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Autore: Harue    02/07/2015    3 recensioni
Sì, un giorno si sarebbero detti addio, ma non oggi, non oggi, per favore.
"Una volta tanto vorrei che tu riuscissi a vedere il mondo con i miei occhi, vorrei che potessimo vedere le cose allo stesso modo, anche se per poco tempo. Sarebbe il regalo più bello che potrei farti e che tu potresti fare a me.”
Vedere le cose come le vedeva Kuroo, nel suo modo colorato, poetico e un po' strambo. Kei non era assolutamente sicuro di poterci riuscire, almeno non subito, ci sarebbe voluto tempo. Ma per la prima volta pensò che potesse valerne la pena.
KuroTsuki, con accenni ShimaYama
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scese dallo Shinkansen in quell'assolata mattina di Giugno, e anche in mezzo alla caotica folla di Tokyo notò subito quei capelli assurdi; Kuroo lo accolse con discrezione, salutandolo come un vecchio amico e Kei ringraziò che almeno in pubblico mantenesse una parvenza di pudore.
Lo accompagnò al suo appartamento, quello che da un paio di mesi divideva con un altro studente universitario e già nell'atrio iniziò a stuzzicarlo al suo solito modo. Kei lo lasciò fare, ma quando, nelle vicinanze della porta, cercò di sollevarlo e varcare la soglia come due novelli sposini rispose con un calcio negli stinchi, dando a Kuroo il pretesto per lamentarsi di quanto fosse spietato ed insensibile il suo ragazzo, dopo più di due settimane che non si vedevano.
Ma era tutta una commedia e Kei lo sapeva bene, così com'era finzione anche la propria, perchè quando la porta si chiuse e Kuroo lo avvolse nel suo abbraccio, Kei sospirò, si lasciò toccare e spogliare, abbandonò ogni resistenza e si lasciò completamente andare all'urgenza dell'altro, che lo travolse con parole sussurrate, insopportabilmente loquace anche in quel frangente. Kei rimase in silenzio, si lasciò sopraffare, non proferì neppure una parola in risposta, ma si crogiolò in quelle del suo amante .
Tutto il resto tacque.

 

