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Autore: _Safyra    02/07/2015    5 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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Previously on Up In The Sky...

[…] «A giudicare dalla tua espressione, non penso che tu mi conosca come io conosco te. Mi chiamo Ali di Drago. […] È da tanto tempo che aspetto questo momento, sai? Se non fosse stato per Claire molto probabilmente non sarebbe mai arrivato. Devo ricordarmi di ringraziarla.»

«C-che cosa vuoi?»

«Oh, non è nulla di che. Vorrei solo che tu mi facessi la cortesia di dirmi dove si trova la mia compagna.»

«Mi dispiace, non posso aiutarti.»

[…] «Te lo chiedo un'altra volta: dov'è la Cercatrice?»

«Cercatore, c'è stato un imprevisto.»

[…] «Non pensare neanche di compatirmi.» ringhiai contro Claire.

«...Ho una figlia, Wanda! Si chiama Rachel.»

[…] «Se avessi capito prima che Claire e Liam ci stavano mentendo, forse adesso saremmo ancora insieme.»

«Tu pensa al fatto che lo saremo di nuovo, Wanda.» sussurrò, e accarezzandomi una guancia sorrise dolcemente. «Pensa a lottare per noi.»

«Come?»

Ian ritrasse la mano e si alzò. «Lo capirai, Wanda. Tu sei intelligente. E forte.» disse.

«Ma io ho bisogno di te.»

«Non per questo.»

[…] «Allora non hai intenzione di dirmi dov'è, Viandante?»

La mia espressione impasse bastò ad evitare una risposta verbale. […] La stanza era tetra, l'unica apertura che c'era era una finistrella sbarrata sul fondo, e dal soffitto in pietra pendevano due grosse catene di ferro. L'aria odorava di ruggine e rinchiuso.

«Benvenuta.» ghignò Drago.

Un bruciore improvviso iniziò a propagarsi sul mio braccio destro, all'altezza del bicipite, e la pelle si surriscaldò lì dove Drago mi aveva appena colpito con la corda, facendomi digrignare i denti dal dolore.

«Continuiamo domani. Per oggi basta.»

[…] «Mi dispiace tanto per quello che ti sta facendo, Wanda. Credimi, mi sento terribilmente in colpa.» Liam, che nel frattempo era rimasto zitto a fissarmi con aria affranta, mi si chinò davanti. Sembrava realmente turbato in viso.

«Che cosa vuoi? Perché sei qui?»

«Perché voglio aiutarti.»

«Io non ho bisogno del tuo aiuto.»

[…] «Non sono forte abbastanza, Ian.»

«Sì che lo sei.»

«No, non lo sono, Ian. Quante altre volte dovrò ripetertelo prima che tu capisca?!» sbottai esasperata.

«Devi avere più fiducia in te stessa, Wanda.»

[…] Il rumore familiare di passi che si avvicinavano mi riscosse dal sonno. «Chi sei?» domandai, acuendo la vista per poter scorgere il suo volto. Lei si zittì, come se fino a quel momento non si fosse accorta di me, e rimase per qualche attimo in silenzio finché non la vidi immobilizzarsi. Aveva cessato di singhiozzare e nel momento in cui si era decisa a muoversi verso la luce, mi parve di scorgere un balenio azzurro – tra l'altro molto simile al mio – nei suoi occhi...

«Viandante?» domandò sorpresa.

18


Nell'incoscienza



«Ilaria?»

Fissai la Consolatrice per qualche minuto, attonita. Era esattamente come la ricordavo, se non che i capelli erano più lunghi. Avrei giurato di scorgere anche qualche ruga in più, ma non ne ero sicura. Non sembrava avere né graffi né ferite, anzi, la canottiera sotto la camicia azzurra era perfettamente intatta. L'unica cosa che strideva erano gli occhi lucidi e il trucco sbavato sulle guance.

«Sei davvero tu?» domandò con lo stesso tono sorpreso con cui aveva pronunciato il mio nome. Per guardarmi meglio si era avvicinata fino ad appoggiare le mani alle sbarre.

«Sì, ma... che ci fai qui? E come fai a sapere qual è il mio aspetto?»

