuava a cadere sulla cicatrice sul suo petto. Si morse il labbro inferiore nervosamente.
Avrebbe voluto toccarla, sfiorarla con le sue dita, chiedergli come se l'era fatta..
Voleva sentire di nuovo il calore della sua pelle. Era così vicino. Così vicino da non poterlo toccare. Odiava sentirsi impotente.
Avrebbe tanto voluto, ma sapeva che non era certo il momento per una cosa del genere, Smoker avrebbe sicuramente evitato di rispondere.

- "Senti, vecchio... chi ci è riusciuto?" - disse il pirata sfoderando il suo miglior sorriso beffardo, accompagnato dalle fossette e dalle lentiggini sul suo volto

Smoker ci mise qualche secondo prima di capire la domanda - "Non sono affaracci tuoi, marmocchio." -

E per la prima volta dopo settimane, Ace rise sul serio, anche se per poco.
Non voleva sentire altro, almeno prima della sua ora.
Il ragazzo continuò a ridere per pochi secondi, e Smoker vide quello che doveva essere un sorriso malinconico.
Quello sguardo per poco non gli fece ingoiare i sigari. Gli si era ribaltato lo stomaco, vederlo in quelle condizioni...
Più lo guardava e più riusciva a sentire la sua stanchezza.

Perchè una persona sola doveva pagare con la vita per una dimostrazione di potere?
Forzò la presa dei denti sui sigari con rabbia. Ricordando per un solo attimo il giorno dell'esecuzione di Gol D. Roger.
Ace non avrebbe dovuto fare la stessa fine. Al suo posto doveva esserci qualcuno di veramente cattivo.
Non un ragazzino appena ventenne... pensò, mentre ripercorreva il corpo segnato e smagrito del prigioniero.

Ace fece un sorrisetto malizioso - "Junsho~ hai intenzione di fissarmi ancora per molto? Sono così affascinanti questi tagli?" -

Il Commodoro scosse il capo - "Che ti hanno fatto?" - chiese, serio.

- "Ah... io e Crocodile abbiamo gradito il bagno nell'acqua bollente," - rispose Ace sogghignando

Smoker dall'alto del suo sguardo preoccupato, fece uno sbuffo di fumo - "e non immagini che divertimento, con le frustate sulla schiena ustionata, i morsi degli animali feroci, gli aghi e gli spuntoni.." - continuò il ragazzo, ricominciando a mordersi nuovamente il labbro inferiore.

- "... ed io e il mio amico qui di fianco adoriamo le mazze chiodate." - aggiunse, quasi impercettibile, muovendo la testa per indicare la cella più vicina

L'albino sussultò appena - "A confronto, le prigioni comuni sono un lusso.." - si disse, a bassa voce.

Poco dopo si sentì la porta sbattere. Smoker vide un gruppo di guardie armate sul ciglio, seguite da un minotauro.
La bestia aveva gli occhi rossi, iniettati di sangue, il fiato pesante e la bocca piena di bava.
Sembrava parecchio affamato, poi spostò il suo sguado con velato terrore sulla mazza piena di aculei affilati, zuppa e gocciolante di quello che doveva essere chiaramente molto sangue.
Ace aveva a che fare con cose simili?

Due guardie si fecero avanti, con passo deciso - "Per ordine del Supervisore della prigione di massima sicurezza Impel Down, i prigionieri di questo piano, il Livello cinque, verranno accompagnati nella cella per le torture per l'attività giornaliera." -

Lo sguardo fisso e grave di Ace cadde sulla seconda guardia.

- "Commodoro Smoker, le devo chiedere di tornare alle stanze predisposte per gli Ufficiali della Marina, mentre il prigioniero Portgas D. Ace e il prigioniero Jinbei vengono portati via." -

L'uomo albino si alzò prendendo il cappello in mano, osservando le guardie aprire la cella e liberare il ragazzo da alcune catene.
Fecero lo stesso con Jinbei, rivelando l'uomo-pesce in tutta la sua stazza. Era visibilmente stanco, sembrava quasi in punto di morte.
Le guardie scortarono Ace verso la porta, ed ora Smoker poteva vedere il giovane pirata alla luce della stanza.
Gli si gelò il sangue nelle vene, quando vide la sua schiena.
Gran parte della pelle del ragazzo era ricoperta di sangue fresco, il volto era sudato, almeno mille volte più stanco di quello che aveva visto in penombra.
Il sangue gli scivolava dai capelli, sulla fronte e poi al mento, coprendogli una parte del viso.
Il tatuaggio sulla sua spalla sinistra era poco visibile, sfaccettato, tagliato, ustionato.
Ma ciò che vide poi, lo bloccò completamente.

Il segno a cui Ace era tanto affezionato e a cui aveva dato la vita, il tatuaggio del simbolo di appartenenza alla ciurma dei pirati di Whitebeard.
Era immerso nel sangue, era stato rovinato, avevano certamente cercato di cancellarlo in qualsiasi modo, con i metodi più dolorosi.
Avevano cercato di purificarlo, di trasformarlo in quella che per loro si chiamava Giustizia.
E nonostante tutto quello che gli era stato fatto, Portgas D. Ace non dava segno di voler cedere.
Ace non tremava, non dava dimostrazione di debolezza. Non chiedeva pietà, non ne voleva. Era un pirata ed era orgoglioso di esserlo.
C'era solo stanchezza sul suo corpo, una stanchezza che avrebbe fatto crollare a terra chiunque.
Smoker non faceva altro che chiedersi il perchè. Perchè davano tanta importanza al loro essere pirati?
E prima di voltarsi e andare via, vide per l'ultima volta gli occhi del ragazzo. E in quegli occhi ardenti gli sembrò di scorgere una risposta alle sue domande.

Si incamminò in un corridoio, mentre dalla parte opposta c'era il gruppo di guardie.
Il suo cuore perse un battito quando si sentì chiamare per nome

- "Smoker" - disse il pirata, con voce rotta, addentando il labbro inferiore con tutta la sua forza. Abbassò il volto, cercando di nascondere le lacrime.

Ace riprese tutto il suo fiato - "non ucciderlo." - concluse, prima di svoltare l'angolo.

Il Commodoro rimase fermo, immobile, stringendo nella mano il cappello, più forte che poteva.
Riprese a camminare, con il groppo in gola e i pugni serrati.
Non molto lontano sentì delle catene che si muovevano.
Un forte boato, il verso trionfante di un minotauro.
Poi di nuovo le catene, il pavimento sembrò crollargli sotto ai piedi, insieme a tutto il mare.
Fu solo una sua impressione, quando sentì delle urla.
Ancora alcuni attimi di silenzio che gli sembrarono eterni, poi un'altro urlo di dolore spezzato da alcune catene.

Smoker continuò a camminare, il sangue gli ribolliva nelle vene - "Questa non è giustizia" - sussurrò a se stesso.
  
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