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Autore: Margo Malfoy    01/07/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se un’agente di polizia alle prime armi e con poca esperienza venisse sedotta dal sospettato principale di uno dei casi più importanti cui sta lavorando?
E se non dovesse essere solo lei a pagare caro questo errore fatale?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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L’ufficio di Tom Felton era all’ultimo piano di un imponente grattacielo di Los Angeles, che sovrastava le persone che camminavano per strada in tutta la sua altezza, facendole sembrare formiche al fianco di un umano. Le persone che entravano e uscivano dall’edificio camminavano di fretta, alcuni con una chiara espressione di soddisfazione in volto, altri con la delusione che si poteva quasi toccare. Gli uomini vestivano con giacca e cravatta e, la maggior parte di loro, aveva un telefono o un auricolare appiccicato all’orecchio, mentre le donne indossavano eleganti vestiti dalle gonne fino al ginocchio e le camicie tanto sbottonate che, qualunque uomo avessero dovuto incontrare, avrebbe posato gli occhi sul loro seno e non sul loro viso. Malia Browning e Emma Watson, invece, indossavano un paio di jeans e due giubbotti di pelle e, quando si scambiarono un’occhiata imbarazzata e incuriosita allo stesso tempo, si sentirono terribilmente inadeguate ad un ambiente del genere.
Finalmente si decisero a varcare la porta d’ingresso, entrando in un’enorme sala d’accoglienza, dove alla reception che occupava una parete intera dell’edificio sei donne sorridenti e affascinanti erano occupate ad aiutare i clienti che chiedevano loro informazioni. Centinaia di uomini e donne correvano a destra e a sinistra, tirando inavvertitamente spallate alle due detective. Dopo essersi fatte a fatica strada tra la miriade di gente che camminava per la sala, le due raggiunsero l’ascensore e iniziarono a salire in direzione del diciottesimo piano. Arrivate lì le due impiegarono meno di un secondo ad individuare l’ufficio di Felton. Occupava la maggior parte del piano e lo circondavano quattro pareti vetrate, tre delle quali offrivano una favolosa vista su gran parte di Los Angeles. Era arredato con eleganti soprammobili d’argento e di marmo, molti dei quali erano sistemati sulla grande scrivania di legno pregiato sistemata al centro della stanza. Dall’altra parte, sistemato su una delle poltrone di pelle nere che creavano un piccolo salottino, era seduto Felton, con un bicchiere di vino rosso in una mano e il telecomando della televisione a schermo piatto davanti a lui nell’altra. Il maxischermo trasmetteva un’intervista del biondo risalente a pochi mesi prima. Sembrava non essersi accorto che, poco lontano da lui, le detective si stavano avvicinando al suo ufficio. Dopo un secondo di esitazione, Malia bussò alla porta di vetro, producendo più che altro un rimbombo ovattato, invece che il tipico tocco delle nocche sul legno. Il ragazzo girò di scatto la testa in direzione della porta, con un’espressione visibilmente sorpresa in volto, e appoggiando telecomando e calice di vino si alzò dalla poltrona per accogliere le due detective. Mentre Emma cominciava a spiegare all’agente il motivo della loro visita, Malia si fermò a guardare il viso di Felton, in un primo momento per captare espressioni o segni particolari che potessero indicare il suo stato d’animo, in un secondo per accorgersi di quanto i suoi occhi, visti dal vivo, sembrassero due zaffiri sistemati al posto delle pupille.
« L–lisa è morta? » chiese Felton una volta che Emma spiegò il motivo della loro presenza lì. Prima che una delle due potesse dire qualcosa, Felton si sedette alla scrivania in modo poco elegante, iniziando a fissare un punto indistinto del pavimento di marmo.
« Dov’era ieri sera tra le 23.00 e le 23.45? » chiese Emma senza nemmeno provare a credere che la notizia avesse realmente sconvolto il ragazzo.
« Credete che l’abbia uccisa io? » fece lui spostando immediatamente lo sguardo sulle due ed iniziando a ridere.
« Non ha risposto alla domanda » disse Malia incrociando le braccia.
« Non ho intenzione di rispondere ad una ragazzina » disse Felton gelido, spostando gli occhi su Malia. Lei, però, notò che quando i loro occhi si incontrarono la mascella contratta del ragazzo si rilassò appena e i suoi occhi blu si fermarono per un secondo di troppo sui suoi verdi.
« Risponda alla domanda » ordinò Emma.
« Ero a casa » disse il biondo sospirando.
« C’è qualcuno che può confermarlo? » chiese Emma.
« Le mie cameriere e le telecamere di sicurezza di casa mia »
« Grandioso » disse Emma sforzando un sorriso. « Non le dispiacerà allora fare un giro in Centrale con le sue cameriere, vero? »
« Vi ho detto che non l’ho uccisa io » disse Felton.
« L’abbiamo sentita » intervenne Malia. « Ma abbiamo ancora qualche domanda da farle e questo luogo non mi sembra il più adatto, soprattutto considerando il fatto che abbiamo interrotto un... momento importante » Malia indicò il televisore che continuava a trasmettere in muto l’intervista dell’uomo. La castana afferrò il telecomando e spense la televisione.