Sentì una mano sfiorargli il capo e aprì gli occhi distinguendo i contorni del suo ragazzo, seppur molto offuscati.
“Ehi, è ora di cena.” disse Kuroo “Alziamoci e prepariamo qualcosa, così parliamo un po'”.
Dopo l'amore si erano appisolati per quel che restava del pomeriggio, avvinghiati nei modi più strambi e scomodi, respirando l'uno l'aria dell'altro; Kei sarebbe andato avanti ad oltranza, ma poi la decenza lo aveva richiamato all'ordine, strappandolo da quel mondo di lenzuola umide, gambe sudate e baci assetati. Era sempre così, quando era con Kuroo.
Prepararono una cena semplice, chiacchierando e aggiornandosi su tutti quegli argomenti troppo lunghi o importanti per essere discussi al telefono o su Skype.
“Il fatto è che lui non capisce, non si rende conto.” stava dicendo Kei, più prolisso del solito, mentre Kuroo lo ascoltava in silenzio mescolando la zuppa di miso “Yamaguchi ha sempre avuto bisogno di figure di riferimento, è più forte di lui, ha sempre bisogno di qualcuno che lo guidi e tende ad attaccarsi a chiunque si dimostri un minimo assertivo. E così facendo tende ad equivocare certi sentimenti, considera amore quello che in realtà è bisogno di conferme,di sicurezza o che so io...” intrecciò le dita di entrambe le mani di fronte a sé, come tutte le volte che era inquieto e non sapeva come spiegarsi “Il problema è che a lungo andare qualcuno potrebbe approfittarsene, soprattutto se ha molti più anni ed esperienza di lui, non dico che sia questo il caso ma...”guardò Kuroo, aspettandosi un qualche commento che però si fece attendere, dato che l'altro ragazzo si prese il suo tempo per assaggiare il brodo, fare una smorfia e aggiungere altro sale. Poi lo guardò sornione e disse:
“Secondo me vorresti farti Yamaguchi” disse tranquillo, come se avesse appena commentato il sapore del cibo.
“Ma che diavolo dici, mentecatto.” rispose Kei oltraggiato.
“Ma sì, sembra che tu voglia una specie di esclusività, fino a poco tempo fa eri tu il suo unico punto di riferimento e adesso che non è più così ti rode, eccome se ti rode!” disse con un sorrisino canzonatorio, ma gli occhi inteneriti.
“Sai, a volte quando parlo con te mi sembra di sprecare fiato, sembra che tutto quello che dico sia una barzelletta...” sbuffò Kei.
“Ma è meglio no? Almeno alleggerisco i tuoi discorsi tetri .” disse affettuosamente Kuroo abbracciandolo da dietro, prima di aggiungere: “Io penso che a Yamaguchi tu sia sinceramente affezionato e questo è senz'altro positivo.”
“Preferirei solo che non ci restasse male perchè dopo sarò io a dovermi sorbire i suoi piagnistei.”
“Starà bene.” affermò Kuroo “Non lo conosco quanto te, ma non mi pare così fragile come appare, né così ingenuo e sprovveduto. Sembra un uccellino spaurito, ma al momento giusto...”
“Non cominciare con le solite pessime metafore.” lo interruppe Kei prima che si lanciasse in uno dei suoi voli pindarici.
“Lascialo fare, sarà lui stesso a capire se questo Shimayama...”
“Shimada...”
“...se questo Shimada va bene per lui e in caso di errore subirà le conseguenze e ne verrà fuori a testa alta”
Kei rimase in silenzio riflettendo.
“E comunque sei adorabile quando fai la mammina apprensiva” disse arpionandolo e trascinandolo sul pavimento, ignorando le sue proteste.

 

Erano di nuovo stesi a letto, circondati da svariati depliant che Kei sfogliava pigramente.
“Il corso di Scienze Naturali della mia università è molto rinomato, ci sono un paio di professori che hanno tenuto conferenze anche a livello internazionale.”
