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Autore: TheHellraiser    02/07/2015    4 recensioni
-Uhm. Avevo sentito parlare di questo posto, sì. Il Fazbear’s Fright, un’attrazione horror basata su quelle pizzerie. Io ci andavo, da piccolo. Mio padre ci lavorava. Anche il tuo, mi sembra, no?- [...]
-Sono Lily Schmidt, io e il mio amico Victor Fitzgerald vorremmo candidarci per l’offerta di lavoro come guardie notturne che abbiamo visto sul giornale.- [...]
-Ah! First rule of the Fazbear Club: you do not talk about the safe room.-
-Come reference ti è uscita da schifo, Vic. Non era così la frase-

Sì, Internet è un bel posto per tirare fuori teorie a caso e buttarle lì assieme con un po' di umorismo pessimo sperando che il mix risulti abbastanza carino. Questo è niente di meno che il mix. Buon divertimento. Si spera.
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo, personaggio, Purple, Guy, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Ok, bene. Questo, a differenza dell’introduzione, è un “flashback” di un personaggio il cui nome sarà rivelato più avanti nel corso della storia (se già lo sapete perché magari conoscete la teoria non spoileratelo pls xD). Questi flashback saranno più corti rispetto ai capitoli normali perché hanno poco dialogo, e questo in particolar modo perché è una specie di “introduzione” del personaggio :’3
 
Io ho sempre odiato i bambini. Davvero, li ho odiati. Ma non una cosa tipo fastidio, quando ti fanno cadere il gelato addosso per sbaglio al parco, o quando ti rompono qualche vetro con il pallone, o quando al ristorante senti il neonato seduto al tavolo vicino che non la smette di frignare. Non una sensazione del genere, no. Quella non si avvicina nemmeno minimamente a cosa provo io nei loro confronti. È che nemmeno io so davvero spiegare cosa sia quella sensazione. Ogni volta che sento uno di loro ridere, vorrei prenderlo a schiaffi. Ogni volta che sento uno di loro piangere, farei qualsiasi cosa pur di farlo smettere. Ogni volta che sento uno di loro fare i capricci, vorrei solo prenderlo a calci. Non capiscono niente, sono come degli stupidi animaletti senza un cervello che sanno solo sbavare, pretendere e distruggere tutto quello che gli capita a tiro. Ovviamente, tutto questo non è nato a caso, no. Voi potreste pensare che li ho sempre odiati a caso, ma non è così. Prima li detestavo semplicemente, poi ho cominciato ad odiarli quando ho cominciato a lavorare al Fredbear’s, e lì ho capito che non hanno rispetto di niente, quelle piccole bestie, nemmeno del mio lavoro. Passano tutto il tempo a mettere quelle loro manacce ovunque, a sporcare, a mettere in disordine, a fare a pezzi i miei amici animatronics. Sì. Sì, i miei amici. Ricordo come, da quando avevo cominciato a lavorare al Fredbear’s – cristo, chi me l’aveva fatto fare di candidarmi per un lavoro in quel buco pieno di bimbetti? – loro fossero l’unica cosa che poteva distrarmi. Se mi sentivo male per via di quegli affarini, potevo sempre lasciare un attimo il lavoro e andare vicino al palco per guardare Bonnie e Fredbear che cantavano e ballavano. Erano così belli, con quelle loro pellicce dorate. Ogni tanto Bonnie andava un po’ fuori tempo ballando, probabilmente perché l’avevo programmato male o aveva qualche malfunzionamento, ma ogni volta mi dicevo che non era poi un problema, perché alla fine della giornata l’avrei riparato, come ho sempre fatto e continuerò sempre a fare. Del resto loro sono i miei amici, e chi altro potrebbe aiutarli se non io? Quasi mi impietosivo, a vederli costretti lì sul palco. Una tale meraviglia della tecnologia, impiegata per intrattenere quegli stupidi ragazzini irrispettosi. Io mi sarei sentito un po’ offeso, se fossi stato in loro. Ma a loro sembrava andare bene così, quindi io non mi sono mai lamentato, e mi sono solo limitato a continuare ad applicare toppe di pelliccia, stringere viti, riverniciare musi e riprogrammare circuiti. Vederli nel backstage, puliti e lucidi, mi ha sempre dato una certa soddisfazione, quasi quanto l’idea di dare quattro ceffoni a quegli stupidi bambini quando gli mettevano le loro lerce manacce addosso. Tsk. Dovrebbero avere più rispetto di queste meraviglie, dopo tutto l’impegno che qualcuno ci ha messo a costruirle e io ci metto a mantenerli sempre in stato perfetto. Poveri amici miei. Mi sono sempre detto che presto o tardi sareste stati dismessi, quindi non vi sarebbe più servito sopportare quelli là. Anzi, non sarebbe servito né a voi né a me, perché senza di voi io non avevo alcuna ragione di restare in quel ristorante. Pensate, amici, stavo persino risparmiando soldi, perché coltivavo il desiderio di comprarvi se vi avessero messi all’asta dopo avervi dismesso, così non avreste più rischiato di dover subire abusi del genere. Ovviamente, pensandoci ora, non so come pensassi di riuscire a comprarvi, vista quella miseria di paga che mi davano per mantenervi in funzione. Non che mi sia mai importato un granché del denaro in sé, la soddisfazione di ripararvi e vedervi esibire era già abbastanza, e se avessi chiesto un aumento avrebbero potuto licenziarmi. Ah, non credo che avrei potuto sopportare il pensiero di voi amici miei soli contro quel branco di animaletti, senza più nessuno ad aiutarvi. Tre dollari all’ora erano una miseria, ma una miseria sopportabile. La vera cosa insopportabile erano quei piccoli animali. Ma sto divagando, e magari voi direte sì, e perché non gli hai detto solo di smetterla di fare danni, visto che eri dello staff? Beh, sapete, non sono mai stato un tipo molto spaventoso o che potesse sembrare autoritario per un bambino, insomma. Quelli non hanno rispetto di nessuno, e se gliel’avessi detto probabilmente mi avrebbero soltanto riso in faccia. Sapete come sono, i bambini. A stento ubbidiscono ai loro genitori, figurarsi ad un tipo random in un ristorante random dall’aspetto timido e la voce debole. Ah. Saranno pure passati trent’anni, ma li ricorderò per sempre. È tutta colpa loro se sono finito così, se ho fatto le cose orribili che ora mi perseguiteranno per il resto della mia vita. Vabbeh, ok, forse non tutta, probabilmente è anche colpa mia, ma quel ragazzino avrebbe dovuto pensarci due volte prima di farmi innervosire, ok? Ma io... Non dovete dare la colpa a me. Volete sapere cos’è successo? Bene. D’accordo, come volete. Vi racconterò ciò che ho fatto, dei miei amici, di quel tipo inquietante che lavorava con me, di quelle povere guardie notturne che sono finite nei guai al posto mio, dei miei amici animatronics che ho sempre curato come se fossero la mia famiglia e di quegli animaletti bast... seccanti. Seccanti, sì. Intendevo dire seccanti, davvero. Non dico brutte parole. Mettetevi tranquilli e vi racconterò tutto, se non capite qualcosa chiedetemi pure di ripetere, so di non parlare proprio tanto bene. Del resto, mi sento schiacciato dentro questo affare, si soffoca. Scusatemi, ma ormai non posso più farci un granchè. Spero che vi vada bene comunque.
  
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