FRAGILE
Mentre
sono davanti alla tua tomba, Jiraiya, sola e libera dalle costrizioni
del ruolo
di Hokage, mi ripeto ancora una volta che la sofferenza
resterà per sempre
un’odiata compagna della mia anima; infatti i momenti felici
sono stati così
brevi da farmi capire che l’idea della felicità
è solo un’invenzione dell’uomo,
un’illusione che creiamo per proteggerci dalla
verità, un’illusione che è
alimentata dall’attesa e che si dissolve nel momento in cui
ci sembra d’averla
raggiunta, rivelando la sua consistenza irreale ed effimera.
Se lascio
affiorare in superficie i ricordi, le immagini che
s’impongono su tutte le
altre sono volti amati contratti dalla morte.
Il primo
che mi appare è quello di Nawaki, privo del sorriso che
l’accompagnava, e il
terreno del mio cuore mostra il primo cedimento.
Ero
davvero fiera di mio fratello, di quel ragazzino che sognava di
diventare
Hokage per proteggere il proprio villaggio, e se decisi di affidargli
il
ciondolo ereditato da nostro nonno fu perché ritenevo che
lo meritasse molto
più di me, stesso motivo che in seguito mi ha spinta a
regalare quel pendente a
Dan.
Il
secondo volto che si evidenzia nella mia mente è proprio il
suo e rivederlo
macchiato di sangue velocizza la frana che ha avuto inizio dentro di
me; lo amavo
tantissimo e il rammarico per non essere riuscita a salvarlo non mi ha
mai
abbandonata.
Allora la
sua morte rappresentò un doppio dolore, perché
con lui vidi sparire non solo un
altro frammento del mio cuore, ma anche l’aspirazione di
essere il Kage di
Konoha; fu come perdere Nawaki per la seconda volta.
E se sono
stata in grado di alleviare in parte la sofferenza a distanza di tanti
anni,
devo solo ringraziare Naruto; infatti con le sue parole e la sua
determinazione
è riuscito a dare nuova linfa al sogno che entrambi
desideravano realizzare e
mi ha convinta ad accettare la tua proposta.
Ho scelto
di guidare e difendere questo villaggio, perché non posso
fare a meno di
amarlo, dopotutto, e perché in tal modo Dan e Nawaki
vivranno attraverso di me
e li sentirò vicini anche nella lontananza della morte.
Tale idea
mi ha permesso di accettare il passato con maggiore serenità
e sicuramente
continuerà a farlo, ma ciò non significa che io
creda nella possibilità di
tornare ad essere felice; purtroppo so bene che il dolore è
sempre in agguato.
Peccato
che una simile consapevolezza non mi abbia protetta alla notizia del
tuo
sacrificio, Jiraiya.
Quel
giorno non hai voluto il mio aiuto per la missione nel Paese della
Pioggia, hai
creduto che il villaggio non dovesse rimanere senza il suo punto di
riferimento, hai anteposto il bene di Konoha alla tua vita, e adesso
ciò che
rimane è una fredda lastra di marmo che, forse, non
coprirà mai il tuo corpo.
È
incredibile come mi manchi, fottuto bastardo.
Ricordo i
tuoi comportamenti sfacciati, l’espressione ebete che
assumevi alla vista di
una bella donna, e i ripetuti tentativi di corteggiarmi, cessati solo
quando
hai capito che amavo Dan e che non avrei mai smesso.
Mi
ricordo di te e vorrei che tutto non fosse solo passato, che tutto
tornasse ad
essere presente e futuro, ma è solo un desiderio impossibile.
Assalita
dai fantasmi della mia vita, vedo le tombe di Nawaki e Dan sovrapporsi
alla
tua e non cerco in alcun modo di fermare le lacrime che bagnano il mio
viso,
perché in questo momento non ho alcuna intenzione di
nascondermi dietro alla
maschera che indosso a difesa della mia fragilità.
In questo
momento non sono l’ultimo sannin, non sono il gran ninja
medico su cui tutti
fanno affidamento, non sono l’Hokage, ma solo una donna con
il suo dolore
incancellabile.
Beh…che
dire…questa fic è semplicemente
un’introspettiva su Tsunade, un personaggio che
sa essere forte pur nelle sue disillusioni e nella sua sostanziale
fragilità,
di donna e di essere umano. Spero che possa piacere ^_^