“Non so, sarei interessato anche ad Economia, giusto per avere qualcosa di più spendibile in mano...”
“L'Università Waseda allora potrebbe fare al caso tuo, organizzano anche degli scambi all'estero dove puoi approfondire i vari rami, tipo Marketing, Finanza...” disse Kuroo con fervore, passandogli un altro volantino che però Kei posò subito con aria infastidita.
“Brancolo ancora nel buio riguardo alla facoltà da scegliere, figuriamoci se penso già alle specializzazioni.”
Kuroo però non si diede per vinto e continuò a parlare dei vari istituti universitari di Tokyo, oltre a fantasticare di appartamenti, convivenze e scenette domestiche di un loro ipotetico futuro insieme. Kei avrebbe voluto premergli un cuscino sulla bocca e farlo tacere.
Per Kuroo era tutto semplice, la faceva facile in maniera esasperante. Faceva progetti sul loro futuro con naturalezza, per lui era ovvio che avrebbero resistito a quei due anni che ancora mancavano a Kei per terminare le superiori, nonostante la distanza e gli impegni di entrambi. Per Kei invece era già un'impresa essere arrivati a sei mesi di storia e riguardo al futuro, beh...onestamente non voleva neppure pensarci.
Il rischio di fallimento era molto alto, non si sarebbe affatto sorpreso se Kuroo un giorno l'avesse chiamato e gli avesse detto che non se ne faceva più nulla, anzi, era molto probabile che un giorno sarebbe accaduto, Kei si era già preparato psicologicamente all'evenienza. Quindi sentire quel completo idiota che delirava con disinvoltura sul loro futuro a Tokyo, il suo comportarsi sempre con scioltezza come se non ci fossero problemi lo irritava terribilmente.
“Magari potrei non farcela ad entrare in un'università qui a Tokyo” lo interruppe Kei con un po' troppo compiacimento.
“Col tuo cervello e le tue capacità atletiche? Non credo proprio, caro il mio quattrocchi disfattista.” rispose imperturbabile Kuroo. “Se tu non riuscissi ad accedere ad almeno un istituto di Tokyo, che sia per meriti accademici o sportivi, allora metà degli studenti giapponesi dovrebbero fare i ronin* a vita, e non lo dico perchè sono di parte, lo penso sul serio. Non dico che devi puntare alla Todai* ma...”
Kei si mosse a disagio, l'atmosfera e i discorsi stavano diventando troppo pesanti, c'era qualcosa di peggio di Kuroo che faceva il coglione spensierato ed era Kuroo che diventava d'improvviso serio, perchè lo atterriva, lo metteva all'angolo.
“Magari sono io che non vorrò venire a Tokyo.” rispose duramente Kei “Anche a Sendai ci sono ottime università, magari non vorrò andare troppo lontano, non posso saperlo adesso.”
“In quel caso staremo lontani per altri due anni e appena avrò concluso gli studi ti raggiungerò.” rispose semplicemente Kuroo, come se non fosse stato minimamente toccato dalle sue provocazioni.
Kei avrebbe voluto dirgli che era pazzo, che le sue idee erano impraticabili e che se avesse avuto un minimo di senno si sarebbe risparmiato tutti quegli sforzi, soprattutto per una persona come lui. Ma era tardi e onestamente non aveva nessuna voglia d'iniziare discussioni sterili, si limitò a girarsi dall'altra parte mormorando di avere sonno. Kuroo non disse nulla, spense la luce e si stese accanto a lui abbracciandolo da dietro e baciandogli dolcemente la nuca.
Non importava quanto veleno e cinismo gli scagliasse contro, Kuroo se lo lasciava scivolare addosso, anzi lo accoglieva a braccia aperte e Kei finiva per arrendersi senza neppure aver combattuto. Si girò verso il suo compagno e si lasciò baciare il viso finchè il sonno non lo colse.

