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Autore: Kerri    02/07/2015    8 recensioni
Sono felice di partecipare a questa nuova iniziativa: 12 Months CaptainSwan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai CaptainSwan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: Neve,camino, pattini
Febbraio: Maschera, San Valentino, Super Bowl
Marzo: Donne, risveglio, altalena
Aprile: Scherzo, cioccolato, pigiama
Maggio: Fiori, pick nick, barca
Giugno: Estate, ciliegie, doccia
Luglio : Spiaggia,temporale, gelato
Agosto: Stelle, calore, mare
Settembre: Vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno (Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: Candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VII. Luglio - Unbirthday


«Chiudi gli occhi!» esclamò la bionda, saltando giù dal letto.
Anche quel giorno di metà Luglio, Storybrooke era preda di un altro attacco, l’ennesimo. Emma Swan, però, sembrava aver deciso di fare uno strappo alla regola, mettendo da parte gli altri e dedicandosi per un po’ soltanto a se stessa.
Be’ se stessa e qualcun altro.
«Swan, andiamo, cosa hai in mente?» domandò l’uomo, fingendosi scocciato ma chiaramente curioso di quali fossero le intenzioni della donna.
«Lo scoprirai soltanto vivendo, Jones!» trillò lei, afferrando al volo una sciarpa e bendandolo.
«Se te la togli, giuro che ti taglio l’altra mano!»
Le piaceva, ogni tanto, fingere di non essere la Salvatrice, scampata all’Oscurità, di non avere nessuna responsabilità gravarle sulle spalle ed essere soltanto Emma, la trentenne alla disperata ricerca di passare dieci minuti di tranquillità con il suo uomo o con le persone a lei care, senza che nessuno tentasse di ucciderli.
Killian decise di stare al gioco. Dopotutto, sapeva che contraddire la sua Swan non era molto saggio e non si sarebbe di certo messo nei pasticci da solo. Era curioso e allo stesso tempo eccitato.
Dalla sciarpa con la quale lo aveva bendato, riusciva a sentire il suo profumo, quel misto di fiori e cioccolato che ormai conosceva a memoria.
«Ok, quante dita ti sto mostrando?» chiese Emma, una volta finito di armeggiare con il nodo.
«Sei per caso impazzita? Non vedo niente! Qui non sono io ad avere poteri magici, tesoro!»
Emma sorrise.
«Bene, era soltanto un modo per controllare che non vedessi niente realmente…»
Killian sentì la sua piccola mano afferrare la propria e di nuovo, un misto di emozioni a cui non riuscì a dare un nome, lo assalì.
Era felice, finalmente.
Sì, “felice” probabilmente era l’aggettivo giusto.
«Dove andiamo?»
Quel giorno, come tutti da quando Emma era ritornata la Salvatrice, aveva dormito da lei, nel piccolo appartamento che aveva preso in affitto, poco lontano da casa dei suoi genitori.
Si erano svegliati di buon’ora, nonostante la notte prima si fossero dedicati ad attività estremamente piacevoli e si erano addormentanti piuttosto tardi.
Dopo colazione, Emma aveva cominciato a saltellare da una parte all’altra, sembrava piuttosto nervosa. Aveva completamente ignorato le domande di Killian, al contrario, bendandolo.
Quindi sì, aveva sicuramente in mente qualcosa…
Il problema era scoprire cosa ed era ciò che Killian stava cercando di fare… con scarsi risultati!
«Se te lo dico, che sorpresa è?» chiese la donna candidamente.
«Be’ sai che non sono proprio un fan delle sorprese… Ahi! Dannazione Emma…»
Emma si era dimenticata di ricordargli dell’ultimo gradino prima del portone di ingresso e Killian era caduto rovinosamente a terra.
Emma trattenne una risata e si precipitò ad aiutarlo a rialzarsi.
«Ops! Scusa! E comunque… chi ti ha insegnato la parola “fan” ?!»
