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Autore: hunterd    01/07/2015    6 recensioni
La prigione è caduta, così ora Daryl e Beth si trovano a percorrere una nuova strada loro due da soli, tra le difficoltà di un mondo che già stava mettendo a dura prova le loro capacità di sopravvivenza. Cosa potrà esserci, nel loro futuro, a dargli la forza per continuare il loro cammino?
Sarà lungo la strada, che forse troveranno la risposta che cercano disperatamente entrambi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Mi presento con un ritardo pazzesco e tra l'altro con un capitolo che non era in programma, ma che ho aggiunto perchè mi sono voluta cimentare in un "esperimento", chiamiamolo così, che vorrei ripetere ogni tanto per dare una visione più completa della storia.
Come leggerete, si tratta infatti di un'incursione tra i pensieri di Daryl che arrivano a fare un pò da introduzione alla nuova situazione in cui sarà immersa la storia dal prossimo capitolo.
Detto ciò, vi lascio alla lettura.



Io sono un guerriero e troverò la forza
Lungo il tuo cammino sarò al tuo fianco
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da occidente a oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero.

"Guerriero - Marco Mengoni"









Avevo sempre pensato che frasi del tipo "quell'attimo che ti cambia la vita" fossero state solo stronzate scritte in libri che non avrei mai letto o dette in film che non avrei mai visto, ma mi ero dovuto ricredere nel momento stesso in cui Beth mi si era praticamente gettata addosso in quella stanza dove ero stato rinchiuso da quel branco di fottuti militari, perchè era stato l'attimo in cui , per la prima volta nella mia vita, avevo avuto la certezza che non sarei mai più stato lo stesso di prima.

Quella stupida ragazzina si era conficcata nella mia testa con la stessa forza e potenza con cui le mie frecce infilzavano il bersaglio mirato, tanto da non lasciare più spazio per nient'altro nei miei pensieri e nelle mie priorità.
"Priorità", una fottuta parola con cui quel Baker non aveva fatto altro che riempiersi la bocca, mentre mi "illustrava" - altra parola da stronzi burocrati - quello che avrebbe avuto da guadagnarci Beth se io avessi deciso di accettare la sua proposta.
Quello che mi aveva fatto più rabbia, e contro cui sapevo che lottare sarebbe stato inutile perchè c'era stato quel "maledetto attimo che ti cambia la vita", era stato il rendermi conto che ero pronto a valutare quella proposta solo pensando a lei e senza minimamente considerare quello che sarebbe costato a me personalmente accettarla.
Cristo Santo... era successo che quella ragazzina era diventata davvero la mia unica priorità in quel mondo di merda!
Ecco cosa cazzo era successo in quell'attimo in cui l'avevo sentita stringermi con tutte le sue forze per il sollievo, dopo che anch'io avevo provato la sua stessa, identica angoscia all'idea di non rivederla mai più! Perchè in quella cazzo di stanza dove le ore mi erano sembrate anni, non avevo pianto, nè avevo dato di matto, ero stato solo capace di consumarmi in una paura che mi aveva scavato dentro un buco così grande che ci sarei potuto sprofondare per l'eternità.
E se ne ero uscito... bè, cazzo, era stato proprio perchè lei mi era stata restituita sana e salva!
"Sei un fottuto smidollato, Daryl!", ecco cosa mi avrebbe gridato dietro il mio vecchio o Merle, ma per come si erano messe le cose, se anche fossero stati ancora vivi per prendermi a calci nel culo non sarebbero riusciti comunque a cambiare la mia nuova "priorità".
Niente mi avrebbe fatto cambiare idea, perchè ero dovuto scendere a patti con me stesso ed ammettere la verità... Beth era tutto ciò che mi era rimasto e avrei fatto tutto ciò che andava fatto per non perderla, perchè senza di lei mi sarei sentito finito.
- Daryl... 
Proprio la sua voce aveva messo uno stop a quel mio rimuginare incasinato, portandomi ad incontrare il suo sguardo preoccupato ed incerto.
- Che c'è?
Ero cosciente che avrei potuto usare anche un tono meno scorbutico con lei, ma c'era una parte di me che istintivamente opponeva resistenza all'idea di concedergli ancora di più di quanto non si era già presa senza nemmeno saperlo.
- Sei veramente sicuro di volerti fidare di loro?