 

Il pomeriggio successivo uscirono a fare un giro per il centro di Tokyo. Sul pianerottolo incontrarono una vicina di casa, che Kuroo salutò gentilmente, come se fosse un'abitudine:
“Sempre bella e giovane come un fiore di campo, signora Aoyama!” Kei roteò gli occhi per la banalità del complimento, ma la donna di mezza età sembrò apprezzare molto, dato che rise felice e disse: “Kuroo-kun sa sempre come farmi arrossire.”
Si fermarono due minuti a chiacchierare e Kei non potè non meravigliarsi di quanto Kuroo fosse effettivamente affabile e premuroso con il prossimo e di come questo gli venisse naturale.
Si ritrovò suo malgrado ad arrossire e a provare un piacevole tepore allo stomaco di fronte a quella scena serena, e quasi provò sollievo quando Kuroo fu di nuovo al suo fianco, la sua mano a pochi centimentri dalla propria.

 

“Quando torna il tuo coinquilino?” chiese Kei distrattamente, la paletta del gelato in bocca mentre cercava di abituarsi alla calca del sabato pomeriggio.
“Mmh, domani sera credo.” rispose Kuroo “Perchè? Già temi il momento in cui dovremo separarci?”.
“No, voglio solo sapere quando dovrò levare le tende, non voglio disturbare in casa d'altri.” rispose Kei guardando una bancarella con poco interesse.
“Dovrò ringraziarlo per avermi lasciato casa libera per tre giorni, così ho potuto averti per me senza intromissioni” sussurrò Kuroo dandogli un bacio veloce prima che l'altro potesse schivarlo.
Si avviò trotterellando alla bancarella successiva, con Kei che rimase un po' indietro, accaldato e scocciato, ma quando si avvicinò, Kuroo gli mise davanti agli occhi qualcosa che lo fece inorridire.
“No, scordatelo, metti subito via quel coso.”
“Ehi, l'ho preso per te, Tsukki!” piagnucolò falsamente Kuroo sventolandogli un piccolo anello d'argento in faccia.
Kei rispose dandosela a gambe, con Kuroo che lo inseguì ridendo per mezza città, brandendo l'anello come se fosse un'arma.
“Smettila. Non fa ridere!” esclamò Kei quasi impanicato quando fu messo all'angolo dal suo ragazzo, le cui risate si spensero subito quando vide in che stato versava l'altro.
“Non ti sopporto quando fai così.” proseguì Kei “Perchè devi comportarti come se tutto fosse rose e fiori, come se non ci fossero i problemi, la distanza, le difficoltà e le differenze, come se non fossimo due ragazzi e potessimo tranquillamente amoreggiare in pubblico senza che la gente ci consideri dei deviati? Puoi anche continuare a vivere nel tuo cazzo di mondo colorato fatto di unicorni e orsetti, ma non pretendere che io veda le cose al tuo stesso modo!”.
Kuroo attese pazientemente che Kei finisse la sua invettiva, poi sospirò strofinandosi gli occhi in un gesto stanco.
“Credo che non sia il luogo più adatto per parlare di queste cose, è meglio rientrare.” poi si girò e Kei tentennò. Era la prima volta che gli mostrava la schiena in quel modo, di solito si accertava di camminare al suo fianco e di tenere il suo passo. Lo seguì con le gambe che tremavano e mentre si dirigevano all'appartamento, Kei si chiese se stavolta non avesse passato il segno, se Kuroo fosse esausto a tal punto da rispedirlo a Miyagi col treno di sola andata.
Era strano; da una parte sapeva che questo momento sarebbe arrivato, quasi lo aspettava ed era abbastanza tranquillo all'idea, ma adesso che sembrava esserci, si accorse di non essere così distaccato come pensava, capì di non essere pronto, di volerne ancora, di aver bisogno ancora di un po' di tempo accanto a Kuroo, ancora pomeriggi oziosi a poltrire a letto, ancora chiacchiere stupide a cena, ancora progetti assurdi per un futuro impossibile.
Sì, un giorno si sarebbero detti addio, ma non oggi, non oggi, per favore.


Una volta arrivati a casa, Kuroo si limitò a prendergli la mano e a posarci delicatamente l'anello, richiudendola stretta.
“Almeno prendilo.” disse piano “Non fa niente se non vuoi infilarlo al dito, non m'importa, non devi ostentare niente, ma vorrei essere sicuro che tu lo tenga con te.”
Poi si sedette sul divano e invitò Kei a sedersi. Non tentò di toccarlo ma lo guardò negli occhi iniziando a parlare.
“Ormai ti conosco e so come sei fatto, conosco la tua mentalità e il tuo modo di vedere le cose e mi piaci per questo, per come riesci a affrontare gli ostacoli a testa alta senza farti turbare da nulla, per come riesci a credere solo ai fatti concreti e tangibili che hai di fronte agli occhi.”
Kei ascoltò in silenzio, anche suo fratello e Yamaguchi solevano dirgli le stesse cose.
“Ammetto che hai ragione” proseguì Kuroo “la nostra non è una situazione facile, abitiamo l'uno lontano dall'altro, abbiamo età e caratteri diversi, perdipiù siamo due uomini e questo complicherà le cose in futuro e io sono un folle senza speranza a far finta di niente. ” gli accarezzò una guancia e Kei non si sottrasse. “Però una volta tanto vorrei che tu riuscissi a vedere il mondo con i miei occhi, a vivere con più serenità, vorrei che potessimo vedere le cose allo stesso modo, anche se per poco tempo. Sarebbe il regalo più bello che potrei farti e che tu potresti fare a me.” lo baciò e Kei lo lasciò fare, ma in realtà non sapeva come replicare alle sue parole. Vedere le cose come le vedeva Kuroo, nel suo modo colorato, poetico e un po' strambo. Kei non era assolutamente sicuro di poterci riuscire, almeno non subito, ci sarebbe voluto tempo. Ma per la prima volta pensò che poteva valerne la pena.