« Venga con noi » disse Emma.
« Non ho intenzione di farlo senza il mio avvocato » disse Felton.
Emma guardò Malia che, tirando fuori un paio di manette che le aveva consegnato la Watson, disse: « Può farlo di sua spontanea volontà, o con queste ai polsi »
 
Arrivati in centrale, Emma portò subito Felton nella stanza degli interrogatori, mentre a Malia venne ordinato di aspettare fuori insieme ai gemelli rossi e al ragazzo castano che aveva visto quella mattina.
« Malia, giusto? » disse uno dei due gemelli.
Lei annuì con un sorriso di cortesia. « Io sono James » disse sempre quello, « e loro sono Oliver e Matthew »
« Piacere » disse Malia ai tre ragazzi che la guardavano sorridenti.
« È vero che sai leggere il linguaggio del corpo e capire quando le persone mentono? » chiese Oliver interessato.
« Ehm, sì. » disse Malia. « Ho studiato cinesica »
Sui tre ragazzi si dipinse la perplessità, così Malia spiegò che la cinesica era lo studio del linguaggio del corpo. Poi, prima che uno dei quattro potesse dire altro, Emma sbucò dalla stanza.
« Malia? » chiese facendo girare la castana. « Vorrei che iniziassi tu ad interrogarlo »
Malia esitò per un attimo, ma poi annuì e varcò la soglia della stanza degli interrogatori. Felton non le diede il tempo di entrare che subito disse scettico: « Tu, ragazzina? »
« Prima cosa, » disse Malia sedendosi di fronte a lui, « non sono una ragazzina »
« Hai ragione » disse lui alzando l’indice della mano. « Tu sei la criminale che fino ad un mese fa stava per essere sbattuta in prigione. E, è davvero buffo, adesso stai interrogando me per un omicidio »
Malia ignorò le ultime parole del biondo ed appoggiò il cellulare con i messaggi e il video che aveva trovato a casa di Lisa Stevens sul tavolo, insieme ad un paio di fogli.
« Dunque, » disse Malia schiarendosi la voce, « lei ha detto che ieri sera, tra le undici e le undici e tre quarti, era a casa ma ieri, esattamente alle undici meno dieci, ha mandato un messaggio a Lisa Stevens dicendo che vi sareste visti quella sera. Quindi, a meno che lei non si sia fatto portare in elicottero a casa della Stevens, cosa che potrebbe essere possibile, e non abbia passato con lei meno di cinque minuti, mi sembra altamente improbabile che lei non fosse sulla scena del crimine dalle undici in poi »
« E se mi fossi davvero fatto portare in elicottero? »
« Possibile, ma il bel video che avete filmato ieri sera alle... undici e dieci, » disse controllando l’orario su uno dei fogli che aveva portato con sé, « tradisce anche questa ipotesi »
« Io non so con precisione l’orario in cui sono tornato a casa » disse subito Felton sulla difensiva.
« Io posso dirle che il video dura venti minuti e che quindi è rimasto lì fino alle undici e mezza. E, magari, dopo che aveva ottenuto quello che voleva, ha deciso di far uscire di scena la bella Lisa »
« Ero già andato a letto con Lisa, io l’attraevo e lei attraeva me, quella non è stata la prima volta e, anche se fosse, perché poi avrei dovuto ucciderla? »
« Forse perché, mentre lei si è allontanata per un attimo dalla camera, ha letto questo messaggio » Malia mostrò il telefono a Felton e il messaggio che recitava “ Non credo di voler più lavorare con Tom, domani ti spiego tutto ” che la Stevens aveva inviato ad una sua amica.
Felton alzò gli occhi e corrugò la fronte. « Non ho mai letto una cosa del genere »
Malia si sforzò in tutti i modi per riconoscere qualche segno di menzogna, ma non riuscì a scorgere niente che indicasse che Felton mentisse al riguardo.
« Va bene » disse Malia schiarendosi ancora la voce. « Adesso entrerà la mia collega » La castana si alzò e si diresse alla porta.
« È un peccato, » disse Felton girandosi verso di lei. « Mi eccitava come mi torchiavi, ragazzina »
Malia arrossì appena e uscì dalla stanza senza rispondere. Si incontrò con Emma sulla soglia e si raccomandò di trovare l’amica cui la Stevens aveva inviato il messaggio riguardo il licenziamento, perché poteva essere la chiave di tutto.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Salve gente!
Ecco qui il terzo capitolo, che si incentra praticamente solo sull’interrogatorio del nostro carissimo Felton riguardo all’omicidio di Lisa, che è un altro personaggio inventato da me.
Non ho molto da dire riguardo al capitolo, se non che spero vivamente che sia di vostro gradimento.
Vi prego davvero di farmi sapere cosa ne pensate, un piccolo commento, che sia un apprezzamento o una critica costruttiva, può essere molto d’aiuto per migliorare la storia, quindi fatemi sapere cosa ne pensate!
Nel frattempo ringrazio tutti i lettori!
A presto
   
 
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