Guardarla negli occhi era come guardare in una vetrina piena di cose belle, sapendo benissimo di non potertene permettere nemmeno una senza dover prima pagare un conto fottutamente salato, per cui ero tornato a fissare i due tizi che sorvegliavano i dintorni per farmene un'idea più precisa.
- Un pò tardi per i ripensamenti, non credi?
- Non siamo ancora partiti, potremmo...
- Non mi hai fatto finire.
L'avevo interrotta, sperando che sulla mia faccia non leggesse ciò che in realtà pensavo anch'io: che non ero sicuro di aver preso la decisione giusta, ma solo quella che speravo potesse rivelarsi giusta. Scoprirlo, ovviamente, sarebbe potuto costarci caro, ma a quello preferivo non pensarci, restando invece concentrato sul fatto che avrei tenuto gli occhi ben aperti e la guardia alzata come avevo sempre fatto.
- Non mi sono basato sulle loro chiacchiere, ma sul fatto che siamo ancora entrambi vivi e armati come eravamo prima di incontrarli.
Si era passata le mani sul viso in un gesto che avevo imparato a riconoscere come il segnale che stesse cercando di fare chiarezza nei suoi pensieri e vederla così turbata mi metteva più in difficoltà che non quando dovevo gestirla incazzata nera nei miei confronti.
- Okay... cercherò di tenerlo a mente, anche se forse...
- Lo sai che non sarei tornato indietro e che non avrei cambiato idea in ogni caso.
Non avevo avuto bisogno di sentirle dire cosa la tormentava ancora, lo sapevo troppo bene, ma tornare indietro a cercare gli altri sarebbe stata una scelta ancora più sbagliata di quella che avevo appena preso, di questo ne ero stato assolutamente certo, perchè conoscevo il modo di ragionare dei nostri compagni e sapevo che se qualcuno fosse sopravvisuto, a quest'ora sarebbe stato anche lui già molto lontano dalla prigione.
Il volto di Rick mi era apparso per un attimo davanti agli occhi e la solita fitta mi aveva colpito allo stomaco, togliendomi quasi il fiato. Era diventato molto più che un semplice compagno di viaggio per me... era diventato quasi come un vero fratello su cui fare affidamento.
- E' che non riesco a rassegnarmi all'idea di averli persi.
La sua voce era stata poco più di un sussurro, ma il suo pensiero era stato così simile al mio che mi era rimbombata in testa come uno sparo. Chiunque altro avrebbe condiviso quel dolore con lei in maniera più aperta, meno contorta, ma io non ne ero stato proprio capace e per un motivo molto semplice: non ero mai stato abituato a mostrare i miei sentimenti a nessuno.
- Beth... ricordati della promessa. Ho bisogno di sapere che ... penserai a te stessa.
Dirle quello era stato il massimo che ero riuscito a mettere insieme e speravo potesse essere sufficiente per aiutarla ad affrontare quel momento difficile, ricordandole che io c'ero e che anch'io avevo bisogno di lei.
- Ehi, Arciere, pronti a partire e il Capitano Baker ha deciso che è meglio che voi due veniate con noi.
A ribattezzarmi in quella maniera era stato il tizio che mi aveva diviso dal Ranger, uno con cui nella vita precedente ci avrei messo meno di due secondi prima di arrivarci alle mani e senza dover avere un motivo valido, se non quello che ce l'aveva scritto in fronte che si credeva il più in gamba di tutti.
Se c'era stata una cosa che mi aveva insegnato Merle, era stata proprio quella, riconoscere i palloni gonfiati al primo sguardo, quelli che quando le cose si facevano davvero pesanti, erano i primi a crollare.
Lui, però, aveva evidentemente avuto la fortuna di avere le spalle coperte dall'altro tipo che gli stava insieme, uno che a pelle avevo sentito molto più simile a me e che probabilmente aveva fatto la scelta di andare a servire lo zio Sam per essere libero di uccidere senza doversi preoccupare di finire a marcire in galera.
Mentre Pallone Gonfiato non aveva fatto altro che blaterare ogni volta che era venuto a controllarmi dove mi avevano rinchiuso, con insulti e minacce che non avevo nemmeno preso in considerazione, lo Smilzo non aveva aperto bocca, limitandosi a studiarmi nella stessa maniera che io avevo fatto con lui.