Vide Killian alzare la spalle pensieroso. Ormai non ricordava più chi gli insegnava questa o quell’altra parola. Qualche giorno prima David aveva cominciato a spiegargli qualcosa su un certo passatempo… Football o una cosa del genere, non ricordava proprio. E poi, Emma voleva insegnargli a prepararsi il caffè ma ci aveva rinunciato dopo l’ennesima caffettiera (si chiamava così?!) bruciata.
«Boh, forse tuo padre o molto più probabilmente tuo figlio… sì, forse proprio Henry…»
Emma sorrise di fronte all’ulteriore conferma del ruolo che Killian aveva assunto nella vita di Henry. Il ragazzino non lo chiamava “papà” e né Emma, né tantomeno Killian avrebbero voluto che lo facesse. Henry aveva un padre, Neal, e non doveva dimenticarlo. Tuttavia, il pirata, pian piano aveva acquistato la sua fiducia, diventando per lui un compagno di giochi, un amico e un confidente. Si rivolgeva a lui sempre più spesso, per un consiglio o semplicemente per insegnargli a giocare ai videogiochi. A volte, avevano persino organizzato qualcosa alle spalle di Emma… e lei si era ritrovata a sorseggiare cioccolata calda al peperoncino, non esattamente di suo gradimento.
Emma lo condusse verso il maggiolino, si rese conto che avrebbe anche potuto bendarlo in quel momento, ma non ci badò più di tanto. Era divertente vederlo così… impacciato! Non l’aveva mai visto così, escludendo la falsa realtà in cui Killian era morto sotto i suoi occhi, incapace di maneggiare una spada e allergico al rhum…
Killian Jones, il pirata dall’ego smisurato, poteva essere anche goffo, chi l’avrebbe mai detto?!
Finalmente, dopo l’ennesimo “Siamo arrivati?!” pronunciato dall’uomo, Emma spense l’auto.
La donna intimò a Hook di non provare a muoversi.
«Come desidera, milady»
Sorrise e poi corse a prendere la grande borsa che aveva lasciato sui sedili posteriori, si diresse verso lo sportello dell’uomo e lo aprì, guidandolo verso il luogo misterioso.
«Siamo sulla spiaggia!» esclamò Killian trionfante.
«Sì tesoro, perspicace! Saresti potuto arrivarci prima visto che stamattina ti ho fatto indossare il costume da bagno…» sorrise Emma.
«Cosa? E quando mi avresti infilato quegli strani mutandoni?»  
A quel punto Emma non si trattenne più e scoppiò in una fragorosa risata.
«Non ti sei accorto che i tuoi pantaloncini sono più corti del solito? E che indossi ancora le infradito?»
Killian scrollò le spalle. In realtà sì, se n’era accorto, come avrebbe potuto non farlo?!, però non ci aveva badato troppo. Emma gli aveva regalato quei pantaloncini all’inizio dell’estate, affermando che le persone, in quel mondo, usassero quella roba per andare a mare. Sì ricordò che le aveva detto qualcosa come “A cosa servono? Possiamo farlo nudi?” ed Emma gli aveva tirato qualcosa in testa… Sì, adesso ricordava.
E poi andiamo, tutti di prima mattina sono un po’ assonnati e il temibile Capitan Uncino non era da meno…
La donna, continuando a ridere, lo condusse verso la riva.
«Tra un po’ ti tolgo la benda…» annunciò.
«Sarà meglio principessa! Sa cosa accade a chi si prende gioco del Capitano, vero?»
«Passerella!» esclamarono in coro.
«Esattamente…»
«Fidati di me» rispose Emma invece, avvicinandosi alle sue labbra e stampandogli un bacio a sorpresa.
Killian mugugnò qualcosa, poi lasciò che Emma continuasse a trafficare con qualsiasi cosa stesse facendo.
Si sedette sulla spiaggia, un po’ goffamente ma fortunatamente nessun altro all’infuori di Emma lo vide.
«Il mare è dall’altro lato Killian…» rise di nuovo la donna.