«Io sapevo che eri qui.» disse mentre asseriva fra sé. «È da così tanto tempo che non ci vediamo, Viandante.»

«Tu sapevi che ero qui?» le feci eco.

«Sì... è che le cose non sono andate come dovevano e...»

«Chi ti ha mandata?» la incalzai, poi socchiusi gli occhi. «È stato lui, vero? Drago.»

Ilaria sospirò e annuì con la testa. «Sono cambiate molte cose da quando sei scomparsa, Viandante. Per non parlare di quello che è successo dopo che lui ha preso il posto della tua Cercatrice.»

In quel momento mi sembrò di tornare indietro di mesi e mesi, all'ultimo giorno in cui avevo parlato a quattr'occhi con Ilaria nel suo studio. E fu strano rievocare un ricordo della mia vecchia vita, durata tanto brevemente quanto intensamente. Fu strano perché non avrei mai creduto di poterlo – e volerlo – mai più fare. Era come se l'avessi rimossa, quella primissima parte della mia permanenza sulla Terra.

«Quando anche lei è scomparsa, il Cercatore ha perso il lume della ragione. Ha mandato nel deserto tante squadre, ha fatto ricerche per settimane. E nello stesso periodo ha cominciato ad interrogare tutte le anime che ti conoscevano, per poterne sapere di più sul tuo conto.»

Ilaria proseguì, le mani ben strette intorno alle sbarre come se ci si volesse aggrappare.

«Perché?»

«Perché era sicuro che tu non eri morta e che c'entravi in questa storia, in qualche modo. Così, un giorno si è presentato a casa mia. Mi ha fatto molte domande, tentando di capire di più. Pensava che io sapessi qualcosa perché ero stata la tua Consolatrice, ma tu non mi avevi detto mai niente della tua ospite né di altro, quindi non potevo aiutarlo. Ciononostante lui non mi ha creduto... e mi ha portata via con sé.»

Ilaria abbassò lo sguardo, la voce tremante. «Mi ha privato di tutto, di tutto quello che potevo avere. E adesso vivo nell'attesa di poter porre fine ad ogni ingiustizia che sono stata costretta a subire.» tirò su col naso e si asciugò velocemente le lacrime.

«È per questo che sei qui ora?» le domandai mentre si ricomponeva e tornava a guardarmi.

«Oh, no. Non sono qui per questo.»

Aspettai che proseguisse con la fronte corrugata. Mille pensieri vorticavano senza ordine nei meandri della mia mente.

«Sono qui perché circa due settimane fa sono stati catturati degli umani. Mi era stato dato il compito di estorcere loro delle informazioni con l'aiuto di alcuni Cercatori. Si trattava di due uomini e una donna. Non ricordo bene i nomi, ma so che ti conoscevano.»

«Aspetta.» la interruppi «Mi stai dicendo che hai incontrato Jeb? E Kyle? Erano loro?»

«Sì, ho incontrato Kyle.»

Sgranai gli occhi, terrore mischiato a speranza invase il mio cuore. Ricordavo quello che mi aveva detto Claire, ricordavo quanto male mi avesse fatto sapere che i miei amici erano stati catturati. Ma avevo sempre cercato di non crederci davvero, di convincermi del fatto che Claire avesse semplicemente imbrogliato.

Adesso non sapevo più a cosa credere.

«E come stanno? Dove li tengono?»

Ilaria sorrise, ma il suo fu piuttosto un sorriso incolore, spento. La speranza scivolò improvvisamente via.

«Mi avevano detto che eri loro amica, Viandante. Si erano fidati di me, come avevo voluto che accadesse. Ma vedendo che non arrivavano nuove informazioni, il Cercatore ha deciso di...»

Dei passi concitati giunsero dalla porta infondo al corridoio.

«Sta arrivando qualcuno.» Ilaria sussurrò, spostandosi lontano dalle sbarre.

«Ilaria, dimmi il resto. Prima che arrivi.»

Mi avvicinai di più alle sbarre e aguzzai l'udito per poterla sentire bene.

«No, no, Viandante. Se poi ci sente...»