Erano entrambi immersi nella vasca d'acqua calda. Kuroo aveva proposto un bagno insieme dicendo che sarebbe stato un buon modo per distendersi dopo la discussione di prima e Kei aveva accettato, trovando una scusa per appoggiarsi al petto ampio del suo ragazzo, che lo circondava con le braccia da dietro, e farsi coccolare senza mostrargli troppo quanto gli piacesse.
Non se lo meritava assolutamente. Più ci pensava e più si chiedeva per quale motivo Kuroo si fosse intestardito così tanto su di lui, quando avrebbe potuto trovarsi qualcun altro, magari una ragazza, di quelle piccole e carine, quelle che ti preparano il bento per pranzo e t'imboccano facendo versi da dementi. Kei aveva assistito a scene simili mille volte in pausa pranzo a scuola, e per quanto le giudicasse irritanti, doveva ammettere che ci avrebbe visto bene Kuroo, che sarebbe stato ben felice di farsi viziare in quel modo.
A pensarci bene non era solo Kuroo, molte altre persone si erano affezionate a lui per ragioni che trascendevano la sua comprensione. Yamaguchi gli aveva offerto il suo amore con la stessa cieca devozione con cui un agnello offre la gola al suo carnefice, e questa era rimasta immutata negli anni nonostante il suo pessimo carattere.
Poi c'era suo fratello, con cui aveva tagliato i ponti per molti anni. Si rendeva conto di averlo fatto molto soffrire, negli anni in cui Akiteru era all'università e Kei rispondeva a monosillabi alle sue telefonate, solo quando sua madre lo costringeva. Sarebbero probabilmente finiti come tanti altri fratelli, quelli che sono imparentati solo all'anagrafe e che si vedono solo alle feste comandate, ma il suo nii-chan era stato ostinato e aveva continuato ad amarlo e sostenerlo da lontano.
Onestamente non capiva. Non comprendeva perchè le persone fossero così infatuate di lui.
“Ma chi ve lo fa fare?” borbottò ad un certo punto.
“Mmh? Cosa?” chiese Kuroo.
“Mi chiedo solo...” rispose Kei girando la testa e guardandolo “per quale motivo mi state tutti appiccicati.”
“Non dovremmo?” disse Kuroo, come se avesse capito già tutto di quel discorso sconclusionato.
“No! Non sono simpatico, non sono socievole e...mi piace provocare le persone e farle irritare, non capisco cosa ci troviate tutti quanti in me...”
“Ma sei così sexy, non basta?” rispose l'ex capitano del Nekoma pizzicandogli un fianco.
“Prendimi sul serio, una volta tanto.” Kei gli schiaffeggiò entrambe le mani sul viso per farsi guardare. “La prima volta che ho incontrato Hinata e Kageyama, li ho provocati a tal punto che il Re voleva prendermi a pugni dopo solo un minuto.”
“Ahah, mi sarebbe piaciuto vedere la scena.” rise Kuroo
“Alla prima partita d'allenamento, ho aizzato volutamente Tanaka-san e lui ha detto che mi avrebbe distrutto.”
“E ce l'ha fatta?”
Kei arrossì e non lo guardò più “Qualcosa del genere, ma lui è molto forte...”
“Ohoh, immagino che colpo per il tuo orgoglio, scommetto che ad un certo punto ti sei infervorato e hai iniziato a fare sul serio.”
“No, sai quanto mi fregava...” mentì Kei “Ma non è questo il punto, mi fai sempre perdere il filo. Comunque la cosa peggiore che ho fatto è stato evitare mio fratello per anni, tutte le volte che tornava a casa dall'università cercavo sempre di non farmi trovare. Lui mi portava dei regali, ma non poteva mai darmeli di persona, doveva sempre lasciarli sulla mia scrivania ma io non li aprivo mai, li buttavo tutti in un cassetto e lo facevo apposta, questo è il tipo di persona che sono...” il ricordo lo fece intristire e Kuroo si rammaricò a sua volta.