Ero giunto perciò alla conclusione che tra i due, quello da tenere d'occhio sarebbe stato sicuramente lui, quindi nel prendere posto sulla jeep vicino a cui ci avevano detto di aspettare, avevo fatto cenno a Beth di occupare il posto dietro allo Smilzo, salito al posto di guida, mentre io avevo occupato quello dietro a Pallone gonfiato, di modo che così li avrei avuti entrambi sotto tiro in caso di necessità.
Quando il motore si era avviato, Beth mi aveva lanciato un'altra di quelle occhiate che valevano un discorso intero, facendomi pensare che la nostra intesa si stava rapidamente adattando alla nuova situazione, dove sarebbe stato fondamentale essere il più possibile in perfetta sintonia.
- Quanto ci vorrà per arrivare?
- Più o meno un sei ore, zuccherino, sempre che non ci dobbiamo fermare per un'altra missione di soccorso.
Era stato Pallone Gonfiato a rispondere alla domanda di Beth, strizzandole l'occhio attraverso lo specchietto retrivisore in una maniera che mi aveva fatto venire voglia di spaccargli la faccia dopo solo cinque secondi di obbligata convivenza con lui. Avevo messo ben in chiaro le cose con Baker, ma probabilmente non era stato altrettanto capace di farlo con quelli che chiamava i suoi "uomini", quindi ci avrei pensato io.
- Il suo nome è Beth, vedi di impararlo in fretta, okay?
Si era voltato parzialmente verso di me, per lanciarmi un'occhiata che mi aveva dato ad intendere che non gli facevo certo paura. Coglione, neanche si era accorto che per come tenevo la balestra sulle gambe avrei potuto infilzarlo come un tacchino ripieno nel giro di un secondo appena.
- Sa di avvertimento, Connor, che ne dici?
Non avevo ignorato come si fosse irrigidita Beth a quello scambio di battute, ma non ero stato l'unico, perchè prima che potessi parlare di nuovo lo Smilzo era intervenuto.
- Dico di farla finita, Hungry.
E per togliermi ogni dubbio sul fatto che lo avesse detto a beneficio di Beth, e non per rassicurare me, le aveva rivolto la parola con un tono di voce molto più cordiale.
- Non so se te l'hanno già detto, ma alla base troverai altre donne. Un paio di ragazze hanno solo qualche anno più di te.
- Grazie, sì, Daryl me l'aveva riferito.
Certo non sarebbe stato un motivo sufficiente per crederla più al sicuro in mezzo a tante teste di cazzo, tipo quell'Hungry, però forse l'avrebbe aiutata a sentire meno la mancanza di Maggie e delle altre.
Per mia fortuna, la conversazione pareva essersi esaurita così ed ognuno di noi si era chiuso nel silenzio, lo sguardo puntato fuori dal finestrino. Solo un paio di volte avevo incrociato quello di Beth, ma poi era scivolata in un sonno che mi era sembrato abbastanza tranquillo. Probabilmente il fatto di viaggiare su un mezzo blindato le aveva dato, per la prima volta dopo giorni, la speranza che le cose potessero davvero mettersi al meglio per noi.
Del resto, tutto ciò che ci aveva illustrato Baker era apparso come una specie di miracolo, a partire dal centro di ricerca che erano riusciti ad occupare, mettere in sicurezza e ripristinare nelle sue funzioni primarie per avere acqua ed elettricità. La cosa che mi aveva fatto pensare che non stesse mentendo almeno su quello, era stato il fatto che tutti loro erano stati in ottima forma fisica, qualcosa che nemmeno noi, nè alla fattoria, nè alla prigione eravamo riusciti a garantirci. Anche il loro equipaggiamento era stato rifornito di tutto punto, con materiale che di certo non potevano aver trovato per caso in mezzo alla strada.
Così, nonostante una parte di me avesse continuato a non fidarsi, un'altra si era convinta che una parte di verità doveva esserci, perchè troppe cose andavano nella direzione raccontata da Baker.
Anche il modo di fare che aveva avuto il gruppo... era stato un affiatamento tipico di chi lo aveva sempre fatto per mestiere e non perchè si era ritrovato nella condizione di doverlo fare per necessità.
Mi ero sempre fidato del mio istinto, e se avessi dovuto pregare Dio come avevo visto fare tante volte ad Hershel, gli avrei chiesto di non smentirmi proprio stavolta per averlo fatto ancora.