«Tu parla sottovoce. Avanti.»

La Consolatrice esitò per qualche istante, lo sguardo rivolto verso la porta. Era terrorizzata, glielo leggevo in faccia. Forse lo eravamo entrambe, ma questo poco importava.

L'ombra di qualcuno comparì dalla fessura sotto la porta.

«Gli altri non ce l'hanno fatta, ma Kyle è riuscito a scappare. L'ho liberato io, abbiamo architettato un piano insieme. Il Cercatore pensa che me lo sia fatto sfuggire, ed è per questo che mi ha interrogata prima di rinchiudermi qui. Io non gli ho detto niente però, nemmeno che tu e Kyle siete amici.» balbettò velocemente.

«Questo quanto tempo fa è successo?»

Ilaria sorrise. «Per ironia della sorte Kyle è evaso lo stesso giorno in cui ti hanno messa in cella sotto sedativi.»

Ecco perché, pensai, ecco perché mentre il Cercatore mi interrogava è dovuto andare via. Era questo il problema di cui parlava con l'altra Cercatrice.

«E agli altri cos'è successo?»

La chiave stava girando nella toppa.

«Cos'è successo, Ilaria?» insistetti.

Silenzio.

«Io.» intervenne Ali di Drago quando entrò nella stanza. «Sono successo.»

Trasalii, e ancora prima di rendermene conto mi acquattai lontano dalle sbarre. Drago camminò fino a trovarsi di fronte alle nostre due celle. Un ghigno spaventoso gli increspava le labbra. Si voltò a guardare prima Ilaria, ritornata nell'ombra, e poi me. La divisa era sempre impeccabile.

«Non ti pare ovvio?» mi chiese. La malevolenza gli si leggeva negli occhi. «Non vedi come le cose vanno per il verso giusto adesso? I giusti al potere, i traditori puniti.» aveva alzato una mano per indicare prima se stesso e poi me, dunque aveva fatto spallucce. «E i ribelli catturati.»

Cessai di respirare per qualche secondo, e pensai ai miei compagni. La paura che potesse succedere loro qualcosa di brutto mi investì come una macchina in corsa.

«Tutto andrebbe secondo i piani...» Drago nel frattempo portò avanti quello che si era delineato più come un monologo che altro. «...se solo non venissi a sapere che nonostante tutto ciò che ho fatto, qualcuno si ostina a disobbedire ai miei ordini, come se avesse davvero il diritto di farlo. Guardami quando ti parlo, Viandante.» sibilò dopo essersi voltato completamente verso di me.

Constatai che la presenza di Ilaria, ancora immobile con lo sguardo rivolto verso il basso in un'espressione di malcelata insofferenza, Ali di Drago faticava a considerarla. Era piuttosto intento a studiare la mia inflessibilità di fronte a quel suo chiaro avviso di rabbia.

Mi girai lentamente a guardarlo, l'espressione impassibile.

«Perché disubbidisci?» tuonò.

«Perché non voglio sottostare alle regole di nessuno.»

I lineamenti di Drago vennero contorti da un eccesso d'ira. «Ma ti ho anche fatto la cortesia di portarti il tuo vecchio amico, non un comune Guaritore, Viandante.»

«Non mi sento in dovere di ringraziarti per questo.»

«E invece dovresti!» gridò, battendo un piede per terra e stringendo i pugni. Sussultai e distolsi lo sguardo da lui. «Perché mi costringi a farti del male, dannazione?! Sarebbe tutto così facile...»

Drago lasciò morire la frase nel silenzio. Restò così per qualche istante, fissando la mia figura nell'ombra, poi si mosse.

Estrasse le chiavi dalla divisa, aprì la cella e venne ad afferrarmi un braccio. Mi fece alzare di peso e dovetti seguirlo nonostante i dolori al corpo, sotto lo sguardo pietrificato di Ilaria, che assistette alla scena senza fiatare. Uscimmo dal lugubre tugurio di pietra e terra da cui non mi ero mai allontanata prima d'allora, salimmo la scala di metallo e ci ritrovammo a percorrere un lungo corridoio bianco e illuminato. Drago nel frattempo tirò fuori dalla divisa delle manette, me le mise dietro la schiena e mi spinse davanti a lui, ignorando le occhiate dei passanti.