«Uhm, sì, certo, giusto…» bofonchiò girandosi, questa volta, dalla parte giusta. 
La situazione era piuttosto comica, doveva ammetterlo. Qualche anno fa non avrebbe mai immaginato che si sarebbe fatto bendare da una donna, che per di più continuava a farsi beffe di lui, su una spiaggia.
Qualche anno fa, tutto ciò di cui credeva aver bisogno era vendicarsi per la morte di Milah, uccidere quel mostro che gliel’aveva portata via.
Quante cose sono cambiate nel frattempo?
Adesso c’era lei, Emma Swan, che illuminava la sua vita. E lui stava cercando di essere un uomo migliore per lei.
Non era stato facile mettere da parte il suo orgoglio, il suo personale senso di protezione e provare ad essere un “eroe”.
Rabbrividì pensando ai momenti in cui persino Emma Swan aveva ceduto a quelle tenebre e l’unica luce che ancora gli illuminava la strada, si era spenta.
L’oscurità l’aveva tentato più volte in quel periodo, Emma stessa continuava a chiedergli di unirsi a lei. Il mostro dentro di lui si stava risvegliando ma fu più forte e riuscì a tenerlo a bada, ad incatenarlo di nuovo, in nome di ciò che provava per quella donna. Il suo unico obiettivo divenne salvarla… perché a volte anche la Salvatrice ha bisogno di essere salvata.
Killian assaporò, ancora bendato, l’odore famigliare del mare, il suo rumore. Dopotutto gli mancava… anche se non avrebbe esitato neppure un attimo nello scegliere tra la sua vita con Emma e quella sulla Jolly Roger. L’aveva già fatto, quando decise di scambiare la sua nave per lei e avrebbe rifatto quella scelta se fosse tornato indietro.
Un caldo venticello gli accarezzò i capelli. La benda diventava sempre più fastidiosa, cominciava a sudare. L’estate a Storybrooke si stava rivelando più calda di quanto i suoi cittadini si sarebbero mai aspettati. Soprattutto dopo il freddo e il gelo portato in città da Elsa e Ingrid…
Però quel paesino, così come i suoi abitanti, si era ormai abituato a vivere negli imprevisti e nei paradossi.
Fortunatamente si erano lasciati alle spalle il periodo oscuro dopo il viaggio nell’universo di Isaac, anche se qualcos’altro sembrava adesso minacciare la città. Qualcosa o qualcuno dovevano ancora scoprirlo…
«Hai finito?» mormorò Killian, ormai divorato dalla curiosità.
«Quasi…Manca ancora un piccolo…Ecco! Ho finito! Non ti azzardare a toglierti la benda… Devo farlo io!»
Emma si alzò, armeggiò un po’ con il nodo troppo stretto, poi decise di sfilargliela.
«Chiudi gli occhi e aprili quando te lo dico!»
Killian annuì. Ormai, aveva cominciato a giocare, tanto valeva continuare!
«Ok, apri!»
Killian aprì gli occhi e li strizzò qualche volta per farli abituare alla luce del sole. Si guardò intorno ed effettivamente si trovavano su una spiaggia. Il mare, più calmo di quanto Killian avesse immaginato, si apriva di fronte ai suoi occhi, immenso e smisurato. Spostò poi lo sguardo verso la donna, chiedendosi cosa avesse architettato di tanto importante e misterioso.
«Che diavolo…?»
Davanti a lui, Emma aveva sistemato una piccola tovaglia a quadretti rossi. Sopra di essa c’era una vaschetta immensa di gelato al cioccolato, sulla quale spiccavano tre candele.
«Che significa?» chiese Killian, puntando i suoi occhi blu in quelli verdi della donna.
«Be’, visto che non so quand’è il tuo compleanno ho deciso che l’avremmo festeggiato oggi…» rispose Emma, alzando le spalle.