Fuori dal finestrino, intanto, il paesaggio aveva continuato a mostrare i segni dell'apocalisse che ormai era la nostra vita, fatta di distruzione, abbandono, morte. Qualche vagante aveva incrociato le strade che avevamo percorso ad una velocità piuttosto sostenuta quando ce n'era stata la possibilità, ma in linea di massima non avevamo incrociato situazioni potenzialemente pericolose.
Questo mi aveva ulteriormente convinto che gli uomini a cui ci eravamo aggregati fossero davvero ben organizzati e collaudati tra loro, perchè mai una volta si era resa necessaria una pausa perchè si consultassero tra loro.
L'unica che avevamo fatto, era stata necessaria per fare rifornimento ai mezzi con le taniche di scorta e il tutto si era svolto con un'efficienza che dava ad intendere come fosse stata un'operazione svolta già molte volte in precedenza.
Era stata anche l'unica occasione in cui eravamo scesi tutti dalle jeep, ed avevo subito notato come il Ranger non avesse mai perso di vista Beth, soprattutto quando mi aveva chiesto di accompagnarla per potersi appartare per andare in bagno. Mi ero sentito quasi pugnalare alla schiena, tanto i suoi occhi erano stati puntati su di me. Anche su di lui ero stato molto chiaro con Baker, perciò mi ritenevo autorizzato a farlo fuori al primo gesto sbagliato che avesse commesso ancora, fosse stata anche solo una parola di troppo, fregandomene delle stronzate che mi aveva detto per giustificare l'ostilità che mostrava nei miei confronti.
Tutti avevamo attraversato l'inferno da quando il mondo era impazzito, e altrettanto avremmo dovuto fare probabilmente per il resto dei nostri giorni, ma per nessuno sarebbe potuto essere un buon motivo per avercela con qualcun'altro a priori.
Cristo, forse avevo passato davvero troppo tempo con Hershel... o forse, dopotutto, la vicinanza di sua figlia mi stava già rammollendo già più del dovuto.
Proprio lei, da qualche minuto aveva ricominciato a lanciarmi occhiate preoccupate dal momento che Pallone Gonfiato ci aveva detto che il nostro viaggio stava per concludersi, anche se al momento l'unica cosa che vedevamo intorno a noi era solo campagna e boschi. Ero stato attento nel notare che per tutto il viaggio non eravamo mai transitato vicino a paesi o cittadine, neanche ne avevo visti in lontananza, e questo mi aveva portato a credere che Baker mi avesse detto la verità anche sul fatto che le loro erano davvero missioni studiate a tavolino per arrivare all'obiettivo nel minor tempo possibile e con il minimo rischio, ripulirlo e poi tornare alla base.
Noi, come altri che ora si trovavano lì, avevamo incrociato la loro strada per caso, diventando una delle "missioni di soccorso" che erano andate a buon fine, dal momento che i "cattivi" erano stati uccisi e i "buoni" salvati.
A me sembrava sempre più difficile poter ancora mantenere una linea ben distinta tra buoni e cattivi, ma Baker sembrava convinto che ci fosse ancora e pensando a Rick, mi ero reso conto che forse per alcuni era più facile individuarla.
- Casa dolce casa... non vedo l'ora di farmi una bella doccia e levarmi la tua puzza di dosso, Connor!
Nel momento stesso in cui Pallone Gonfiato aveva dato fiato alla bocca per dire quella che doveva essere una battuta trita e ritrita a giudicare dall'espressione imperturbabile con cui era stata accolta dallo Smilzo, la jeep davanti a noi aveva svoltato a destra per imboccare un sentiero sterrato che si era inoltrato nel bosco.
- Al centro si può accedere solo da due ingressi, quello che era il principale si trova più avanti sulla strada che abbiamo lasciato. Per renderlo sicuro lo abbiamo sigillato minando tutta l'area antistante con delle cariche esplosive termiche, quindi vi consiglio di non decidere di farvi una passeggiata proprio da quelle parti.
Pallone Gonfiato, ovviamente, aveva colto l'occasione per sfoggiare un umorismo che me lo aveva fatto odiare ancora di più.
- Praticamente, carne arrosto garantita se qualcuno ci finisce sopra...