Mi buttò fuori con la dovuta delicatezza, facendomi cadere di faccia sul terreno arido e sabbioso di un campo militare. Appena atterrai mi sentii la sabbia in bocca e gli occhi di decine e decine di anime addosso: quelle più vicine si erano fermate ad osservare la scena.

Tossii, ritrovandomi stesa su un fianco con la guancia destra a contatto con la sabbia rovente, mentre Drago rimaneva a qualche metro di distanza con gli occhi fissi su di me.

«Se non hai nessun motivo per cui voler essere curata.» disse senza alcun ritegno «Allora te ne darò uno io.»

Col cuore in gola e il respiro corto, alzai lo sguardo e vidi Drago manipolare con fare esperto una cosa lunga, sottile, nera, che gli aveva dato un Cercatore che adesso si stava allontanando per poter assistere da lontano. Una frusta.

Cielo, no., pensai immediatamente, tornando d'un tratto a sentire sulla schiena le ferite causate dalla corda. Non avevo subìto abbastanza per quel giorno? Non valeva più l'espressione ''per oggi basta''?

Chiusi gli occhi e trattenni il fiato. Poi la sentii, la consistenza dura e ardente della frusta che mi si conficcava nella pelle, lacerandola, strappandola una, due, tre volte. Gridai tra la sofferenza e le lacrime, dimentica delle decine di Cercatori presenti intorno a noi.

«Eppure sai, ti credevo più sveglia, Viandante. Più in grado di rimanere fedele ai principi con cui sei nata e cresciuta. Ma evidentemente gli umani ti hanno fatto perdere del tutto la ragione.»

Un altro colpo, un altro urlo. Il sole rovente del deserto sembrava farmi bruciare ancora di più le ferite che erano tornate a sanguinare, la sabbia mi si era incastrata sotto le unghie e in gola.

«Basterebbe solo che mi dicessi la verità, Viandante.» continuò imperterrito Ali di Drago, senza curarsi degli sguardi impressionati dei presenti.

Percepivo il retrogusto metallico del sangue, l'adrenalina nelle vene che mi faceva tremare ogni terminazione nervosa, il sudore sulla pelle gelida nonostante il caldo. E vedevo tutto girare un po' troppo perché potessi riprendermi subito come altre volte.

Drago sferrò un'altra frustrata prima che le parole mi uscissero di bocca da sole.

«NON C'E' PIU' LA TUA CERCATRICE!»

Drago si fermò, guardandomi mentre mi trascinavo coi gomiti sulla sabbia. Poco dopo mi ritrovai i suoi stivali neri sotto gli occhi.

«Come?» domandò.

Respirai a fondo. «Non c'è più...»

Drago serrò i denti, le palpebre tremanti per la rabbia mista all'incredulità, poi mi prese improvvisamente per i capelli, costringendomi a mettermi in ginocchio davanti a lui.

«Basta... ti prego.» sussurrai singhiozzando. Un istante dopo, la porta da dove eravamo usciti si spalancò e Liam fece irruzione nel campo. Indossava anche lui la divisa. Appena mi vide rimase immobile a fissarmi. Ma Drago non si curò del suo arrivo, e continuò a tenermi per i capelli perché potesse guardarmi in faccia.

«Cosa. Hai. Detto?» sillabò. E stavolta la sua voce era stata scossa da un vile tremolio. Teneva la mandibola contratta, gli occhi vitrei nei miei, a cercarci qualcosa che non poteva – o non voleva – trovare.

«Non c'è più.» mormorai di nuovo. Chiusi gli occhi. Silenzio. Drago non smise di fissarmi. «Tu menti.» concluse poco dopo, in tono arrogante.

«No, no... Non mento.»

«Invece sì, dannazione! Stai mentendo, STAI MENTENDO!» gridò così forte che per poco non mi ruppe i timpani. Ma la cosa che mi fece più male fu il pugno con cui mi catapultò per terra. Sentii qualcosa risalirmi dallo stomaco. Iniziai a tossire, ma non accadde nulla. Tutto continuava a girare, stavolta anche troppo, e il labbro inferiore stava cominciando a pulsare.