“Insomma, mi stai dicendo che dovremmo lasciarti solo fino alla fine dei tuoi giorni, a vagare per le strade come un vagabondo, perchè ti meriti di morire solo come un cane abbandonato da tutti?”
Kei roteò gli occhi per la descrizione pittoresca “No, non fino a quel punto ma...”
“E allora basta. Neppure tu lo vorresti davvero. Tuo fratello ha capito che eravate solo due ragazzini. Se non si fosse impegnato a riavvicinarti e a riconciliarsi con te saresti vissuto col rimorso e il rimpianto per tutta la vita. Se Yamaguchi ti abbandonasse saresti distrutto e se io ti lasciassi...” fece una smorfia quasi a respingere l'idea “se io ti lasciassi faresti finta di nulla ma saresti annientato.”
“Ti dai troppa importanza...”
“Pensi che non mi sia accorto di come tremavi prima mentre tornavamo a casa?” disse Kuroo strofinando il naso nel suo collo “Chissà quali pensieri tragici stavi formulando nel tuo cervellino catastrofista.”
“Non è assolutamente vero...” mentì ancora Kei, irritato per essere stato così facile da leggere. Kuroo era così, riusciva sempre a smontare le sue difese.
“Bugiardo, bugiardissimo.” rispose Kuroo iniziando a fargli il solletico, tanto che Kei prese a dimenarsi facendo strabordare l'acqua dalla vasca, sorridendo suo malgrado.
Poi Kuroo lo afferrò per un polso per farlo stare fermo “Non andrò da nessuna parte, puoi starne certo. Quando un felino trova la sua preda può braccarla fino in capo al mondo...” disse con un ghigno dei suoi.
Kei sostenne il suo sguardo “Tu e le tue orrende metafore...” poi lo baciò di sua iniziativa, lasciandolo stupito per un secondo, prima che potesse ricambiare. Fu uno di quei baci ardenti e irrazionali che Kei amava iniziare per esercitare il controllo e Kuroo si lasciava condurre ben volentieri. Infilò le mani in quei capelli corvini dalla piega impossibile, che anche da umidi non volevano saperne di avere una forma normale. Non che a Kei dispiacessero in effetti, erano facili da afferrare quando facevano l'amore e voleva ricordare a Kuroo che non era così facile domarlo, o quando era troppo preso dalla passione e doveva stringere una qualunque cosa, anche se questo significava far piangere di dolore quel disgraziato del suo ragazzo.
Lo baciò ancora a bocca aperta, finchè la mano dell'altro non scese a stringergli una natica e Kei gemette contro le sue labbra.
“L'acqua è fredda...” soffiò nell'orecchio di Kuroo, che sorrise baciandolo tra i capelli umidi.
“E' il tuo modo per dirmi che dobbiamo spostarci sul letto?”
Kei gli tirò ancora i capelli e lui recepì il messaggio. Uscirono dalla vasca e si asciugarono in fretta, ma mentre Kuroo si dirigeva in camera sentì il gemito di dolore di Kei, che aveva sbattuto contro lo stipite della porta. Lo soccorse, non senza sganasciarsi dalle risate.
“Oddio, avevo dimenticato che senza occhiali sei completamente orbo, la prossima volta ti prenderò un cane guida.”
“Vaffanculo!”
“Su coraggio, quante dita vedi?” disse agitando la mano in faccia a Kei.
“E tu quante ne vedi?” rispose l'altro mostrandogli il dito medio.
Kuroo riuscì allora a sollevarlo tra le braccia approfittando della sua confusione e a buttarlo sul letto.
“Non sai quanto ti amo” disse prima di mordergli il collo
“Sei completamente scemo.” rispose allora Kei, ma la lucidità lo abbandonò insieme alle sue ultime parole.