I sentimenti che Killian provò in quel momento furono piuttosto difficili da descrivere. Era felice, commosso, divertito e allo stesso tempo intenerito dalla dolcezza che la sua Swan riusciva a nascondere da qualche parte dentro di sé. Dolcezza che era stata destinata a lui, Killian Jones, Capitan Uncino, terrore dei sette mari…
«I-io… Nessuno aveva mai fatto una cosa così per me…» ammise l’uomo, abbassando lo sguardo e grattandosi la nuca.
«Bene, dovrai abituartici… - rispose la giovane, sorridendo di fronte all’imbarazzo dell’uomo - è uno stupido modo per ringraziarti Killian, per tutto ciò che hai fatto per me…» disse accarezzandogli una guancia.
«Emma…» cominciò lui. Avrebbe voluto dirle tante cose, che l’amava, che tutto ciò che aveva fatto l’avrebbe rifatto ancora e ancora se fosse stato necessario, ma lei lo zittì.
«Shh, adesso soffia! Ed esprimi un desiderio!»
L’uomo sorrise e fece ciò che la sua Swan gli aveva ordinato.
«Che cosa hai desiderato?»
«Se te lo dico, non si avvererà…» le ricordò Killian.
La donna sbuffò.
«Speravo l’avessi dimenticato!» disse, porgendogli un cucchiaino e cominciando ad assaggiare il dolce.
«Comunque, per l’esattezza, ho 309 anni, non 320! Non sono così vecchio!»
Emma rise.
«Anno più, anno meno, cosa vuoi che sia…»
«Riuscirai mai a smetterla di prendermi in giro sulla mia età?» rise Killian, sapendo per certo che la donna aveva comprato le candeline sbagliate di proposito.
«Credo di no!»
«In realtà – ammise continuando a parlare e ingoiando un altro cucchiaino di gelato – per festeggiare un compleanno avrei dovuto prepararti una torta, come quella che Regina fece ad Henry, ricordi?»
Killian annuì, assaggiando un po’ di gelato a sua volta.
«Ma sono stata parecchio…occupata… Quindi dovrai accontentarti del gelato!»
L’uomo rise, capendo al volo cosa “occupata” significasse.
«Be’, se proprio lo vuoi sapere sono felice tu sia stata occupata e mi accontento del gelato, mi accontento di qualsiasi cosa se ci sei tu con me…»
Emma sorrise.
Si rese conto, ancora una volta, di quanto fosse fortunata. Preparargli quella piccola sorpresa era il minimo che poteva fare per ringraziarlo. Ringraziarlo per non essersene mai andato, per aver creduto in lei perfino quando lei stessa non riusciva più a trovarsi, a ritrovarsi.
«Che fai ora?» chiese Killian, incuriosito dai movimenti della donna di fronte a sé. Avevano finito di mangiare il gelato e adesso Emma stava cercando qualcos’altro nella grande borsa arancione che si era portata.
«Sto cercando…Ecco!» esclamò trionfante, estraendo il piccolo tubetto di crema solare. Il sole era forte, soprattutto a quell’ora e non voleva rischiare di diventare rossa come un pomodoro. Non aveva avuto il tempo di chiedere ai suoi genitori se avessero un ombrellone da qualche parte, visto che aveva deciso tutto all’ultimo momento.
Si spalmò un po’ di crema sul viso, sotto lo sguardo attento di Killian, poi sulle braccia e infine sulle gambe.
«Spogliati…» disse, prendendo un po’ di crema sulla mano.
«Adoro quando vuoi prendere il controllo!» rise Killian ed Emma alzò gli occhi al cielo.
«Non intendevo in quel senso, idiota! Togliti la maglia…»
«In quale senso?» chiese Killian, candidamente, facendo ciò che la giovane gli aveva ordinato.
«Sei proprio incorreggibile!» mormorò Emma, stendendogli la crema sulle spalle e sulla schiena, poi sul viso e sulle braccia.
Sentiva Killian fremere ad ogni suo tocco e questo le diede parecchia soddisfazione. Non importava quanto tempo sarebbe passato, quanti anni o quanto vecchi sarebbero diventati, sentiva la strana e preoccupante certezza che lui l’avrebbe amata nonostante tutto, che ogni volta che l’avrebbe anche solo sfiorato sarebbe stata sempre come la prima.