- Noi usiamo quello d'emergenza per entrare, invece. Come vedete, innanzitutto è già più difficile da trovare perchè non è segnalato, e poi essendo più piccolo, è più facile da sorvegliare.
Connor, cioè lo Smilzo, aveva proseguito nella sua spiegazione proprio come se l'altro deficiente non avesse nemmeno parlato. Mi ero di nuovo chiesto come potesse tollerarlo, ma evidentemente erano ormai un duo ben affiatato, per cui riuscivano a sopportarsi.
- Vi saranno fornite due password differenti, una che vi farà accedere a determinate zone interne, una per superare i sistemi di sicurezza dell'ingresso vero e proprio.
- E vi fidate solo dei sistemi di sicurezza per l'ingresso?
- Ehi, zucche... ehm... Beth, non siamo mica degli sprovveduti! Se per caso riesci ad intrufolarti lo stesso, rimane il buon, vecchio "Alt, identificarsi o ti faccio un bel buco in fronte".
Avevo visto Beth sorridere sotto i baffi per il fatto che si fosse rimangiato da solo quello "zuccherino" che stava per usare, e la cosa mi aveva dato una soddisfazione che avevo preferito ignorare, perchè certe cose lampeggiavano nella mia testa con la parola "pericolo" scritta a caratteri cubitali.
- Sono convinto, Beth, che quando avrai fatto un giro per il centro, ti renderai conto che non abbiamo lasciato nulla al caso, perchè tutto è studiato nei minimi particolari.
Lo Smilzo aveva guardato me dritto negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore, nonostante avesse continuato a rivolgersi a lei.
- Anche diritti e doveri, ovviamente.
Ovviamente, era l'equivalente dell'accordo a cui avevo deciso di sottostare, cioè farmi ingabbiare in un ruolo ben preciso per poter avere in cambio un posto sicuro dove stare.
- Ehi, Arciere, forse dovresti farti un giro subito nell'armeria. C'è una Tenpoint Vap da quattrocento libbre che aspetta solo un nuovo proprietario. Un bel passo avanti rispetto a quel ferro vecchio che ti ritrovi, no?    
Il ferro vecchio che avevo tra le mani era per me molto di più che una semplice arma, ma di sicuro non avevo nessuno voglia di condividere un pensiero del genere proprio con lui.
- E tu, Beth? Come sei messa ad armi, oltre a quel coltello?
Beth mi aveva guardato come a chiedermi cosa fosse meglio rispondere, ma non volevo darle l'idea che avrebbe dovuto dipendere da me per ogni cosa, anche se in realtà stavo scoprendo quanto mi fosse difficile pensarla così, dal momento che mi sentivo sempre più "possessivo" nei suoi confronti.  
- So sparare, anche abbastanza bene, se è quello che volevi sapere.
Mi era piaciuta come risposta, anche perchè l'aveva pronunciata senza esitare, ottenendo l'effetto desiderato, cioè quello di far pensare che dietro a quel viso da ragazzina potesse esserci più forza di quanto non sembrasse.
- Bene, allora la tua arma potrebbe essere una Stayr M9 come per le altre ragazze, se non hai qualche altra preferenza.
- Nel caso non l'aveste ancora capito, Hungry gestisce l'armeria e ne va fiero.
Lo Smilzo era subentrato con un tono a metà tra l'ironico e il seccato, forse perchè non era stato del tutto convinto che fosse stata una buona idea inizia a parlarci proprio di quella parte della base, fornendoci tra l'altro la prova che doveva essere davvero ben rifornita.
- Puoi dirlo forte, amico! Mi faccio il culo per rifornirla come si deve ogni volta che metto piede fuori di qui.
Il "qui" era apparso sotto forma di un muro di cinta alto almeno due metri che aveva sbarrato il sentiero sterrato che avevamo percorso sinora. Dire che era comparso all'improvviso non sarebbe stato corretto, però essendo ricoperto da una fitta rampicante si mimetizzava abbastanza nel fitto della boscaglia.
La carovana formata dalle quattro jeep si era fermata, e dalla prima in testa era sceso Baker che si era diretto verso un punto ben preciso, dove fissando bene la rampicante, mi ero accorto che risultava diversa.
- Pronti ad essere stupiti?