«Io ti uccido. Ti uccido

In uno scatto, Drago estrasse una pistola e me la puntò in testa. Improvvisamente un formicolio sempre più intenso si propagò dalle braccia fino alle gambe, seguito dalla sensazione di cadere. Il cuore mi batteva tanto forte da farmi quasi male.

L'ultima cosa che sentii fu Liam che urlava «NO!» mentre correva verso di noi.



§



«Ci sei riuscito. Strano.»

Sotto le palpebre c'erano milioni di puntini su sfondo nero. Si muovevano senza spostarsi, creando piccole scie che scomparivano subito dopo.

«Sarebbe stato da stupidi lasciarlo fare, non credi?» si avvicinarono due voci familiari.

«Pensi che abbia detto la verità?»

Un attimo di silenzio. «Sì.»

«Cosa te lo fa credere?»

Percepii una leggera pressione alla mano destra, qualcosa di caldo, poi più niente. «Non lo so. So solo che è così.»

«Cosa ha detto di voler fare lui?» chiese la prima voce.

Un sospiro concitato. «Ha fatto inviare due crioserbatoi al centro. Ha intenzione di scoprire tutto indagando nelle menti di quei due prigionieri. Se tu gli hai detto che erano suoi amici, forse potrebbe trovare qualcosa.»

«Beh, ha senso.»

«E invece non ha per niente senso.» proruppe la seconda.

«Perché?»

«Perché la verità la sa già e non c'è bisogno di uccidere due persone innocenti. E poi tu avresti potuto tenere la bocca chiusa, invece di fare l'egoista come sempre.»

«Scusami se non voglio andare nei casini, Liam, ma ti ricordo che se mi comporto in una certa maniera, non è per me stessa, ma per...»

«Senti, Claire, piantala di mettere sempre in mezzo Rachel. Non è solo per lei che te ne infischi della gente, e lo sappiamo tutti qui dentro. Io per primo. Ti conosco.»

Qualcosa strusciò sul pavimento, probabilmente una sedia. «Pensi che io sia felice di vivere sotto le continue pressioni di questi parassiti, Liam? Pensi che io non stia male quando abbraccio mia figlia prima di andarmene, sapendo che non potrei rivederla più? Non è così facile, per niente. Anzi, è terribile, devastante.» sbottò lei.

«Se quella notte fossi rimasta con me invece di sgattaiolare da Thomas, tutto questo non sarebbe successo.» quelle parole furono pronunciate tanto sottovoce da non poter essere udite da Claire.

«Cosa hai detto?»

«Niente, non ho detto niente.»

«Ce l'hai ancora con me vero? Per quello che ti ho fatto. Lo vedo nei tuoi occhi, il rancore che provi nei miei confronti. È per questo che quando ti parlo sei sempre sulla difensiva, sempre sprezzante.»

Silenzio. Un altro sospiro, molto profondo.

«Io ti amavo. E ho sacrificato la mia vita per stare con te. Poi, per qualche crudele scherzo del destino, tu hai deciso di sacrificare la nostra

Mi aspettai una controbattuta da parte di Claire, ma non fu così. Me la immaginai mentre abbassava lo sguardo e incrociava le braccia, a disagio per la frecciata che aveva appena ricevuto da Liam. Poi sentii un'altra pressione, questa volta sul viso. Mi resi conto solo in quel momento di aleggiare in uno stato particolare in cui potevo sentire ciò che avevo intorno ma non potevo fare niente per aprire gli occhi e alzarmi.

«Liam, io...»

«Cosa?»

«Mi dispiace, per tutto. Non avrei dovuto ferirti in questo modo.»

«Ma l'hai fatto.»

«Sì, e me ne pento. Ogni giorno.»

«Perché? Perché non è andata bene nemmeno con Thomas nonostante sia il padre di tua figlia? Perché ti manca un uomo a cui accollare tutti i tuoi capricci?»