Avevano passato la domenica senza uscire di casa, alternando momenti passati a rotolarsi nel letto ad altri spalmati sul divano a vedere tutta la serie di Jurassic Park in streaming.
“Mio dio, sembriamo dei vecchi” aveva sbuffato Kei.
“Semmai il contrario, solo un dodicenne potrebbe avere ancora la fissa per i dinosauri, a meno che non si chiami Tsukishima Kei.” rispose l'altro ridendo, ma guadagnandosi una tirata di capelli dal suo ragazzo.
“E comunque quello è un Velociraptor, lo dicono nel film.” disse poi Kuroo indicando lo schermo.
“Ti ho detto di no” disse Kei col suo tono strascicato “i Velociraptor nella realtà erano più piccoli e avevano le piume, quelli sono D
einonychus, ma tanto la maggior parte della gente non sa nulla di queste distinzioni..."
"Sei così colto, Tsukki!" lo schernì Kuroo.
"Piantala di fare il verso a Yamaguchi."
"Ma scommetto che hai già visto questi film con lui un mucchio di volte, direi che è arrivato il momento di alzare il rating” e detto questo lo schiacciò sul divano, tanto che Kei fu ben presto dimentico del Tirannosaurus Rex che ruggiva sullo schermo.


La sera Kuroo lo accompagnò alla stazione e mentre aspettavano il treno tirò fuori il lettore mp3, offrendo un cuffia a Kei, per poi appoggiargli la testa sulla spalla.
“Questi giorni sono trascorsi troppo in fretta.”
“O parli o ascolti la musica, idiota” rimbeccò Kei, cercando di dissimulare il suo dispiacere.
Venne annunciato l'arrivo dello Shinkansen, puntualissimo come al solito, e i due seppero che non ci sarebbe stato molto tempo per i saluti.
“Mandami un messaggio quando parti, a metà viaggio e quando arrivi.”
“Noioso, cosa vuoi che mi succeda?”
Kuroo gli strinse la mano e lo baciò rapidamente prima di lasciarlo andare a malincuore oltre la barriera che separava i binari dal resto della stazione.
Kei si girò un'ultima volta, alzò la mano in segno di saluto e Kuroo quasi si dimenticò di respirare quando vide qualcosa di scintillante al suo dito. Il piccolo anello che gli aveva preso il giorno prima riluceva sull'anulare di Kei, che incrociò gli occhi sbalorditi di Kuroo prima di arrossire violentemente e fuggire a gambe levate.
Più tardi, mentre il paesaggio sfrecciava a velocità inaudita di fronte ai suoi occhi, Kei pensò che durante quei giorni, anche se solo per poco tempo, l'aveva visto.
Nella quotidianità condivisa con Kuroo, nei battibecchi, nelle chiacchiere futili, nei momenti di passione in cui si chiamavano sussurrando a vicenda, era riuscito a vederlo; il mondo come lo vedeva Kuroo, il suo mondo folle, colorato, ridicolo per un secondo era brillato nei suoi occhi.
E pensò che sì, era uno splendido regalo, ancora più strabiliante dell'anello che portava al dito.

 

Note dell'autrice: Non ho molto da dire, solo che avevo voglia di scrivere tanto sano fluff e slice of life su Kuroo e Tsukki, oltre a voler affrontare eventuali problemi e contrasti in una loro possibile relazione e quindi è venuta fuori questa OS. Adoro alla follia questi due, ma non sono proprio facili da descrivere, spero di non essere andata OOC.Volendo la si può ricollegare all'altra mia flashfic “Out of patience”, visto che viene nominato lo ShimaYama e i dubbi di Kei in proposito, diciamo che fa parte dello stesso universo narrativo, per come la vedo io. Chiedo scusa per eventuali errori, che correggerò via via. Un paio di note:
*ronin: sono gli studenti giapponesi che non passano l'esame di ammissione all'università e che quindi devono aspettare un altro anno, diventando appunto come dei ronin, ossia dei samurai vagabondi, mentre la Todai, per chi non lo sapesse, è l'università di Tokyo, la più prestigiosa di tutto il Giappone.

Baci e alla prossima!

  
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