Era stato Pallone Gonfiato a dirlo, con una faccia che aveva rivelato come godesse nel poter essere lì a vedere le nostre in diretta. Avevo creduto che rovinargli la festa sarebbe stato abbastanza facile per me, dal momento che uno dei lavori meglio riusciti del mio vecchio, tra l'altro senza nemmeno rendersene conto, era stato quello di insegnarmi a dissimulare ciò che provavo realmente, così da togliergli la soddisfazione di vedermi soffrire quelle volte che decideva di riempirmi di botte. Solo che c'era stato qualcosa di imprevisto che aveva minato la mia capacità di estraniarmi da ciò che mi accadeva intorno, e ancora una volta si era trattato di Beth.
Lei, che scivolando appena sul sedile, si era portata più vicina a me e mi aveva preso una mano, intrecciando appena le dita alle mie. Mi ero ritrovato così a specchiarmi nei suoi occhi, dove avevo ritrovato l'eco di una paura che anch'io provavo, ma che mai avrei mostrato così apertamente, men che meno a lei.
"Dimmi che andrà tutto bene", questo mi aveva chiesto il suo sguardo e io... io non avevo potuto fare altro che intrecciare più saldamente le nostre dita, rinnovandole così silenziosamente la promessa che non sarebbe mai stata sola, qualsiasi cosa avessimo trovato dietro a quel muro.




XXXXXXXXXXXXX




- Credo di doverlo dire ad alta voce per farlo apparire del tutto vero.
La voce di Beth mi aveva indotto a riaprire gli occhi, maledicendomi subito dopo per averlo fatto, perchè la sensazione era stata quella di mille aghi che me li perforavano senza pietà.
- Ho fatto una doccia di dieci minuti.
Il mal di testa che mi era scoppiato qualche ora prima, adesso era diventato di proporzioni epiche, tanto che avevo avuto delle difficoltà nel mettere a fuoco la sua figura, prima di richiuderli velocemente.
- L'ho cronometrata perchè anche in bagno, sotto lo specchio, c'è un orologio come quello.
Immaginavo si fosse riferita al quadrante digitale che si trovava tra i due letti gemelli, quello che in una tonalità di rosso accecante, almeno per i miei occhi in quel momento, aveva scandito ore, minuti, secondi e addirittura centesimi.
- Daryl? Stai dormendo?
L'avevo sentita raggiungere l'altro letto, su cui si era seduta a sua volta, producendo un leggero scricchiolio.
- No.
Era seguito un silenzio che mi aveva spinto ad aprire di nuovo gli occhi per cercarla e capire quale fosse stato il suo stato d'animo, maledicendomi per il fatto che ormai sembrava essere diventato il mio pensiero principale.
- Quasi non me la ricordavo più la sensazione di essere davvero pulita.
E lo era stata sul serio, perchè ero riuscito a vedere molta della sua pelle grazie ai pantaloncini corti e alla canottiera che aveva indossato, e che erano stati parte del nuovo abbigliamento che le avevano consegnato quando ci avevano anche assegnato la stanza in cui ci trovavamo.
- Ci sarei potuta annegare volentieri in quella doccia...
La leggera risata con cui aveva accompagnato quell'affermazione mi aveva procurato una strana sensazione... più che altro perchè risentirla mi aveva riportato indietro alla prigione, quando in alcune occasioni avevo provato quasi fastidio nel sentirla, dal momento che avevo avuto un'opinione di lei del tutto diversa.
"La vita è una gigantesca montagna di merda da spalare", questo era stato il riassunto di Merle sul senso della vita, quindi era stato anche il mio pensiero sino a che la vita non era davvero diventata una gigantesca montagna di merda, tanto che mi aveva costretto a guardarmi dentro in una maniera che non avevo mai fatto, scoprendo che tutti potevano cambiare direzione, me compreso.
- Daryl... tutto bene?
- A parte un fottuto mal di testa... direi di sì.
Era stato un sì che, ovviamente, comportava delle grandissime riserve, ma ero sicuro che questo lo avesse bene in mente anche lei, dal momento che era stata capace di rilassarsi solo quando eravamo rimasti da soli.
- Ci sono degli analgesici nell'armadietto in bagno... anzi, in realtà c'è una piccola farmacia a disposizione.