Uno sbuffo e dei passi concitati. «Senti... Tu... ecco, io... C'è una cosa che vorrei dirti. Da tanto tempo. E se te l'ho nascosta fin'ora non è stato per ferirti ma perché quando ci siamo lasciati tu eri arrabbiato, e io ho avuto paura. Paura di perderti di nuovo.»

I due non dissero nient'altro per qualche altro secondo. Fu Liam a rompere il silenzio per primo. «Parla.»

«Okay.» Claire si schiarì la voce. «Ti ricordi di quando è nata Rachel e pensavo di averla partorita prematuramente?»

«Sì...»

«Ma lei era sana e non aveva problemi.»

«Me lo ricordo.»

«Ecco...» Claire titubò «Devi sapere che non è vero che è nata prematura. E che io ho sbagliato... perché ho contato male...»

«Stai scherzando.» disse Liam dopo un minuto buono, la voce atona. Improvvisamente sembrava sul punto di affogare, come se qualcuno volesse mandarlo giù a forza di spintoni e lui facesse di tutto per fermarlo.

«Credimi, ho avuto la stessa reazione quando me ne sono resa conto.»

«Tu...»

«Ho pensato che se il bambino fosse stato di Thomas sarebbe stato troppo presto.» Claire trasse un lungo respiro. «Se invece fosse stato tuo, tutto sarebbe stato nella norma.»

Passarono attimi che sembrarono ore, giorni. Pensai di essermi riaddormentata e di non aver potuto sentire cosa era accaduto dopo che Claire aveva confessato il suo segreto a Liam, ma non fu così.

«Rachel è tua figlia.» disse lei, la voce scossa da un leggero tremolio.

Oh.

«Vattene.» rispose Liam.

«Liam...»

«Hai idea di quello che mi stai dicendo, Claire?» replicò lui, duro e aspro. «O di quello che sto provando?»

«Sì, certo. Non...»

«Mi hai appena detto che ho una figlia. Che Rachel è mia figlia. Che la bambina di quelli che sono stati il mio migliore amico e la mia donna è mia, Claire. E ancora una volta rimango sconvolto dal tuo falso buonismo e dal tuo egoismo. Ti rendi conto che hai usato come una marionetta Thomas, che gli hai fatto credere di essere suo padre e di aver nascosto a me la verità per due anni? Ne sei anche solo lontanamente consapevole?» disse Liam, piccato. Era la prima volta che lo sentivo così arrabbiato e triste, il che mi lasciava sconcertata.

«Liam, ti prego. Io...»

«Vattene.»

«Ma...»

«Vattene via, Claire. Wanda ha bisogno di riposare. In pace.»

Il rumore della sedia che strisciava di nuovo sul pavimento, passi lenti, una porta che sbatteva. Poi più niente.



§


«Come sta?»

«I parametri vitali sono buoni, è stazionaria, ma ha subito diversi traumi. Si riprenderà col tempo.»

«Perché non l'hai ancora guarita?»

«Perché il Cercatore non vuole.»

Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando ero tornata a sentire. L'unica certezza era che ancora una volta le sole persone che avevo intorno erano Claire e Liam. Strano che fossero di nuovo insieme, nella stessa stanza a parlare tranquillamente.

«È assurdo. Prima voleva e adesso no?»

«Ha detto che nessuno può usare le medicine su di lei. Deve soffrire fino a che lui non deciderà il contrario. Sino ad allora, chiunque non rispetterà gli ordini sarà punito. Le due guardie qua fuori non ci sono solo per girarsi i pollici.»

C'era odore di disinfettante nell'aria, qualcosa di tipico degli ospedali mischiato al profumo frizzante del limone. Qualcuno stava armeggiando con della plastica alla mia destra.

«Drago ha già ricevuto i crioserbatoi?» domandò Claire.

«Li ha usati stamattina.» Liam era del tutto inespressivo, sembrava quasi che non gli importasse più nulla di quella faccenda.

«E..?»

«E quando ha riferito ai Cercatori che facevano la guardia di potargli i prigionieri, la ragazza ha tentato di scappare ma non ci è riuscita, e poi è morta. Ha ingerito qualcosa che l'ha uccisa.» un risata bassa priva di qualsiasi divertimento. «Una vita buttata via per niente.»