«Dio Emma, potrei saltarti addosso – letteralmente – da un momento all’altro…»
La donna si limitò a sorridere ulteriormente, poi si alzò e cominciò a sfilarsi i vestiti.
«Vado a farmi un bagno…» rispose, all’occhiata più che eloquente che Killian le riservò.
«Devo ammetterlo, mi piace il costume da bagno delle donne di questo mondo… Ti sta d’incanto Swan!»
Emma abbassò gli occhi, le guance le divennero rosse.
«Vieni?»
Killian si alzò, afferrando la piccola mano di Emma.
Corsero verso il bagnasciuga e la donna si tuffò per prima, chiedendosi da quanto tempo non si concedeva un bagno in mare. Forse troppo.
L’uomo restò a guardarla nuotare, come una sirena, i capelli bagnati incollati alle spalle, quel costume rosso che risaltava sulla sua pelle pallida, quel sorriso gioioso quasi fosse una bambina.
«Che c’è Capitano? Non dirmi che non sa nuotare?»
Killian le riservò uno degli sguardi più maliziosi e sghembi dacché l’aveva conosciuta e poi si tuffò anche lui.
Restarono lì, a nuotare, a ridere, a baciarsi e ad amarsi per tutto il pomeriggio. Indisturbati, in un angolo di spiaggia deserto, che quel giorno, apparteneva soltanto a loro. Forse per la prima volta riuscirono a passare una bella giornata, da soli, riuscirono a godersi un attimo di pace, a staccare dai problemi di Storybrooke.
Anche se, forse, avevano cantato vittoria troppo presto.
All’improvviso il cielo divenne di colpo oscuro, grigio e un fulmine squarciò il cielo. Fu tutto troppo repentino perché si trattasse di un normale temporale estivo.
Emma sospirò, indugiando sulle labbra salate di Killian.
«Credo che il dovere ci chiama, Capitano!»
Uscirono e in pochi secondi, grazie alla magia di Emma, furono asciutti e vestiti, pronti ad affrontare l’ennesimo pericolo, insieme.
«Emma…»
«Sì?»
«È stato il più bel Non-Compleanno che abbia mai festeggiato…»
«Non hai mai festeggiato un Non-Compleanno!» rise Emma.
«Hai ragione – ammise - ma sono felice di averlo fatto con te!»
 
 
 
 
 
 
 
 
Salvee a tutti! :)
Stranamente oggi sono abbastanza puntuale, no?! xD Spero davvero che questa shot vi sia piaciuta! Ho cercato di farmi perdonare per lo shock dello scorso mese e quindi è molto fluff e romantica!
Emma e Killian si godono un po’ di meritato riposo, dopo aver risolto il problema dell’Oscurità di Emma e nonostante ci sia già qualcosa o qualcuno, pronto a minare quella pacata tranquillità a cui i cittadini di Storybrooke cominciavano ad abituarsi! Vorrei precisare che non so l'età di Killian con precisione e 309 è soltanto un numero approssimativo, mooolto approssimativo xD
Sarei davvero felice di ricevere i vostri pareri, se vi è piaciuta, se non vi è piaciuta… Insomma, tutto ciò che volete! Mi rendo conto che forse i personaggi sono un po’ OOC… :/
Niente, grazie ancora a tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, a tutte quelle che leggono e basta e a chi inserisce la raccolta nelle varie categorie! Lo ripeto tutte le volte, è vero, ma non posso non farlo perché ognuno di voi mi rende felicissima! Grazie! <3
Un fortissimo abbraccio a tutti e a presto,
Kerri :*
 
 
 
 
Ps: cosa pensate del nuovo Artù? Io me lo immaginavo biondo! xD E guardandolo, non posso fare a meno di ricordare l’odioso Alfred dei “Pilastri della Terra”…Però sono molto curiosaaa!! *-*
   
 
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