Lo stupore che avevo sentito nella sua voce era stato lo stesso che non era riuscita a mascherare davanti a tutto ciò che avevamo visto dopo aver valicato il perimetro di questo posto. Anch'io ne ero rimasto colpito, soprattutto perchè avendo provato sulla mia pelle le difficoltà di gestire un gruppo, mi ero subito chiesto quanta sincerità ci fosse stata nell'accoglienza che ci era stata riservata un pò da tutti.
Ovviamente avevo visto molta più diffidenza nei miei confronti rispetto a Beth, però in ogni caso nessuno aveva messo in discussione il fatto che da quel momento saremmo entrati a far parte del gruppo anche noi.
- Questo posto è incredibile e... bè, non so cosa pensare, sul serio.
- Vedrai che ci faremo un'opinione molto presto.
Nonostante il mal di testa, mi ero sforzato di entrare in un discorso che mi premeva farle subito.
- Vuol dire che ti sei fatto l'idea che presto ci ritroveremo nei guai?
- Vuol dire che nonostante le apparenze, non ci possiamo permettere di abbassare la guardia, Beth.
- Bè, certo... ne avevamo già parlato quando abbiamo deciso di venire qui.
Mi ero tirato su a sedere, appoggiando la testa alla parete, perchè davvero la sentivo esplodere.
- Sì, è vero. Quello che voglio dire è che non devi lasciarti abbindolare da tutto quello che ti circonda, ma mantenere l'attenzione sulle persone, okay?
Mi aveva risposto con un cenno, ma nel suo sguardo avevo colto una certa reticenza, così mi ero ritrovato ad insistere.
- Beth, non fare l'errore di crederti più al sicuro solo perchè puoi fare la doccia o perchè hai a disposizione cibo e medicine, okay?
Probabilmente dovevo aver assunto un tono di voce più duro di quanto volessi, perchè l'avevo vista irrigidirsi e rabbuiarsi in viso, ma era troppo importante quello di cui stavamo discutendo.
- Potrebbe esserci una realtà diversa dietro a...
- Sì, lo capisco, Daryl.
Mi aveva interrotto bruscamente, anche se non mi sembrava che ce l'avesse con me per il modo in cui stavo affrontando la questione.
- Intendevo solo che... bè, c'è una parte di me che spera possa rivelarsi tutto vero quello che ci circonda, specie le persone.
Sì, questo potevo capirlo, perchè lei sarebbe rimasta sempre la figlia di Hershel, un uomo che aveva vissuto di bontà e speranza sino alla fine, senza mai arrendersi all'idea che il mondo fosse giunto davvero al capolinea.
- Il pericolo sta proprio nel fatto di non lasciarsi andare a troppe speranze, perchè poi potrebbe essere troppo tardi per tornare indietro.
Avevo sentito i suoi occhi scavarmi dentro ed ero stato abbastanza sicuro che avessero iniziato a cercare qualcosa che io non ero disposto a mostrare, perciò avevo cercato di riguadagnare una certa distanza nell'unica maniera possibile.
- Quindi vedi di non farti troppi nuovi amici e nemmeno nuovi... fidanzati.
Sì, era stato un colpo decisamente basso il mio, ma avevo ottenuto lo scopo di ricordarle che razza di stronzo potessi diventare se qualcosa non mi andava a genio.
- Oh, no, puoi stare tranquillo. Credo di essere già troppo impegnata a gestire te come... amico, per pensare di farmene altri.
La risposta pungente era stata corredata dal gesto inequivocabile di voltarmi la schiena, seguito da uno smozzicato "io dormo" con cui voleva sicuramente togliermi ogni dubbio sul fatto che fossi riuscito nel mio intento.
La mia testa aveva subito beneficiato del silenzio che era sceso nella stanza, un pò meno il mio umore, che diversamente da quello che avevo creduto, si era fatto avanti con una serie di pensieri che non ero riuscito ad ignorare.
Il primo, tra tutti, era stato quello che lo avevo pensato sul serio che non avrei voluto vederla stringere amicizia con qualcun'altro... soprattutto se di sesso maschile. A spingermi in quella direzione c'era stato principalmente il pensiero che avrebbero potuto approffittarsi di lei, ma c'era stato anche il fatto che...
"Che è arrivato il momento di prendere uno di quegli analgesici", così avevo bloccato il lavoro di quelle rotelle che si erano messe in moto nella mia testa, e che mi stavano portando in una direzione che mi spaventava sul serio.