«Perché continui a pensare che tutto quello che Drago sta facendo non serve a niente?» Claire era realmente interessata.

«Te l'ho detto. Lui sa già la verità.»

«Sei ostinato a crederle.»

«Già.»

«Perché?»

Percepii qualcuno stringermi una mano. Immaginai che fosse Liam. Quel breve momento di silenzio durò più di quanto mi aspettassi.

«Wanda non è una di quelle anime che si sono lasciate coinvolgere da ciò che è il male. Lei è ancora buona, giusta, sincera. È qualcosa che molte altre anime come noi hanno perso vivendo qui sulla Terra. Una creatura tanto pura non meriterebbe mai tutto quello che sta passando lei.»

Altro momento di silenzio. Poi Claire disse con fare poco convinto e quasi scocciato: «E l'altro prigioniero?»

«Lui...»

Qualcuno stava correndo oltre la porta. Non era una persona sola, ce n'erano molte. La porta si aprì e il rumore dei passi velocissimi divenne più forte.

«Cosa sta succedendo?» chiese ad alta voce Claire.

«Sono scappati degli umani.» fu ciò che disse uno di quelli che dovevano essere altri Cercatori, prima che calasse il silenzio più glaciale.

Il battito del cuore mi accelerò un po' di più mentre pensavo ad un unico nome. Kyle.

Il suo piano doveva essere andato in porto, quegli umani dovevano essere i miei amici. Melanie, Aaron, Jared, Brandt e Ian si erano liberati. Gioia e terrore invasero all'improvviso ogni singola parte del mio corpo. Adesso che potevo essere l'unico ostaggio rimasto, la paura di non farcela era diventata più concreta. Ma non dovevo perdere il coraggio. Avevo ancora qualche possibilità, come per esempio quella di uccidere Ali di Drago. Sì, l'avrei fatto, anche se il solo pensare ad una cosa del genere andasse contro ogni mia morale. L'avrei ucciso per vendicare tutti quelli che erano morti e che avevano sofferto per colpa sua. L'avrei ucciso per Lily, Trudy, Lacey, Jeb.

«Com'è potuto succedere?» Claire era incredula. «Ma certo...» disse fra sé e sé. «È stato quel ragazzo... quello che è scappato un po' di tempo fa.»

«Già.»

C'era un che di compiacenza nella voce di Liam. Come se si stesse godendo quella piccola vittoria che nonostante non lo riguardasse lo faceva sembrare comunque felice.

«Pensavo fosse morto.»

«Beh, pensavi male.»


Spazio autore:


Weee, gente! Perdonate il lungo periodo di inattività in cui vi ho abbandonati. Sappiate che non mi è mai passato per la testa di venire meno alla promessa che vi avevo fatto la scorsa volta, quando vi avevo detto che mi ero rimessa in pista e che mi sarei impegnata a proseguire. Ci ho impiegato un bel po' per scrivere questo capitolo, un po' perché con lo studio sono quasi affogata nei libri, un po' perché volevo fare un lavoro decente e soprattutto scrivere un po' di più del solito.

Insomma, non mi sono persa d'animo nemmeno se nello scorso capitolo molti lettori sono rimasti in silenzio e quasi nessuno mi ha dato segni di vita. Ma tranquilli, se volete fare a meno di me non temete, perché ho già pianificato il resto della storia, tutto, epilogo incluso, il che sta a significare solo una cosa: la fine non è tanto lontana. Fatto sta che per arrivarci, bisogna prima parlare di questo diciottesimo capitolo.

Beh, capite che adesso la situazione è diventata piuttosto critica. Innanzitutto, Wanda ha detto la verità, il che di certo non le ha portato vantaggi, e ha saputo di Kyle e degli altri dopo aver ricevuto informazioni da Ilaria (ve la ricordavate? Ahah) e sentito qualcosa da Claire; Liam ha sorprendentemente scoperto una cosa che ha sconvolto sia lui che un po' tutti devo dire.

Come andrà a finire? Che cosa sperate che accada adesso?

Fatemi sapere!

Sha

   
 
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