"Ti stai rincoglionendo, amico", ecco a che vocina avrei dovuto dare retta, quella che mi aveva sempre salvato il culo in molte occasioni dove altri pensieri me lo avrebbero fatto saltare in aria invece.
Perciò mi ero alzato, con l'idea che mi sarei isolato per un pò in bagno, magari approfittando anche della doccia, giusto perchè magari mi avrebbe aiutato a lavare via un pò delle stronzate che mi ronzavano in testa.
Nel girare intorno al suo letto per raggiungere il bagno, però, avevo potuto vederla in faccia e tutti i miei buoni propositi avevano vacillato paurosamente dal momento che l'avevo trovata in lacrime.
"Per quale cazzo di motivo l'hai dovuta trattare così?"
"Perchè non ho nessuna intenzione di farmi fregare da lei!"
La prima voce mi aveva trapanato il cervello tanto era stata forte nell'accusarmi, la seconda non era stata da meno, però. Tutto questo mi aveva ulteriormente provocato delle fitte mostruose alla testa, ma anche mi aveva fatto tremare le gambe, perchè non potevo non ammettere quanto fossi diviso a metà per colpa di quella ragazzina che prima di allora avevo quasi del tutto ignorato.
"Che cazzo vuoi ancora da me, Dio?", me l'ero chiesto sul serio, pensando a come avessi già dato fuori di matto per Sophia, una bambina che per me non era stata niente sino al giorno che non era scomparsa, facendomi scattare qualcosa che mi aveva spinto a cercarla con tutte le mie forze.
"E perchè proprio lei!", sì cazzo, perchè proprio lei avevo salvato alla prigione, e non Carol o Michonne o...
"Sei molto meglio di quello che vuoi far credere, ragazzo mio...",
ma non poteva essere quella la risposta, non poteva bastare una frase detta da sua padre per farmi pensare di poter...
- Smettila di fissarmi.
Mi ero fatto beccare in pieno e il dispiacere che avevo trovato nei suoi occhi aveva raddoppiato tutte le sensazioni provate, tanto che non ero stato in grado di reagire, rimanendo lì a fare l'esatto contrario di quanto mi aveva chiesto.
- Okay, fa come vuoi. Tanto lo fai sempre e comunque.
Era stata di nuovo lei a tagliarmi fuori, voltandomi la schiena dopo avermi fatto per un attimo il dito medio, un gesto pieno di rabbia che aveva fatto a pugni con le lacrime che ancora le scendevano abbondanti e che mi aveva fatto capire quanto potessi far provare anche a lei emozioni constrastanti nei miei confronti.
"Vedi, Daryl, quando esci là fuori rischi la vita, quando respiri rischi la vita. E anche oggi respiri e rischi la vita. Ogni momento qua ti lascia senza scelta. L'unica scelta che puoi fare, è per cosa rischiare la vita".
Era stato sempre Hershel a dirmi quelle parole, in una delle poche conversazioni che era riuscito a strapparmi durante un turno di guardia. Mi aveva dato fastidio che avesse saputo cogliere tanto di me solo osservandomi, ma avevo dovuto riconoscere che ci aveva preso in pieno, perchè era stato proprio lì alla prigione che avevo iniziato a sentirmi diverso.
Anche Carol si era accorta del mio cambiamento, ma con lei avevo sempre avuto un rapporto speciale rispetto a tutti gli altri, quindi parlargliene era stato più facile, quasi un bisogno a cui non ero riuscito ad oppormi.
"E adesso c'è lei...", eccola la verità con cui avevo iniziato a dovermi confrontare e che mi mandava fuori di testa: il fatto che avesse iniziato a farmi sentire trasparente sotto il suo sguardo senza che io lo avessi voluto.


 

 

 Note

Sì, come avrete capito dal prossimo capitolo ci sarà molto da raccontare, sia per il luogo che per i nuovi personaggi. Faccio solo una piccola premessa, dicendovi che l'idea nasce da un pensiero che ho sempre fatto guardando TWD e cioè che l'esercito americano non potesse essere andato del tutto in palla, mantenendo quindi qualche "base" funzionante.
Se avrete voglia, mi farà piacere sapere che ne pensate di questo pov di Daryl. E' stata una buona idea aggiungerlo?
Ora vi risaluto e vi prometto che arriverò molto prima con il prossimo capitolo!
Laura

 
  
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